Date: 4:53 PM 8/16/01 +0200
From: azad
Subject: Turchia: Sirnak citt chiusa,
italiani sequestrati per
TURCHIA: SIRNAK "CITTA' CHIUSA"
SEQUESTRATI DALLA POLIZIA PER DUE GIORNI DUE
COOPERANTI ITALIANI
Due giovani italiani, la romana Simona Forconi
e Claudio Pedretti di Firenze, impegnati in progetti di cooperazione con la
popolazione kurda, sono stati sequestrati per due giorni dalla polizia turca
nella regione orientale del Botan, presso il confine irakeno, soggetta da
quindici anni a legge di emergenza.
Diretti in autobus di linea al capoluogo
Sirnak, i due italiani sono stati bloccati il 13 agosto sera dai 'jandarma'
(polizia militare) a un check-point e, dopo un interrogatorio, caricati su
un'ambulanza diretta alla cittadina di Cizre, presidiata dai blindati. Dopo una
notte in albergo agitata da molestie telefoniche, hanno cercato di raggiungere
Silopi, la citt in cui sei mesi fa due dirigenti del partito Hadep, arrestati,
sono scomparsi nel nulla.
Bloccati due volte e rinchiusi per tre ore in
un'auto della polizia, a Silopi sono stati nuovamente fermati dai 'jandarma'
che hanno fatto irruzione armati di mitra nella sede dell'Hadep. Dopo lunghi
interrogatori sono stati espulsi dalla citt e rinviati a Midyat, fuori dalla
regione del Botan, da dove hanno raggiunto la citt di Diyarbakir.
Nei due giorni trascorsi nel Botan, nonostante
si dichiarassero turisti, la polizia militare ha passato in rassegna pi volte
le loro carte e foto ed ha impedito che si servissero di un Internet Point per
comunicare con l'Italia.
Nella stessa regione il 21 agosto un gruppo di
magistrati, avvocati e giornalisti italiani e francesi accompagner una
delegazione di dirigenti del partito Hadep, dell'Associazione diritti umani e
della fondazione giuridica Tohav, per un'indagine sulle denunce di sparizioni e
torture nelle caserme e di evacuazione forzosa dei villaggi.
Dino Frisullo - Roma, 16.8.01
(Per una testimonianza diretta, i telefoni dei
due italiani sono 328.3629214 e 328.3245816)
IL RACCONTO DI SIMONA
Diyarbakir, 16 agosto 2001
La sera del 13 agosto superata la citt di
Cizre i jandarma ci hanno cortesemente invitati a scendere dall'autobus sul
quale viaggiavamo, diretti verso Sirnak: 'documenti...camminate davanti a me'
ci ha detto un giovanissimo jandarma con il mitra in spalla, conducendoci nella
caserma, un luogo che sarebbe meglio non veder mai nella propria vita: ' vi
faccio parlare con un mio collega che parla inglese'...' La strada e'
sconnessa, non potete proseguire', ci dice il 'collega', poi domande sul lavoro
che facciamo: 'dovete tornare a Cizre con il primo mezzo che passa'. Dopo
un'ora circa ecco arrivare un'ambulanza, il conducente viene incaricato di
portarci in hotel. Appena arrivati ricomincia la trafila dei passaporti e delle
domande, questa volta e' la polizia, ci lasciano e finalmente ci sistemiamo.
Con fatica riusciamo a prendere sonno mentre sulla strada, li' fuori; fanno la
ronda i mezzi blindati dell'esercito. Verso le due squilla il telefono: ' tutto
a posto, volete un caff?', dopo di che comincia l'incubo delle luci che si
accendono e si spengono nel corridoio... Con il terrore di sentire il rumore
delle radio portatili ci appisoliamo.
La mattina del 14 facciamo i turisti, delle
persone ci invitano a bere un te e senza che noi chiedessimo nulla ci parlano
di polizia, repressione, ma in modo molto contraddittorio, cos da non farci
capire niente. Forze dell'ordine sono ovunque, in borghese, in divisa, sui
mezzi blindati...
Partiamo per Silopi, primo posto di blocco:
fermi un'ora, solite domande, perquisizione delle borse, ci prendono le
macchine fotografiche, leggono i quaderni, a me dicono di aspettare, Claudio lo
portano in caserma, torna dopo 25 minuti... poi ci restituiscono tutto e ci
lasciano andare verso Silopi. Dopo un km altro posto di blocco, ci caricano in
macchina con loro: gli diciamo che non nostra intenzione rimanere a lungo a
Silopi, non intendiamo passare la notte l, ci dicono di aspettare chiusi nella
macchina, io smanio per il caldo e ci fanno scendere, ci dicono che dobbiamo
passare la notte l perch non ci sono pi mezzi, delegano le persone del posto
a portarci in albergo. C'era un ragazzo sul 'dolmus' con noi: si teneva a
distanza ma ci guardava, ci ha aspettati per un sacco di tempo, ma eravamo
sotto sequestro, non potevamo avvicinarci.
In semilibert facciamo un giro, cerchiamo un
Internet caff per parlare con qualche amico: Dino va avvisato subito; 15
minuti ed ecco la polizia, chiudiamo tutto e perdiamo il lavoro...
Abbiamo paura a tornare in albergo e restiamo
il pi possibile fuori a giocare a 'tavla' e a parlare con la gente: appena ci
muoviamo ci vengono incontro con la macchina i gestori dell'albergo, saliamo,
si passa dalla polizia (ci mancavano) e ci portano nel delizioso hotel di
fronte alla caserma dei jandarma (abbiamo le registrazioni e le foto). La notte
quasi normale, pi che altro per ansia cominciamo a strappare e cancellare
tutto ci che pu eventualmente metterci nei guai, lo buttiamo nel cesso,
nascondiamo le pellicole, accendiamo la tv e spegniamo la luce per non destare
sospetti....dormiamo.
La mattina ci avviciniamo cautamente alla sede
del partito di opposizione Hadep, la gente ci chiama, ci invita ad entrare
dentro, ci abbraccia, ci prepara da mangiare, il presidente ci parla dei due
dirigenti scomparsi da mesi in una caserma di polizia. Dopo cinque minuti
arriva la polizia incazzata, con i mitra puntati ci fanno salire in macchina,
ci portano via nella caserma della citt: paura tanta e rabbia e pena infinita
per la gente che vive l: facce brutte, toni alterati, luoghi che non posso
fare a meno di identificare con i luoghi della tortura. Due ore circa di
interrogatorio, con un omino grasso che suda e fa da interprete....
Riprendo il racconto pi tardi, perch mi
costa molto descrivere questa parte, sono a Diyarbakir ora, qui un po' pi
tranquillo, ma ieri sono state arrestate trenta persone e salto ogni volta che
entra qualcuno...