Date: 3:33 AM 12/18/01 +0100
From: dino frisullo
Subject: romigrantsocialforum- UNA PROPOSTA:
LA NOTTE DI NATALE,
Una compagna mi ricordava il valore che
ebbero, una trentina d'anni fa, le notti di Natale trascorse in piazza, con gli
operai in lotta o con il pensiero al Vietnam. Il doppio valore di rifiuto di un
rito consumistico e consolatorio.
Questo Natale per la prima volta da oltre
mezzo secolo un Natale non solo "di" guerra, ma "in"
guerra. Dentro una guerra combattuta anche da militari italiani, che proprio
nei giorni successivi si troveranno sul fronte, a Kabul.
E nessuno ci racconti la favola risibile della
legittimit del "peacekeeping sotto mandato Onu", dopo che le
bombe hanno fatto strage di civili in tutto l'Afghanistan. Dopo che lo stesso
Consiglio di Sicurezza si piegato al diktat americano nel rifiuto d'una
missione di semplici osservatori laddove davvero sarebbero necessari, in
Palestina!
L'Onu ormai, purtroppo, passacarte di scelte
unilaterali di potenza. E i soldati italiani a Kabul saranno avvertiti
anzitutto come "occidentali" e come parte del dispositivo militare
americano. In attesa di altre avventure, in Somalia o altrove.
"Se fossi stato un rifugiato afghano,
avrei fatto esattamente lo stesso: avrei aggredito Robert Fisk, o qualunque
altro occidentale mi fosse capitato a tiro", dice onestamente il
corrispondente di The Independent, scampato a stento al linciaggio da parte dei
superstiti delle bombe americane.
Che succeder se un soldato italiano sar
lapidato a Kabul? Si ripeteranno le gesta somale della Folgore?
Credo che la sera di Natale dobbiamo
essere in piazza. Per ribadire la richiesta ferma di ritiro del contingente
italiano e di ripudio della guerra in generale, di questa guerra in
particolare.
Dobbiamo esserci nel ricordo delle vittime. Le
vittime delle guerre e del terrore, le vittime della fame e dello scambio
ineguale, le vittime del razzismo, del proibizionismo e della tratta di esseri
umani. I profughi. I 37mila bambini che ogni giorno, anche nel giorno di Natale,
muoiono per fame.
Dobbiamo trovare il modo di comunicare un
doppio messaggio.
Che la morte e la sofferenza non hanno colore,
che ricordiamo tutte le vittime civili innocenti, siano palestinesi o
americani, irakeni o colombiani, israeliani o afghani o kurdi - compresi i
morti senza nome delle navi negriere come quella che s'inabiss proprio la
notte di Natale di cinque anni fa, compresi i morti nel rogo del Cpt di
Trapani, il 29 dicembre del '97. Compresi i morti nelle carceri in Turchia. E
le vittime della clandestinit e dell'esclusione, che il 22 dicembre
manifesteranno a Roma.
Ma dobbiamo trasmettere anche, nella scelta
dei luoghi, il messaggio che non siamo affatto equidistanti, che le
responsabilit sono precise, hanno un nome. La responsabilit della spirale di
tragedie che inaugura il secolo di quella globalizzazione che, per dirla con
Kissinger, "non che un modo per definire l'egemonia globale degli
Usa".
Dunque, per chi non se la sente di fingere
serenit in questo Natale di guerra interna ed esterna, la proposta che farei
questa:
UNA VEGLIA A ROMA LA NOTTE DI NATALE DAVANTI
ALL'AMBASCIATA USA IN VIA VENETO;
E CONTEMPORANEAMENTE NELLE ALTRE CITTA',
DAVANTI A LUOGHI ALTRETTANTO SIMBOLICI:
consolati americani, uffici di leva, basi e
installazioni militari, porti adriatici e jonici e frontiere dalmate su cui
s'infrangono le speranze dei profughi, centri di detenzione - e piazza Alimonda
a Genova...
UNA VEGLIA SENZA SLOGAN, MA CON FIORI E CANDELE,
CON FOTO E STRISCIONI E CARTELLI, CON NOMI E VOLTI. GRIDANDO IN SILENZIO, CON
LE IMMAGINI E I GESTI.
Come le donne di Plaza de Mayo o di piazza
Galatasaray. Con la stessa tranquilla dignit, con la stessa capacit di
rendere visibile il filo della memoria.
Se sapremo pubblicizzare quest'indicazione
citt per citt, potremmo essere migliaia. Perch sono tanti, credo, coloro che
condividono il disagio di una festa che assomiglia alle grottesche danze dei
morti di G.Grosz.
E se saremo migliaia, la cosa non potr
passare sotto silenzio da parte dei media. Sar lo snodo simbolico fra il
ciclo iniziato a Genova, l'opposizione alla guerra e, dopo le ferie, la
manifestazione antirazzista del 19 gennaio e Porto Alegre.
Chi raccoglie questa proposta, a Roma e
altrove?
(Dino Frisullo)
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