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Buoni i risultati del sistema di accoglienza Sprar

8 Novembre 2017

Ultimo aggiornamento:

Mercoledì 8 Novembre 2017, ore 20:54
Presentato nella sede dell’Anci di Roma il “Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017”

Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati per l'accoglienza e l'integrazione dei migranti, più conosciuto come "rete Sprar", mostra evidenti segni di successo. La collaborazione tra Anci e ministero dell’Interno ha infatti favorito una distribuzione dei migranti più diffusa sul territorio nazionale, più equa e proporzionata rispetto alla popolazione residente e meglio controllata. Meno concentrazioni, dunque, e più coinvolgimento a livello locale, attraverso progetti che agevolano anche i processi di integrazione e di inserimento socio-economico.

È quanto emerge dal “Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2017” presentato questa mattina a Roma nella sala conferenze dell'Anci.

«Il sistema Sprar funziona e tutti i sindaci, di tutti i colori politici, se ne stanno rendendo conto» ha affermato in conferenza stampa il delegato Anci all'immigrazione e sindaco di Prato Matteo Biffoni. Anche se, ha detto, «più è ampia la platea meglio è».

Il Rapporto

​Realizzato da Anci, Caritas italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes e Servizio Centrale dello Sprar, in collaborazione con Unhcr, il rapporto 2017 fornisce indicazioni sul fenomeno migratorio e sulle modalità di accoglienza a livello mondiale, europeo e nazionale. 
I dati raccolti mostrano la crescita della rete Sprar e il percorso attraverso il quale l’Italia ha deciso di superare l’approccio di tipo emergenziale riconoscendo il fenomeno migratorio attuale come elemento «globale, stabile e strutturale».

Alcuni dati contenuti nel rapporto:

  • 3.231 comuni nella rete Sprar: il 40% del totale;
  • 9.000 beneficiari Sprar in più in un solo anno: da 26.000 a 35.000;
  • quintuplicati in cinque anni i richiedenti asilo accolti nel sistema Sprar.

Il prefetto Mario Morcone, una lunga esperienza in tema immigrazione, è intervenuto alla conferenza di presentazione del rapporto evidenziando anche  la necessità di rivedere la legge Bossi-Fini: «Non perché si tratti di una legge da giudicare buona o cattiva, ma perché risale a quindici anni fa e dopo quindici anni è una legge ormai fuori asse temporale».

Slide di presentazione

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