Date: 2:02 AM 7/21/00 +0200
From: dino frisullo
Subject: R: comunicato Centro Astalli
Caro Sergio, perch le perplessit?
Mi pare condivisibile, a parte il gioco
retorico di contrapporre gli esistenti a coloro che verranno...
Spiegami in due parole. Ciao - Dino
----- Original Message -----
From:
<mailto:briguglio@frascati.enea.it>Sergio Briguglio
To: <mailto:Recipient List
Suppressed:;>Recipient List Suppressed:;
Sent: Thursday, July 20, 2000 9:18 AM
Subject: comunicato Centro Astalli
Cari amici,
ricevo e, per correttezza, diffondo questo
comunicato del JRS Centro Astalli. Nutro pero' molte perplessita' riguardo ai
suoi contenuti.
Cordiali saluti
sergio briguglio
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Roma, 18.07.2000
COMUNICATO STAMPA
Nel gran parlare di questi giorni sulla
necessit di nuovi immigrati da inserire nel mondo del lavoro, sorprende che
non vi sia alcuna menzione di quanti sono gi in Italia disponibili a
proseguire il cammino di integrazione qualora ne avessero la possibilit.
Vi
sono infatti circa 4.000 kossovari rimasti tra quelli giunti in Italia durante
la guerra e accolti per motivi umanitari fino allo scorso 30 giugno (chi
ricorda il campo di Comiso?). Ora il governo, in collaborazione con
l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), ha organizzato per
loro un programma di rimpatrio e non ha disposto il rinnovo dei permessi di
soggiorno che permetta ai kossovari di lavorare. Da notare che si tratta di
persone che sono in Italia da oltre un anno, che hanno imparato la lingua e che
hanno gi fatto piccoli lavori.
Inoltre
molte organizzazioni non governative e l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite
per i Rifugiati (ACNUR) evidenziano costantemente la non stabilit politica e
militare del Kossovo con i relativi rischi per la sicurezza delle persone.
Sembra
davvero strano che da un lato si richieda manodopera dall'estero e dall'altro
si organizzi il rimpatrio con incentivi economoci per stranieri che sono gi
qui che avrebbero difficolt, anche in termini di sicurezza personale, a
ritornare nel loro paese.
Discorso
analogo si pu fare per i richiedenti asilo.
Alcune
migliaia di persone provenienti principalmente dai paesi del Medio Oriente
(Kurdistan, Iraq, Iran, Afganistan, Turchia), dell'Africa (ex-Zaire, Congo,
Burundi, Sudan, Sierra Leone, Angola) e dall'Europa dell'Est (Georgia, Armenia,
Azerbaijan), appartenenti a minoranze etniche o religiose discriminate o a
partiti di opposizione, sono in Italia come richiedenti asilo. Purtroppo la
mancanza di una legge che regolamenti il diritto di asilo in Italia fa si che
essi non abbiano la risposta della Commissione per il Riconoscimento dello
Status di Rifugiato prima di 15-18 mesi. In tutto questo periodo essi non
potrebbero lavorare e non si sa come dovrebbero vivere. L'assistenza dello
stato italiano assicura un contributo economico di . 34.000 per i primi 45
giorni di permanenza in Italia e poi i comuni per un certo periodo, che a Roma
di nove mesi, assicurano il vitto e l'alloggio (questa assistenza nei primi
45 giorni alternativa al contributo economico).
Si
tratta dunque di persone che sono state costrette a fuggire dal loro Paese e
chiedono protezione al nostro, ma spesso vivono in condizioni anche peggiori di
quelle che hanno lasciato. La loro dignit di nuovo, anche se diversamente,
umiliata.
Anche
costoro costituiscono una forza lavoro che gi in loco e che molto
probabilmente vi rester. Perch non permettere loro di lavorare regolarmente,
magari dopo sei mesi dal loro arrivo in Italia e dalla formulazione della
richiesta di asilo politico, visto che per sopravvivere sono costretti a
lavorare irregolarmente?
P. Francesco De Luccia SJ
Direttore Centro Astalli
Sez. Italiana del Servizio dei Gesuiti per i
Rifugiati (JRS)