Date: 12:18 AM 8/5/00 +0200
From: dino frisullo
Subject: R: Invio lettera aperta del 4 agosto
al Ministro dei T
Rete Diritti di Cittadinanza -
soalinux.comune.fi.it\boxsepe
Mi associo alla proposta del Centro per la
pace di Viterbo, a titolo personale e delle associazioni
"Senzaconfine" e "Azad".
Solo chi, come me, si trovato a sostare in
quei mondi sospesi che sono i luoghi dell'attesa e del passaggio, sa quanto
potrebbe pesare in termini di vite umane l'apertura di una via legale.
C' una citt kurda dimezzata, che dalla parte
turca si chiama Nusaybin e dalla parte siriana si chiama Qamishli. In mezzo,
filo spinato e soldati con due divise. Dalle due parti, famiglie smembrate. Per
Qamishli corre la strada che porta al guado del Tigri, laddove si congiungono
Iraq, Siria e Turchia. Chi viene in Europa dall'Iraq via Siria, chi viene in
Europa dalla Siria via Iraq e Turchia, chi viene in Europa dalla Turchia via
Siria rischiando la pelle su quei fili spinati, tutti passano per Qamishli. E
per un albergo tipo caravanserraglio, dove sostano famiglie, madri con bambini,
anziani genitori, e uomini che dall'Europa vengono a cercare mogli o figli o
genitori. Luogo d'incontri e d'interminabili attese, ogni telefonata un fremito
collettivo, pu essere l'annuncio del visto. E ogni visto (per ricongiungimento
familiare, o per lavoro, o per turismo) un affare in meno, affare milionario,
per gli avvoltoi che stanno appollaiati in fondo al salone dell'albergo,
giocando a dadi o a dama cinese con affettata nonchalance. Non hanno che da
attendere. Sanno che dopo una, due settimane di attesa inutile, qualcuno verr
da loro, e dopo aver gettato due o tre volte i dadi chieder: sapete per caso come
si fa ad andare in Europa? Dopo altri tiri di dadi, verr in risposta un'altra
domanda, quella che lui o lei attendeva col cuore serrato: quanti soldi hai?
Ci sono alberghi cos a Istanbul, Izmir e
Adana, a Qamishli e Damasco, a Suleymanye e Erbil, ad Atene e Patrasso, al
Cairo e ad Alessandria, a Durazzo, Valona e Tirana, a Zagabria e Lubiana, a
Pristina e a Belgrado... Ovunque ci siano profughi, esuli o migranti,
volteggiano avvoltoi. Attendono. Non hanno che da attendere. Finita la partita
a dadi, parleranno al telefono cellulare o satellitare: sono quattro, tre
piccoli pagano met, li mettiamo con gli altri? s, partenza fra un mese...
pagheranno in contanti alla partenza, compresa la quota per gli zii...
Gli zii, in Turchia e in tutto il Medio oriente
(ma anche a Napoli), sono la polizia.
Alla partenza, forse troveranno la quota
maggiorata. E' il rischio, diranno i trafficanti. E' aumentato. Perch di l
dell'Adriatico hanno tuonato un Gasparri o un Andreotti o un Lumia, e dicono
che ci sparano addosso. Ridono, se la donna rabbrividisce di paura: tu cos'hai
da perdere? solo la pelle... Pensa a noi, cosa perdiamo - e mostrano lo scafo.
Ci che temono di pi, gli avvoltoi turchi o
greci, croati o albanesi, che un giorno il governo italiano o i governi europei
dicano: basta, donne e bambini dei rifugiati vengano tranquillamente ai
consolati a chiedere di ricongiungersi in Europa, non pretendiamo pi che il
loro padre e marito abbia casa e lavoro e asilo e buona condotta e quant'altro,
ci basta che li voglia amare. O che un giorno negli stessi consolati funzionino
davvero le liste per venire a cercare lavoro in Italia, senza infingimenti di
chiamate nominative e sponsorship. O che chi fugge dalla tortura e dalla morte
possa rifugiarsi negli stessi consolati, chiedere protezione e ottenerla, ed
espatriare sotto immunit diplomatica.
Le strida dei Gasparri, degli Andreotti e dei
Lumia, non le temono affatto, anzi. Il rischio il loro mestiere. Finch c'
merce c' mercato. E la merca paga in moneta sonante anche il rischio
crescente.
Per questo sono d'accordo. Ma so che non se ne
far nulla. Perch quelle donne e quei bambini non votano. I razzisti s, anche
quelli "democratici".
Caro Peppe, se vuoi allega anche questa mia
lettera al ministro dei Trasporti. Non servir a nulla, ma tant'...
Dino Frisullo
----- Original Message -----
From: <mailto:nbawac@tin.it>MARIA LUIGIA
CASIERI
To: <mailto:feb@fol.it>feb@fol.it ;
<mailto:info@studiperlapace.org>info@studiperlapace.org ;
<mailto:lilliput-notizie-owner@egroups.com>lilliput-notizie-owner@egroups.com
; <mailto:ass.capitini@full-service.it>ass.capitini@full-service.it ;
<mailto:capitini@tiscalinet.it>capitini@tiscalinet.it ;
<mailto:ricc@libero.it>ricc@libero.it ; <mailto:dinofrisullo@iol.it>dinofrisullo@iol.it
; <mailto:mdmsoft@tin.it>mdmsoft@tin.it ;
<mailto:aercoli@mail.pelagus.it>aercoli@mail.pelagus.it ;
<mailto:cmalagol@libero.it>cmalagol@libero.it ;
<mailto:gabriguro@libero.it>gabriguro@libero.it ;
<mailto:giorgio.cadoni@uniroma1.it>giorgio.cadoni@uniroma1.it ;
<mailto:brusapoli@libero.it>brusapoli@libero.it ;
<mailto:mirsezpd@libero.it>mirsezpd@libero.it ;
<mailto:gaea@trident.it>gaea@trident.it
Sent: Friday, August 04, 2000 3:12 AM
Subject: Invio lettera aperta del 4 agosto al
Ministro dei Trasporti
Vi inviamo copia di una lettera aperta del
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo al
Ministro dei Trasporti.
Seconda lettera aperta al Ministro dei
Trasporti
Una proposta ragionevole: si istituisca un
servizio di trasporto pubblico per i migranti, strappandoli dalle grinfie dei
poteri criminali, evitando di versare altro sangue, ripristinando la legalit
costituzionale e la vigenza dei diritti umani
Signor Ministro,
nellĠeditoriale che apriva ieri il prestigioso
quotidiano "Il Manifesto", Rossana Rossanda ricordava:
a) che "le migrazioni sono un fenomeno di
civilt. Che avvengono sotto la spinta di condizioni terribili di povert e
oppressione";
b) che "se va da s che i capitali e chi
li possiede possono incontrollatamente circolare da uno stato e un continente
allĠaltro, perch uomini e donne non proprietari non lo potrebbero fare? Per
non disturbare quel quinto del pianeta che si pasce delle ricchezze prodotte
anche dagli altri quattro quinti?".
Ed molto ben detto.
Vorremmo insistere nella proposta che
formulammo nella lettera indirizzatale lo scorso mese e restata senza risposta:
invece di persistere nellĠattuale politica insensata e omicida, lĠItalia realizzi
un servizio di trasporto pubblico che consenta a quanti vogliono raggiungere il
nostro paese di entrarvi legalmente.
Tutti sappiamo che chi dal Mediterraneo
orientale o dal sud del mondo (gli sterminati sud del mondo) si muove, spinto
dalla disperazione, per cercar di venire in Italia e nellĠEuropa del benessere,
fugge da condizioni di vita talmente spaventose che non si lascer fermare
dalla violenza mafiosa o militare.
E tutti sappiamo che in questa migrazione si
esercita un elementare e inalienabile diritto di legittima difesa da parte dei
migranti: essi stanno cercando di salvare le loro vite.
Noi possiamo scegliere di aiutarvi o di essere
complici dei loro carnefici.
Immanuel Kant non aveva dubbi: tutti gli
esseri umani hanno diritto a spostarsi in tutto il mondo. Chi cerca di imporre
i bantustan e lĠapartheid su scala mondiale un criminale e uno sciocco.
Il governo italiano prenda atto della realt,
e torni alla legalit costituzionale. Lo ripetiamo una volta di pi: un
ordinamento giuridico ha senso in quanto salva le vite umane; lĠattuale
politica italiana in questo ambito le vite le sopprime ed complice del potere
mafioso che anche grazie al mercato illegale del trasporto e del traffico di
esseri umani arricchisce.
Non servono le sparatorie: e chi propone di
tingere di rosso lĠAdriatico e lo Ionio un folle e un perverso (e
lĠistigazione a commettere omicidi, secondo le leggi italiane un reato, e tra
i pi gravi ed ignobili, anche e soprattutto quando a macchiarsene sono ministri
o parlamentari).
Serve la civilt, lĠaccoglienza, il rispetto
dei diritti di ogni essere umano: serve che lĠItalia muti la sua politica.
Ripetiamo una necessaria banalit: si
istituisca un servizio pubblico e gratuito, gestito e controllato dalle istituzioni
democratiche, di trasporto di tutti i migranti che chiedono di entrare in
Italia. Cos si pu sconfiggere la mafia che gestisce i passaggi dalla penisola
balcanica a quella italiana; cos si salvano vite innocenti.
Signor Ministro,
voglia considerare questa ragionevole
proposta; lei ha un grande potere ed una grande responsabilit: voglia
preferire salvare delle vite umane anzich contribuire per ignavia e cinismo a
sopprimerle.
Peppe Sini
responsabile del"Centro di ricerca per la
pace" di Viterbo
strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e
fax 0761/353532
Viterbo, 4 agosto 2000
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