Date: 5:54 AM 4/18/02 +0200
From: senzaconfine
Subject: Il presidio davanti all'Onu: lettera
aperta al sindaco
LETTERA APERTA AL SINDACO WALTER VELTRONI
E, PER CONOSCENZA E CON INVITO AL CONFRONTO,
ALLE FORZE SOCIALI, SINDACALI E POLITICHE
DEMOCRATICHE DI ROMA
ALLE ASSOCIAZIONI DEI PARTIGIANI E DEGLI EX
DEPORTATI
ALLA COMUNITA' EBRAICA
Caro Sindaco,
il presidio che da tre settimane fa sventolare
in piazzetta San Marco, davanti alla Delegazione Onu, le bandiere di un popolo
riconosciuto dalle Nazioni unite ma negato e represso in patria, divenuto il
punto di riferimento per quei romani che rifiutano il duplice orrore della
guerra e della sua rimozione e che si sono stretti intorno ai cittadini
palestinesi, ma anche ai coraggiosi rappresentanti del dissenso pacifista
israeliano, pi volte ospiti graditi.
In pochi giorni ventimila cittadini hanno
sottoscritto la richiesta di un intervento internazionale che ponga fine ai
massacri, agli assedi, a tutte le forme di violenza contro le popolazioni
civili, ed all'occupazione militare che le genera e le moltiplica. Si sono
fermati in tanti, anche per offrire fondi e medicinali ed il proprio impegno
per tenere aperti canali di intervento umanitario e speranze di pace.
Dal presidio non sono partite provocazioni n
aggressioni, ma inviti a non rimuovere il dramma pluridecennale
dell'occupazione e il dramma attuale di Jenin, Ramallah, Betlemme, Nablus. Se
c' stata tensione nella citt, derivata da episodi d'intolleranza messi in
atto da gruppi che la comunit ebraica, proprio in nome della sua storia
dolorosa, dovrebbe isolare ed indurre alla ragione.
Per questo ci sorprende negativamente
l'intervento del Comune di Roma affinch il presidio sia rimosso dal centro di
Roma, proprio nel momento in cui brucia la chiesa della Nativit a Betlemme,
fallisce la mediazione di Powell e si annunciano giorni cupi, nei quali ancora
pi importante sar la mobilitazione e la sensibilit della societ civile.
E' comprensibile che questa pressione non
incontri resistenza da parte della comunit palestinese, legata anche a una
funzione diplomatica. Ma noi, come cittadine e cittadini romani, non possiamo
accettare che il Campidoglio, dopo aver ospitato una manifestazione unilaterale
di sostegno allo stato d'Israele e quindi, oggettivamente, agli atti del suo
governo, intervenga per rimuovere una presenza assolutamente pacifica, aperta
al confronto e al dialogo in direzione dell'applicazione delle risoluzioni
dell'Onu e della convivenza fra due stati con eguali diritti.
L'attuale collocazione del presidio stata
scelta in funzione della sua visibilit e della prossimit ad istituzioni
nazionali ed internazionali che dovrebbero intervenire per fermare una spirale
sanguinosa, non certo della vicinanza e dell'avversit ad un luogo, come il
quartiere ebraico di Roma, che anzi ci caro per la comune memoria
dell'antifascismo. Se questo il problema, un falso problema. Sarebbe
paradossale che si prenda atto dell'impossibilit di far convivere e dialogare,
a Roma, i rappresentanti di due popoli che tutti noi vogliamo far convivere in
pace e con pari dignit in Israele ed in Palestina.
A pochi giorni da una scadenza che ci accomuna
tutti nella memoria e nell'impegno, come il 25 aprile, invitiamo il Comune di
Roma, le forze politiche che lo governano, le forze sindacali e sociali alla
riflessione e al confronto. Invitiamo anzi coloro che non l'hanno gi fatto a
rafforzare un'iniziativa doverosa per tutti, finch prosegue l'occupazione
militare dei territori gi occupati nel '67.
Intendiamo evitare qualsiasi contrapposizione,
tanto pi in questi momenti drammatici. Siamo aperti ad ogni ragionevole
soluzione. Ma francamente non possiamo accettare che sia imposta dall'alto una
"soluzione" che allontani dal cuore della citt una presenza che
nel cuore della cittadinanza romana.
Le associazioni e le persone che hanno dato
vita e sostenuto il presidio in piazzetta San Marco
Roma, 18 aprile 2002