Date: 12:15 AM 5/23/01 +0200
From: Dino Frisullo
Subject: una calunnia (messaggio personale e
riservato)
Questa mail non pubblica. La invio
personalmente a un gruppo selezionato di interlocutori romani, impegnati sui
problemi dell'immigrazione, che prego di scusarmi e di prestare un poco di
attenzione.
Devo farlo per tutelare la mia dignit
personale.
Mi stato confermato al telefono da Bachu,
originario del Bangladesh e presidente dell'associazione Dhuumcatu, ci che mi
era gi stato riferito da altri, e che non avevo voluto credere: che fra gli
immigrati asiatici dell'Esquilino "corrono voci, di cui stiamo cercando
conferme" (cos mi ha detto) che... io personalmente avrei
"concordato con la polizia" l'attacco alla manifestazione degli immigrati
in piazza Venezia il 17 maggio.
Evidentemente la fonte delle "voci"
lui stesso, leader di un'associazione responsabile di una manifestazione
avventurista finita in dramma (21 feriti di cui tre ancora in ospedale, 23 arresti
di cui cinque ancora trattenuti).
Queste voci sarebbero ridicole per chiunque mi
conosca, immigrati compresi. Ma questo non toglie nulla alla mia indignazione.
E d'altra parte pu esserci anche, fra gli immigrati, chi non mi conosce bene e
potrebbe credere a una frottola cos infame.
Quale ne sarebbe la base? Il fatto che io avevo,
prima della manifestazione, previsto esplicitamente che poteva finire male.
Lo confermo, certo: lo prevedevo. Non ci voleva
molto, e non c'era bisogno di chiss quale connessione segreta in questura.
Solo un irresponsabile poteva non prevedere che una manifestazione promossa da
una sola associazione, dunque debole, tre giorni dopo elezioni politiche che
hanno visto la vittoria della destra, era una manifestazione "a
rischio".
Infatti due giorni prima, la sera del 15
maggio, avevo espresso lo stesso timore in un'assemblea pubblica tenuta
nella sede dell'Associazione del Bangladesh in piazza Dante, e avevo chiesto
che un gruppo di immigrati (fra cui Kuldip Singh, punto di riferimento degli
immigrati indiani) andasse a chiedere a Dhuumcatu di annullare la loro
manifestazione annunciata da tempo, per programmarne, se necessario, una ben
pi forte e unitaria. Cosa che era impossibile fare nel giro di due giorni.
La risposta di Dhuumcatu era stata negativa: la
manifestazione si doveva fare comunque.
Fino a mezz'ora prima della manifestazione avevo
telefonato a Singh e ad altri promotori, chiedendo che almeno non si attuassero
blocchi stradali, che sono stati usati in manifestazioni di ben altro
rilievo, e che ovviamente fanno rischiare un intervento di polizia. Ero
angosciato dalla sensazione che questa manifestazione portasse immigrati
disperati a uno scontro disperato - come poi regolarmente avvenuto.
Il colmo dell'irresponsabilit che, quando le
poche centinaia di immigrati seduti in piazza Venezia sono stati caricati
dalla polizia, non era presente uno solo dei responsabili dell'associazione
promotrice, tutti allontanatisi per un incontro in questura.
Io non ero presente, perch non potevo avallare
con la mia presenza un'iniziativa che non condividevo. Ma ero tranquillo,
perch fino a piazza Venezia mi avevano riferito per telefono che tutto era
andato bene, e mi fidavo delle assicurazioni che non si sarebbe bloccata la
piazza.
Appena ho saputo delle cariche, mi sono
precipitato in piazza Venezia, in tempo per allontanare dai cordoni di polizia
i pochi immigrati rimasti in zona, e per rilasciare all'Ansa una presa di
posizione di dura critica all'operato della questura. Cosa che ho ripetuto il
giorno dopo, alla conferenza stampa convocata in piazza s. Marco.
Privatamente per, con gli immigrati e gli
italiani presenti, non ho risparmiato critiche ai promotori di una
manifestazione, ripeto, avventurista. Non intendevo renderle pubbliche, ma
credo che ora dovr farlo.
Mi attendevo infatti un'autocritica da parte
dell'associazione Dhuumcatu, come fece gi dopo l'assurdo assalto alla testa
del corteo per la "Carovana dei diritti" alcuni mesi fa. Ma
evidentemente questa associazione, di fronte alla tragiche conseguenze della
sua irresponsabilit, preferisce gridare al "complotto" e calunniare.
E questo assolutamente inaccettabile.
Quando parlo di conseguenze tragiche, non mi
riferisco soltanto al bilancio di feriti e arrestati. E' tragico anche il fatto
che nel mezzo di una vertenza delicatissima e di un cambio di governo, il
giorno dopo tutti i giornali che fanno opinione (inclusi Repubblica e
Messaggero) hanno sfruttato gli incidenti per criminalizzare la
"guerriglia degli immigrati" che avrebbero "occupato il centro
di Roma"... Il che va a vergogna dei giornalisti in questione, ma segnala
e aggrava un clima sempre pi pesante, nel quale va evitato ogni pretesto per
scontri (interni agli immigrati, o con la polizia) buoni per criminalizzare
tutto e tutti.
Non in questione il comportamento di questo o
quell'Ufficio stranieri, ma del governo uscente. Che sta consegnando al
prossimo governo di destra, insieme a qualche centinaio di migliaia di forzati
alla clandestinit, almeno centomila nuovi clandestini (fra rinnovi negati e
coda della "sanatoria" del '98), in flagrante violazione degli impegni
assunti e delle stesse leggi e circolari vigenti.
Dunque la rabbia e la disperazione degli
interessati ben giustificata. Ma va indirizzata verso il vero responsabile:
il ministero dell'Interno, che non ha dato alle questure le indicazioni dovute,
per motivazioni di bassa cucina elettorale. E' il ministero che deve
cambiare rotta, entro le tre o quattro settimane che ci separano
dall'insediamento del governo Berlusconi. Ma per ottenerlo serve una pressione
ben pi potente della sacrosanta disperazione di qualche centinaio di
immigrati.
Ci stiamo provando: con lettere al Viminale
sottoscritte dall'associazionismo e dai sindacati nazionali, e con l'ipotesi di
una grande manifestazione a Roma sabato 2 giugno, se la risposta fosse negativa.
Una manifestazione da preparare ben diversamente da quella del 17 maggio.
Tornando comunque ai fatti del 17, vorrei
precisare (anche se ovvio) che la responsabilit del pestaggio di polizia
ricade tutta sulla polizia, e che io personalmente e noi tutti siamo
solidali con gli immigrati arrestati e feriti. Le cariche del 17 segnano il
passaggio dall'epoca della tolleranza elastica e pelosa a quella dell'aperta
repressione.
Se questo il nuovo vento, tanto pi dobbiamo
mostrare senso di responsabilit. Anzitutto nei confronti dei soggetti pi
deboli, per i quali il fermo pu comportare l'espulsione dall'Italia.
Chi non lo capisce, se ne assume la
responsabilit. Ma che almeno, pur di occultarla, non sparga poi calunnie e
veleni...
Chiedo a tutti di isolare e condannare questi
comportamenti, e di adoperarsi perch una grande vertenza (che comunque a Roma
ha strappato quasi 7000 degli oltre 10.000 permessi di soggiorno sospesi e in
via di rigetto un anno fa) non si avviti in una logica autodistruttiva.
Cordialmente, Dino Frisullo