Date: 1:36 AM 8/31/00 +0200

From: dino frisullo

Subject: appello contro haider, e alcune domande...

 

Aderisco personalmente all'appello dell'Arci riportato qui sotto, e sono sicuro (anche se non ne abbiamo parlato fra noi) di poter dare anche l'adesione dell'associazione Azad.

Se il nazionalismo  il cancro del Novecento, diffuso dall'Europa in tutto il mondo e in Europa tragicamente intrecciato col razzismo, di queste bestie (con cui avremo a che fare purtroppo ancora a lungo) ci sono nel nostro continente due figli legittimi: il mito pantedesco mitteleuropeo (Haider), con sottoprodotti balcanici, e il mito panturco (Lupi grigi, ma anche Ecevit e Demirel). Anche per questo aderiamo.

 

E per questo per˜ chiederei all'Arci, e a tutti, che non piova solo sul bagnato (Haider, giˆ messo formalmente al bando dall'Europa ufficiale) ma che qualche goccia d'acqua si diriga anche sul terreno aridissimo della legittimazione europea (ed italiana) della Turchia guidata da dodici ministri peggiori di qualsiasi Haider.

Per contestare, ma anche per rafforzare concretamente chi laggi si batte per la pace e la democrazia.

 

Mi si affollano in testa altre domande.

 

Il 15 agosto quaranta persone, fra cui molti bambini, sono morte di napalm turco in un villaggio kurdo. In Internet (<http://www.kurdishobserver.com>www.kurdishobserver.com) ci sono le loro foto, atroci. Domani, gioved“, i kurdi manifesteranno per questo davanti all'ambasciata turca a Roma e al consolato a Venezia. In Italia non s' mosso nulla, per ora. N dal governo, n (il che  pi preoccupante) fra noi. Perch?

Pochi giorni fa venti kurdi, ed altri migranti, sono morti in mare. Uccisi da un esodo forzato, dalla guerra che continua, dai mercanti mafiosi di Stato, ma anche da un'Europa che non interviene n per aprire strade alla pace, n per aprire porte alle vittime (ricongiungimenti impossibili delle famiglie dei profughi, asilo negato...). Ne abbiamo parlato nel recente incontro di Parma, di cui vi far˜ sapere presto. E' uno scandalo. Ma il nostro governo tratta ormai i profughi kurdi da "clandestini", li respinge alle frontere, centellina l'asilo, li lascia dormire sotto le stelle. E neppure noi ci scandalizziamo pi: anche questo riguarda, pare, pochi "addetti ai lavori". Cosa ci  accaduto?

In questi giorni una delegazione importante  in Palestina, per sostenere un processo di pace pesantemente compromesso. Un'altra se ne sta preparando in Colombia, un'altra ancora in Chiapas. E' giusto, ovviamente. Ma - cosa facciamo per sostenere il processo di pace che non  mai partito, o meglio,  partito da una parte sola, per la prima volta nella storia dei movimenti di liberazione: la parte kurda? Stiamo pensando di inviare delegazioni in ottobre nei tre Kurdistan (iran-irakeno e turco) per verificare i motivi dell'esodo e per rafforzare le ragioni della pace. Luoghi pi vicini a noi, in tutti i sensi, dell'America Latina. Quanti saremo? Non molti, temo...

Si moltiplicano le reti contro la globalizzazione. Reti che pazientemente tessono un tessuto di scadenze, tallonando i signori del mondo ovunque si riuniscano. Anche questo  giusto. Ma intanto, sono o non sono vittime e antagonisti della globalizzazione gli immigrati, i kurdi, i rom - tutti coloro che rivendicano il diritto primario di esistere? Questi movimenti ultimamente sono tragicamente soli. Le reti devono solo inseguire gli avversari (rischiando di riprodurne la sudditanza mediatica), o devono anche seguire e connettere fra loro le vittime, con un lavoro oscuro, meno gratificante del calendario di "viaggi antagonisti" (lo dico senza polemica), ma almeno altrettanto importante?

 

Stanotte sono molto stanco, forse per questo straparlo. Vengo da un incontro tesissimo con profughi kurdi che, nella Roma del Giubileo, rischiano di ritrovarsi per strada con i loro tanti bambini. Sono appena passati da me immigrati indiani disperati perch il permesso di soggiorno sperato da due anni e promesso da due mesi non arriva. Ho da settimane un pesante senso di colpa per non essere riuscito a dire e fare nulla per/con i somali che da  mesi occupano il centro di Firenze contro la cancellazione della loro identitˆ anagrafica. Ogni sei ore Paola, da Firenze, mi telefona per ricordarmi il dramma dei rom e degli altri profughi dalle piccole patrie ex jugoslave. Ho appena saputo che un richiedente asilo kurdo, fuggito dalla Turchia per sfuggire alla galera, se n' andato da Roma e dall'Italia dopo il diniego dell'asilo da parte di un'allegra commissione ministeriale che l'ha sfottuto ("la realtˆ  che non volevi fare il militare..."), e lui s'era rivolto a me con fiducia, e non ho saputo far nulla per lui.

E potrei continuare...

Se una parte meno piccola di coloro che hanno manifestato e manifesteranno (giustamente: se potr˜ ci sar˜ anch'io) a Praga, a Genova eccetera, condividesse questo fardello e questa tensione, forse insieme ritroveremmo un filo che sembra perduto.

 

Scusate lo sfogo. Non lo far˜ pi.

Dino Frisullo

 

Giro comunque a tutti, scusandomi con chi l'ha giˆ ricevuto, l'appello dell'ARCI al quale credo sia importante aderire:

 

APPELLO

Alle autoritˆ dello Stato di Cittˆ del Vaticano

 

Abbiamo notizia che Joerg Haider sarˆ presente, il prossimo 16 dicembre,

a una cerimonia natalizia nella cittˆ del Vaticano.

Chiediamo che questo non avvenga:

non si dia spazio ad un personaggio la cui pericolosa azione

colpisce valori fondativi  del vivere civile, dell'uguaglianza, della democrazia.

 

Per adesioni: tel. 06/41609267  fax 06/41609269, E-mail <mailto:ufficiostampa.arci@tin.it>ufficiostampa.arci@tin.it

 

E allego un altro appello (anche questo giˆ ricevuto da alcuni), con le firme iniziali, chiedendo a tutti di farlo circolare e di sottoscriverlo via mail o fax, se possibile entro domani sera (gioved“), per poter portare un pacchetto consistente di firme italiane al Festival internazionale che il 2 settembre raccoglierˆ a Colonia, per la pace e per il diritto, tutta la diaspora kurda in Europa.

 

PER LA PACE IN KURDISTAN E LA DEMOCRAZIA IN TURCHIA

 

Da un anno il movimento kurdo in Turchia, per la prima volta nella storia dei movimenti di liberazione, ha rinunciato unilateralmente allĠuso delle armi ed ha avanzato una proposta aperta di dialogo per la pace e la democrazia in Turchia e nellĠintero Kurdistan.

 

Mentre si riaccendono venti di guerra nel Kurdistan irakeno, e da quella regione e dalla Turchia sĠintensifica lĠesodo dei profughi, questa proposta non ha ancora trovato una forte sponda nelle istituzioni, nella societa' civile e nei movimenti pacifisti europei.

 

Ci impegnamo affinch il Duemila sia lĠanno zero dĠuna nuova storia, attraverso:

 

la ripresa, anche nel quadro delle prossime iniziative per la pace in Umbria e degli incontri euromediterranei in Sicilia, di quella "diplomazia dal basso" che nellĠaprile del Ġ97 produsse la Conferenza internazionale di Roma, per aprire la strada a una vera trattativa di pace;

 

la legittimazione a questo fine, in Europa e in Turchia, degli organismi rappresentativi del popolo kurdo, a partire dal suo parlamento in esilio, il Knk (Congresso nazionale kurdo), e dal suo maggiore partito, il Pkk (Partito dei Lavoratori del Kurdistan);

 

una forte pressione internazionale per lĠabolizione della pena di morte in Turchia e per unĠamnistia che sottragga allĠisolamento e al carcere i prigionieri politici a partire da Abdullah Ocalan, rifugiato riconosciuto in Italia, oggi in pericolo di vita nella cella della morte di Imrali;

 

unĠestesa cooperazione internazionale e una rete di gemellaggi, progetti, delegazioni e presenze europee che diano forza ai movimenti delle donne e della societˆ civile kurda e turca per la pace, e che contribuiscano allo sforzo per il ritorno dei milioni di profughi e la ricostruzione dei villaggi distrutti e minati, abolendo la legislazione di emergenza che grava sulle province kurde e fermando progetti devastanti che incentivano lĠesodo, come il sistema di dighe sul Tigri e lĠEufrate;

 

il blocco, gia' richiesto da Amnesty International, della fornitura alla Turchia di elicotteri, blindati ed altri armamenti atti alla repressione;

 

unĠaccoglienza civile dei profughi kurdi, ai quali va garantita protezione umanitaria e asilo in Italia e il ricongiungimento con i familiari in Europa, aprendo canali che li sottraggano al traffico illegale.

 

Padre Nicola Giandomenico, coordinatore Tavola della pace

 

Luisa Morgantini, parlamentare europea

 

Flavio Lotti, coordinatore Enti locali per la pace

 

Tom Benettollo, presidente Arci

 

Dino Frisullo, segretario di Senzaconfine

 

Angela Bellei, presidente di Azad

 

Giuseppe Di Lello, europarlamentare e magistrato

 

Snndra Mecozzi, dell'Ufficio internazionale Fiom-Cgil

 

Don Tonio Dell'Olio, presidente di Pax Christi

 

Don Andrea Bigalli, parroco a S. Casciano (Fi)

 

Mario Gay, presidente del Cocis

 

Domenico Gallo, magistrato, di "Pace e diritti"