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Immigrazione. In Europa «piccoli passi, ma piccoli passi in avanti»

5 Luglio 2017

Ultimo aggiornamento:

Lunedì 17 Luglio 2017, ore 19:24
Il ministro Minniti riferisce al Parlamento e richiama all’”etica della responsabilità” sulla gestione dei flussi migratori

Tra il 27 e 28 giugno sono arrivate sulle nostre coste 22 navi, poi sono diventate 25 nelle ore successive. Un afflusso straordinario: 10.000 persone in poche ore. Nei primi mesi del 2017 sono state complessivamente 85.000 gli arrivi, il 18,4% in più rispetto al 2015. I dati sono stati forniti dal ministro dell’Interno Marco Minniti, nel corso dell'informativa urgente al Parlamento sulla gestione dei flussi migratori.

I salvataggi sono stati effettuati ad opera di diversi tipi di imbarcazioni, secondo le seguenti percentuali rilevate nei primi 6 mesi dell’anno: 34% da navi appartenenti a ong, 28% dalla guardia costiera italiana, 9% dalla missione Sofia, 11% dalla missione Frontex, 7% da navi mercantili. Secondo dati forniti dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), inoltre, la guardia costiera libica ha compiuto 10.000 salvataggi in acque libiche.
In queste condizioni, in una zona del Mediterraneo in cui avvengono continui incidenti, c’è necessità di un maggior coordinamento, ha osservato il ministro Minniti. Occorre «costruire insieme un codice di regolamentazione», come peraltro prevede l'Action Plan della Commissione europea.
Serve, ha aggiunto, anche «un coordinamento con la polizia giudiziaria, in merito al traffico di esseri umani». Un Paese serio, infatti, deve saper coniugare le misure per la salvezza delle vite umane con quelle per garantire la sicurezza e combattere i trafficanti.

Gli interventi sulla rotta balcanica, e gli accodi con la Turchia, hanno permesso di interrompere il flusso migratorio nell’area. Per quanto riguarda la rotta mediterranea, invece, è centrale la Libia, dalla quale arriva il 97% delle persone. Un Paese «fragile e instabile», ha commentato Minniti. La Ue ha deciso con l’Italia di rafforzare l’impegno politico ed economico in Libia e a Tripoli sarà costruito un centro di coordinamento per il soccorso marittimo. Ma, ha osservato il ministro, c’è «una sproporzione» tra quanto fatto in passato nei Balcani e quanto si sta facendo oggi». Il nostro Paese, ha dichiarato il ministro dell’Interno, «è crucialmente e strategicamente interessato alla stabilizzazione della Libia», perché c’è una stretta relazione tra la situazione libica e le attività dei trafficanti di uomini.

«A Parigi – ha riferito Minniti - abbiamo fatto un primo importante passo, ma solo un primo passo». La discussione è stata «difficile, ma importante» perché Italia, Francia, Germania, alla presenza del commissario Ue Avramopoulos, hanno presentato una posizione comune. Questo è importante anche per andare insieme domani al vertice di Tallinn, perché lì «si gioca una partita cruciale».
Il 24 luglio si riunirà a Tunisi anche il Gruppo di contatto Ue e Africa settentrionale; a Tripoli, inoltre, l’Italia avrà un incontro con i sindaci della Libia per discutere su come combattere i trafficanti di essere umani, attualmente il principale canale economico libico. «È chiaro che bisogna costruire un'alternativa forte», ha commentato Minniti.

La Commissione ha destinato 153 milioni per l’immigrazione, altri 200 milioni arriveranno nel 2018. Inoltre, è divenuto possibile «ragionare insieme sulla politica dei visti nei confronti dei Paesi sicuri». Si è deciso anche di aumentare la quota delle relocation nei confronti dell’Italia; le operazioni sono cresciute dalle 2.600 del 2016 alle 7.500 del 2017, alle quali se ne devono aggiungere ulteriori 405 in definizione.
Ma Minniti chiede soprattutto l'impegno diretto dei singoli Paesi perché, sostiene, una missione internazionale di salvataggio non ha senso se poi l'accoglienza è di un solo Paese. «Bisogna tornare a una parola che si chiama “etica della responsabilità”. L'Europa che non comprende questo – ha dichiarato Minniti - è un'Europa che rischia di perdere un pezzo importante di se stessa».

Le migrazioni, ha chiarito Minniti, rappresentano una «vicenda epocale» per la quale non ci sono formule magiche o semplificazioni, ma serve una gestione che abbia «coraggio», che «non subisca» e che «governi» il fenomeno. 
Nel ribadire che è «del tutto infondata l'equazione tra terrorismo e immigrazione», il ministro dell’Interno ha evidenziato la possibilità che ci possa essere invece «un nesso tra terrorismo e mancata integrazione». «Se questo è il cuore, - ha concluso - l'accoglienza ha un limite nella capacità di integrazione, un limite non valicabile. Su questo mi sento personalmente impegnato». 

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