Date: 12:53 PM 9/25/02 +0200
From: dino frisullo
Subject: RMSF - Scheda sulla regolarizzazione
- E OGGI DALLE 17
"DECRETO MARONI" SULLA
REGOLARIZZAZIONE DEI LAVORATORI STRANIERI
SCHEDA PER UNA PRIMA VALUTAZIONE DEGLI
EMENDAMENTI INTRODOTTI DAL GOVERNO E APPROVATI DALLE COMMISSIONI RIUNITE IL
24.9.2002
(DA OGGI ALL'ESAME DELL'AULA DEL SENATO)
1. Una
politica dell'immigrazione, in un paese come l'Italia che di immigrazione ha
bisogno vitale, si compone di tre passaggi: come si entra, come si esce (o si
costretti a uscire), come si rimane (con quali garanzie e percorsi di
convivenza). I meccanismi di ingresso e di accesso all'esistenza legale sono
fondamentali anche nella formazione dell'immagine che l'immigrazione (nel suo
complesso) si fa della societ di accoglienza, e viceversa.
2. In
Italia continua a mancare una politica di ingresso legale dei lavoratori
stranieri. Accanto alle "sanatorie" del '90, '96 e '98, anche i
"decreti flussi", nella seconda met degli anni '90, in realt hanno
coperto, con l'espatrio/rimpatrio, la legalizzazione di quote d'immigrazione
gi presente. Il canale d'ingresso largamente prevalente in Italia rimane
quello clandestino, perch (con la parziale eccezione del meccanismo degli
"sponsor", introdotto dalla Turco-Napolitano ed oggi abrogato) non
esiste un ingresso per ricerca di lavoro. E continua a non esistere un
meccanismo fluido e permanente di legalizzazione di coloro che, una volta
entrati, trovino un lavoro.
3. Dunque
la modalit fondamentale di accesso rimane quella dell'immigrazione illegale
con successiva "sanatoria". Almeno il 70% degli immigrati oggi legali
in Italia sono passati per questo percorso ad ostacoli. Ed i criteri adottati
per "sanare" lo status degli immigrati "clandestini" non
riguardano solo loro: tendenzialmente si allargano a tutti gli immigrati
(perch si estendono, ad esempio, allo snodo fondamentale del rinnovo del
permesso di soggiorno), e lasciano intravedere una concezione complessiva della
societ e del mercato del lavoro, dunque alla fine riguardano tutti i
lavoratori e i cittadini.
4. Dopo
la "sanatoria" del '90, che era basata sul semplice criterio della
presenza in Italia ad una certa data (come avviene in tutti i paesi civili,
ultimi il Canada, il Portogallo, la Spagna e il Belgio), nel '96 e nel '98 si
affermato un altro criterio: quello "utilitaristico". Ti legalizzi se
hai un lavoro, cio se "ci servi". A questo criterio fondamentale ne
sono stati affiancati altri (prova della presenza ad una certa data, abitazione
di un certo tipo, assenza di precedenti penali di diverso rilievo), ma il
criterio fondante era quello del lavoro. Si trattava gi di una rete a maglie
strette, tant' che la legge Turco-Napolitano, dopo ben quattro anni, ci lascia
in eredit almeno 50.000 pratiche pendenti e non risolte di rilascio o di
rinnovo del permesso di soggiorno.
5. La
"sanatoria" attuale (il termine non ci piace affatto, perch si
"sanano" ladri ed evasori, come ben sa il governo Berlusconi, e qui
stiamo parlando invece di gente onesta) tiene fermo il criterio utilitaristico,
ma gli affianca un secondo criterio: quello "inquisitorio". Ti sani
se lavori, e inoltre devi dimostrarci che sei inoffensivo, perch di te non ci
fidiamo per principio. E' il rovesciamento della presunzione d'innocenza, che
finora infatti, nella legislazione italiana, si applicava a coloro che un
tribunale ha gi ritenuto colpevoli: i detenuti. E' il criterio del giudice di
sorveglianza nelle carceri: buoni e cattivi, inseriti e non inseriti, redenti e
reprobi. In questo senso ha vinto la Lega, la sua visione terroristica e
manichea dell'immigrazione e della diversit, aggiunta alla cultura politica
concentrazionaria tradizionale della destra italiana fascista e postfascista.
Gli immigrati sono tutti "sospetti", gli apparati dello stato si
trasformano in secondini e giudici di sorveglianza. Siamo a una svolta
pesantissima nella visione dell'immigrazione (nel suo complesso: non solo i
"clandestini") e nella cultura giuridica italiana.
6. Gli
attuali "clandestini" sono stimabili in 3-400.000. Di questi, stando
ai dati del Viminale, oltre la met negli ultimi quattro anni ha ricevuto
un'intimazione di lasciare il territorio nazionale. Dunque di oltre 200.000
uomini e donne i singoli prefetti dovranno ora "valutare il grado
d'inserimento sociale" per decidere se revocare o no l'intimazione. Come
pu "dimostrare il proprio inserimento" un clandestino? Con il
possesso di un lavoro, s'immagina: ma questo scontato, gi un requisito
della richiesta di regolarizzazione. Allora cos'altro? Si convocheranno in
prefettura i vicini, gli informatori della polizia, il padrone di casa, il
portinaio, il datore di lavoro? Si valuteranno i tratti fisiognomici? Si
istituir una figura di "valutatore sociale di quartiere"?
7. Ancora
pi grave, in via di principio e di fatto, il divieto assoluto di
regolarizzare chiunque abbia pendenze penali (o condanne di qualunque grado)
per un "reato non colposo", cio per un qualsiasi reato
ipoteticamente doloso. Prima almeno si faceva ricorso alla casistica dei reati
per i quali il nostro Codice prevede l'arresto in flagranza, ed era gi una
casistica fin troppo ampia. Ora si tratta di tutti i reati, dall'ingiuria e dal
falso in su. Il decreto tradisce la sua pericolosit proprio esplicitando, come
"aexcusatio non petita", l'ovvia esclusione di chi sia stato assolto in
giudizio. Dunque chiunque non sia stato assolto, per il solo fatto di essere
inquisito colpevole. E viene escluso. E' una norma non solo incostituzionale,
ma pericolosissima. E' la negazione di qualunque garanzia. Se io non voglio
legalizzare la mia "serva" e la licenzio, e quella si trova un altro
datore di lavoro disposto a legalizzarla, per vendicarmi baster che io
l'accusi falsamente di avermi rubato in casa un paio di calzini per condannarla
automaticamente alla clandestinit. Se in una comunit di immigrati uno vuole
"rovinare" un altro, baster denunciarlo per calunnia o ingiurie. E
cos via.
8. L'altra
esclusione automatica quella di chi abbia avuto un decreto di espulsione
"che comporti l'accompagnamento in frontiera". Non solo dunque chi
dopo la "intimazione" sia incappato in una seconda espulsione o sia
rientrato illegalmente in Italia, ma anche chiunque abbia avuto un'espulsione
ai sensi della Bossi-Fini, da settembre in qua. I rastrellamenti e le
operazioni di ordine pubblico di questo mese hanno prodotto migliaia di decreti
di espulsione, che ora divengono uno stigma irrevocabile di clandestinit.
Nelle precedenti "sanatorie", per semplice buonsenso si era
stabilita, per legge o per circolare, una sorta di "moratoria" delle
espulsioni durante la fase di regolarizzazione. Ora no: le questure continuano
a distribuire decreti di espulsione agli stessi ai quali la televisione
prospetta la speranza di legalit. Cos si alimenta la disperazione, e si
attribuisce un potere enorme agli apparati di polizia che, conoscendo
perfettamente la mappa della clandestinit, possono operare interventi
"mirati" per escludere chiunque vogliano dalla regolarizzazione.
9. Rimane,
nel decreto, la previsione di un contratto almeno di durata annuale (che
esclude gran parte del lavoro migrante nei settori ad assunzione ciclica o a
termine, dall'edilizia alla ristorazione e all'alberghiero, dall'agricoltura
all'industria di trasformazione). Rimane l'esclusione totale del lavoro
autonomo, fonte di reddito non solo per gli interessati ma potenzialmente per
il fisco. Rimane la clausola dei tre mesi pregressi e continuativi d'impiego,
che sembra fatta apposta per penalizzare coloro che, una volta licenziati dal
datore di lavoro disonesto che non vuole legalizzarli, abbiano trovato in extremis,
alla vigilia dell'entrata in vigore della legge, un altro datore di lavoro
disposto ad assumerli. Rimane l'impossibilit, denunciata dai sindacati, di
"emergere" per iniziativa del lavoratore, magari accompagnata
dall'avvio di una vertenza sindacale e legale contro il proprio datore di
lavoro nero. Sono tutte clausole che, oltre a restringere l'imbuto della
regolarizzazione, qualificano questo provvedimento come una sanatoria
"padronale": nel senso del padrone classico, quello che ha potere
totale su lavoratori schiavizzati.
10. La
sottrazione dei regolarizzati dai prossimi decreti sui flussi d'ingresso ha la
doppia conseguenza di escludere definitivamente un decreto flussi per il 2002
(perch non si avranno certo dati sulla regolarizzazione prima dell'inizio del
prossimo anno), e di svuotare quello del 2003. Ribadendo quindi la politica di
chiusura degli accessi legali che dura in Italia da diciotto mesi e che ha
ingigantito l'immigrazione clandestina, con il suo strascico intollerabile di
morti e tragedie in mare e di estensione dei budget e del raggio d 'azione
delle mafie internazionali. Il ragionamento palesemente assurdo, perch
l'Italia ha bisogno d'immigrazione aggiuntiva rispetto a quella gi presente
che si dovrebbe regolarizzare. Anche in questo senso dunque la posizione
leghista, "securitaria" e xenofoba, ha prevalso anche rispetto ad una
concezione puramente utilitaristica dell'immigrazione. Il governo si fa
complice degli scafisti assassini, perch il bisogno di manodopera e la spinta
migratoria permangono, e solo loro daranno una risposta.
11. L'associazionismo
ed i sindacati sono unanimi: con questi criteri, meno della met
dell'immigrazione irregolare in Italia sar sanata. Dunque almeno 200.000
persone resteranno fuori, aggiungendosi alle decine di migliaia di lavoratori
richiamati in Italia, da altri paesi europei pi che dalla madrepatria, dalla
speranza di legalizzarsi. Il governo pensa forse di destinare l'intera
aviazione civile e militare e l'intera marineria ad un'immensa operazione di
rimpatrio collettivo? In realt si sta decidendo di lasciare che in Italia
permanga una vasta area di clandestinit, e di attribuire ai prefetti e alle
questure un potere immenso sia sui "sommersi" sia sui
"salvati", per dirla con Primo Levi. Le prefetture ne avranno in
eredit una coda interminabile di pratiche difficilmente risolvibili se non in
base al puro arbitrio. La magistratura si trover obbligata ad applicare norme
severissime nei confronti di lavoratori e datori di lavoro, le carceri si rigonfieranno
oltre ogni limite. Il mercato del lavoro ne risulter stabilmente segmentato,
indebolendo l'intero movimento dei lavoratori - che del resto non l'ultimo
degli obiettivi di questo governo. Ma soprattutto questo decreto ferisce
mortalmente la certezza del diritto, la presunzione d'innocenza, la protezione
della parte debole nel rapporto di lavoro, il patto di cittadinanza basato sul
lavoro e sulla convivenza: cio i fondamenti dello stato di diritto, della
legislazione sul lavoro e della stessa Costituzione.
(Dino Frisullo - 25.9.2002)
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