Date: 3:37 PM 10/6/02 +0200
From: dino
Subject: IL SUICIDIO DEL DIRITTO - Nel nome di
Kamal, marted i
Kamal ha, o forse aveva, circa trent'anni.
Mentre scrivo ricoverato al reparto Ortopedia del Policlinico di Roma dopo
essersi buttato ieri dal balcone dell'appartamento che condivideva con altri
connazionali, al terzo piano di un palazzo della periferia romana. L'hanno
trasferito d'urgenza dal Cto, dove inizialmente gli avevano dato una prognosi
di sessanta giorni. Secondo Mohammed Kibria, presidente dell'Associazione del
Bangladesh, che gli sta vicino, le sue condizioni sono molto pi gravi. Ha
entrambe le gambe rotte, le spalle immobilizzate, un trauma cranico e
probabilmente lesioni alla colonna vertebrale.
SE KAMAL MUORE, SARA' QUESTO GOVERNO, E IN
PARTICOLARE I SUOI MINISTRI LEGHISTI, AD AVERLO UCCISO.
Dobbiamo gridarlo. Basta mormorare, basta
accontentarsi dei "compromessi" parlamentari e governativi sulla
pelle dei poveri cristi come lui, basta!
Kamal era disperato perch il benzinaio dove
lavorava ultimamente, dopo tre anni di lavori saltuari di ogni genere, gli
aveva detto che contrariamente alle promesse non l'avrebbe regolarizzato.
Neppure se pagava lui di tasca sua i contributi pregressi ed a venire, come al
minimo tocca fare a tutti gli immigrati "clandestini" in questi
giorni.
Era disperato, Kamal, perch su quel miraggio
del permesso di soggiorno, e dunque di un lavoro ben pagato (per il Bangladesh)
di operaio al Nord, magari di notte e nella stiva d'una nave nei cantieri
mortiferi di Monfalcone o in una cooperativa lombarda di facchinaggio,
contavano tre famiglie. La sua famiglia d'origine, contadini quasi senza terra
e poverissimi, quella di suo fratello che gli aveva prestato i soldi del viaggio
e quella di sua sorella, che aveva venduto per lui l'unico pezzo di terra che
aveva.
Sono disperati, decine e decine di migliaia di
Kamal in tutta Italia, perch il decreto Maroni d tutto il potere al datore di
lavoro. E' lui che decide di legalizzare o no i suoi dipendenti
"clandestini". E spesso invece li licenzia: quasi mille licenziamenti
solo a Roma e solo fra i bangladeshi, nelle ultime tre settimane.
Il padrone estorce i contributi, ricatta,
licenzia? Denunciatelo!, ripete l'ineffabile sottosegretario Mantovano (An). Sa
perfettamente che se un lavoratore denuncia o apre una vertenza la conseguenza
immediata l'espulsione. Irrevocabile, perch "con accompagnamento alla
frontiera", per l'effetto congiunto della Bossi-Fini e del decreto Maroni.
Da dove avrebbe seguito la sua vertenza sindacale, Kamal, da Dacca? E non
poteva neppure trovarsi un altro datore di lavoro disposto a regolarizzarlo,
perch la Lega ha posto quella condizione dei tre mesi pregressi di contributi
che rende difficile trovare, se non a suon di migliaia di euro, un nuovo datore
di lavoro disposto a dichiarare il falso e ad assumersene i rischi.
Tutte le associazioni, gli uffici sindacali,
le Chiese, le persone di buona volont che in queste settimane si stanno
limitando alla consulenza e all'assistenza legale, riflettano. Se non si
cambiano questi requisiti, nel decreto Maroni che da marted torna alla Camera
o almeno nelle sue circolari applicative, dall'imbuto stretto passer comunque
una minoranza. E per gli altri, il rigetto sar una condanna all'ergastolo
della clandestinit. Al terrore dell'espulsione. Alla morte civile, alla quale
Kamal ha deciso di preferire la morte fisica.
Le persone di buona volont di Roma marted
pomeriggio, dalle 15 in poi, dovranno essere in tante davanti a Montecitorio,
dove i compagni di Kamal porteranno le sue foto, bendato e fasciato in
ospedale, per sbatterle in faccia ai parlamentari corresponsabili del suo
dramma. E nelle altre citt deve diffondersi rapidamente un movimento di sans-papiers,
nelle piazze, per modificare questa "sanatoria padronale". Premendo
sui prefetti, sui questori, sui parlamentari locali, coinvolgendo a fondo i
sindacati...
I tempi sono stretti. Marted il decreto
Maroni torna in commissione alla Camera, il voto definitivo dell'aula (dopo
quello gi dato al Senato) previsto per il 14 ottobre. La cosa pi
paradossale, indicativa del livello di certezza del diritto per gli immigrati,
che il voto sulla proroga di un mese della regolarizzazione arriver due
giorni dopo la scadenza originaria del 12 ottobre: ossia gli immigrati non
avranno, se non dopo questa scadenza, la certezza della sua proroga. Si fosse
trattato di evasori fiscali, il governo avrebbe gi emesso un decreto
d'urgenza.
Sempre marted le associazioni promotrici
della manifestazione, insieme a rappresentanti dei sindacati, delle Chiese e
dell'associazionismo nazionale, incontreranno alla Camera i gruppi parlamentari
dell'opposizione (info: 333.3510598), e successivamente il Prefetto di Roma dal
quale dipendono, ai sensi del decreto Maroni, le revoche delle espulsioni
pregresse e l'emissione o meno di espulsioni nuove (la richiesta, nient'affatto
scontata, una moratoria delle espulsioni almeno in questa fase di
regolarizzazione). Gioved scorso si gi tenuto un incontro con il Questore
di Roma.
Questo dunque un appello alla mobilitazione.
Prima che i Kamal si moltiplichino, che la
disperazione dilaghi, che la speculazione s'avventi su centinaia di migliaia di
disperati.
Dino Frisullo