Date: 2:54 PM 4/21/03 +0200
From: dino frisullo
Subject: URGENTE: PER IL CAMPO FANTASMA DI
MAHMURA
Alla rete informatica di Azad ed ai
Coordinamenti di solidariet con il popolo kurdo
Alle Ong impegnate in Iraq e al loro Tavolo di
coordinamento
A tutto il movimento contro la guerra
(e il dopoguerra armato)
Essendo incerto, nel giorno di Pasqua, trovare
e leggere i quotidiani, mi permetto di diffondere il mio articolo di oggi sul
Manifesto sulla drammatica situazione del campo di Mahmoura (o Mexmur, o Mekhmour), sul
36.mo parallelo nell'area di Mosul. La proposta che qualcuno raggiunga il
campo per monitorare la situazione, e intanto si avvii con urgenza, nel quadro
del Tavolo di coordinamento, un progetto per rifornire di medicinali e generi
di prima necessit il Centro donne (incluso l'asilo infantile e la sartoria,
che potrebbe alimentare un flusso di artigianato per il commercio solidale) e
soprattutto l'infermeria, che avrebbe bisogno anche della presenza di medici
volontari. Sarebbe utile anche avviare una vasta sottoscrizione.
Per ulteriori informazioni: E-mail
<mailto:uiki.onlus@tin.it>uiki.onlus@tin.it o
<mailto:ass.azad@libero.it>ass.azad@libero.it , oppure, in tedesco o
inglese, <mailto:info@heyvasor.com>info@heyvasor.com (Mezzaluna Rossa
kurda). Per inviare contributi finalizzati al Centro donne e all'infermeria del
campo, conto postale n. 6118545 di Amsterdam intestato alla International Free
Women's Foundation, o n. 37077013 di Roma intestato all'associazione Azad,
specificando sempre la causale 'Mahmura Camp'.
Dino Frisullo
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I FANTASMI DIMENTICATI DI MAHMOURA (d.f., Il
manifesto 20/4 pag.4)
Oltre ottomila fantasmi, di cui mille bambini
e quattromila minori. Sono i profughi kurdi del campo di Mahmoura, al centro
del triangolo fra Erbil, Musul e Kirkuk, nel pieno del pietroso deserto
infestato dagli scorpioni a cavallo del 36.mo parallelo. Le ultime a visitarli
furono, nello scorso settembre, sei donne della Free WomenĠs Foundation
olandese. Gi pendeva la guerra, e il messaggio che riportarono al mondo dalle
donne kurde, due terzi della popolazione del campo, fu ÒNon dimenticateci!Ó. Il
25 marzo le stesse donne riuscirono a collegarsi con il campo. Scoppi di
artiglierie, e la conferma delle peggiori previsioni. Alla prima intimazione
Usa i pochi funzionari e medici dellĠOnu avevano abbandonato il campo senza
preavviso lasciandolo privo di tutela e delle forniture Unhcr di cibo e
medicinali, esposto alla guerra, alla carestia e alle epidemie. Da allora,
silenzio. Un telefono satellitare inviato dallĠEuropa sĠ arenato in Giordania.
Il 6 aprile un allarmato appello da Bruxelles di Ali Yigit, ex deputato ad
Ankara e vicepresidente del Congresso nazionale kurdo in esilio, informava che
era diretta al campo la colonna di americani e peshmerga del Pdk mitragliata
per errore da un aereo Usa, e una settimana dopo denunciava un minaccioso
blocco degli ingressi e chiedeva con urgenza una tutela dellĠOnu e delle ong
straniere. Informazioni comunque di seconda mano. Il campo tace.
Sembra sia destino dei profughi di Mahmura
incontrare la guerra. A differenza dei kurdi scacciati che ora tornano a Kirkuk
e Mosul, questi hanno i ponti tagliati alle spalle. Fuggirono in
diciassettemila dalle province turche di Hakkari, Sirnak e Yuksekova, dai
villaggi rasi al suolo dai proiettili allĠuranio e bruciati dal napalm. In quel
rigido marzo del Ġ94 morirono in trecento e seicento rimasero feriti o invalidi
scavalcando a piedi sulle mine i crinali montani. Era la pulizia etnica:
prosciugare il mare per prendere la guerriglia. Oltre confine lĠOnu concesse
una precaria tutela, revocata quando le loro tende, in quella ridente valle di
Atrush da cui si vorrebbero provenienti gli Etruschi, furono assediate per mesi
dalle truppe turche e dalle milizie allora alleate del Pdk. Morirono di stenti
quaranta bambini e molti anziani. Appena la stretta sĠallent i profughi
avviarono un lungo esodo verso sud, lontano dal confine turco, fermandosi a
Ninowa, lĠantica Ninive, e infine uscendo dalla no-fly zone e accampandosi a
Mahmura. Meglio la padella irakena che la brace turca. Ci vollero tre giorni
dĠassedio per passare il confine. Da Baghdad non venne poi che un poĠ di
materiale da costruzione, usato dai profughi per trasformare la tendopoli in
una piccola Khan Younis. Riuscirono anche a canalizzare le acque, comunque
contaminate, del fiume Zap.
Nel Ġ99 chiesero invano alle autorit turche
di ritornare. Ad alcune condizioni: garanzie internazionali, ricostruzione,
amnistia, fine dellĠemergenza, insegnamento in kurdo. La pi irrinunciabile,
dicono con orgoglio, era lĠultima. Prima delle abitazioni si sono costruite
infatti le scuole. Tre elementari, due secondarie, una superiore in cui
sĠinsegna il kurdo ma anche il turco e lĠinglese, e poi scienze naturali,
sociologia, musica e sport. Con una matita e mezzo quaderno a testa in media, e
vecchi libri riprodotti a mano. DallĠanno scorso i loro attestati erano
riconosciuti dallĠUnhcr. Questo ha fatto di Mahmura un simbolo per tutta la
diaspora kurda. Dimezzati dalle traversie, i superstiti si sono organizzati. Il
consiglio di campo comprende trentasei eletti di cui sedici donne: una novit
per la cultura tradizionale, assieme alla scolarizzazione delle bambine. E le
donne, quasi tutte analfabete e reduci in molte da violenze taciute nelle
caserme turche, hanno autocostruito e gestiscono un centro in cui, oltre
allĠalfabetizzazione e ad un asilo, praticano il self-help ginecologico (molte
sono morte per il costo delle cure esterne, negate peraltro alle nubili) ed
hanno avviato una sartoria con velleit di artigianato e Òcommercio solidaleÓ.
Autogestito, specie dopo la fuga dellĠOnu, anche lĠambulatorio retto da tre
medici e decine dĠinfermieri volontari, in cui gi in settembre le donne
olandesi trovarono analgesici e pronto soccorso ma nessuno strumento chirurgico
per i feriti da mine n farmaci per le patologie gravi, a partire dalle
numerose leucemie forse da fall-out di guerra. Nel Ġ96 gli esuli kurdi in
Germania inviarono unĠambulanza, una seconda proveniente dalla Francia sĠ
bloccata ad Amman.
Immensa dignit, ma una situazione disperata.
Tanto pi ora che Save the Children denuncia il divieto di portare forniture
mediche verso Mosul. Sarebbe bello se una delle spedizioni di aiuti del Tavolo
delle Ong riuscisse a raggiungere i fantasmi di Mahmura, vittime di tutte le
guerre.
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ALLEGATI DELLA 'FREE WOMEN' FOUNDATION', DI
'AZAD' E DI 'SAVE THE CHILDREN'
(scusandomi per messaggi eventualmente gi
ricevuti)
Centinaia di donne e bambini nel campo
profughi di Makhmur nel Nord dell'Iraq sono intrappolati nel turbine della
guerra.
Nazlà ifti della International Free Women's
Foundations:
"Il campo di Makhmur, che ospita circa
10.000 rifugiati curdi dalla Turchia, situato all'interno del triangolo
Mosul-Kirkuk-Irbil, proprio dove in questo momento sono in corso pesanti
combattimenti.
Nella mattina del 25 marzo del 2003 abbiamo
stabilito un contatto telefonico con un rappresentante dell'amministrazione
interna dei rifugiati. Questi ci raccontava come dal luogo del campo fosse
chiaramente percepibili il rumore delle esplosioni e come essi siano intrappolati proprio in un'area dove nei
prossimi giorni ci si aspetta che avr luogo uno dei pi duri scontri armati.
La maggior parte degli abitanti del campo sono
donne e bambini che hanno perso la propria casa nella campagna di distruzione
degli insediamenti curdi che i turchi hanno portato avanti negli anni novanta.
Immediatamente prima dello scoppio della
guerra, ufficiali americani hanno emesso un documento in cui invitavano i
lavoratori delle organizzazioni umanitarie e il personale delle istituzioni
internazionali a lasciare il paese.
I funzionari delle Nazioni Unite che si
trovavano a Makhmur hanno improvvisamente abbandonato il campo senza avvertire
la popolazione. Prima dello scoppio della guerra, la popolazione del campo
aveva indirizzato numerose petizioni alle autorit delle Nazioni Unite in cui
chiedevano che la propria sicurezza fosse garantita, ma non ricevettero nessuna
risposta.
Il campo adesso completamente isolato dal
mondo esterno. Gli abitanti non possono allontanarsi dal campo, e nessuno
dall'esterno pu entrare a visitare il campo. Non c' nessuna persona o
istituzione a cui i profughi
-condannati a vivere in uno stato di incertezza e senza nessuna garanzia
di sicurezza - possano far sentire la propria voce.
Mentre prima dello scoppio della guerra
l'ACNUR era solito provvedere all'approvvigionamento di scorte alimentari in
maniera regolare, le scorte di cibo e i servizi medici sono stati bruscamente
interrotti nel momento in cui i funzionari delle Nazioni Unite hanno lasciato
il campo, e con loro anche i medici inviati dall'ACNUR.
Qualora i combattimenti si dovessero
protrarre, gli abitanti del campo si troveranno a dover fronteggiare una
drammatica carestia di cibo.
Il portavoce dei profughi, che abbiamo
contattato questa mattina, ha sottolineato il fatto che la popolazione del
campo dovr essere soccorsa con cibo e medicinali se la guerra dovesse
prolungarsi e ha fatto notare che le Nazioni Unite avrebbero avuto l'obbligo
di farsi dare garanzia da tutte le
parti in conflitto che nessuna offesa sarebbe stata portata ai civili indifesi
del campo.
Il portavoce ha poi spiegato che in questa
situazione essi hanno solamente due opzioni: potrebbero tornare in Turchia - il
paese da cui erano fuggiti in origine -,
qualora il governo turco rendesse chiara la sua posizione sul ritorno
dei rifugiati e sulla soluzione del problema curdo. La seconda possibilit
che essi sopportino l'atmosfera dello stato di guerra in corso nel luogo in cui
attualmente si trovano, laddove l'incolumit e le necessit alimentari della
popolazione del campo vengano assicurate. Il rappresentante ha aggiunto che,
nell'eventualit che i combattimenti si spingano fino al luogo del campo, loro
non avrebbero n la possibilit di difendersi da soli, n di affidarsi ad una
forza di protezione.
Pertanto in questa situazione imperativo che
le Nazioni Unite e/o ogni altra organizzazione umanitaria agiscano
immediatamente per portare
sostengo materiale e morale di cui hanno bisogno i rifugiati,
intrappolati nel turbine della guerra in un paese che loro alieno.
RICHIESTE URGENTI:
á Le Nazioni Unite devono urgentemente farsi
dare garanzia dalle parti in guerra che la sicurezza degli abitanti del campo
sar rispettata e che il luogo sar messo sotto protezione
á Se le ostilit non dovessero concludersi
rapidamente, le Nazioni Unite e l'IRCR dovranno provvedere al cibo e alle cure
mediche necessarie per la popolazione del campo
á Al pi presto possibile deve essere
garantito almeno un medico per far fronte ai casi pi urgenti
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NORD IRAQ: ALLARME PER IL CAMPO PROFUGHI DI
MAHMURA
La colonna di militari americani e peshmerga del
Pdk tragicamente bombardata ieri da "fuoco amico" si trovava
nell'area di Mekhmour, in kurdo Mahmura, a pochi chilometri dall'omonimo campo
profughi che ormai sulla linea del fronte. Sulla sorte dei quasi diecimila
profughi kurdi che vi risiedono, per oltre met minori, lancia un allarme Dino
Frisullo, portavoce dell'associazione Azad.
Si tratta infatti di famiglie fuggite oltre
confine nel '93 dopo la distruzione dei loro villaggi nel Kurdistan turco,
e sospinte sempre pi a sud, fino a dover passare le linee irakene, dalle
continue incursioni turche e dall'inimicizia delle milizie kurde allora vicine alla
Turchia. Oggi il patto tripartito fra Usa, Turchia e kurdi non d maggior
fiducia ai profughi, che chiedono la protezione dell'Onu.
Nella serata di ieri giunto da Bruxelles il
preoccupato appello di Ali Yigit, gi deputato ad Ankara e ora vicepresidente del
Congresso nazionale kurdo (KNK) in esilio: "I nostri compatrioti sono
laggi per amore di libert e per sfuggire alla repressione. Chiediamo all'Onu
di tutelarli ed a tutto il popolo kurdo di vigilare su di loro".
I pochi funzionari e medici delle Nazioni unite
in effetti, secondo il responsabile del campo e la Mezzaluna Rossa kurda,
avevano abbandonato il campo di Mahmura subito dopo l'ordine di evacuazione
degli Usa senza neppure avvertire la popolazione, e sospendendo le forniture di
medicinali e derrate alimentari senza le quali si rischia carestia ed epidemie.
L'associazione Azad chiede, in questo senso, anche l'intervento del Tavolo
delle Ong e dei loro operatori sul campo.
Roma, 7.4.03
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La guerra finita? La lotta per la
sopravvivenza dei rifugiati continua
Comunicato Stampa dalla Free Women Foundation
di Amsterdam
Sul campo di Makmura nel sud Kurdistan/nord
Iraq.
Nel loro comunicato stampa di ieri gli alleati
annunciavano la fine della guerra in Iraq con la caduta di Baghdad. Ma non
bisogna dimenticare che i pericoli per la popolazione civile non sono
terminati, soprattutto per i rifugiati nel nord Iraq. Dopo il ritiro del
personale delle Nazioni Unite dallĠIraq allĠinizio della guerra, ora le agenzie
umanitarie internazionali come la Croce Rossa e Medici Senza Frontiere hanno
sospeso il loro lavoro per il momento a causa di problemi di sicurezza e
lĠaccesso alle aree di crisi rimane invalicabile alle altre agenzie umanitarie.
Abbiamo ricevuto notizie molto preoccupanti
dal campo di rifugiati nei pressi della cittadina di Makmura nel triangolo tra
Mosul, Kirkuk e Arbil, dove oltre 10.000 profughi provenienti dalla Turchia
hanno trovato rifugio scappando dalla repressione e dalla dispersione forzata.
Ci stato riferitoche i prolungati combattimenti nella regione si sono
avvicinati pericolosamente al campo, principalmente abitato da donne e bambini.
Il campo circondato dai peshmerga del KPD e dalle forze alleate. Bombardieri sorvolano il campo. Visti
i precedenti attacchi ai civili, dobbiamo dedurre che per il campo di rifugiati
la minaccia seria. Dopo il ritiro del personale UNHCR gi da tre settimane,
il cibo e le medicine non raggiungono pi il campo.Il che significa che i
rifugiati sono completamente tagliati fuori dal mondo, intrappolati tra due
fronti , senza alcuna garanzia di sicurezza, e come se non bastasse a rischio
di carestia e epidemie.
Per scongiurare ulteriori massacri e perdite
di vite umane, noi chiediamo con urgenza che le Nazioni Unite si assumano le
loro responsabilit sulla base della Convenzione di Ginevra e prendano le
necessarie misure per la protezione e gli aiuti umanitari alla popolazione del
campo di Makmura.
Facciamo appello alle agenzie e allĠopinione
pubblica internazionale perch provvedano concretamente allĠassistenza dei
rifugiati con sottiscrizini, trasporto di beni di prima necessit e fornitura
di assistenza sanitaria.
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Save the Children: Usa bloccano aiuti umanitari
Rob MacGillivray, responsabile del Programma
di Emergenza di Save the
Children in Nord Iraq, ha denunciato che
"le forze della coalizione
impediscono da pi di una settimana
l'atterraggio di un aereo a Erbil con
forniture mediche raccolte da Save the
Children per curare 40.000 persone".
Quel materiale sanitario, ha detto
MacGillivray, destinato agli ospedali
di Mosul, dove "da settimane i medici
lavorano in condizioni disperate,
senza salario, senza acqua e con pochissimi
medicinali".
"I medici di Mosul che stiamo cercando di
aiutare - ha detto il responsabile
di Save the Children - lottano da settimane
per salvare vite umane. A causa
del comportamento delle forze militari
occupanti, non possiamo portare
l'aiuto che avevamo promesso. Questa una
chiara violazione della
Convenzione di Ginevra. Il tempo che si sta
perdendo costa la vita a
moltissimi bambini". (red)