Date: 10:46 PM 8/27/01 +0200
From: senzaconfine
Subject: La strage annunciata di Montemario a
Roma... e la globa
Due morti. Una giovane sarda di Chilarsa
(Oristano), Monica Nastasi di 31 anni, ragazza-madre di una bimba di tre anni,
che tornava dalla notte di lavoro in un bar. E un operaio romano di 43
anni, Marco De Marco, separato dalla famiglia, che si alzava per andare a
lavorare nella sua cooperativa di facchinaggio.
E' stata la pi terribile delle morti. Monica,
l'hanno vista bruciare viva aggrappata alle sbarre della porta incastrata
dall'esplosione, che hanno trasformato in prigione e bara il loculo dove
dormiva. Marco stato trovato nudo sotto la doccia aperta, in un estremo
tentativo di sfuggire alle fiamme.
Alle otto del mattino del 25 agosto, nel
residence di via Pieve di Cadore 21 nel quartiere Montemario a Roma, quartiere
benestante pieno di ambasciate dietro via della Camilluccia, due lavoratori
sono stati ammazzati dagli strozzini che speculano sul caro affitti e sul
bisogno disperato di case.
Poteva essere una strage. Nello stabile,
costruito negli anni '70 come convitto per studenti e poi trasformato abusivamente
in residence dalla Srl Cadore (poi diventata Srl Casa del Pordoi), in 127
loculi allineati su sei piani con porte e finestre sbarrate da grate sui
stretti ballatoi in comune, senza estintori n scale antincendio n uscite di
emergenza, erano ammassate centinaia di persone: 100-200 per i proprietari, in
realt almeno trecento. Per lo pi italiani secondo i proprietari, in realt in
grande maggioranza immigrati dalle Filippine, da SriLanka, Bangladesh, Romania,
Albania...
L'esplosione si verificata nel
miniappartamento dei due fratelli albanesi Shalp, ambedue lavoratori regolari.
Una fuga di gas dalla bombola o, pi probabilmente, dai tubi marci della cucina
fornita insieme al poverissimo "mobilio". In un residence sarebbe
vietato l'uso delle bombole a gas, e infatti i proprietari sostengono che si
tratta di un "condominio". Ma nel sito della societ
(<http://www.pordoi.it>www.pordoi.it) e nei contratti d'affitto si parla
di residence.
In realt non solo le cucine sono a bombola,
ma l'impianto centralizzato di riscaldamento a gas metano, funziona in misura
cos ridotta che d'inverno, per non congelare, tutti fanno uso di stufette, in
genere a gas per non aggravare le bollette elettriche. E il rischio raddoppia.
I divisori di fortuna fra l'altro sono infiammabili, come dimostra la tragedia
di Monica, morta al di l di un muro di fuoco ni cui s'era trasformata la
parete divisoria dall'appartamento attiguo.
Le fiamme altissime hanno intrappolato i due
lavoratori italiani, hanno distrutto altri sei miniappartamenti e resi
inagibili altri sedici, i cui occupanti sono riusciti a fuggire. In molti dei
loculi, di dimensioni variabili fra 10 e 18 mq, sono ammassate intere famiglie
con bambini. Solo il caso ha limitato la strage.
Nel '91 la Circoscrizione aveva denunciato la
struttura come residence abusivo. Nel '95 l'associazione Senzaconfine, dopo
aver ricevuto segnalazioni da parte di immigrati sfrattati in malo modo, aveva
inoltrato un esposto alla magistratura romana, allegando copia dei
contratti-bidone.
Nessun esito: la propriet, evidentemente ben
coperta, ha avviato la vendita di una parte dei miniappartamenti trenta su 127)
a privati, i quali probabilmente erano puri prestanome che subaffittavano (fra
loro un magistrato e un ufficiale dei Cc), ed ha ottenuto una registrazione
come "abitazione privata". Un normale condominio, insomma. Nel quale
97 appartamenti risultano appartenere per ad un unico proprietario,
l'ingegnere romano Giuseppe Callar. Pare che altri ghetti del genere siano di
sua propriet, ad esempio sulla via Cassia.
Un suo affittuario racconta per di essere
stato costretto a pagare alcuni mensili arretrati "nello yacht di Callar,
un politico di Capri, gi candidato sindaco per An". Il Callar in
questione esiste, ma si chiama Federico. Un parente-socio, o la stessa persona?
Il gestore della societ un altro bel tipo: tale Giorgio Guelpa, agli onori
delle cronache per aver fondato e presentato alle elezioni con Moana Pozzi il
"partito dell'amore", precedenti per truffa, ma presidente di tre
squadre di football...
Un'idea dei prezzi: il sito Internet della
societ propone tre soluzioni, il "miniappartamento", la
"mansarda", il "bilocale". Tutti buchi. L'affitto varia
rispettivamente da 620.000 lire a 1.000.000 a 1.200.000 lire al mese, pi le
spese di riscaldamento (?!), luce, pulizie, cambio lenzuola, per un contratto
semestrale. Aumenti del 10% per un trimestre, del 20% per un bimestre, fra il
70% e il 90% per un contratto di un mese (con l'abbuono, bont loro, delle
spese supplementare per gli affitti pi brevi). Moltiplicando, lo stabile
frutta ai proprietari fra un miliardo e un miliardo e mezzo all'anno.
Il contratto prevede il pagamento interamente
anticipato, nessuna restituzione in caso di recesso anticipato, e la
possibilit di sfratto immediatamente esecutivo con cambio delle chiavi in caso
di necessit per il proprietario. Un giorno di ritardo, raccontano, e trovi un
nuovo lucchetto a casa tua. Il tutto ricorrendo a un escamotage, crediamo
illegale: considerare l'affittuario "custode" (a pagamento,
s'intende) del loculo affittato.
Il comandante dei vigili del fuoco Luigi Abete
scuoteva la testa. Ogni tanto una chiamata: ascensori bloccati, fighe
d'acqua... Impianti non a norma, ovvio. E quei divisori, chiede in una lettera
ufficiale al comune di Roma, chi pu averli autorizzati, per trasformare un
palazzo in alveare?
La polizia, dal canto suo, era intervenuta pi
volte nel palazzo. Ma non per verificare i rischi: solo per cercare e
"stanare" gli immigrati irregolari. L'ultima volta in gennaio. Non ne
aveva trovati molti, del resto: la maggior parte degli immigrati sono regolari,
ma sono obbligati dall'assurdit delle leggi ad essere titolari di un contratto
d'affitto per rinnovare il soggiorno o per chiedere il ricongiungimento familiare.
E' cos che la burocrazia apre la strada alla speculazione e alla rapina.
Ora la polizia raccoglie gli elementi per un
procedimento per omicidio colposo. Fra essi, la testimonianza di chi scrive,
che ha visto con i suoi occhi il ragioniere distribuire ad immigrati fogli
freschi di stampa, dicendo loro "dite di essere entrati il 25 agosto,
questo il contratto". Ma qui bisognerebbe procedere per ben altri reati,
per la strage mille volte evitata per un soffio, e non solo contro i proprietari,
ma contro tutte le istituzioni che hanno consentito per anni ed anni questa ed
altre rapine.
Questa ed altre: Roma piena di palazzine
cadenti, vere topaie riempite di immigrati da speculatori e faccendieri. Un
nome per tutti: il commendator Cristello, un uomo di salde amicizie
democristiane (un tempo) e vaticane (sempre), proprietario di quattro o cinque
formicai-residence.
Non solo immigrati: ormai in queste strutture
s'incontra una umanit mista, dal pensionato alla ragazza-madre, dall'operaio
precario allo studente fuori sede, fianco a fianco con gli
"extracomunitari". I vecchi e nuovi poveri, di tutti i colori.
Solidali fra loro, nella vita quotidiana e nelle tragedie. Questa solidariet
si toccava con mano, nelle lacrime di molti immigrati amici dei due italiani
morti, dopo i tentativi disperati di salvarli. E nella rabbia, che per subito
si trasformava in rassegnazione e omert nei confronti di coloro dai quali
dipende il loro tetto.
E' la stessa solidariet elementare che
diventa invece lotta comune nelle case e nelle scuole in disuso occupate, a
Roma e Ostia e altrove. Ancora fin troppo poche.
Tutto questo c'entra qualcosa con la protesta
di Genova e le sue ragioni? C'entra, e molto. Persino nel simbolo ricorrente
delle sbarre, le stesse che trasformano le case in celle, le citt in prigioni,
i centri d'accoglienza in lager. E il fuoco che divampa oltre quelle sbarre,
nel "residence" di Roma come nel "centro di permanenza" di
Trapani...
C'entra, e molto. Bisogner che di queste
ragioni quotidiane si nutra il movimento contro la globalizzazione della
rapina. Che sappia calare le sue grandi ragioni nel vissuto delle tante donne e
uomini piccoli che popolano i ghetti come via Pieve di Cadore, da individuare
uno per uno. Fra le grandi e le "piccole" ragioni c' un legame da
ricostruire. Il processo agli speculatori assassini di Roma deve diventare una
battaglia comune, il loro disprezzo per la dignit e la vita umana lo stesso
dei padroni di Rio, di Citt del Messico, di Lagos. E di Genova.
Dino Frisullo