Date: 10:30 AM 6/15/98 +0200
From: Sergio Briguglio
Subject: Frisullo (II.1)
Cari amici,
Dino Frisullo parte oggi per Diyarbakir, dove
domani sara' processato. Pur
avendo insistito con lui (come tutti i suoi
amici, del resto) perche' non
tornasse in Turchia, non posso che apprezzarne
la linearita' dei
comportamenti. Dino sa che in questo modo
costringe un po' di persone a
occuparsi, sia pure modestamente e un po'
controvoglia, del problema curdo.
E, se questo non garantisce un contributo
determinante alla soluzione del
problema, certamente pero' amplifica in modo
non trascurabile le energie
che attualmente gli sono dedicate in Italia.
Mi sembra di capire che si
possano identificare un obiettivo di breve e
uno di medio termine. Il primo
e' il sostegno ad un rapporto, approvato il 20
Aprile dalla Commissione
Migrazioni, Rifugiati e Demografia
dell'Assemblea Parlamentare del
Consiglio d'Europa, che verra' sottoposto al
voto dell'Assemblea nella
sessione che avra' luogo dal 22 al 26 Giugno prossimi,
e che rischia di
essere bloccato da chi non vuol turbare le
relazioni col governo turco.
Potete trovare il rapporto in questione al
seguente indirizzo:
http://stars.coe.fr/doc/doc98/EDOC8131.HTM
Il rapporto contiene anche la "dissenting
opinion" del rappresentante
turco, e consente quindi di valutare le
diverse posizioni sulla materia.
L'obiettivo di medio termine e' quello di una
conferenza di pace per la
regione del Kurdistan, o almeno dell'avvio di
un dialogo tra le parti
stimolato e protetto dalla comunita'
internazionale.
Caldeggiando intanto l'impegno di ciascuno (e
di ciascuna associazione) in
relazione al primo obiettivo, e raccomandando
(pleonasticamente) a tutti di
vigilare sulla situazione di Dino, vi mando
una raccolta di comunicati e di
altri scritti che mi e' stata inviata dallo
stesso Dino con preghiera di
diffusione.
Cordiali saluti
sergio briguglio
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16 GIUGNO A BADOLATO:
AL COMUNE E IN PIAZZA CON I KURDI DI CALABRIA
Martedì 16 giugno, contemporaneamente al
processo di Diyarbakir contro Dino
Frisullo e quattro esponenti kurdi, in
Calabria, presso il comune di
Badolato si riuniranno in assemblea regionale
i profughi kurdi, le
associazioni e le amministrazioni locali. Seguirà
una festa in piazza.
Nel volantino di convocazione, diffuso dalla
Ong “Cric” di Reggio Calabria,
si legge:
“L’iniziativa è stata organizzata assieme ai
kurdi presenti a Badolato e in
altri comuni calabresi, per denunciare la
gravissima situazione in cui iol
popolo kurdo è costretto a vivere con la
negazione del diritto
all’autodeterminazione, con al guerra, gli
stermini, la tortura, la
repressione dei più elementari diritti di
espressione e di dissenso. I
kurdi presenti nei nostri territori si trovano
qui proprio per fuggire una
terribile realtà di oppressione e violenza che
ha messo a rischio le loro
stesse vite.
La scelta di questo giorno non è casuale:
proprio il 16 giugno si celebrerà
in Turchia il processo a Dino Frisullo,
arrestato e detenuto per lunghi
giorni nelle carceri turche per la sua
attività di solidarietà con il
popolo kurdo. Dino Frisullo è stato
imprigionato perché la sua denuncia
della violazione dei più elementari diritti
umani da parte del governo
turco è stata ritenuta attività sovversiva, e
sarà in Turchia il giorno del
suo processo per amplificare ulteriormente la
sua denuncia”.
Il documento prosegue denunciando le
gravissime carenze nell’accoglienza
dei profughi kurdi, l’atteggiamento del
governo che ha scaricato il
problema sulle amministrazioni locali e le
popolazioni, e le
caratteristiche repressive della legislazione
vigente in materia di
immigrazione e asilo.
Il 16 giugno all’incontro-assemblea nella sala
consiliare del Comune di
Badolato, con l’intervento dei kurdi presenti
in quel comune, a
Sant’Ilario, Lamezia Terme e Siderno, seguirà
una festa in piazza.
E’ prevista anche la presenza dei comuni di
Gagliato, Lamezia Terme,
Soverato ed altri.
Info: CRIC 0965.812345.
16 GIUGNO A MILANO…
L’associazione “Ya Basta” e il Csoa
Leoncavallo organizzano un presidio e
un evento spettacolare in solidarietà per il
processo di Diyarbakir e per i
diritti umani e nazionali del popolo kurdo.
Info: 02.6705185-6706474.
… E A FIRENZE, NAPOLI, VENEZIA!
Per iniziativa dei gruppi locali
dell’associazione Azad (Libertà per il
popolo kurdo), il 16 giugno si terranno
presidi anche dinanzi ai consolati
turchi di Firenze, Venezia e Napoli.
A Napoli appuntamento alle ore 18.
A Firenze info. Sandro Targetti.
A Venezia info. Razzismo Stop.
16 GIUGNO A ROMA:
CON IL PARLAMENTO KURDO IN ESILIO
Il 16 giugno, all’indomani dell’apertura a
Roma della Conferenza dell'Onu
per il Tribunale Penale Permanente, l’intero
Parlamento kurdo in esilio,
composto da circa cinquanta membri con sede a
Bruxelles, sarà a Roma.
Molti dei “parlamentari in esilio” sono
deputati del parlamento turco,
privati dell’immunità parlamentare, spesso
incarcerati e costretti
all’esodo dopo lo scioglimento del loro
partito, il Dep (Partito della
Democrazia del Popolo) nel ’95. E’ il caso del
presidente e del
vicepresidente dell’Esecutivo, Zubeyir Aydar e
Ali Yigit. Altri
rappresentano le organizzazioni sociali e
culturali kurde (delle donne, dei
giovani, degli insegnanti, dei profughi, dei
medici…), molte delle quali
fanno riferimento al Fronte di liberazione
nazionale (Ernk), o ancora i
partiti, le confessioni religiose delle varie
parti del Kurdistan e della
diaspora in Europa. Il presidente, Yasar Kaya,
era editore del giornale
Ozgur Gundem e Ozgur Ulke, chiuso dallo Stato
rispettivamente con un
decreto e con un attentato dinamitardo; quando
è uscito dalla Turchia era
inseguito da processi per decenni di carcere.
Il Parlamento kurdo sfilerà, con cartelli che
ricordano la persdecuzione
dei kurdi, alle 10 da piazza di Porta San
Paolo, luogo caro alla Resistenza
romana, fino al palazzo della FAO dove si
svolge la Conferenza Onu. Da lì
>raggiungerà il padiglione di Amnesty
International in piazza Ugo La Malfa,
per incontrarvi Amnesty ed altre Ong.
Dopo uno spuntino offerto ai presenti, la
marcia riprenderà verso piazza
Montecitorio, dove dalle 15 si terrà un
presidio e, insieme, un incontro
con i parlamentari italiani nell’hotel
Nazionale. A questo incontro,
convocato per la Camera dagli on.li Pezzoni
(Sd), Leccese (Verdi), De
Cesaris e Brunetti (Prc) e Bianchi (Ppi), sono
stati invitati i presidenti
Violante e Mancino e quelli delle commissioni
Esteri, Occhetto e Migone.
A loro il Parlamento kurdo chiederà di
raccogliere la proposta che l’Italia
ospiti e promuova un dialogo di pace fra lo
Stato turco e il movimento
nazionale kurdo.
Info: UIK, 06.4441152, fax 06.4941504
Dal “Messaggero” – 13.6.98
“ECCO PERCHE’ SFIDO LA Turchia”
Il pacifista Dino Frisullo ha deciso di
tornare a Diyarbakir per essere
giudicato
Strano a dirsi: il gigante militare turco ha
paura di un uomo armato solo
delle sue idee. Tanto da vietarmi di circolare
se non per il tempo
strettamente necessario all’udienza del mio
processo, martedì prossimo.
Così, per “garantire la mia incolumità”, mi
terranno sotto custodia dalla
scaletta dell’aereo Roma-Istanbul a quella,
speriamo, del volo inverso di
due giorni dopo, impedendo a me di incontrare
chiunque, e ad una
delegazione italiana di accompagnarmi. Chi mi
proteggerà dai protettori, in
un paese in cui il killer mancato (reo
confesso) del presidente
dell’Associazione dei diritti umani Akin
Birdal è un gendarme in servizio,
membro di “Gladio turca”?
Il Messaggero è stato fra i pochi ad essersi
battuto dall’inizio per la mia
libertà nello scorso aprile, titolando
giustamente il giorno dopo “Ed ora
la Baraldini”, e non omettendo poi l’attentato a Birdal. Devo un
ringraziamento ai suoi redattori e una
spiegazione ai lettori. Perché torno
laggiù a rischiare la libertà e –come ammette
indirettamente il governo
turco- forse la vita, pur amando assai ambedue
e non avendo alcuna
vocazione al martirio o all’esibizionismo
eroico?
Perché dal mio ritorno in Italia, condizionato
–a mia insaputa- alla
rinuncia a rimettere mai piede in Turchia, la
finestra che dal carcere
avevo aperto si è chiusa, anzi, Italia ed
Europa rinsaldano l’alleanza, con
connesse forniture d’armi, a un regime che non
nega solo il genocidio kurdo
in corso, ma anche quello passato degli
armeni.
Come, se non da quella pericolosa ribalta,
posso gridare che laggiù c’è una
guerra contro un popolo? Ci sono state mozioni
parlamentari e impegni
solenni di ministri: nulla è cambiato, il
governo continua a sponsorizzare
la Turchia in Europa, ignorando la richiesta
–che proprio il 16 il
Parlamento kurdo in esilio ribadirà con forza
a Roma- che l’Italia promuova
ed ospiti un dialogo dio pace fra chi oggi si
combatte.
L’altra strada di quel bivio è un fiume di
sangue, un genocidio che
chiuderebbe degnamente il secolo e un incendio
che, alimentato a quel punto
dalla disperazione di un grande popolo, non
risparmierebbe l’Europa,
insieme a une sodo biblico. Il bivio è qui, a
pochi mesi di distanza; lo
Stato turco ha già scelto, contro al volontà
di pace di entrambi i popoli.
Come negli anni ’30, l’Europa guarda altrove.
Ai Mondiali, alle prossime
vacanze. Agli affari. I dodicimila prigionieri
politici che ho sfiorato in
quel carcere restano sepolti vivi, la tragedia
del Kossovo ha molto più
spazio di un Kossovo moltiplicato per quindici
anni. Perché certo, la
Turchia non è la Serbia, e noi laggiù abbiamo
quasi cinquemila imprese… A
parte la responsabilità verso i miei
coimputati kurdi, basta un senso di
vergogna a spiegare perché riparto per Diyarbakir?
Dino Frisullo
PERCHE’ LA DELEGAZIONE ITALIANA E’ PARTITA
SABATO 13 PER ANKARA E ISTANBUL
SENZA DINO FRISULLO, CHE PARTIRA’ INVECE DA
SOLO LUNEDI’ 15 GIUGNO?
La lettera del Ministero degli Esteri a Frisullo
Gentile Dr. Frisullo,
le autorità turche hanno informato questo
ministero della decisione assunta
di consentire il Suo ingresso in Turchia al
fine di partecipare all’udienza
del processo a Suo carico che avrà luogo a
Diyarbakir il 16 giugno p.v..
A tal fine, e nel contestuale intento di
provvedere alle misure da loro
ritenute necessarie a salvaguardia della Sua
incolumità personale, dette
autorità hanno precisato, chiedendoci di
informarLa, che il Suo accesso
alla frontiera turca sarà consentito nella
giornata di lunedì 15 giugno
all’aeroporto di Istanbul in provenienza
dall’Italia.
L’indomani mattina è imoltre previsto il suo
trasferimento a Diyarbakir e
la partecipazione all’udienza processuale, con
rientro in serata a Istanbul
per permetterLe il giorno successivo di far
ritorno in Italia.
Nell’arco del Suo soggiorno in territorio
turco, Le verranno, come indicate
più sopra, estese misure di protezione
personale a cura di quelle autorità.
Voglia gradire i miei migliori saluti.
Lorenzo Ferrarin
(Direttore generale Emigrazione e Affari
sociali)
Roma, 12 giugno 1998
COMUNICATO STAMPA
La Farnesina ha informato oggi Dino Frisullo,
segretario di Senzaconfine ed
esponente della Rete antirazzista e
dell’associazione Azad, che le autorità
turche, “a salvaguardia della sua incolumità
personale”, gli consentiranno
l’accesso solo per il tempo strettamente
necessario all’udienza del
processo, che prosegue a Diyarbakir il 16
giugno, con partenza lunedì
>prossimo via Istanbul.
A Frisullo saranno “estese misure di
protezione personale”.
Frisullo, con una delegazione di giornalisti
ed osservatori, intendeva
recarsi il 13 ad Ankara, per incontrarvi il
presidente dell’Associazione
diritti umani Akin Birdal (reduce da un
attentato) e le autorità consolari
italiane, poi a Diyarbakir e al ritorno a
Istanbul, per altri incontri con
le organizzazioni democratiche.
In una lettera alle due ambasciate e alla
Farnesina, Frisullo chiede che
sia consentito questo tragitto, per tutelare
il suo diritto di incontrare
l’ambasciatore ad Ankara e i suoi avvocati di
Istanbul nell’altro processo
al Treno della Pace.
Chiede che comunque sia consentito alla
delegazione di accompagnarlo e
assistere al processo, ed a lui di
parteciparvi senza sottostare a misure
detentive.
“Le limitazioni della mia libertà –afferma
Frisullo- sono un’ulteriore spia
della tensione in Turchia e in particolare a
Diyarbakir, al centro di una
guerra genocida che si allarga e sulla quale,
a un mese dalla mia
liberazione, governo, parlamento e partiti
sembrano ben più distratti delle
migliaia di persone che affollano in queste
settimane ogni dibattito sul
Kurdistan e sulla mia esperienza: anche per
questo –conclude- bisogna che
io vada, per sottolineare con la mia presenza
un’assenza e una vergognosa
omissione”.
Roma, 12.6.98
LA DELEGAZIONE E LE DATE DEL PROCESSO A
DIYARBAKIR
Sabato 13 – domenica 14 giugno
Due gruppi sono partiti dall’Italia.
Il primo, proveniente da Milano, è ad
Istanbul, dove incontrerà l’IHD
(Associazione per i diritti umani), il MKM
(Centro culturale della
Mesopotamia) e la redazione del giornale di
opposizione, minacciato di
chiusura, “Ulkede Gundem”.
Il secondo, proveniente da Roma, è ad Ankara,
dove incontrerà l’Ambasciata
italiana, la direzione nazionale del partito
Hadep (decimata dagli arresti)
e la direzione IHD.
Lunedì 15 giugno
I due gruppi, ricongiuntisi ad Ankara, partono
alle 17.10 per arrivare alle
18.30 a Diyarbakir. Dormono all’hotel
Karvansaray 2 (tel. 0090.412.214996)
Dino Frisullo parte da Roma alle 11.50, per
arrivare a Istanbul alle 15.25.
Qui sarà preso in consegna dalla polizia
turca, che lo vigilerà… dove? In
albergo, presso il consolato, o in una
prigione? Ev. albergo: Hotel As,
tel. 0090.212.2526525.6.7.
Martedì 16 giugno
Dino Frisullo parte da Istanbul alle 7.10, per
arrivare a Diyarbakir alle 9.05.
Processo presso il DGM (Tribunale per la
sicurezza dello Stato di Istanbul.
Sarà aperto al pubblico, e alla delegazione
italiana?
Partenza, se libero, da Diyarbakir alle 19.30
con arrivo a Istanbul alle
21.25 (oppure con l’aereo precedente, intorno
alle 16.30).
Mercoledì 16 giugno
Dino Frisullo (se libero) parte da Istanbul
alle 9.10, per arrivare a Roma
alle 10.50.
La delegazione italiana incontra le
organizzazioni democratiche a
Diyarbakir. Riparte da Diyarbakir alle 19.30,
per arrivare a Istanbul alle
21.25. Pernotta all’Hotel As.
Giovedì 16 giugno
La delegazione italiana riparte da Istanbul
alle 15.15 per Milano (arrivo
17.10), alle 15.35 per Roma (arrivo alle
16.50).
(N.B.: per tutti gli orari turchi vanno
calcolate due ore di ritardo
rispetto all’Italia. Ad es. le ore 9 in
Turchia sono le ore 7 italiane).
Riferimenti per informazioni dall’Italia:
Francesco Carcano (delegazione milanese),
giornalista: 0347.4322756
Consolato italiano di Istanbul:
0090.212.2431024-5
Ambasciata italiana di Ankara:
0090.312.4265460-1-2
Ag. Ansa di Ankara (Giulio Gelibter):
0090.312.4687918-9, fax 4687920
Dino Frisullo (fino a lunedì mattina, ed eventualmente
dal pomeriggio di
mercoledì):
0368.474483 – 06.67604227
Senzaconfine 06.77209069-70474063 (Alessia
06.44245967)
UIK 06.4441152, fax 4941504
LETTERA APERTA AI CITATDINI KURDI E CALABRESI
RIUNITI A BADOLATO
Cari amici, nel momento in cui leggerete
questa lettera io sarò in un luogo
che molti dei kurdi conoscono: il DGM,
tribunale speciale di Diyarbakir.
Sono processato insieme a quattro compagni
kurdi, per aver partecipato alla
loro festa nazionale, la Festa del Newroz.
Anche in Calabria si è festeggiato il Newroz.
Canti, danze, colori.
Calabresi hanno imparato a ballare allacciati
le danze kurde, come ho
imparato io a Diyarbakir. Per quelle danze,
quel giorno una giovane donna è
stata uccisa dai bastoni della polizia turca a
Van, e un’altra è andata in
coma a Diyarbakir, e un bambino è stato
schiacciato dai blindati della
polizia. Per aver ballato e cantato.
Io ho deciso di affrontare il processo a
Diyarbakir solo per gridare che mi
vergogno. Mi vergogno, come italiano, per non
aver saputo prima quanti
uomini, donne, bambini sono stati e sono
massacrati con armi prodotte in
Italia. Mi vergogno, come europeo, per non
aver saputo niente per anni del
vostro genocidio. Mi vergogno perché, per
cominciare a muovermi, ho
aspettato di leggere il dolore nei volti di
coloro che approdavano in
Italia. Eppure bastava leggere, informarsi,
per sapere. Per molti anni io,
come tanti altri, non ho voluto sapere.
Adesso io so. So cosa sono le carceri in cui
sono sepolti vivi i fratelli e
i padri dei profughi in Italia. So come
l’esercito turco ha distrutto
migliaia di villaggi e città, spargendo nella
terra fertile le mine fatte
in Italia per impedire alla gente di tornare.
So come si tortura in
Turchia, per distruggere la coscienza delle
vittime. So che i kurdi possono
essere massacrati, ma non possono essere
sconfitti, perché ormai hanno
alzato la testa. So che hanno molto da
insegnare, ed a me hanno insegnato
molto in prigione: mi hanno insegnato come si
resta umani anche nel dolore.
Mi vergogno anche perché il mio governo ha
fatto un passo avanti e due
indietro. Ha affermato che i profughi kurdi
vengono da una situazione di
persecuzione, ma non li ha definiti profughi
di guerra. Ha garantito asilo,
ma non a tutti: continua a verificare persona
per persona, come se ognuno
dovesse mostrare le cicatrici della tortura.
Anche a chi ha avuto l’asilo o
la protezione umanitaria, non sono garantite
condizioni civili di
accoglienza. E ancora succede che da molti
porti i profughi kurdi siano
rimandati indietro nell’inferno.
Il popolo calabrese, come il mio popolo
pugliese, conosce l’emigrazione.
Anche la grande emigrazione italiana viene da
una guerra: quella dei ricchi
contro la povera gente. Per questo i calabresi
hanno accolto come fratelli
prima gli albanesi, poi i kurdi. La guerra fra
poveri è una grande
menzogna: chi più ha sofferto è più umano.
Mentre leggete questo messaggio, può darsi che
il tribunale mi stia
condannando ad anni di carcere. Il governo
turco ha detto che ci sono
pericoli per la mia incolumità: dunque può
anche succedere che qualcuno mi
spari addosso, in base a una campagna di odio
che mi ha dipinto come il
peggior nemico dello Stato turco. E’ successo
a Musa Anter, ad Akin Birdal,
può succedere a chiunque, in un luogo dove
esiste solo la legge della
violenza e del terrore.
E’ possibile invece che torni libero in
Italia, per la seconda volta. Ne
sarei felice non solo perché amo la vita e la
libertà, ma anche perché
sarebbe la seconda vittoria non solo mia ma di
tutti i kurdi e di tutti i
democratici. Il governo turco arrestandomi
voleva terrorizzare le
organizzazioni della solidarietà. Voleva e
vuole mandare un messaggio al
mondo: non immischiatevi. Per questo sono
tornato in Turchia. Non tornare,
significava accettare questa logica della
paura.
Noi tutti torneremo un giorno a Diyarbakir.
Qualche giorno fa con amici
kurdi sognavamo una nave della solidarietà,
che parta dall’Italia e sbarchi
in Kurdistan, come il Treno della Pace dello
scorso anno. Una nave che
ripercorra all’inverso lo stesso percorso
delle navi dei profughi, e porti
centinaia di italiani ed europei a Diyarbakir
insieme agli amici kurdi, che
vogliono tornare e ricostruire villaggi e
città. Insieme ai compagni
detenuti sognavamo anche di distruggere le
mura del nostro carcere e di
tutte le prigioni, e farne monumenti alla
resistenza umana e alla libertà.
Questi sogni possono realizzarsi, se ci
saranno cento Badolato. Ormai il
muro si è rotto, e tutti possono vedere. Chi
vede un assassinio e non muove
un dito, è complice. Oggi Badolato è unita a
Roma e alle altre città, e
tutte sono unite a Diyarbakir. Un poeta diceva
che “quando uno sogna da
solo è un sogno, quando si sogna insieme è la
realtà che comincia”. Io ho
imparato dai kurdi anche a sognareinsieme. Non
importa quanto è lunga la
strada, e chi arriverà fino in fondo:
l’importante è camminare.
Dino Frisullo
Principali detenuti di opinione in Turchia
Ismail Besikci Sociologo,
scrittore Carcere
di Bursa
Haluk Gerger Giornalista,
scrittore Carcere
Gudul, Ankara
(Ozgur
Gundem)
Esber Yagmurdereli Scrittore, avvocato pacifista; Carcere Cankiri, Ankara
Cieco,
malato
Receb Marasli Scrittore,
editore; malato Merkez
Kap.
Cez., Ankara
Mahmut Konuk Sindacalista
SES (Sanità) “
“
e
confederazione KESK
Leyla Zana Deputato
DEP “
“
Hatip Dicle “ “
“ “
Orhan Dogan “ “ “
“
Selim Sadak “ “
“ “
Murat Bozlak Presidente
naz. HADEP Carcere
Haymana, Ankara
Mehmet Satan Dirigente
naz. HADEP “
“
Ishak Tepe “ “
“ “
Hamit Geylani “ “ “
“
Enver Olmez Sindacalista
DISK Carcere
Kapali – Diyarbakir
Huseyin Karatas Giornalista
(Ulkede Gundem) Carcere Umraniye,
Istanbul
(Elaborazione e traduzione a cura
dell’associazione AZAD su dati della
Tohav – Fondazione di Studi giuridici e sociali, di Istanbul)