Date: 1:30 PM 6/17/01 +0200
From: azad
Subject: I: NEWROZ 2001 (NEWS FROM KURDISTAN)
n.4 del 16.6.01 (v
NUOVO GIORNO - NEWROZ 2001 n. 4/01 del 17/6/2001
News
from Kurdistan
Notiziario mail a cura dell'associazione Azad
- Redazione c/o Villaggio
globale, Ex-mattatoio, Lungotev. Testaccio
snc, 00154 Roma - Tel
06.5730.2933 - 0339.6504639 - 0333.3510598,
fax/segr. 06.5730.5132, E-mail
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SOMMARIO
ANCHE MISSILI IN KURDISTAN?
STILLICIDIO DI GUERRA: DENUNCIATO L'USO DI
ARMI CHIMICHE
DELUDENTE LA VISITA DEL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA SEZER IN KURDISTAN
PROFUGHI: NO AI CAMPI DI CONCENTRAMENTO
OCALAN: RINVIATA AD AGOSTO L'UDIENZA ALLA
CORTE DI STRASBURGO CONTRO LA
TURCHIA
CAMPAGNA DI IDENTITA' NAZIOBNALE: "SONO
KURDO, SONO DEL PKK"
IL CONSIGLIO D'EUROPA: SI RISOLVA IL PROBLEMA
KURDO...
... E SI ABOLISCA LA PENA DI MORTE!
CARCERI: COHN-BENDIT: MAI VISTA TANTA
DISUMANITA'
ADANA: QUEL PALLONE EVERSIVO...
ECEVIT A SIRNAK BENEDICE IL POTERE MAFIOSO DEL
JITEM
UNA DIGA DI MUSICA E PAROLE CONTRO LE DIGHE
BINGOL: I PROFUGHI DALL'ACCOGLIENZA AL
GEMELLAGGIO
Questo numero del notiziario, ancora
sperimentale, copre il periodo fra il
1. e il 15 giugno, ed basato esclusivamente
sui materiali del Kurdish
Observer, versione inglese on-line del
quotidiano kurdo della diaspora Ozgur
Politika (www.kurdishobserver.com). Non una
prassi normale: dal prossimo
numero useremo anche le altre fonti
d'informazione.
Dalle notizie citate dal Kurdish Observer
abbiamo escluso soltanto quelle
relative alla missione di donne kurde, turche
e armene a Diyarbakir e
altrove: ne daremo conto nel prossimo
notiziario, insieme al bilancio della
visita in tredici citt italiane della
rappresentante delle "Madri della
pace", Muyesser Gunes, che si conclude
oggi.
ANCHE MISSILI IN KURDISTAN?
Secondo il Kurdish Observer, che cita
attendibili fonti statunitensi,
gli Usa penserebbero a una collocazione di una
parte consistente del proprio
eventuale sistema balistico antimissile in
Turchia, nelle regioni kurde, in
funzione anti-irakena e anti-iraniana. La Turchia, che
sarebbe cos
ancora pi sovraesposta nella Nato,
riceverebbe "in cambio" una seconda
cintura missilistica a protezione di citt e
nodi strategici, composta di
missili Patriot (Usa) e Arrow (Usa-Israele),
di cui per ora non dispone.
Per "attenuare" l'opposizione di Mosca
al sistema antimissile, gli Usa
penserebbero di acquistare dalla Russia un
certo numero di missili S-300:
almeno questi ultimi non sarebbero per
destinati alla Turchia.
Il Segretario di stato alla Difesa Usa D.
Rumsfeld, in visita in Turchia
(e alla base aerea Usa di Incirlik) all'inizio
di giugno, non ha smentito le
voci sui missili, aggiungendo che "ogni
decisione sul sistema antimissile
sar confrontata con gli alleati, a cominciare
dalla Turchia". Ha inoltre
annunciato che continueranno le
"ricognizioni aeree" dalla Turchia nei cieli
irakeni.
Rumsfeld ha incontrato il premier Ecevit, il
ministro della Difesa
Cakmakoglu e quello degli Esteri Cem, per
convincerli ad aderire al sistema
di difesa europeo mettendo a sua disposizione
le installazioni Nato sul suo
territorio (la Turchia nicchia, per premere ai
fini della sua adesione
all'Unione europea).
STILLICIDIO DI GUERRA: DENUNCIATO L'USO DI
ARMI CHIMICHE
Si moltiplicano i sospetti di uso di armi
chimiche nel massacro, il 22
maggio, di sedici guerriglieri kurdi
asserragliati in una grotta di
montagna, nel corso di un'operazione di
duemila soldati nell'area di Bingol
ed Erzurum.
I corpi dei combattenti, in gran
parte giovani donne, sono stati
caricati dai militari su un trattore e in gran
parte sepolti, all'inizio di
giugno, in una fossa comune a Yedisu (Bingol).
Solo dopo una dura battaglia
legale i corpi di quattro di loro sono stati
restituiti ai parenti, che per
hanno potuto vederli solo nelle fotografie ed
hanno assistito a distanza
alla loro sepoltura nel villaggio di Varto
(Bingol), dietro un cordone di
soldati che ha anche sequestrato duecento
carte d'identit. Fra i sepolti a
Varto era il comandante del gruppo,
"Ismail", che secondo i testimoni aveva
il corpo decapitato.
I parenti, che persino nelle fotografie non
avevano potuto riconoscere i
corpi straziati dei loro cari, il 7 giugno
hanno ribadito insieme
all'associazione di parenti degli scomparsi
"Mag-Der" l'accusa di utilizzo
di armi letali vietate.
I risultati delle autopsie mettono in luce anche
i segni di torture, con
lividi, lesioni ed edemi in tutte le parti dei
corpi.
La parallela notizia della "resa" di
due guerriglieri farebbe pensare,
hanno detto, a un agguato mortale dei
militari, che grazie alle due spie
avrebbero bloccato i combattenti nel loro
rifugio e li avrebbero quindi
uccisi a freddo, dopo averli torturati.
Si tratta, ha commentato a Media-Tv Osman Ocalan
per il Pkk, di "piccole
unit che rimangono sui monti del Kurdistan
turco, in conseguenza del
rifiuto del regime di ogni dialogo, ma non
operative se non per difendersi.
Attaccarle in questo modo un attentato alla
speranza di pace".
Un'altra operazione di migliaia di soldati,
con uso di elicotteri e armi
pesanti, in corso nell'area di Yuksekova dal
5 giugno, mentre a Sancak
(Bingol) il 22enne guerrigliero Felat Demir
sarebbe stato ferito, catturato
dai soldati e poi ucciso.
Altri due guerriglieri, arrestati nella zona
di Umranye (Kurdistan
iraniano), sono stati consegnati ai militari
turchi dalle autorit iraniane,
in attuazione degli accordi sulla "lotta
al terrorismo" fra il ministro
dell'Interno Tantan (in visita in Iran l'8
maggio) e il governo iraniano.
Intanto il deputato Evliya Parlak, del partito
di governo Dsp, denuncia che
a Cukurka (Hakkari) l'unico ospedale e l'unico
liceo della cittadina sono
sequestrati e usati come caserme dai soldati,
e lo stesso avviene in molti
altri centri delle province di Van e Hakkari.
DELUDENTE LA VISITA PRESIDENZIALE IN KURDISTAN
Le grandi speranze riposte nella visita nelle
province kurde del
presidente della repubblica, l'ex giudice
costituzionale Sezer, sono andate
deluse.
Il 31 maggio a Van e Hakkari, accompagnato dal
Capo di stato maggiore
Kivrikoglu, Sezer ha presenziato solo a
cerimonie militari, ignorando la
folla di 15mila persone che manifestavano per
la pace.
Il 7 giugno a Diyarbakir Sezer si liitato a
salutare con la mano le
migliaia di manifestanti kurdi, che
innalzavano striscioni del tipo "Viva la
pace", "La causa della crisi la
guerra sporca", "Voglio tornare nel mio
villaggio".
Rifiutato l'incontro con Ali Oncu, portavoce
della "Piattaforma per la
Democrazia" e portatore di un documento
firmato da 224 organismi non
governativi che chiedeva "la fine delle
leggi d'emergenza e delle milizie
delle guardie di villaggio, l'abolizione della
pena capitale, la libert
d'insegnamento ed espressione culturale in
kurdo, ricerche degli scomparsi e
punizione dei colpevoli di abusi, il ritorno
ai villaggi distrutti.
Richieste analoghe gli sono per state
consegnate dai rappresentanti della
Camera di commercio di Diyarbakir.
Infine a Urfa, di fronte a una folla composta
soprattutto da donne, il
presidente ha finalmente parlato, ma per
attribuire all'"eroico esercito
turco" ed ai suoi successi contro
"il terrorismo separatista" il merito
dell'allentamento del clima di guerra
nell'area.
PROFUGHI: NO AI CAMPI DI CONCENTRAMENTO
Il 6 giugno un gruppo di Ong di Diyarbakir,
Mardin e Urfa ha denunciato
"il grande imbroglio e il grande
fiasco" dei Koy-Kent, letteralmente
"citt-villaggio", in cui una legge
conta di reinstallare parte dei quattro
milioni di profughi dai 4000 villaggi e centri
abitati evacuati e distrutti
dall'esercito turco.
La commissione d'inchiesta, composta da membri
dell'IHD (Associazione
diritti umani), TIHV (Fondazione diritti
umani), TMMOB (Camera degli
ingegneri e architetti), della fondazione
giuridica TOHAV, dell'associazione
di profughi GOC-DER e dei partiti HADEP e ODP,
aveva visitato una serie di
Koy-Kent.
In quello di Konalga (distretto di Catak, presso
Van) vietata la
pastorizia e ogni attivit di sussistenza, non
c' infermeria n scuola ma
solo la caserma, e gli abitanti devono firmare
un obbligo di residenza di
vent'anni, con pene pecuniarie o carcerarie in
caso di "evasione"; le case
non possono essere alienate o vendute. Anche i
miliziani "guardiani di
villaggio", unici ad accettare di
abitarvi, stanno fuggendo, e "lo stesso
avverr nel Koy-Kentdi Basagac, presso
Sirnak" (inaugurato pochi giorni fa
dal presidente Ecevit).
Anche il Koy-Kent di Rubarik, presso Semdinli
(Hakkari), popolato solo
da guardie di villaggio. In quello edificato
nella valle di Zap sono stati
internati gli abitanti di sei villaggi,
costretti a scegliere fra
l'arruolamento nelle milizie filogovernative e
l'esodo nelle metropoli.
I 15mila abitanti di ben tredici villaggi
nell'area di Ozalp (Van)
stanno resistendo invece al trasferimento in
un Koy-Kent, che li priverebbe
di ogni mezzo di sussistenza ed anche della
loro cultura materiale: "sono
prigioni all'aria aperta, e dove vogliamo
vivere dobbiamo deciderlo noi, non
i militari".
Intanto due provvedimenti annunciati dal premier
Ecevit denunciano
indirettamente l'avvenuta pulizia etnica:
saranno sminati e restituiti
all'agricoltura 306.000 ettari di terra lungo
gli 840 km del confine
turco-siriano, e una circolare invita a
"rimuovere ogni ostacolo" per il
ritorno e il reinsediamento delle decine di
migliaia di assiriani (di
religione cristiana) costretti all'esodo nelle
metropoli o in Europa,
garantendo dalle "asserite"
persecuzioni etniche o religiose.
Dalla citt di Van viene una denuncia
drammatica: miseri fra i miseri,
migliaia di profughi dal Kurdistan iraniano e
irakeno e dall'Afghanistan,
bloccati nel loro tentativo di migrare in
Europa, conducono una vita di
stenti. Solo poche decine sono assistiti dalle
Nazioni Unite, pochissimi
hanno potuto chiedere asilo in Turchia: sono
considerati "illegali", e un
editto del governatore vieta di avviarli al
lavoro. Vivono in case come
tane, alcuni di loro hanno venduto o vogliono
vendere un rene pur di fuggire
verso l'Europa, e uno di loro ha tentato il
suicidio davanti alla prefettura
ingerendo un topicida. Una feroce campagna di
stampa li addita come
criminali e prostitute.
OCALAN: RINVIATA AD AGOSTO L'UDIENZA A
STRASBURGO
Il 31 maggio l'udienza prevista dinanzi alla
Corte per i diritti umani
di Strasburgo, nel procedimento ("storico
punto di svolta" per l'avvocata
Hatice Korkut) per la violazione di una decina
di articoli della Convenzione
europea sui diritti umani nel sequestro e nel
processo di Abdullah Ocalan,
stata rinviata al 31 agosto su istanza dei
legali, che denunciano di non
aver potuto prepararsi alla difesa anche per
le difficolt nelle visite al
loro cliente.
Infatti una settimana dopo, forse per ritorsione
contro la diffusione di
un appello del presidente del Pkk per il
pluralismo culturale e linguistico
e contro "i divieti che perpetuano
l'oligarchia al potere", gli avvocati non
hanno potuto compiere la visita settimanale
nell'isola di Imrali: "mare
mosso", ma la barchetta assegnata dai
militari non avrebbe navigato neppure
in un lago. Lo stesso accaduto il 15 giugno,
con una barchetta obbligata a
ritornare indietro a met del viaggio per
l'isola di Imrali: gli avvocati
hanno protestato vivamente, anche perch oltre
alla decisiva udienza a
Strasburgo si impedisce al presidente del Pkk
di organizzare la difesa al
secondo processo in cui rischia la pena di
morte, il 30 giugno ad Ankara.
Il 31 maggio, secondo anniversario dell'avvio
del processo di Imrali,
stato anche ricordato con manifestazioni dei
kurdi ad Atene, Erevan,
Rotterdam e in molte altre citt, ed anche in
Kurdistan: a Bingol una massa
di giovani ha manifestato per tutta la notte,
senza che, per una volta, i
militari intervenissero.
CAMPAGNA DI IDENTITA': "SONO KURDO, SONO
DEL PKK"
E' iniziata il 31 maggio, con un grande meeting
alla Porta di
Brandeburgo a Berlino la campagna di
rivendicazione dell'identit nazionale
e politica kurda, che in Germania, Francia e
Gran Bretagna e Turchia (dove
il PKK e le altre organizzazioni kurde sono
fuorilegge rispettivamente dal
'93, da pochi mesi in Inghilterra e e in
Turchia da sempre) sar anche una
grande campagna di disobbedienza civile.
A Berlino, dove sono kurdi 50mila dei 127.000
stranieri (e dove cinque
parlamentari della Pds hanno proposto
l'insegnamento scolastico del kurdo,
insieme al turco, all'arabo, al serbo, al
croato e al russo), la conferenza
stampa organizzata dalla confederazione
europea Kon-Kurd, dalla federazione
degli organismi kurdi in Germania Yek-Kurd e
dalle Unioni europee degli
avvocati e degli insegnanti kurdi, ha
presentato le due petizioni che
saranno firmate da centinaia di migliaia di
persone.
La prima suona "Sono kurdo, sono del
Pkk", la seconda "Sono kurdo,
sostengo la proposta di pace del Pkk".
Parti comuni ai due testi sono la
rivendicazione dei criteri di Copenhagen
"non solo in Turchia, anche in
europa", il legame con il processo ad
Ocalan "in cui in gioco il passato,
il presente e il futuro di un popolo" e
la richiesta di legalizzazione di
tutte le organizzazioni kurde.
Le dichiarazioni saranno poi indirizzate alla
corte di Strasburgo, alle
Nazioni unite, ai governi e alla magistratura,
come forma di autodenuncia di
massa: "Come potranno criminalizzare
milioni di persone?" si chiesto il
presidente degli avvocati kurdi in esilio,
Hamdullah Kansiray. A nome del
Congresso nazionale kurdo (KNK) Remzi Kartal
ha letto una dichiarazione
comune sottoscritta da undici unioni di
organismi kurdi in Europa. Era
presente anche il deputato berlinese Heidi
Lippman, della Pds, e il sostegno
di questo partito alla campagna stato
confermato dal portavoce nello
Schwarzwald, Huseyin Sengun.
Il 14 giugno a Dusseldorf le prime 1470 firme
sono state consegnate
dall'avvocato Mehmet Demir al giudice
Breitling, che presiedeva il processo
al militante del Pkk Mehmet Sait Hasso.
"Ne terremo conto" ha detto il
giudice, accettando le firme, e l'imputato ha
dichiarato: "Una mia condanna
sarebbe un colpo a tutte queste mani tese per
la pace". All'esterno del
tribunale la polizia ha fermato e poi
rilasciato tre dei giovani kurdi che
manifestavano.
Pochi giorni prima il ministro della Difesa
tedesco Sharping,
intervenendo a Muenchengladbach, ha dovuto
riconoscere che "i kurdi sono
stati protagonisti di violenze, ma ora sono
cambiati, mentre la Turchia sta
cambiando ma non abbastanza".
Sull'onda della campagna, la federazione Yek-Kom
prepara il suo
congresso nazionale per il 16-17 giugno a Dortmund
in una sala della
capienza di 18.000 posti: conta di raggiungere
entro il 2001 gli 80mila
iscritti in Germania.
Il 15 giugno la campagna per l'identit kurda
partita anche in
Francia, con un meeting di diecimila persone
davanti al parlamento a Parigi
e banchetti anche a Marsiglia e in altre
citt. Per il 30 giugno sono
convocate manifestazioni di sostegno in tutta
la Francia. L'avvocato Jacques
De Felice, protagonista della causa che ha
condotto dopo nove anni alla
piena assoluzione di un gruppo di militanti
nel Pkk messo al bando, rilancia
e chiede al governo la revoca del divieto e la
restituzione dei beni
confiscati alle organizzazioni kurde.
IL CONSIGLIO D'EUROPA: SI RISOLVA IL PROBLEMA
KURDO...
La "Commissione di monitoraggio"
istituita sulla Turchia dal '96
dall'Assemblea parlamentare del Consiglio
d'Europa (di cui la Turchia fa
parte dal 1950) ha reso noto il rapporto
scaturito dalla sua visita in
Turchia il 23-25 maggio, che sar messo ai voti
nella sessione
dell'organismo interparlamentare il prossimo
28 giugno.
La commissione, guidata dal deputato tedesco
Benno Zierra e
dall'ungherese Andreas Barsony, denuncia
"la persistenza della legislazione
di emergenza, della tortura e della negazione
dell'identit nelle regioni
kurde, e l'eccessivo numero di membri militari
del Consiglio di Sicurezza
nazionale (MGK)", e chiede l'avvio di un
dialogo con la popolazione kurda,
una "soluzione permanente del problema
dei diritti umani violati", la
trasformazione delle leggi d'emergenza in
interventi straordinari per la
rinascita socioeconomica, la revisione della
Costituzione del 1982.
La commissioen prende anche atto del cambiamento
di atteggiamento della
corte di Strasburgo, che oggi considera il Pkk
un'organizzazione "illegale"
ma non "terrorista" in Turchia.
Si chiede alla Turchia di sottoscrivere e
applicare le convenzioni
europee sul rispetto degli idiomi locali e
delle minoranze nazionali, e si
critica la "finzioen giuridica
dell'eguaglianza fra turchi e kurdi", laddove
le vittime della tortura e della violazione
dei diritti si concentrano nelle
regioni kurde. In queste regioni la
commissione ha constatato il dramma
dell'evacuazione forzata di almeno tremila
villaggi, che ha raddoppiato o
triplicato la popolazione di citt come
Diyarbakir, ed anche "l'adesione
maggioritaria al partito Hadep e alle
organizzazioni non governative", con
cui si chiede dialogo e non persecuzione da
parte del governo, nonch
garanzia della libert di stampa e di associazione
e, per l'Hadep,
l'abbassamento della soglia del 10% che lo
esclude dal parlamento nazionale.
Infine rispetto alle prigioni la Commissione
critica "l'uso
sproporzionato della forza, che ha provocato
molte vittime, da parte delle
forze di sicurezza, e il dramma umano dello
sciopero della fame che
prosegue", e chiede l'avvio di un dialogo
con i prigionieri e garanzie di
socialit senza discriminazioni per gli
internati nelle nuove carceri di
tipo F.
... E SI ABOLISCA LA PENA DI MORTE!
La Commissione "diritti umani e problemi
giuridici" della stessa
Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa
ha stilato un rapporto sulla
pena di morte, da mettere ai voti nella
sessione plenaria del 25-27 luglio,
nel quale si chiede entro il 2003 l'abolizione
della pena capitale in tutti
i paesi membri (compresa la Turchia) e in
tutti i paesi presenti come
osservatori (anche Usa e Giappone), pena la
rispettiva esclusione dal
Consiglio d'Europa.
Rispetto alla Turchia, la presidente di turno del
Comitato dei ministri
del Consiglio d'Europa, la lussemburghese
Renate Wohlwend, ha detto che "la
conservazione della pena di morte nel suo
ordinamento in stridente
contraddizione con la sua adesione al
Consiglio d'Europa".
I due documenti peseranno sui vertici dedicati
anche all'adesione della
Turchia all'UE, a Goteborg il 15-16 giugno e a
Lussemburgo il 26 giugno.
Forse non a caso la Turchia ha enfatizzato la
presenza del premier Ecevit al
vertice Nato del 13 giugno e la visita del
ministro degli Esteri israeliano
Avi Gil il 20 giugno in Turchia.
Molto pi cauto, il "rapporteur"
sulla Turchia del Parlamento europeo
Lamassoure ha affermato l'8 giugno, dopo un
incontro con il ministro degli
Esteri turco Cem, che "la Turchia deve
proseguire nel suo impegno per i
diritti umani", mentre su Cipro afferma
che il problema va risolto entro il
2002.
PRIGIONI: COHN-BENDIT: MAI VISTA TANTA
DISUMANITA'
"Non ho mai vista una situazione cos
disumana" ha detto il 9 giugno
Daniel Cohn-Bendit, co-presidente del Gruppo
misto Turchia-Europarlamento,
al termine di una visita nelle prigioni turche
insieme all'ex relatore sulla
Turchia Johannes Svoboda, all'attuale relatore
Alain Lamassure e
all'eurodeputato di origine turca Ozan Ceyhan.
Nel carcere di Bayrampasa (Istanbul) la
delegazione ha visto fino a
ottanta detenuti stipati in una cella, con un
bagno e due wc per tutti,
mentre nelle nuove prigioni di tipo F al
sovraffollamento si sostituisce la
tortura dell'isolamento. "Mettete tre
persone forzatamente insieme in una
stanza per anni, cosa sar di loro?" ha
detto Cohn-Bendit, chiedendo
l'apertura di un dialogo che consenta di
sospendere lo sciopero della fame.
Svoboda ha detto che "bisogna rimuovere
le cause della detenzione di massa",
e ha denunciato la distruzione e il sequestro
nelle celle di documenti utili
per la difesa dei processati.
Una settimana prima i detenuti in sciopero della
fame avevano precisato
una piattaforma in quattro punti: chiusura
delle celle d'isolamento "a meno
di radicali interventi architettonici"
(che consentano una socialit non
selettiva), fine della persecuzione delle
idee, apertura di negoziati con i
rappresentanti dei detenuti, fine delle
terapie e dell'alimentazione
forzata.
Durante un sit-in di donne a Istanbul, Kiraz
Bicici dell'Associazione
diritti umani (Ihd) denunciava che sessanta
prigionieri sono ormai ridotti
"allo stato vegetativo", e altri due
gruppi stanno avviando il digiuno che
quindi destinato ad allargarsi: una realt che
l'amministrazione copre con
"rilasci" selettivi e discrezionali,
per evitare che i prigionieri muoiano
in stato di detenzione.
Il 10 giugno, 234.mo giorno dello sciopero della
fame, una
manifestazione ha riunito ad Ankara migliaia
di persone.circondate da fitti
cordoni di polizia, alle quali ha parlato il
presidente dell'Ihd Husnu
Ondul.
ADANA: QUEL PALLONE EVERSIVO...
Incredibile ad Adana: l'11 giugno la polizia ha
interrotto il "Torneo
della pace e della convivenza"
organizzato dai giovani del partito Hadep con
36 squadre, arrestando il segretario e il
presidente del partito (poi
rilasciati) e 95 giovani, detenuti e rinviati
a giudizio dinanzi al
Tribunale per la sicurezza dello Stato (Dgm)
in base alle leggi
antiterrorismo. A quanto risulta, si trattava
di manifestazione non
autorizzata - ma la legge turca non considera
manifestazione politica una
partita di pallone.
ECEVIT A SIRNAK BENEDICE IL POTERE MAFIOSO DEL
JITEM
La visita del premier Ecevit a Sirnak, capoluogo
della regione del Botan
al confine turco-nordirakeno, si tradotta
nella benedizione della "banda
di Sirnak", cio della connection
affaristico-militare centrata sul Jitem
(il servizio segreto della Gendarmeria) che
terrorizza la popolazione e
controlla i traffici al valico di confine di
Habur.
Rispetto alla sparizione, il 25 gennaio, dei
dirigenti dell'Hadep di
silopi Serdar e Ekubekir Denis in una caserma
della Gendarmeria dove erano
in stato di fermo, Ecevit ha detto che
"lo stato non ha nulla da
rimproverarsi". Neanche una parola sul
ruolo della ditta TPIC (Turkish
Petroleum), controllata dai militari, che
monopolizza i traffici frontalieri
illegali di perolio e armi.
Ecevit ha per annunciato l'apertura di altri
due valichi di confine
oltre ad Habur: prende cos forma il progetto
di un corridoio controllato
dalla Turchia, che la congiunga all'Iraq senza
passare per i territori
controllati dai partiti kurdo-irakeni a nord
del 36.mo parallelo.
UNA DIGA DI MUSICA E PAROLE CONTRO LE DIGHE
Si aperto il 4 giugno ad Hasankeyf,
l'antichissima citt minacciata
d'inondazione da parte della grande diga di
Ilisu sul Tigri, il Festival
delle arti e culture organizzato dalla
Municipalit di Diyarbakir.
Il sindaco del capoluogo Batman, Abdullah Akin,
ha detto che "nessuno
potr rompere la fratellanza secolare fra
Hasankeyf e il suo fiume, il
Tigri". Dopo un grande concerto, dal
quale la polizia ha escluso per il
famoso gruppo kurdo dei Koma Amed, i presenti
hanno ripulito dai rifiuti la
citt e le sponde del Tigri. Un giornalista
della rivista kurda Azadiya
Welat, di nome Yuksel, stato arrestato ai
margini della manifestazione,
conclusa il giorno dopo con un raduno di oltre
diecimila persone presso le
antiche mura di Diyarbakir. Alla fine dei
concerti la polizia ha attaccato
il corteo di giovani che si formava al grido
di "Biji Serok Apo" (Viva il
presidente Apo).
Intanto cresce in Germania e in Austria la
mobilitazione contro le otto
dighe che rischiano di sommergere l'intera
valle del Munzur, "paradiso
terrestre" e primo parco nazionale turco
dal '71, e di soffocare la storica
e combattiva citt di Dersim. Ad Amburgo Celal
Turna, direttore della
"associazione per Dersim", ha
denunciato che gi nel 1931 un documento di
Sukru Kaya, gi ministro dell'Interno di
Ataturk e responsabile del
genocidio degli armeni, suggeriva di
"allagare l'intera valle per facilitare
le operazioni a Dersim" (che difatti
pochi anni dopo fu quasi rasa al suolo
per soffocare una rivolta). La campagna
"Salviamo la valle del Munzur"
denuncia che la diga, trasformando una grande
valle boschiva in una palude,
darebbe un colpo mortale alle 1518 specie
vegetali, di cui 247 tipiche della
Turchia e 143 esclusive di quella valle, che
ne fanno un ambiente unico al
mondo.
BINGOL: I PROFUGHI DALL'ACCOGLIENZA AL
GEMELLAGGIO
All'inizio erano sessanta profughi kurdi nella
citt tedesca di
Aschaffenburg, tutti provenienti da Bingol.
Poi sono diventate sessanta
famiglie, e infine una delegazione della
Municipalit, accompagnata dalla
deputata Petra Munzel dei Gruenen, si recata
a Bingol per ufficializzare
il gemellaggio fra le due citt ed avviare
progetti di cooperazione. Un
esempio da imitare.