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Terrorismo, risposta unitaria contro il rischio foreign fighters

23 Novembre 2017

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Ultimo aggiornamento:

Giovedì 23 Novembre 2017, ore 19:13
Minniti al seminario del gruppo Mediterraneo/Medio Oriente Nato: fondamentali intelligence e collaborazione con i big del web

Contro Daesh serve una risposta sul terreno militare, su quello dell'intelligence e sul fronte della politica.

«Il suo potere militare è finito, ma non la minaccia che rappresenta», ha detto questo pomeriggio il ministro dell'Interno Marco Minniti alla Camera dei Deputati intervenendo al seminario del Gruppo speciale sul Mediterraneo e Medio Oriente dell'Assemblea parlamentare della NATO.

Riferendosi allo «scacco militare drammatico che Daesh ha subito negli ultimi mesi» soprattutto con la caduta di Mosul e Raqqua, il ministro ha messo in guardia contro un possibile "rigurgito" di terrorismo anche dovuto al probabile rientro, in particolare verso Unione europea (Ue) e Nord Africa, dei foreign fighters sopravvissuti.

Le stesse Mosul e Raqqa sono «miniere di informazioni sui foreign fighters e per questo è necessaria una collaborazione internazionale», ha sottolineato Minniti ricordando la rete di scambio di informazioni che è stata sviluppata nel tempo: «un'attività fondamentale per prevenire gli attacchi terroristici», che la comunità internazionale deve portare avanti.

Nello scenario attuale è ragionevole pensare che Daesh, anche noto come Isis, «sia portato a una risposta più propriamente terroristica per confermare la propria esistenza in vita», anche attraverso i foreign fighters in ritorno. Un ritorno che non è una «ritirata strategica», secondo il ministro, ma piuttosto «una fuga dal teatro operativo, una diaspora individuale».

«Quelli che stanno tornando a casa sono una minaccia da non sottovalutare», ha detto chiaramente Minniti, convinto che prevenzione e intelligence siano le chiavi per neutralizzarla, i terreni sui quali «dobbiamo essere molto forti». È reale «il rischio che queste persone si mischino ai flussi migratori verso i nostri Paesi», ha messo in guardia il ministro ponendo «due grandi questioni» che sono «un imperativo categorico della Nato e dell'intera comunità internazionale»: lo scacchiere dell'Africa settentrionale e, soprattutto, la Libia, «nuovo confine sud dell'Europa».

A queste si aggiunge la questione Balcani, «dove si gioca una partita cruciale per le esperienze di radicalizzazione», e il rischio di «lupi solitari» o di «piccoli gruppi che si auto-attivano senza un comando», rispetto ai quali, però, oltre alla lunga esperienza maturata sul campo, «abbiamo misurato in questi mesi il morso di un terrorismo a prevedibilità zero».

In questo quadro «è cruciale il web, che in questi anni è stato luogo di radicalizzazione e reclutamento, istruzione ed emulazione». Non è in discussione, per il ministro, «la libertà che il web ha messo nel mondo», non si tratta di proibire «ma di regolare insieme con i grandi provider», con i quali si deve avviare una discussione molto chiara.

«Ci sono le basi per una grande alleanza» con i big del web, alcuni dei quali erano presenti - per la prima volta - al G7 di Ischia dove hanno partecipato alla sessione di lavori dedicata al contrasto della minaccia terroristica sulla rete.

In conclusione, il ministro ha ribadito quanto mai come adesso l'unione della comunità internazionale sia «fondamentale se vogliamo vincere questa sfida drammatica che Daesh ha lanciato all'umanità». Solo rimanendo uniti - tenendo così insieme i tra fattori: risposta militare, controllo dell'intelligence, risposta politica - si potrà «costruire un futuro migliore per le nostre comunità».

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