Date: 2:46 PM 7/27/02 +0200

From: azad

Subject: Kurdistan: 28/7 A FIRENZE riunione naz.le di AZAD + mat

 

A TUTTA LA RETE INFORMATIVA DELL'ASSOCIAZIONE AZAD

 

Car* compagn*,

 

come molti di voi sanno, una riunione nazionale di Azad (aperta come sempre, e con un particolare invito ai comitati e coordinamenti locali di solidariet con il popolo kurdo) convocata per  domani, domenica 28 luglio, dalle ore 10.30 alle 17.30 a Firenze, ospiti dell'associazione DEA in Borgo Pinti 42/R, nel centro storico di Firenze presso piazza San Marco.

Partecipa anche l'Ufficio d'informazione del Kurdistan in Italia.

 

Forse non inutile ricordare che, a seguito della vergognosa decisione dell'UE di inserire il PKK nella lista delle organizzazioni terroristiche, il governo turco ha chiesto ai partner europei di mettere al bando centinaia di organismi e testate della diaspora kurda e della solidariet in Europa, fra cui, per l'Italia, anche l'associazione Azad. Ci fa onore, ma ci impone anche di "serrare le file"...

 

Pur sapendo che la partecipazione non sar corale, per la stanchezza di un anno intensissimo e per la prossimit delle ferie, rivolgiamo un caldo invito alla partecipazione perch ci sembra indispensabile trarre un bilancio di tre anni di "resistenza" su una questione politica centrale quanto rimossa dalla scena internazionale, e prospettare i terreni di rilancio, in particolare su sei terreni (e possibili campagne):

 

1) identit del popolo kurdo e della sua diaspora: legittimazione delle sue organizzazioni e lotta alla loro criminalizzazione

2) diritto di asilo, argini ai rigetti e alle deportazioni, accoglienza e soggettivit dei profughi, lotta ai trafficanti

3) mobilitazione contro la "guerra infinita" e la sua proiezione in Kurdistan, Iraq e Medio oriente, e proposta di Osservatorio contro la guerra

4) denuncia delle relazioni politiche ed economiche euro-turche e italo-turche, in particolare sui commerci di armamenti

5) sviluppo di progetti di cooperazione dal basso e decentrata, rottura del blocco della cooperazione internazionale nel Kurdistan turco

6) sostegno delle reti ed organizzazioni della societ civile kurda in Turchia e altrove, scambi di delegazioni e campagne di adozione, in parallelo con la denuncia delle violazioni dei diritti umani e civili in Turchia e nelle altre parti del Kurdistan, e in particolare nelle carceri.

 

Una particolare necessit, "trasversale" ai punti indicati, quella dell'informazione: ricostruzione del sito di Azad e stabilizzazione della Newsletter (via mail e stampata), intreccio con altre reti informative (Indymedia, Radio Gap e Popolare Network, mailing dei Social Forum), produzioni editoriali, videoteca nazionale... - anche in una prospettiva europea, con un occhio al Forum sociale europeo di novembre a Firenze.

 

Se possibile, all'inizio della riunione sar distribuito un documento pi articolato per favorire la discussione, finalizzata a un rilancio dell'associazione Azad come "memoria e progetto" nazionale, all'interno di una pluralit di reti e soggetti nazionali e locali (fra cui, importante, la rete in costruzione "Newroz 2003", di cui alleghiamo la proposta).

Alleghiamo anche, per un aggiornamento della situazione, i due articoli pubblicati ieri e oggi dal quotidiano Il Manifesto, rispettivamente sulla crisi politica e sulle carceri e la tortura in Turchia.

 

Arrivederci a tutte/i!

Dino Frisullo, Paolo Limonta, Carmine Malinconico

 

 

 

Turchia, l'Europa si allontana

Il premier turco Bulent Ecevit minaccia gli alleati: il voto anticipato blocca le riforme sui diritti umani chieste da Bruxelles. Nel caos si avvicina l'intervento militare in Iraq

ORSOLA CASAGRANDE

Se ci saranno elezioni anticipate l'Europa si allontaner. Il premier turco Bulent Ecevit torna ad agitare spauracchi nel tentativo di scongiurare un voto che ormai quasi certamente si svolger il 3 novembre. Dopo il pericolo kurdo e quello islamico (Hadep e islamici aumenterebbero notevolmente i loro consensi stando ai sondaggi) ecco il monito sull'Europa.

I lavori che riguardano l'Unione europea si bloccheranno per un lungo periodo di tempo a causa delle elezioni anticipate. - ha detto Ecevit che ieri doveva partecipare ad una riunione del consiglio nazionale di sicurezza - Le riforme richieste da Bruxelles in vista del negoziato di adesione alla Ue rischiano di subire pesanti rallentamenti.

In realt pi che l'Europa a preoccupare il vecchio premier sono le sorti del suo partito, che nelle ultime due settimane stato letteralmente dimezzato. Il braccio destro di Ecevit, Husamettin Ozkan, infatti, ha dato il via ad una serie lunghissima di dimissioni sia tra i deputati che nello stesso DSP (partito della sinistra democratica). I ribelli hanno quindi fondato una nuova formazione politica, Yeni Turkiye (Nuova Turchia) guidata, oltre che dallo stesso Ozkan, dall'ex ministro degli esteri Ismail Cem (eletto presidente) e dal ministro dell'economia Kemal Dervis (l'unico a non essersi dimesso).

La troika inizialmente aveva detto di voler rappresentare gli elettori del centro sinistra ma nei giorni scorsi ha aggiustato il tiro, dicendo che suo obiettivo anche il centro destra. La speranza quella di raccogliere il voto di protesta che altrimenti (stando ai sondaggi) si riverserebbe sul partito islamico Giustizia e Sviluppo (AK, dell'ex sindaco di Istanbul Recep Tayyip Erdogan) e sull'Hadep (forte nelle regioni kurde del sud est). Sia AK che Hadep (pur con molte differenze) si proclamano partiti pro-Europa e quindi le paure di Ecevit sembrano pi essere legate alla perdita di potere del Dsp che non al reale timore di perdere il treno per l'Unione. Da non sottovalutare poi il consenso che sapr attrarre su di s il partito ultranazionalista dei lupi grigi (Mhp), vincitore delle ultime elezioni e vero ostacolo alle ambizioni europee dei suoi due partner di governo (Dsp e Anap, il partito dell'ex premier Mesut Yilmaz).

Quello che certo che queste nuove elezioni contribuiranno ad aumentare lo stato di crisi e confusione in cui versa la Turchia ormai dal gennaio dell'anno scorso, quando scoppi la crisi economica che ha ridotto zone del paese alla fame. Il ministro dell'economia Dervis (uomo molto vicino agli Stati uniti, ex dirigente della banca mondiale) ha lavorato ed ottenuto dal Fondo monetario internazionale e dagli stessi Stati uniti un pacchetto di aiuti economici decisamente consistente (16 miliardi di dollari dal FMI pi una serie di debiti annullati e forniture di elicotteri militari dagli Usa).

L'Europa non si espressa direttamente sulla crisi turca, ma nei giorni scorsi la commissione anti-tortura del consiglio d'Europa ha pubblicato un rapporto sulle carceri. Secondo la commissione sono stati registrati progressi soprattutto nella condizione dei detenuti nelle celle individuali di tipo F, contro le quali da quasi due anni i prigionieri politici stanno conducendo uno sciopero della fame che gi costato la vita a oltre cinquanta persone. Il rapporto ha confermato che ci sono problemi di accesso ai detenuti da parte dei loro difensori soprattutto nella provincia di Diyarbakir.

Anche la tortura non stata del tutto eradicata. Infatti (ma questo il rapporto non lo dice) l'estate in Kurdistan stata caratterizzata da uno stillicidio di fermi e arresti. A farne le spese soprattutto artisti e scrittori kurdi che hanno denunciato anche pesanti torture e intimidazioni. Il 30 novembre prossimo, secondo quando comunicato dal consiglio per la sicurezza nazionale (MGK) dovrebbe essere abolito lo stato d'emergenza ancora in vigore in quattro province del Kurdistan. Al suo posto dovrebbe essere istituito una sorta di governatorato di cui per non sono ancora state rese note funzioni e poteri.

Le regioni kurde, tra l'altro, sono strategiche in vista di un intervento militare contro l'Iraq. Gli Stati uniti stanno premendo molto sulla Turchia (alleato importante sia per il suo ruolo nella Nato che per la sua posizione geografica) per riuscire ad ottenere un appoggio totale all'intervento. Questa crisi e le eventuali elezioni anticipate non sono per questo troppo ben viste dall'amministrazione Bush, perch potrebbero rallentare le grande manovre gi in corso per la nuova guerra del Golfo. 

 

Una tortura infinita

Medici Senza Frontiere: lesioni cerebrali gravi ai detenuti politici in sciopero della fame

DINO FRISULLO

Il ministro della Giustizia Sami Turk l'aveva detto: che il mondo taccia, e lo sciopero della fame si spegner in pochi mesi. La battuta cinica sembrava riferita alla corsa verso la morte dei prigionieri politici ancora in digiuno, ormai ridotti a poche decine di militanti del Dhkp-c del cui leader in esilio, Dursun Karatas, il governo turco ha chiesto due giorni fa l'estradizione dalla Grecia.

Ma il verbo spegnersi pu avere anche il senso di una vendetta pi atroce sui sopravvissuti.

L'allarme delle associazioni turche per i diritti umani stata confermata da una delegazione di Medici Senza frontiere italiani: quasi met dei mille che, prigionieri e non, avevano partecipato al lunghissimo digiuno soffrono oggi di perdita progressiva della memoria, della deambulazione, della parola. L'alimentazione forzata ha ridotto molti di loro a larve. E' la sindrome di Vernicke-Korsakoff: lesioni irreversibili dei gangli nervosi cerebellari, folgorati dalla brusca iniezione di glucidi nelle vene dei prigionieri privi di sensi senza la parallela somministrazione di vitamina B-1, che difatti i prigionieri assumevano in carcere per prolungare la loro lotta. I medici democratici turchi sono disperati: la perdita delle funzioni pu essere solo arginata da cure costosissime e sedute di riabilitazione.

Imperterrito, Sami Turk annuncia l'apertura di altre cinque carceri di tipo F, cio d'isolamento, in aggiunta alle sei in cui migliaia di detenuti furono trasferiti di forza con la cruenta operazione Ritorno alla vita. Edirne, Gebze, Kartal, Buca sono ormai sinonimi dell'inferno. Ma anche dalle carceri riservate ai prigionieri politici dell'ex Pkk, da Iskenderun a Malatya, da Erzurum a Midyat, si moltiplicano le notizie di pestaggi, torture e costrizioni all'isolamento in celle sempre pi ristrette. Il 10 luglio gli avvocati Sonmez e Aniktas sono stati buttati gi per le scale dal direttore del carcere di Metris e poi pestati da quindici secondini per aver chiesto un dottore per i loro clienti, palesemente torturati.

Di tortura era quasi morto anche il giovane Abdulaziz Dogan, quando il commissariato di Zeytinburnu (Istanbul) l'ha dovuto trasferire in ospedale dopo una settimana di arresto per aver gridato slogan in favore della nuova formazione kurda illegale, il Kadek. Violenze sistematiche e intralci agli avvocati degli arrestati sono state denunciate dal Comitato contro la tortura del Consiglio d'Europa, che dopo una visita alle prigioni di Diyarbakir e Sincan ammette che dalle aree comuni delle nuove prigioni sono esclusi i detenuti per terrorismo, cio quasi tutti i detenuti politici.

Pare di tornare al clima degli anni `80 anche fuori dalle carceri. L'11 luglio a Diyarbakir la commemorazione di Vedat Aydin, il dirigente politico assassinato nel `91, stata attaccata dalla polizia con quaranta arresti e centinaia di feriti, proprio mentre l'Associazione diritti umani denunciava nuovi desaparecidos: 1441 in quattordici anni, di cui 68 nel 2001 e tredici nei primi mesi di quest'anno.

 

 

CAMPAGNA "NEWROZ 2003"

 

Il 6 luglio a Roma si sono riunite varie associazioni e soggetti che praticano in Italia la solidariet con il popolo Kurdo. Gi agli inizi di giugno una riunione nazionale di realt diverse si era tenuta a Filattiera (MS).

 

Dopo queste due tornate di discussione, le realt presenti hanno deciso di proporre UNA CAMPAGNA NAZIONALE E D EUROPEA che impegni lintera area della solidariet e che pu essere denominata "NEWROZ 2003".

 

CHI FA QUESTA PROPOSTA?

 

La campagna proposta da soggetti diversi, in particolare: Associazione AZAD, ASSOPACE, Donne In Nero, Coordinamento Nazionale Giuristi Democratici, Comitato Sardo di Solidariet, Centro Culturale Kurdo di Milano, Comitato "Verso il Kurdistan" di Alessandria, il CIAC di Parma. Altre realt, come i Disobbedienti di Roma e il Comitato fiorentino di Solidariet, hanno partecipato in tutto o in parte alla discussione e stanno via via confermando il loro contributo al prosieguo delliniziativa.

 

A CHI E RIVOLTA ?

 

La proposta rivolta a tutti i soggetti, collettivi ed individuali, che si sentono solidali con il popolo Kurdo, e che intendono impegnarsi per la pace, la democrazia e i diritti dei Kurdi e di tutti i popoli del Medio Oriente; a tutti coloro che rifiutano la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti; a tutti coloro che intendono difendere i diritti dei popoli, dei profughi e dei migranti, ovunque siano. Il Medio Oriente non pu essere costretto alla scelta drammatica tra la dipendenza verso un occidente egoista e imperiale e le satrapie pi o meno ammantate di fondamentalismo: i popoli possono riprendere il loro destino nelle mani, scegliendo la pace, la democrazia, la giustizia, il reciproco rispetto e la convivenza pacifica.

 

Partiti di sinistra, associazionismo del volontariato e della cooperazione, sindacati di base e confederali, movimento antiglobalizzazione nelle sue varie espressioni, associazioni pacifiste e non violente, sono queste le realt che hanno quel "minimo comun denominatore" che pu rendere possibile un lavoro in comune.

 

A nessuno si chiede di cambiare politica o natura; si chiede solo di condividere la lotta dei kurdi per la libert e lidentit, di volere un Medio Oriente democratico e di pace, di difendere i diritti di profughi e migranti.

 

Ovviamente la campagna partir solo se e quando le adesioni saranno tali da garantire una vera dimensione nazionale e generale alliniziativa.

 

IN CHE CONSISTE?

 

La proposta e quella di dare vita ad una grande campagna nazionale, e se possibile europea, che porti, attraverso un percorso articolato in tutte le citt, mille osservatori italiani al Newroz 2003 nelle citt Kurde e, in contemporanea, realizzi in Italia mille iniziative di sostegno e solidariet. Lidea quella di dare vita ad organismi locali unitari, o di impegnare quelli gi esistenti, aperti e pluralistici, che lavorino, con un proprio programma e in piena autonomia, alla realizzazione dellobbiettivo.

 

Un simbolo comune, un logo che dovr essere al pi presto realizzato, accomuner tutte le iniziative, le render riconoscibili e veicoler ovunque la campagna. Un coordinamento nazionale tecnico-logistico, del quale faranno parte tutte le realt che aderiranno, curer gli aspetti nazionale e generali della campagna.

 

Uno degli obbiettivi dichiarati quello di incontrare e sostenere la societ civile Kurda che, attraverso la Piattaforma Democratica di Diarbakir, (oltre 300 tra associazioni e gruppi) intende fare del Newroz 2003 una scadenza di solidariet internazionale e di Diarbakir, in quei giorni, una citt aperta mondiale di pace, democrazia, dignit, libert.

 

COSA FARE NELLIMMEDIATO?

 

Le realt presenti a Roma il 6 luglio hanno dato vita ad un coordinamento promotore provvisorio, il cui scopo di proporre liniziativa e raccogliere le adesioni.

 

Del coordinamento fanno parte Luciano Di Nardo di Assopace, Carmine Malinconico e Juri Carlucci di AZAD, un esponente del Comitato Sardo di Solidariet, Paolo Limonta del Centro di Cultura Kurda di Milano, una esponente delle Donne in Nero e Maurizia Russo Spena, dellarea dei Disobbedienti.. Via via che arriveranno le adesioni, il coordinamento si amplier, per poi cessare di esistere quando la campagna sar ufficialmente presentata, magari con uniniziativa pubblica da tenere a Roma nelle prime settimane di settembre.

 

La riunione di Roma ha approvato un appello che sar presentato a tutte le realt (che riportiamo in calce) e sulla base del quale vogliamo aprire la pi vasta discussione. Lappello ovviamente soggetto a tutte le variazioni che il dibattito render necessarie. E stato creato un indirizzo e-mail specifico per le adesioni e il dibattito, <mailto:newroz2003@libero.it>newroz2003@libero.it.

 

Possono altres essere contattati i siti e gli indirizzi di ciascuna associazione che propone la campagna. Ulteriori recapiti saranno resi noti nel prosieguo dei lavori.

 

Ogni occasione (feste, incontri, contatti diretti, manifestazioni.)sar utilizzata per illustrare la proposta.

 

Lobbiettivo di presentare ufficialmente la campagna agli inizi di settembre con una iniziativa a Roma.

 

Buon lavoro a tutti.

 

NEWROZ 2003.

 

Per il coordinamento provvisorio,

 

Carmine Malinconico

 

Si allega lappello approvato nella riunione di Roma del 6 luglio.

 

 

 

CAMPAGNA

 

NEWROZ 2003

 

PACE E DEMOCRAZIA IN KURDISTAN E NEL MEDIO ORIENTE

 

ASILO E LIBERTA' PER GLI ESULI KURDI

 

21 MARZO 2003: MILLE INIZIATIVE IN ITALIA,

 

MILLE OSSERVATORI ITALIANI IN KURDISTAN!

 

Il ricchissimo tessuto di societ civile cresciuto in questi anni in Kurdistan,

 

promessa e speranza di democrazia per l'Anatolia e tutto il Medio oriente,

 

rischia di essere travolto dalla spirale della repressione in Turchia

 

e dal nuovo incendio di guerra che investe il Medio oriente e minaccia l'Iraq.

 

Ne testimonianza la ripresa dell'esodo kurdo, oramai vera e propria pulizia etnica,

 

che proietta decine di migliaia esuli in un'Europa che tende a negare a loro protezione ed asilo,

 

ed a negare identit e legittimit alla loro cultura e alle loro organizzazioni.

 

CONTRO LA GUERRA IN MEDIO ORIENTE

 

CONTRO LA REPRESSIONE E LA PENA DI MORTE IN TURCHIA

 

PER IL DIRITTO DI ASILO E DI ESPRESSIONE DEI KURDI IN EUROPA

 

CI IMPEGNAMO A PROMUOVERE

 

UNA GRANDE CAMPAGNA NAZIONALE ED EUROPEA

 

CON INCONTRI, DELEGAZIONI E INIZIATIVE ARTICOLATE IN OGNI CITTA',

 

VALORIZZANDO E CREANDO OVUNQUE ORGANISMI AMPI E UNITARI.

 

UNA CAMPAGNA PROIETTATA NELLA COSTRUZIONE DI

 

UNA FORTE PRESENZA SOLIDALE A DIYARBAKIR E NEL KURDISTAN

 

IL 21 MARZO 2003, IN OCCASIONE DELLA FESTIVITA' DEL NEWROZ.

 

Prime adesioni:

 

Associazione Azad, Associazione per la pace, Donne in nero, Un ponte per (Napoli),

 

Comitato Golfo, redazione di Guerre e Pace, Coordinamento giuristi democratici,

 

Comitato sardo di solidariet con il popolo del Kurdistan, Ciac di Parma

 

Adesioni: E-mail newroz2003@libero.it