Date: 9:55 AM 7/23/00 +0200

From: dino frisullo

Subject: proposte di legge sul voto e la cittadinanza

 

Cari amici,

vorrei aprire un dibattito, anche in vista degli incontri nazionali proposti per il 30 luglio a Firenze o a Roma, e per fine agosto a Brescia alla festa di Radio onda d'urto, sul passato e il presente della rete antirazzista (senza maiuscole). 

A partire da un fatto che mi ha sconcertato e mi ha fatto riflettere.

Mi riferisco alla presentazione, da parte dei gruppi parlamentari del Prc, delle proposte di legge sul diritto di voto amministrativo e sulla cittadinanza, nel testo pressoch identico a quello su cui la Rete antirazzista (con la maiuscola) raccolse in totale solitudine decine di migliaia di firme autenticate due anni fa, come iniziativa popolare.

Dovremmo esserne contenti? S e no.

S, perch ti viene da pensare, evangelicamente, che il seme gettato prima o poi fruttifica. E perch comunque quelle proposte sono approdate in parlamento.

No, perch la proposta rischia cos di essere appannaggio solo di partito, e di un solo partito. E dunque di non avere la dirompenza che avrebbe avuto una proposta agita dal basso, che approdasse trasversalmente in parlamento scompaginando, anche dall'interno, la "mona" (come dicono a Napoli) del "vorrei ma non posso" delle Livia Turco.

Lascio da parte qui la questione del rapporto fra partiti e movimenti sociali, perch ci porterebbe lontano e potrebbe sembrare una sterile rivendicazione di primogenitura o di protagonismo. Su questo piano mi limito a dire che se la Rete antirazzista due anni fa non si fosse disciolta (o non fosse stata in buona misura, secondo me, strangolata e sacrificata sull'altare del varo e della gestione della legge 40), partiti e gruppi parlamentari avrebbero dovuto almeno confrontarsi preventivamente con un interlocutore sociale solido. Su questo come su altri temi, dai Cpt alla vertenza sul soggiorno, fino alle questioni legislative che ristagnano tranquillamente nelle aule parlamentari (si pensi solo all'asilo) come mai negli anni passati.

Invece la quasi totalit dei compagni/e che elaborarono e si batterono per queste proposte di legge hanno saputo del loro deposito in parlamento solo all'indomani o (nel mio caso) alla vigilia della conferenza stampa di presentazione.

Metodo a parte, vediamo il merito della questione.

Perch le due proposte erano e sono dirompenti?

Perch con un fondato azzardo giuridico, la nostra proposta sul voto consenti(va) di legiferare con legge ordinaria (agganciandosi a una convenzione internazionale, quella di Strasburgo, come del resto s' fatto per il voto agli emigranti), senza toccare la Costituzione. Dunque manda(va) a carte quarantotto il "vorrei ma non posso" di cui sopra, il ragionamento di chi dice che sarebbe bello e giusto far votare gli stranieri, ma dovendosi rivedere la Costituzione certo non materia dell'oggi, con questi chiari di luna e questo parlamento. Inoltre ovviamente la proposta si aggancia(va) alle esperienze pi avanzate in Europa. E il legame stretto con l'altra proposta, sull'automatismo della doppia cittadinanza, restitui(va) alla proposta del voto la sua valenza di estensione piena, non paternalisticamente limitata, dei diritti civili.

Una sfida alta, dunque. Una sfida da lanciare a tutta la sinistra politico-istituzionale, in questo scorcio di legislatura in cui ci si interroga sulla sua identit. Una sfida capace di riconnettere al movimento per il soggiorno e contro le espulsioni un'altra grande parte dell'immigrazione regolare, ed altre diffuse intelligenze sociali come ad es. le reti dei giuristi democratici.

Spero di sbagliare, ma temo che i verbi precedenti vadano coniugati al passato.

Perch la sfida sarebbe stata di quel livello se...

Se gestita dal basso, come dal basso nata nel '97-98, con lo sforzo generoso di centinaia di persone e associazioni.

Se portata in parlamento con il supporto dell'insieme dell'associazionismo o di una sua parte consistente, anche quella che allora rise del nostro "donchisciottismo" e che oggi (a partire ad esempio dall'Arci) fa autocritica della propria fiducia di allora verso le promesse dei ministri amici.

Se affidata, anche e soprattutto, al protagonismo di quegli immigrati, specie africani, che furono protagonisti nello scorso decennio delle vertenze per i diritti, e che oggi sul diritto di voto si stavano gi riaggregando dopo anni di resistenza "interstiziale" negli spazi delle attivit interculturali. E con loro, a quelle comunit nazionali che pi soffrono della negazione della cittadinanza politica: i rom, i rifugiati di pi antico approdo in Italia...

Se depositata rompendo gli schemi e i giochi e aggregando, come era del tutto possibile, parlamentari della sinistra di opposizione ma anche quelli che nelle sinistre al governo avessero deciso di farsi carico di una contraddizione. E ce n'erano, su questo come su altri terreni di diritti civili (l'amnistia e l'indulto, la laicit della scuola...)

Non so e, realisticamente, non credo che anche in questo caso le due proposte avrebbero avuto esito positivo nei pochi mesi che ci separano dalla prossima campagna elettorale. Ma certo avrebbero agitato acque stagnanti.

Cos invece - riflettano su questo anche i compagni e i parlamentari del Prc - le due proposte nel migliore dei casi non saranno che una,delle opzioni su cui mediare o scontrarsi, sul tavolo separato del confronto puramente istituzionale e partitico. Una delle opzioni, che sar gabellata come la pi estrema e impraticabile, come si conviene alla proposta di un partito di opposizione - mentre in realt l'unica praticabile e realistica.

Se ci sar confronto e sintesi (cosa di cui ovviamente dubito) fra varie proposte in parlamento, inevitabilmente l'esito sar molto pi moderato. Se il confronto fra varie proposte di legge (com' probabile) non si aprir neppure, le due proposte resteranno nient'altro che testimonianza e bandiera di partito. Rispettabile, ma sterile sia nella societ sia nel Palazzo.

I responsabili del Prc con cui ho discusso dicono che la precipitosa presentazione da parte loro delle due proposte era necessaria per dare uno strumento politico ai loro militanti, e per anticipare sul tempo il deposito di una proposta sul diritto di voto da parte della sinistra veltroniana. Rispetto ambedue gli argomenti, ma mi sembrano insufficienti, chiusi in una logica di apparato. I militanti si sentono motivati solo se una proposta "targata" dai loro gruppi parlamentari? E anche rispetto ad altre proposte di legge, sicuramente molto meno ardite e pi dilatorie, non sarebbe stata pi forte una proposta dotata, gi al suo affacciarsi in parlamento, di un sostegno sociale e politico pi ampio del solo Prc?

Forse mi sbaglio, e come sempre sono disposto nel caso a riconoscerlo. Se a cavallo di questa estate si verificher un allargamento della base di sostegno di quella che era la proposta della Rete antirazzista ed ora, pubblicamente, "la proposta del Prc" sul voto e sulla cittadinanza, sar il primo a rallegrarmene. Ne dubito, sapendo come vanno le cose nella sinistra politica e sociale.

In ogni caso, questa vicenda mi rafforza nell'idea che vada ricostruita una rete connettiva e una soggettivit politica autonoma dell'antirazzismo radicale.

Non credo di essere il solo. O no?

Un abbraccio a tutti coloro che avranno avuto la pazienza di leggere questo piccolo sfogo.

 

Dino Frisullo