Date: 4:31 AM 2/17/01 +0100
From: Dino Frisullo
Subject: I: Rifiuto l'amnistia: lettera aperta
ai giudici turch
La lettera che segue sar distribuita oggi, in
occasione della Conferenza internazionale "L'ingresso della Turchia in
europa: diritti umani, democrazia e questione kurda", in programma a Roma
dalle 9.30 alle 18 nella sala della Camera di palazzo Marini, in via del
Pozzetto (piazza San Silvestro).
Colgo l'occasione per invitare ancora tutti a
partecipare a questo incontro, al quale insieme a molti parlamentari ed
esponenti della societ civile partecipano dalla Turchia il mitico ex
presidente dell'Associazione diritti umani Akin Birdal (vedi Il Manifesto di
oggi), il vicepresidente dell'Hadep Feridun Yazar e Irfan dundar, avvocato di
Ocalan. Tutti variamente inquisiti o sotto processo. Un quarto esponente
dell'opposizione, il segretario generale del sindacato Kesk, stato trattenuto
dalla polizia all'aeroporto di Istanbul.
Parteciperanno anche, dalla diaspora in
Europa, l'europarlamentare kurda Feleknas Uca e il presidente del Congresso
nazionale kurdo, Ismet Serif Vanli.
Colgo l'occasione anche per ricordare con
urgenza a tutti che:
- sono aperte (e urgenti) le prenotazioni per
la delegazione di osservatori internazionali per la festa del Newroz a
Diyarbakir, Van e altre citt kurde (18-23 marzo, £ 600.000 circa per volo
esterno e interno A/R pi spese di vitto e alloggio, consigliato passaporto
valido; E-mail <mailto:ass.azad@libero.it>ass.azad@libero.it e
<mailto:uiki.onlus@tin.it>uiki.onlus@tin.it );
- il 22 febbraio alle 15, presso la Provincia
di Ancona, si terr un utile incontro sulle "contraddizioni interkurde",
cio sul modo di fermare la dinamica perversa che sta
portando, nel Kurdistan irakeno, a una possibile guerra fratricida fra i due
principali partiti kurdo-irakeni, spalleggiati da un forte corpo di spedizione
turco, e i guerriglieri del Pkk ritiratisi su quelle montagne dopo la scelta di
tregua unilaterale in Turchia;
- marted 27 febbraio sar a Roma il famoso
gruppo dei Koma Amed, per un concerto presso il Villaggio globale di
sottoscrizione per il Mkm (Centro culturale della Mesopotamia) di Istanbul,
insieme a una performance teatrale all'attrice Annet Henneman e a una cena
sociale (dalle ore 18.30: prenotarsi). sar ufficializzata in quell'occasione
il "gemellaggio" fra il Mkm e il Villaggio globale: un'iniziativa che
potrebbe allargarsi ad altri centri sociali e culturali in Italia.
Quanto alla lettera aperta che segue,
indirizzata alle autorit (una volta tradotta in turco, partir per fax subito
dopo la Conferenza). Vi manca quindi la gratitudine che devo ancora a tutti
coloro che si mobilitarono due anni e mezzo fa per tirarmi fuori di galera.
Spero che sapranno comprendermi.
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LETTERA APERTA
Al presidente del Tribunale per la sicurezza
dello Stato (DGM) di Diyarbakir
Al ministro della Giustizia Hikmet Sami Turk
e, per conoscenza,
alla Corte europea per i diritti dellĠuomo di
Strasburgo
ai ministri italiani degli Esteri e della
Giustizia
Il 6 febbraio 2001 ho saputo, attraverso le
agenzie Anadolu e Ansa e attraverso il mio avvocato (ma non dal tribunale), che
il mio aperto a mio carico per "istigazione al separatismo" (art. 312
Cp) stato chiuso alla dodicesima udienza per sopraggiunta amnistia.
Considero questo esito una vittoria non mia,
ma del diritto e di tutti coloro che in Turchia e in Europa si battono per uno
stato di diritto. La seconda vittoria.
La prima fu lĠassoluzione di diciassette
europei e tre turchi, imputati per il "Treno della Pace" del Ġ97, al
termine di cinque udienze alle quali noi imputati ci ostinammo a presentarci.
La stessa ostinazione si dimostrata giusta
in questo caso.
Infatti se avessi accettato, come entrambi i
governi mi proponevano, di rinunciare al diritto di deporre a Diyarbakir e di
farmi interrogare invece per rogatoria a Roma, il processo non sarebbe stato
rinviato dodici volte, ma immediatamente chiuso in mia assenza con una pesante
condanna.
Sono convinto che questa fosse lĠintenzione
della Suprema Corte di Ankara, quando annull la prima pena condizionale di un
anno di carcere, considerata "troppo mite": una condanna al massimo
della pena, che scoraggiasse non solo me, ma chiunque altro voglia difendere in
Turchia i diritti umani universali.
Per questo ho insistito per entrare in
Turchia, fino a farmi fermare una volta allĠimbarco a Fiumicino e due volte al
confine di Istanbul. Per questo ho affrontato di farmi rinchiudere,
ammanettare, trasportare di peso su un aereo. Perch non potevo accettare che
un processo divenuto simbolico si chiudesse con una condanna esemplare, senza
lĠimbarazzo della mia presenza.
Nello stesso tempo, accettare ora lĠamnistia
significherebbe accettare un processo al pensiero e un reato di opinione.
Accettarlo due volte, perch lĠamnistia condizionata alla "non
reiterazione del delitto" per cinque anni.
Per questo dichiaro in tutta coscienza di
rinunciare allĠamnistia proposta, chiedo che il mio processo sia riaperto e
insisto per essere presente e deporre a Diyarbakir.
Voglio spiegare in aula perch in quel Newroz
del 21 marzo 1998 eravamo in cento europei a Diyarbakir, perch centinaia di
osservatori internazionali sono venuti e verranno in Turchia: non per
disgregare, ma al contrario per aiutare a unirsi, nel rispetto reciproco, una
nazione che oggi divisa dallĠapartheid giuridica, economica e militare dei
kurdi e di tutte le minoranze.
Chiedo che questo mio diritto sia affermato e
tutelato sia dalla Corte per i diritti umani di Strasburgo, che ha aperto un
fascicolo sul mio caso, sia dal mio governo in sede diplomatica.
Se questo non sar possibile, e la chiusura
del mio processo risulter definitiva, anche nellĠinteresse di chi in Turchia
crede alla giustizia e al diritto io chiedo che la Corte di Strasburgo istruisca
il mio fascicolo e condanni lo Stato turco per la violazione del mio diritto
alla difesa in giudizio, imponendogli di revocare il divieto al mio ingresso in
Turchia e di risarcire il danno morale e materiale.
Destiner lĠeventuale risarcimento a progetti
di solidariet con i prigionieri politici turchi e kurdi deportati e seppelliti
vivi nelle celle dĠisolamento.
Infatti questa vicenda ha comportato per me un
prezzo pesante. A parte la spesa per voli internazionali che mi permettessero
di "bucare" il divieto di volo diretto Roma-Istanbul, non semplice
vivere due anni senza certezza del futuro. Ma un prezzo pi alto lĠha pagato
chi pretendeva di condannarmi e respingermi nello stesso tempo. Si dimostrato
al mondo che tipo di sistema quello in cui un tribunale mi invita a
difendermi, ma si inchina di fronte a un divieto di polizia.
Da imputato o da persona libera, comunque,
voglio ritornare in Turchia. Non posso accettare che un paese che intende
entrare in Europa tenga fuori dalle sue frontiere un cittadino europeo.
Voglio tornare in Turchia per spiegare e
proseguire lĠimpegno di verit e giustizia assunto con i miei compagni di
prigione nel Ġ98.
Voglio tornare in Turchia perch un paese e
un popolo che amo, e non merita di vivere in guerra.
Voglio tornare in Turchia perch credo alla
pace: a quella pace che non pu esistere senza giustizia.
Voglio tornare in Turchia come lo desiderano
tutti i miei amici profughi in Europa, che attendono solo un segnale per
ritornare, ricostruire i villaggi distrutti e vivere liberi, diversi ed uguali.
Dino Frisullo
Roma, 16 febbraio 2001