Date: 12:16 PM 3/27/98 +0100
From: Sergio Briguglio
Subject: Frisullo (19)
Cari amici,
vi mando il testo delle interrogazioni
parlamentari presentate ieri alla
Camera, e del dibattito che ne e' seguito.
Mi rendo conto che per molti dei destinatari
di questi bollettini il numero
dei messaggi possa risultare eccessivo.
D'altra parte, per molti altri e'
importante sapere cosa succede. Fermo restando
che non e' difficile
cestinare messaggi che non interessano,
raccomando a chi fosse infastidito
dall'epistolario di segnalarlo prima che i
livelli di sopportazione siano
superati.
Cordiali saluti,
sergio briguglio
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Allegato A
Seduta 334 del 26/3/1998
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(Sezione 2 - Arresto di pacifisti italiani in Turchia)
B)
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Presidente del Consiglio dei
ministri e il Ministro degli affari esteri,
per sapere - premesso che:
sabato 21 marzo 1998 tre pacifisti italiani
erano stati arrestati dalle
autorità turche nella città di Dyarbakir
mentre partecipavano alla festività
curda di Newroz;
la polizia turca era intervenuta pesantemente
nei confronti dei
partecipanti, ferendo e arrestando una
moltitudine di curdi e anche i nostri
concittadini, testimoni scomodi delle violenze
perpetrate dalle forze di
polizia;
nella giornata di ieri, 23 marzo 1998,
giungeva notizia che due italiani
erano stati rilasciati dopo l'interrogatorio
mentre il terzo, Dino Frisullo,
segretario dell'Associazione Senza Confine ed
esponente di spicco della Rete
antirazzista, in prima linea da sempre nella
difesa dei diritti umani delle
popolazioni curde, veniva trattenuto e
incriminato, con il rischio di una
pesante condanna, per istigazione alla
violenza e per possesso di un
manifesto con una frase del premio Nobel Dario
Fo inneggiante al popolo del
Kurdistan;
i rapporti annuali di Amnesty International
denunciano continue violazioni
da parte delle autorità turche dei più
elementari diritti: 2.500 morti nel
1996, obiettori
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di coscienza arrestati, torture inflitte ai
detenuti, fotografi e
giornalisti picchiati -:
quali siano le ultime informazioni in possesso
del nostro Governo
riguardanti le condizioni di Dino Frisullo;
se risulti agli interpellati che i nostri
connazionali stavano preparando un
rapporto sulle violenze di cui erano stati
testimoni a Newroz;
quali iniziative il Governo intenda adottare
per far sì che la situazione si
sblocchi e il Frisullo possa tornare in Italia
al più presto;
se il Ministro degli affari esteri non ritenga
opportuno convocare
l'ambasciatore turco in Italia per esprimere
la più viva protesta del nostro
Paese;
se non ritenga opportuno, qualora la
situazione non si sblocchi, inviare in
tempi rapidi una delegazione ad Ankara per
definire sul posto la questione;
come questi avvenimenti si riflettano sulla
richiesta di adesione della
Turchia all'Unione Europea.
(2-01000)
«Paissan, Leccese, Cento».
(24 marzo 1998).
I sottoscritti chiedono di interpellare il
Ministro degli affari esteri, per
sapere - premesso che:
tre militanti italiani dei diritti civili sono
stati arrestati a Diyarbakir
mentre, con alcuni parlamentari europei e
nazionali nonché altri militanti
di vari paesi europei, partecipavano alle
festività del capodanno curdo;
la polizia turca accusa gli arrestati, di cui
è nota la militanza pacifista,
di «istigazione alla violenza», reato per cui
è prevista una pena fino a tre
anni di carcere;
gli arresti sono avvenuti durante l'attacco
della polizia turca ad una
manifestazione di curdi, attacco che ha
causato 30 feriti, compresi
giornalisti e fotografi tra cui un italiano,
mentre testimoni occidentali
attestano il carattere «festoso e pacifico»
della manifestazione;
la stampa turca accusa gli arrestati di
possesso di documentazione curda, in
particolare del PKK, dai turchi definito
organizzazione terroristica;
preoccupa in particolare la situazione di uno
dei tre italiani, già in
passato sottoposto a persecuzioni poliziesche
da parte turca -:
quale sia la situazione dei nostri
connazionali, dal punto di vista della
salute come da quello giuridico;
quali iniziative siano in atto da parte del
ministero degli affari esteri e
dei rappresentanti diplomatici in loco per
ottenerne la liberazione;
quali iniziative, sia dirette sia nel quadro
dell'Unione europea, siano
previste per sottolineare ancora una volta
alle autorità turche che
atteggiamenti repressivi nei confronti delle
giuste richieste del popolo
curdo al riconoscimento della propria identità
culturale e nazionale, non
solo non hanno fatto fare passi in avanti
verso una soluzione pacifica e
giusta del problema, ma danneggiano
inesorabilmente i rapporti tra Turchia
ed Unione Europea.
(2-01001)
«Mussi, Pezzoni, Ranieri, Leoni, Ruzzante,
Chiavacci, Di Bisceglie,
Siniscalchi, Guerra».
(24 marzo 1998).
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Seduta n. 334 del 26/3/1998
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(Arresto di pacifisti italiani in Turchia)
PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze Paissan
n. 2-01000 e Mussi n.
2-01001 (vedi l'allegato A - Interpellanze
urgenti sezione 2).
Queste interpellanze, che vertono sullo stesso
argomento, saranno svolte
congiuntamente.
L'onorevole Leccese, cofirmatario
dell'interpellanza Paissan n. 2-01000, ha
facoltà di illustrarla.
VITO LECCESE. Signor Presidente, mi riservo di
intervenire in sede di
replica.
PRESIDENTE. L'onorevole Pezzoni, cofirmatario
dell'interpellanza Mussi n.
2-01001, ha facoltà di illustrarla.
MARCO PEZZONI. Signor Presidente, mi riservo
di intervenire in sede di
replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per
gli affari esteri ha facoltà di
rispondere.
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri. Come è noto ai
colleghi, sabato 21 marzo tre italiani,
facenti parte di una delegazione di
circa un centinaio di pacifisti, dei quali
venticinque italiani, sono stati
fermati nella città di Diyarbakir nel corso di
una festa curda, il Newroz,
nella quale sono accaduti incidenti con la
polizia turca.
Come ho già detto, gli italiani erano parte di
una delegazione di circa
cento pacifisti europei che partecipavano alla
festa. Tra gli italiani vi
erano anche due deputati della Camera, gli
onorevoli De Cesaris e Cangemi.
Domenica stessa, cioè il giorno dopo, il
console italiano a Smirne, si è
recato immediatamente, su istruzione del
Governo a Diyarbakir, per fornire
l'assistenza necessaria ai nostri
concittadini.
Nel corso dell'istruttoria sono stati
prosciolti due dei fermati, la
Chiarini ed il Musto, ed è invece stato
rinviato a giudizio Damiano
Frisullo, segretario dell'associazione
pacifista «Senza Confine» e membro
del coordinamento antirazzista.
L'accusa che si rivolge al Frisullo è quella
di istigazione alla violenza e
di attività contro l'integrità dello Stato. È
un'accusa che, secondo voci
finora non confermate, si baserebbe su filmati
e sul ritrovamento di scritti
sulla questione curda.
VITO LECCESE. Grave reato!
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri. Io riferisco
quello di cui si parla.
L'accusa che si rivolge al Frisullo
comporterebbe una condanna ad una pena
da uno a tre anni, se venisse riscontrata
effettiva.
Martedì 24 marzo la delegazione italiana è
ripartita da Diyarbakir per
Instabul, in parte per via aerea e in parte
via terra (perché non vi era
abbastanza posto), salvo il Frisullo, il quale
tramite il suo avvocato ha
presentato ricorso contro il rinvio a
giudizio. La decisione verrà assunta
entro tre giorni: se il processo dovesse
svolgersi, passeranno però non meno
di venti giorni.
Vi è tuttavia un'altra complicazione. Il
Frisullo, che ebbe occasione di
partecipare all'iniziativa denominata «Treno
della pace», ha un processo in
corso che si celebrerà il 31 marzo.
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In questa situazione il ministro degli esteri
Dini ed il Governo hanno dato
istruzioni perché venisse convocato
l'ambasciatore turco a Roma. Ciò è
avvenuto il 24 marzo. In quella occasione il
Governo ha espresso la
preoccupazione e l'attenzione dell'opinione
pubblica sulla vicenda dei tre
italiani e, in particolare, di Dino Frisullo.
Il Governo italiano ha sottolineato alle
autorità turche il fatto che la
Turchia è parte integrante del Consiglio
d'Europa e delle Nazioni Unite, i
quali considerano i diritti umani ed i
principi democratici come valori
fondanti della convivenza internazionale.
Abbiamo altresì ribadito che la
stessa adesione all'Unione europea, cui aspira
la Turchia, comporta
un'accentuazione ed uno sviluppo ulteriore del
processo di piena espansione
dei diritti democratici, del rispetto delle
minoranze e della libertà di
coscienza.
In questo quadro sia l'ambasciatore Vattani,
segretario generale della
Farnesina, che per conto del Governo e del
ministro ha incontrato le
autorità turche, sia il nostro ambasciatore ad
Ankara nei suoi colloqui con
le autorità turche hanno sottolineato che
l'impegno particolare dell'Italia
per favorire l'ingresso della Turchia nel
concerto europeo, nell'Unione
europea, non vuole affatto sottovalutare la
questione dei diritti umani e
dei diritti delle minoranze. Al contrario,
sosteniamo questa linea, convinti
che il collegamento della Turchia con l'Europa
e un domani anche il suo
ingresso in Europa possano favorire il pieno
esplicarsi sul piano interno
dei diritti umani e dell'affermazione dei
diritti delle minoranze (e della
stessa minoranza curda). D'altra parte la
questione curda non può trovare
soluzione in misure di carattere militare o
repressivo. Sul piano esterno,
poi, siamo convinti che questa linea possa
favorire le relazioni tra la
Grecia e la Turchia ed anche la soluzione
della questione di Cipro; in ciò
pensiamo che l'azione del Governo risponda
pienamente alla risoluzione
recentemente approvata dal Parlamento italiano
su questi problemi ed in
particolare sulla questione curda.
È evidente - come abbiamo sottolineato alle
autorità turche - che episodi
come questo rischiano di contraddire e di
mettere in discussione il processo
che ho richiamato. Ecco perché la vicenda in
corso, riguardante Dino
Frisullo, ha suscitato la preoccupazione del
Governo italiano.
L'immediato rilascio del Frisullo, come
abbiamo richiesto, sarebbe un atto
importante, utile a favorire ed a rilanciare
un clima positivo tra la
Turchia e l'Italia nonché tra la Turchia e
l'Europa. Lo abbiamo sottolineato
e continuiamo a sottolinearlo alle autorità
turche.
LUCA CANGEMI. La delegazione italiana è stata
espulsa con la violenza. Non è
ripartita!
PIER PAOLO CENTO. C'è un decreto di
espulsione!
LUCA CANGEMI. La polizia ha fatto irruzione
nell'albergo e ha espulso gli
italiani.
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri. Mi consente,
Presidente?
PRESIDENTE. Senz'altro, signor
sottosegretario. La dialettica è l'anima del
confronto parlamentare.
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri. La cosiddetta
espulsione a cui fanno riferimento i colleghi
riguarda un territorio che
oggi è soggetto a legge di emergenza da parte
della Turchia. Ma la
delegazione italiana si è trasferita ad Istanbul
ed una parte si trova
ancora oggi in città. Quindi si tratta di
un'espulsione da quel territorio.
LUCA CANGEMI. Sta di fatto che è stata espulsa
da Dyarbakir con la violenza,
con centinaia di poliziotti! Anche gli altri
pacifisti europei sono stati
espulsi!
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri. È esatto che è
stata
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espulsa. Non posso aggiungere altro. Noi non
siamo informati di altro
rispetto all'espulsione. Ma questa riguarda
un'area soggetta a leggi di
emergenza.
PRESIDENTE. È espulsa o no?
RINO SERRI, Sottosegretario di Stato per gli
affari esteri. Sì, da
quell'area del territorio turco.
PRESIDENTE. La ringrazio, signor
sottosegretario.
L'onorevole Leccese ha facoltà di replicare
per l'interpellanza Paissan n.
2-01000, di cui è cofirmatario.
VITO LECCESE. Signor Presidente, ovviamente i
fatti sono di una gravità tale
da meritare una maggiore attenzione da parte
del Governo e del Parlamento,
tanto più che il decreto di espulsione
dall'area è stato rivolto anche a due
colleghi parlamentari che sono oggi in aula
con noi (i colleghi Cangemi e De
Cesaris).
Credo di non potermi dichiarare interamente
soddisfatto della sua risposta,
sottosegretario Serri, pur apprezzando gli
sforzi che il Governo italiano
sta producendo nelle ultime ore per arrivare
alla liberazione di Dino
Frisullo, ancora oggi detenuto nel carcere di
massima sicurezza di Etipi
Cezaevi. Ovviamente a Dino Frisullo va la
nostra solidarietà.
Credo sia apprezzabile la convocazione, da
parte del segretario generale del
Ministero degli esteri, dell'incaricato di
affari della Repubblica turca a
Roma, per rappresentargli, come lei ha detto,
la preoccupazione e
l'attenzione con la quale l'opinione pubblica,
il Governo ed il Parlamento
italiani seguono questa vicenda. Analogamente,
è stato opportuno
sottolineare come per l'Italia sia
inammissibile un simile comportamento e
come la libertà di manifestazione e di
espressione non possano in alcun modo
essere sanzionate con la privazione della
libertà personale. Nonostante
questo, purtroppo, le autorità turche hanno
ribadito la loro vocazione alla
soppressione di ogni forma di libertà di
opinione e di espressione, di
riconoscimento dei diritti fondamentali
dell'uomo. Certo, è un atteggiamento
che noi conosciamo bene e che più volte, anche
in quest'aula, abbiamo
denunciato al Governo italiano. Credo che
dobbiamo continuare ad
intensificare le pressioni diplomatiche, fino
a far paventare la rottura dei
rapporti tra i due paesi e la denuncia dei
trattati vigenti.
Signor sottosegretario, lei ha ricordato una
risoluzione approvata da questo
ramo del Parlamento: quei trattati sono
condizionati da atti di indirizzo
nei quali noi chiediamo il rispetto dei
diritti umani, dei diritti
fondamentali dell'uomo. Del resto, questo lo
abbiamo ripetuto anche
ultimamente, nell'ambito del dibattito sulla
politica estera in cui il
ministro Dini, pur richiamando i rapporti con
la Turchia, non ha fatto alcun
riferimento alle condizioni interne di quel
paese. Lo abbiamo detto
esplicitamente in quell'occasione: per noi
verdi, la questione dei diritti
umani ed il rispetto delle minoranze devono
essere criterio guida nei
rapporti bilaterali e multilaterali. Questa è
anche la volontà del
Parlamento europeo, che con la risoluzione del
13 dicembre 1995, approvata
nel contesto del parere sull'unione doganale
tra Unione europea e Turchia,
ha condizionato le nuove relazioni
contrattuali con quel paese a due
obiettivi: la democratizzazione ed il rispetto
dei diritti umani e la
risoluzione pacifica del problema curdo. Come
si può pensare di avere, come
ha detto il ministro Dini l'altro giorno in
quest'aula, una collaborazione
molto stretta, nel segno di una strategia di
preadesione commisurata
all'importanza della Turchia, quando in quel
paese si moltiplicano le
condanne nei confronti dei maggiori esponenti
delle organizzazioni per i
diritti umani, quando il presidente
dell'associazione per i diritti
dell'uomo viene condannato alla detenzione per
avere - secondo le autorità
turche - incitato all'odio e alla divisione di
classe, di razza e di origine
regionale, mentre è reo soltanto di aver
auspicato la soluzione pacifica del
problema curdo!
In quel paese perdura la detenzione di oltre
12 mila prigionieri politici,
tra cui il
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premio Sakharov Leyla Zana, e i partecipanti
europei - come lei stesso ha
ricordato quest'oggi -, turchi e curdi alla
manifestazione del treno per la
pace sono stati fermati, percossi arrestati e
rinviati a giudizio solo per
aver tenuto una conferenza stampa. Come si può
pretendere di far partecipare
questo paese al processo di integrazione
europea! Bisogna avere il coraggio
di dire che la politica di contaminazione
democratica che ha perseguito fino
ad oggi il nostro paese, almeno con la Turchia
ha fallito l'obiettivo e che
in futuro ogni rapporto diplomatico con la
Turchia va subordinato alle
condizioni che questo Parlamento ha posto, tra
cui la soluzione politica
pacifica del problema curdo.
Credo che su questo problema, signor
sottosegretario, l'inerzia della
comunità internazionale stia determinando il
consumarsi di un genocidio, con
le stesse modalità e gli stessi tempi con cui
alla fine del secolo scorso si
arrivò allo sterminio degli armeni.
Ribadisco in conclusione, ricordando la
risoluzione approvata dalla
Commissione esteri, che l'Italia deve farsi
promotrice di una convocazione
del Consiglio di sicurezza dell'ONU che ponga
finalmente all'ordine del
giorno il problema drammatico di un popolo,
del rispetto della sua identità,
storia, tradizione e bandiera e che prospetti
la costituzione di uno stato
curdo sovrano e indipendente (I deputati
Leccese, Cento e De Cesaris
esibiscono una bandiera).
PRESIDENTE. Prego i colleghi di riporre quella
bandiera (Proteste).
ALESSANDRO BERGAMO. Devono aspettare che la
televisione li riprenda bene!
PRESIDENTE. Invito i commessi a ritirare
quella bandiera (I commessi
eseguono l'ordine del Presidente). Colleghi,
non opponete resistenza, si
tratta solo di ottemperare a quanto viene
detto dal Presidente, il che vale
per qualsiasi forza politica, altrimenti
trasformeremmo il Parlamento in una
sede comiziale, anziché in una sede di
dibattito.
LUCA CANGEMI. Non è la bandiera l'elemento che
turba, ma questo Parlamento è
turbato dalla vicenda di Frisullo!
PRESIDENTE. Non è la bandiera, in sé,
onorevole Cangemi; le bandiere non
turbano mai: si tratta dell'utilizzo fuori
delle sedi opportune! Mi pare che
siamo d'accordo su questo. Io censuro che un
atto legittimo di
manifestazione del pensiero, delle proprie
opinioni politiche o propensioni
personali diventi esibizione nell'aula
parlamentare.
LUCA CANGEMI. Solo che in Turchia queste
manifestazioni del pensiero non
sono permesse!
PRESIDENTE. Vi prego, onorevoli colleghi, di
evitare questa situazione,
perché questo riguarda il Governo e i vostri
rapporti, che avete diritto di
sollecitare nel modo migliore, ma non con
esaltazioni di tipo
propagandistico, un po' «piazzaiolo», se
permettete!
PIER PAOLO CENTO. È un problema che riguarda
l'Unione europea e la capacità
di intervenire e di dare forza all'iniziativa
per consentire a Frisullo di
tornare nel nostro paese!
PRESIDENTE. Mi permetta di dirle che non le
tolgo la parola, ma lei non la
tolga a me e così siamo pari. Non intendo
sopraffare nessuno, ma soltanto
far rispettare il regolamento, da qualunque
parte venga in ipotesi violato o
per lo meno superato.
L'onorevole Pezzoni ha facoltà di replicare
per l'interpellanza Mussi n.
2-01001, di cui è cofirmatario.
MARCO PEZZONI. Dirò subito che concordo su
molte cose dette dal collega
Leccese, soprattutto sulla grande attenzione
che noi deputati della
Commissione esteri - e intendo dire tutti i
deputati di
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tutti i gruppi politici - poniamo sulla
questione dei curdi, dell'autonomia
curda. Addirittura, voi sapete che c'è stato
una presa di posizione politica
della Commissione esteri della Camera alcuni
mesi fa, che si spingeva anche
a prevedere la possibilità di arrivare
all'indipendenza del popolo curdo.
Credo che oggi invece la questione centrale
sia l'altra e cioè quella del
rapporto tra Italia e Turchia, tra Unione
europea e Turchia, soprattutto
sulla frontiera principale del pluralismo
interno, dei diritti umani e della
possibilità che in Turchia si affermi sempre
di più un processo di
democrazia. Questa è la questione centrale,
che richiede da tempo, signor
sottosegretario, una diversa e più forte
attenzione da parte del Governo
italiano.
Quante volte, almeno da un anno a questa
parte, noi parlamentari che ci
interessiamo della politica estera italiana
abbiamo avanzato l'idea di
un'autorevole e forte iniziativa politica
dell'Italia, ovviamente con
l'accordo di tutti i Governi europei, per
svolgere una sorta di mediazione
riservata ma tenace tra Turchia e Unione
europea, per quanto riguarda la
questione di una soluzione politica e pacifica
dei diritti di autonomia del
popolo curdo. Credo che ci sia davvero
un'insufficiente attenzione e
iniziativa della Comunità europea e della
stessa comunità internazionale.
Tant'è vero che noi più volte abbiamo anche
avanzato l'idea - certo, sapendo
che si può arrivare a questo tipo di strumenti
quando ne siano state create
le condizioni politiche - di prevedere una
qualche iniziativa
internazionale, come conferenze internazionali
o strumenti simili, anche
sotto l'egida dell'ONU.
Comunque sia, manca ancora troppo l'Unione
europea, nel suo livello più
alto, cioè quello delle iniziative dei Governi
e di quella comune politica
estera e di difesa che dovrebbe essere in
prima fila a trattare e a
discutere con la Turchia su questioni così
delicate come la democrazia, il
rispetto dei diritti umani, il rispetto e il
riconoscimento di elementari
diritti civili, quali per esempio l'identità
culturale e l'uso della lingua,
che sono negati al popolo curdo.
Quindi, stiamo parlando di questioni
fondamentali in questo 1998, l'anno in
cui tutti celebreremo il cinquantesimo
anniversario della dichiarazione
universale dei diritti umani.
Il problema oggi, ovviamente, non è
dichiararci soddisfatti o insoddisfatti:
riguarda invece una concertazione, un accordo,
un concorso di iniziative a
più livelli - parlamentare, di Governo,
diplomatico, di Unione europea - per
affrontare, nella fattispecie, questa vicenda.
Sappiamo, come ha detto il
sottosegretario Serri, che il rischio che
corre Dino Frisullo è oggi molto
alto, perché è già sotto processo per quanto
riguarda il treno della pace,
un vecchio processo che risale ad avvenimenti
dell'anno scorso e che si
svolgerà proprio il 31 marzo, quindi fra
pochissimi giorni. Siamo inoltre
preoccupati perché da recentissime notizie ci
risulta che si trova in un
carcere di massima sicurezza ed è in
isolamento in una cella strettissima,
non può nemmeno dormire e sta probabilmente
soffrendo anche la fame. Sembra
che i militari ed il Governo turco siano
intenzionati a fare dell'arresto di
Dino Frisullo una vicenda esemplare: questo
significa che entro 20 giorni vi
sarà il processo, ma anche che vi è una serie
di elementi preoccupanti nelle
stesse motivazioni del rinvio a giudizio, che
individuano addirittura un
nesso, un collegamento con il terrorismo (così
il Governo e i militari
turchi giudicano il PKK).
Vi è quindi una situazione di estrema gravità
e preoccupazione. L'isolamento
di Dino Frisullo, segretario dell'associazione
Senza Confine è fonte di
particolare preoccupazione perché questo
pacifista è stato in prima fila già
l'anno scorso nel denunciare, qui ed in
Turchia, oscuri intrecci tra mafia
turca, parti politiche, complicità militari e
commercio clandestino di
profughi. È quindi evidente che vi è una
grande preoccupazione persino sulle
sorti di questo nostro concittadino: è allora
evidente che dobbiamo fare in
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modo - già è stato fatto qualcosa, come è
stato detto dal sottosegretario
Serri - di graduare la pressione che come
Governo e come Italia stiamo
compiendo sui militari e sul Governo turco. Mi
permetto di dire sui
militari, perché sappiamo che in Turchia i
militari sono la parte forte del
Governo ma anche che vi è qualche dissenso,
qualche posizione diversa tra
l'esercito e il Governo su alcune questioni.
Non dobbiamo allora dimenticare che la nostra
iniziativa diplomatica deve
svolgersi con gradualità a più livelli e verso
più direzioni. Ora è stato
fatto un primo passo, quello dell'incontro del
segretario generale Vattani
con l'incaricato d'affari; apprezzo questo
primo passo ma mi chiedo, e
chiedo al Governo: siamo sicuri che le cose
che qui giustamente il
sottosegretario Serri ha ricordato, cioè il
fatto che siamo tra i pochi
Governi e i pochi Parlamenti che hanno fatto ponte
politico nei confronti
dell'Unione europea per non chiudere
definitivamente la porta in faccia
all'inclusione della Turchia, non possa avere
la sua importanza? Siamo
davvero convinti che l'ipotesi di un
cambiamento di atteggiamento politico
dell'Italia, del suo Parlamento, del suo
Governo arrivi a destinazione?
Siamo sicuri che i livelli di dialogo, pure
importanti, che abbiamo attivato
tra le parti italiane e quelle turche siano
sufficienti, adeguate? Pongo
queste domande perché chiedo di fare di più.
>Chiedo cioè che nelle prossime ore ci sia
un'accentuazione dell'iniziativa
diplomatica e di Governo del nostro paese
proprio per far capire al Governo
e ai militari turchi che se vogliono
trasformare la vicenda di Dino Frisullo
in un caso esemplare per scoraggiare
l'attenzione internazionale, quella
europea e quella italiana, che sta dimostrando
in questi mesi una ripresa,
una crescita di interesse sui diritti umani,
sul pluralismo, sulla Turchia e
sulla causa curda, se pensano di trasformare
questo in un caso esemplare per
scoraggiare questa attenzione e questa
solidarietà crescente a livello
internazionale e italiano, ebbene allora noi
siamo favorevoli a trasformare
democraticamente il caso di Dino Frisullo in
un caso esemplare per quanto
riguarda l'iniziativa diplomatica,
l'iniziativa di attenzione ai diritti
umani, alla democrazia e al rispetto della
manifestazione del pensiero.
Ma perché dico questo? Lo dico perché devono
capire che questa vicenda avrà
conseguenze sui prossimi atteggiamenti
politici del Parlamento e del Governo
italiano.
I nostri colleghi parlamentari ci dicono - e
questo è un fatto molto grave -
che sono stati espulsi di fatto dai militari,
accompagnati ai pullman e poi
portati all'aeroporto senza che nemmeno
potessero vedere (né sappiamo se
esista) un decreto di espulsione. A loro non è
stato fatto vedere nemmeno un
pezzo di carta firmato da una qualche autorità
giudiziaria. Potrebbe anche
essere accaduto che quella sia stata
un'iniziativa autonoma dei militari.
Del resto è questa la situazione in Turchia!
In realtà non conosciamo
nemmeno alcune questioni di fondo, mentre
sappiamo che il console italiano a
Smirne si è impegnato e ha fatto persino
cambiare l'avvocato difensore di
Dino Frisullo in quanto il primo avvocato
difensore era diretta
«espressione» delle esigenze politiche del
popolo curdo; questo era stato
giudicato dal tribunale come un elemento che
inficiava, diciamo così, la
credibilità di Dino Frisullo: «Tu hai scelto
per tuo difensore un curdo, un
avvocato che difende la causa curda dunque
questa è ancora una nuova
testimonianza-prova evidente che sei complice
della causa curda ma anche
della causa militare curda!». Voi capite che
di fronte alle manifestazioni
di scarsa civiltà giuridica che si stanno
avendo cresce la nostra
preoccupazione.
Infine, essendo entrato in contatto, tra ieri
e oggi, con alcuni esponenti
dell'associazione Senza Confine, sono riusciti
a vedere queste immagini così
incriminate. La comunità curda di Roma è
riuscita a captare attraverso il
satellite le immagini televisive che
praticamente continuano ad essere
trasmesse dai telegiornali turchi (oltre a
quelle riportate sulla stampa).
Il che ci rende ancora più preoccupati; si
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vede infatti Dino Frisullo nel corso di una
manifestazione pacifica e della
festa della primavera, che ha in mano un giornale
dove c'è scritto a
caratteri grandi «Newroz» (festa di primavera
in curdo). Questa è la prova
che loro producono per dire che in quella
manifestazione il segretario
dell'associazione Senza Confine era attore e
provocatore oltre che complice
di non saprei dire quale incitazione alla
violenza.
Nelle immagini trasmesse dalla televisione
turca compare un cerchietto che
individua la figura di Dino Frisullo con in
mano questo giornale. Tutto qui!
All'interno della Turchia sembra che stia
montando una campagna con la quale
si cercano di creare dei «solchi» nei
confronti della sensibilità
democratica internazionale.
Dobbiamo fare della vicenda di Dino Frisullo
un caso esemplare anche per
ragioni umanitarie. Infatti, conosciamo tutti
quale impegno Dino Frisullo
abbia profuso nel campo della solidarietà
umanitaria soprattutto nei
confronti del popolo curdo. Vorrei fare un
inciso al riguardo. È noto,
infatti, che i Governi dei vari Stati non
possono entrare in contatto né
offrire collaborazione al popolo curdo perché
ciò è vietato, dal momento che
questo popolo non viene riconosciuto come tale
dal governo turco. Pertanto,
la cooperazione, volta a far fronte alle
esigenze umanitarie e sanitarie di
quella gente ed a fornire assistenza giuridica
ai profughi curdi, si
realizza attraverso giri molto lunghi e
tramite fondazioni in qualche modo
riconosciute dal Governo turco, perché non è
possibile manifestare
solidarietà nei confronti del popolo turco in
modo diretto.
Sono questioni gravi e preoccupanti. Si deve prestare
maggiore attenzione
dal punto di vista politico alle esigenze di
questo popolo, ma occorre che
il Governo italiano intervenga in modo
graduale, facendo valere la sua
autorevolezza. Lo ripeto, dobbiamo trasformare
la vicenda di Dino Frisullo
in un caso esemplare che investe il diritto
internazionale e la tutela dei
diritti umani, che devono essere difesi ad
ogni costo. Siamo, infatti,
consapevoli che questo è il compito che ci
spetta come paese democratico e
civile (Applausi dei deputati del gruppo dei
democratici di sinistra-l'Ulivo
- Congratulazioni).
PRESIDENTE. Dal momento che, nella mia veste
di Presidente, ho dovuto
intervenire rispetto a quanto si stava
verificando, desidero chiarire che il
mio intervento era determinato da esigenze
regolamentari. La Presidenza,
infatti, si rende conto dell'importanza di
quanto è stato detto nel
dibattito ed anche il Governo ha prestato a
sua volta particolare attenzione
alle argomentazioni addotte dagli interpellanti.
Ritengo che nel Parlamento italiano debbano
trovare un'eco positiva le
argomentazioni di chi crede che i principi del
diritto e i principi posti a
tutela dei diritti dell'uomo debbano essere
fatti valere senza frontiere ed
in qualsiasi circostanza, specie nelle più
difficili (Applausi).
È così esaurito lo svolgimento delle
interpellanze urgenti all'ordine del
giorno.