Date: 2:21 AM 10/19/01 +0200

From: dino frisullo

Subject: Lettera dal fronte interno

 

Siamo in guerra. Ve ne siete accorti?

 

Non dico la grandine di bombe sullĠAfghanistan, la tempesta che sĠaddensa sullĠIraq e sui kurdi, i lampi di guerra in Kashmir, lo stillicidio di morte in Palestina. Dico la guerra qui, in occidente, nelle nostre cittˆ.

 

Il consiglio dei ministri ha approvato ieri una legislazione antiterrorismo che sanzionerˆ pesantemente chi ospita o aiuta i terroristi. I ministri dellĠInterno e della Giustizia dellĠUE hanno proposto, e fra poco sarˆ direttiva europea, unĠestensione continentale dei mandati di cattura e dunque delle relative motivazioni. Se tanto mi dˆ tanto, fra poco potrei essere arrestato su mandato, poniamo, dĠun giudice tedesco, perchŽ ho accompagnato in una serie dĠincontri un esponente del PKK kurdo, che in mezza Europa  fuorilegge ed  stato incluso dal Dipartimento di Stato Usa nella lista delle organizzazioni terroristeÉ

 

Sempre ieri, secondo un giornalista bene informato, il Comitato provinciale per lĠordine e la sicurezza di Roma ha deciso che in tempo di guerra tutti i campi di stranieri illegali vanno sgomberati. Come nel Ġ91 fu sgomberata la Pantanella di Roma durante la guerra del GolfoÉ Non si capisce se lĠillegalitˆ si riferisca allo status giuridico degli interessati o alla loro occupazione abusiva di spazi. Ad ambedue probabilmente, a discrezione degli agenti. Voleranno gli stracci, comunque. A migliaia. Quale Gino Strada alzerˆ la voce in difesa dei profughi di casa nostra?

 

Non era una forzatura dunque lĠapertura del documento sui migranti approvato a Perugia dallĠOnu dei Popoli, che chiamava ad una "ingerenza umanitaria" in difesa delle vittime, nei luoghi in cui rischia di consumarsi la guerra della discriminazione e del razzismo, dalle frontiere ai ghetti urbani, dai centri di detenzione alle questure.

 

Giˆ, le questureÉ Fra unĠora, alle 3 di notte, un folto gruppo di richiedenti asilo si disporrˆ a una lunga attesa, nella notte che si va facendo fredda, davanti al portone sbarrato dellĠUfficio stranieri della questura di Roma. Sperando di avere fortuna stavolta, di essere fra i pochi fortunati che domattina varcheranno quel portone e potranno presentarsi ad uno sportello per sapere del loro destino, cio del responso del cieco oracolo che sta al Viminale, la commissione che dopo un anno ed oltre di attesa decide dellĠasilo o dellĠespulsione - della vita o della morte.

 

NellĠultima settimana sono giˆ cinque, solo fra i kurdi di Turchia e solo a Roma, i responsi negativi dellĠoracolo. Questa sera erano in fila tuttĠe cinque, lo sguardo perso nel vuoto, allo sportello legale dellĠassociazione Azad. "Considerato che lĠatteggiamento di simpatia verso i partiti che appoggiano la causa curda, atteggiamento comune peraltro a tutto il popolo curdo, non dˆ luogo a una persecuzione diretta o personaleÉ" Non sanno, quei funzionari, che la semplice simpatia per organizzazioni illegali costa lunghi anni di carcere duro in Turchia? Non gli ha forse raccontato, il diciannovenne Ayhan Tekin, del padre torturato dalla polizia davanti ai suoi occhi?

 

Ma la guerra copre, rimuove, ottunde. La guerra riduce i colori e le sfumature del mondo a un allucinante biancoenero: amico/nemico, e il nemico del mio amico (alleato Nato)  mio nemico.

 

Dunque era nemica anche Milli Gullu, morta per asfissia a ventisette anni nella stiva dĠuna nave negriera sotto gli occhi sbarrati del marito e delle due figlie piccole, e quella stiva fetida non fu aperta che due giorni dopo. Milli fuggiva da un processo daavnti al tribunale speciale per aver partecipato a uno sciopero della fame in difesa del suo presidente Ocalan, che prima di lei sĠera presentato alla frontiera italiana per chiedere asilo. Uccisa lei prima di vedere lĠItalia, consegnato lui alla cella della morte dopo averla appena intravista, lĠItalia. Mi ha telefonato stasera M. da Crotone: al vedovo i gestori del centro dĠaccoglienza di SantĠAnna (su quella pista che ventĠanni fa occupammo per non vederne decollare gli F-16, ed ora ospita le vittime degli F-16 in fuga) impediscono di uscire per vedere un'ultima volta, composto nellĠobitorio e non nellĠallucinante fetore di quella stiva, il corpo di sua moglie.

 

M. ha coraggio. Dieci giorni fa, sorpreso a Lecce con un fascio di riviste della lotta del suo popolo (legali in Italia),  stato fermato, tenuto in isolamento per tre giorni nel centro di Otranto indegnamente intitolato al povero vescovo scalzo Tonino Bello, interrogato, spogliato nudo, picchiato, infine rilasciato. Chi potrˆ denunciarli? La sua parola contro la loro.

 

Centri dĠaccoglienza come centri di detenzione. DĠaltronde Bossi e Fini non propongono di recludere tutti i richiedenti asilo, tanto per non sbagliare e prevenire le istanze "strumentali"? E Livia Turco non trova di meglio, davanti a quel povero cadavere, che addebitare al nuovo governo di non averne aperti di pi, di centri di detenzione, e di non aver messo in pratica gli accordi dĠinterdizione dellĠesodo (e dunque, presumibilmente, di rimpatrio degli asilanti) con la Turchia. Mi raccontava ieri al telefono il marito di Milli, e lo pubblicherˆ domani il Manifesto, che la polizia turca li ha scortati fino al porto di Smirne, quei fuggitivi, facendosi lautamente pagare il disturbo. Tanto, che crepino in mare o nelle galere, che differenza fa? E oggi, nelle galere a cui Milli  sfuggita solo con la morte, un altro detenuto  morto per fame.

 

Centri di detenzione. Come quello cattolicissimo di Regina Pacis, a San Foca di Lecce, per il quale sĠ chiesto addirittura il Nobel per la pace, e dal quale in agosto undici kurdi, in ottobre pi di cento tamil dello Sri Lanka, sono stati consegnati alla polizia che a sua volta li ha consegnati ai loro torturatori. A Colombo  volato da Brindisi il primo charter "ˆ la franaise" italiano. A bordo aveva centodieci disgraziati, che non avevano neppure potuto incontrare un avvocato, e cinquanta poliziotti di scorta.

 

Nel centro di Melendugno, a Lecce, pi di trecento profughi hanno dovuto avviare uno sciopero della fame per ottenere almeno di potersi lavare e rivestire: avevano ancora indosso i panni della nave. Nel centro di Rotondella quaranta profughi, abbandonati dagli uomini e da dio, hanno inscenato una manifestazione.

 

Centri di detenzioneÉ In quello di Ponte Galeria hanno portato cinque pakistani sorpresi nellĠatto flagrante di vendere qualche cd senza pagare la tangente alla Siae, reato atroce a sanzionare il quale Bossi e Fini hanno destinato un terribilissinmo articolo della loro proposta di legge. Non so ancora se lĠintervento dellĠavvocata di Senzaconfine sia riuscito a evitargli il rimpatrio, so che al solo pensiero piangevano di paura: vengono dalla regione che confina con la guerra.

 

E dalla guerra fuggivano i compagni di sventura di Milli e suo marito, di guerra non finivano di parlare nel buio di quella stiva, mentre Milli agonizzava. Afghani, pakistani, irakeni, kurdiÉ La guerra moltiplica lĠesodo, che accresce la sindrome dĠinvasione, che amplifica il razzismo, che sostanzia la guerra.

 

Per rompere questo cerchio infernale avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza, forza e passione. Di una rete capillare che sappia spiegare, tutelare, rivendicare diritti umani e convivenza. Anche disobbedendo le leggi, se a partorirle sono i Le Pen e gli Haider di casa nostra.

 

EÉ scusate lo sfogo. A notte fonda, volevo solo dividere con voi il peso di una lunga giornata di guerra. Non a Kabul, a Roma.

 

 

 

Dino Frisullo