Date: 7:09 PM 11/3/01 +0100
From: azad
Subject: Campagna Malli Gull (1) - A tutela dei profughi di g
TUTELA DEI PROFUGHI DI GUERRA: LA "
CAMPAGNA MALLI GULLU' "
A CHI, PER CHI?
Malli Gull era la 27enne madre
kurda, gi detenuta, torturata e condannata in Turchia perch militante
del partito di opposizione Hadep, morta per asfissia nello scorso ottobre nella
stiva d'una nave negriera diretta a Crotone.
Alla sua memoria l'associazione Azad propose,
nella recente assemblea nazionale dei Social Forum a Firenze, d'intitolare
una campagna specifica di tutela e garanzia dei profughi di guerra (non solo
kurdi ma afghani, irakeni, slavi, rom), allinterno dellimpegno generale contro
il ddl segregazionista Bossi-Fini su immigrazione ed asilo. La proposta fu
accolta dall'applauso unanime dell'assemblea.
Giriamo ora la proposta alle agenzie nazionali
impegnate in questo campo (Cir, Ics, settori dell'associazionismo religioso,
organismi di tutela delle popolazioni rom, giuristi democratici, associazioni
pacifiste e movimenti contro la guerra), oltre che ai coordinamenti locali come
quelli di Bari e Trieste e il "No Border Social Forum" friulano.
CON QUALI OBBIETTIVI?
Le linee di azione proposte sono:
- una presenza diretta alle frontiere
(anzitutto Gorizia, Trieste, Ancona, Bari e Brindisi) per impedire che i
profughi siano respinti in violazione del diritto dasilo;
- la richiesta di automatica "protezione
umanitaria", fermo restando il diritto e la procedura di
asilo, per chi provenga da aree di guerra e/o di persistente violazione
dei diritti umani;
- la contestazione puntuale dei dinieghi di
asilo e delle espulsioni (o peggio delle illegali deportazioni di massa) da
parte di una specifica rete di monitoraggio e intervento legale, facendo
circolare anche i testi di ricorsi e sentenze;
- la richiesta, nelle citta a forte presenza
di profughi, di specifici centri i cui utenti non siano puramente assistiti ma
possano autogestire accoglienza, inserimento sociale e comunicazione
culturale;
- il rifiuto netto dellestensione ai
richiedenti asilo della detenzione amministrativa prevista dal ddl Bossi-Fini,
e la forte denuncia dei casi in cui questa detenzione, da Lecce a Gorizia,
gi oggi praticata di fatto.
PROFUGHI DI GUERRA...
L'articolo di Dino Frisullo che riproduciamo
qui sotto, pubblicato oggi dal Manifesto, fornisce alcuni dati di partenza
utili. Il nesso con la guerra in corso evidenziato dalla pubblicazione,
nella stessa pagina del quotidiano, di un articolo con cui Loris Campetti
denuncia l'imminente invio sul teatro di guerra afghano di commandos
turchi.
La logica amico-nemico della guerra
confligge inevitabilmente con il principio della tutela universale
dei diritti umani: mano libera alla Turchia contro i kurdi, alla Russia in
Cecenia, alla Cina in Tibet, ad Israele in Palestina - e criminalizzazione pi
o meno esplicita delle vittime, che nella logica degli Stati divengono
"terroristi".
Infatti la nuova legislazione antiterrorismo,
inaugurata dalla Gran Bretagna prima dell'attacco alle Twin Towers ed ora in
via di estensione all'intero Occidente, la negazione in radice del
diritto di asilo. Il ministro della Giustizia degli Usa rispondeva con ferocia,
ieri, a chi contesta l'arresto indiscriminato di quasi mille persone di origine
araba o religione islamica: "Arresteremo ogni straniero che sputa per
terra in questo paese". La stessa logica guida i rastrellamenti
"etnici" e la campagna islamofobica in corso in Italia.
I profughi divengono, in questo senso, testimoni
e ostaggi del dramma della guerra. Il loro riconoscimento, non solo come
vittime e titolari del diritto individuale d'asilo ma come soggetti di diritti
collettivi negati, prioritario per chiunque voglia opporsi alla logica
schiacciante della guerra. E' per questo che l'associazione Azad ha proposto
che siano protagonisti anche del controvertice e della manifestazione di Roma,
fra l'8 e il 10 novembre, e del successivo incontro nazionale sull'opposizione
al ddl Bossi-Fini, domenica 11 novembre a Roma presso il Villaggio globale.
CHE FARE?
Anzitutto rispondere con un cenno d'assenso,
individuale o collettivo, a questo messaggio, indicando se possibile la forma
del proprio impegno.
Un impegno che vuol essere alla portata di
chiunque: dalla raccolta e diffusione di informazioni e denunce sulla
violazione del diritto di asilo e dei diritti sociali e civili dei profughi
(anche quelli gi presenti in Italia, riconosciuti o no, come in tanti
"campi nomadi"), all'organizzazione di petizioni, pressioni e
manifestazioni, all'invio di delegazioni nei luoghi dell'esodo (va di fatto in
questo senso la delegazione di donne e parlamentari appena partita per il
Pakistan, e quella che Azad vuole organizzare in Turchia e in Kurdistan nel
periodo natalizio, sulle orme di un'analoga missione della tedesca Pro-Asyl), e
viceversa all'invito e all'incontro con chi tutela i diritti umani in quei
luoghi (in dicembre dovrebbe essere in Italia la dirigente dell'Associazione
turca per i diritti umani Eren Keskin).
Il sito sull'immigrazione e l'asilo che
l'associazione Senzaconfine sta per aprire nel portale Unimondo, e la relativa
mailing-list, potranno essere un punto di riferimento. Per ora, l'indirizzo
mail di Azad da cui ricevete questo messaggio a disposizione della campagna.
Tutti coloro che aderiranno, anche semplicemente rispondendo in bianco a questo
messaggio, saranno inseriti in una specifica mailing-list.
"STRETTA DI FRONTIERA"
(Il Manifesto, 3.11.2001)
Erano profughi di guerra quelli che il 19
ottobre la polizia indonesiana forz a ripartire da Sumatra: afghani, kurdi,
irakeni. La nave col a picco, si salvarono solo 44 su oltre quattrocento. Al
largo dell'Australia, profughi kurdo-irakeni hanno messo il salvagente ai loro
bambini e li hanno gettati in mare nel vano tentativo di garantirgli un futuro.
Arrivano fino all'altro emisfero i frammenti
delle bombe. Ogni esplosione ne fa presagire mille, non solo in Afghanistan ma
in Iraq, in Turchia, in Pakistan. Si frega le mani la mafia turca che, secondo
un rapporto della polizia italiana, dal quartiere di Aksaray a Istanbul
controlla un business gi pari a 8-10 miliardi di dollari l'anno e paga i
trafficanti albanesi e greci in eroina, quattro chili a carico umano.
L'esodo di guerra si annuncia imponente.
L'Iran prepara grandi campi di concentramento. La Turchia, memore dell'afflusso
dei kurdo-irakeni nel '91, sigilla la frontiera orientale. Ventimila persone
gi premono al confine della Grecia, che ha rinunciato ad espellere in Turchia
i 220 kurdi del campo di Lavrion di fronte al loro sciopero della fame. E
l'Alta corte inglese decreta che legale recludere i richiedenti asilo, come
si prepara a fare il governo Berlusconi.
E' stata una calda estate per i profughi,
soprattutto kurdi. La Germania continua a deportarli in Turchia, nonostante la
documentazione di 32 casi di tortura di rimpatriati da parte
dell'organizzazione Pro-Asyl e gli scioperi della fame a Buren e in altri
centri di detenzione. Non s'era ancora spenta l'eco dell'aggressione omicida al
profugo Fersat Yildiz in Scozia, che a Zurigo i kurdi manifestavano contro
l'abitudine di deportarli in catene. In Olanda attendono giustizia i parenti di
Ali Aksoy e Savas Cicek, renitenti alla leva, rinviati in Turchia e
"suicidati".
Nel 2000 i richiedenti asilo turchi, irakeni e
iraniani, quasi tutti kurdi, erano centomila in Europa, seguiti da jugoslavi
(42mila) e afghani (29mila, raddoppiati in due anni): la fotografia di tre
guerre. In Italia colpisce la quota dei rigetti, anche se dovuti spesso ad
irreperibilit: appena 554 richieste d'asilo jugoslave accolte su 13.277
richieste, 150 su 5609 dall'Iraq, 216 su 3545 dalla Turchia, trenta su 345
afghani. Sempre pi raramente la commissione affianca al rigetto la
"protezione umanitaria", e anche dall'Italia iniziano le
deportazioni. I 113 tamil rinviati in ottobre in Sri Lanka con un volo speciale
da Brindisi si aggiungono ai dodici kurdi prelevati in agosto dallo stesso
centro di detenzione, il Regina Pacis di Lecce, e deportati in Turchia.
Halil tornato, clandestino, via Gorizia.
"Ci hanno rinchiusi due a due nelle celle dell'aeroporto di Istanbul,
bendati e senza cibo", racconta. "Dieci giorni di bastonate, docce
fredde, tortura con gli elettrodi. Mi chiedevano di mio cugino, membro
dell'Hadep e detenuto in Turchia. Alla fine i miei parenti hanno pagato per
farmi rilasciare".
Il suo caso ora torner in commissione. Ma
nell'ultima settimana sono cinque i rigetti dell'asilo a Roma per i kurdi di
Turchia. Casi simili sono segnalati all'associazione Azad da Milano (un kurdo
doppiamente perseguitato, perch di religione yezita), e un'intera famiglia da
Venezia "Non c' persecuzione personale", dicono i commissari. Del
resto la Turchia un paese cos normale da avere appena offerto, oltre alle
basi, un contingente di "istruttori" agli angloamericani in
Afghanistan. E il sottosegretario agli Interni D'Al, gi capo della lobby
filoturca in Senato, il 23 ottobre ha promesso all'ambasciatore Utkan "pi
collaborazione contro il terrorismo". Cio contro tutti gli Halil che
approdano in Italia.