Date: 12:12 PM 7/22/98 +0200
From: Sergio Briguglio
Subject: profughi rom rumeni
Cari amici,
mando il testo del documento che era allegato
al messaggio di Carlo
Tagliacozzo sui profughi Rom rumeni. Mi scuso
se vi e' gia' arrivato un
messaggio analogo: c'e' stato un disguido
tecnico.
Cordiali saluti
sergio briguglio
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RAPPORTO SULLA
VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI
DELLA MINORANZA ROM
IN ROMANIA
a cura della Rete d'Urgenza
Torino, luglio 1998
Violenza da parte della popolazione
Dopo la caduta del regime comunista in Romania
vi fu, in particolare nella
prima meta' degli anni '90, un'esplosione di
violenza razzista nei
confronti delle comunit Rom. In decine di
villaggi rumeni folle inferocite
assaltarono e incendiarono le case dei Rom,
distrussero le loro proprieta'
e li cacciarono dai villaggi, impedendo loro
di ritornare; durante queste
violenze collettive alcuni Rom vennero
assassinati. Esemplare in questo
senso, e ormai tristemente famosa, e' la
sommossa di Hadareni, avvenuta nel
1993, durante la quale tre Rom furono uccisi,
19 case bruciate e 5
distrutte.
Negli anni successivi questo tipo di violenze
e' diminuito, ma non e' mai
cessato: nel 1997, ad esempio, nel villaggio
di Tanganu, tra 50 e 100
rumeni armati di pistole e fucili
saccheggiarono le case di numerose
famiglie di Rom, cacciandoli poi dal villaggio
; sempre nel 1997 gli
abitanti del villaggio di Petreasa hanno
deciso di espellere tutta la
comunit Rom del villaggio .
Omissione da parte delle istituzioni
Le autorit rumene hanno dimostrato la
mancanza di volonta' nell'impedire e
punire queste violenze e nel risarcire le
vittime.
L'atteggiamento colpevolmente omissivo della
istituzioni e', tra l'altro,
dettagliatamente documentato dal Libro Bianco
redatto nel 1997 dalla
Lawyer's Association for the Defence of Human
Rights : a partire dal 1996
infatti questa associazione, grazie ai
finanziamenti dalla Comunit
Europea, ha curato la creazione di un Ufficio
per la difesa legale della
Minoranza Rom e seguito da vicino alcuni casi.
In molti di essi evidente che la polizia ha trascurato le indagini
mentre la magistratura ha ignorato i casi di
violenza collettiva contro la
minoranza Rom, archiviando i casi e talvolta
addirittura impedendo alle
vittime di intentare azioni legali; nei casi
pi gravi alcuni dei presunti
colpevoli sono stati messi sotto accusa, ma i
processi procedono assai
lentamente.
Nel caso di Hadareni, ad esempio, gli ordini
di arresto emessi nel 1994
dall'autorita' procedente furono subito
revocati per l'intervento del
Procuratore Generale, le posizioni di due
poliziotti coinvolti rapidamente
archiviate e il processo, ripreso nel 1996 a
tutt'oggi non si e' concluso .
Nel 1990 l'intera popolazione Rom della
regione di Harghita fu cacciata e
le loro case furono bruciate: le indagini
furono rallentate finche', nel
1995 i colpevoli furono assolti per scadenza
dei termini di prescrizione.
Chi ha seguito i casi ha avuto modo di notare
alcune illegalita'
procedurali ed l'attitudine passiva delle
autorita' investigative: nessuno
sforzo fu fatto per raccogliere testimonianze
specifiche ed individuare i
responsabili, vi furono invece forme di
intimidazione nei confronti della
minoranza Rom. Risulta poi agli atti che il
Procuratore, Rus Maria si reco'
sulla scena del delitto a Casinul Nou, ma non
per raccogliere prove contro
gli indagati, bensi' la lamentele della
comunita' locale nei confronti dei
Rom .
Numerosi casi si sono verificati anche della
regione di Giurgiu, a Bicu,
Gaiseni ed Ogrezeni: in tutti questi casi il
processo e' rimasto fermo alla
sua fase iniziale per diversi anni. Testimoni
ed imputati si rifiutavano di
comparire, la Corte di emettere ordini di
comparizione o la polizia di
eseguirli: solo il trasferimento delle causa ad altra Corte
distrettuale,
avvenuto tra il 1996 e il 1997 su intervento
dei legali dell'Associazione
per la difesa dei Diritti Umani, ha ottenuto
qualche risultato, ma il tempo
trascorso inutilmente rischia di pregiudicare
il raggiungimento di una
soluzione equa.
L'impunita' garantita agli autori di queste
violenze trova del resto
riscontro nelle prese di posizione ufficiali:
le autorita' non riconoscono
il carattere etnico degli episodi di violenza.
Il sindaco di Mihail
Kogalniceanu, dove 31 case abitate da Rom furono distrutte o incendiate
da oltre 300 persone armate di mazze e
bottiglie molotov, ebbe a dichiarare
"Nel villaggio c'era un'atmosfera
violenta, ma tengo a precisare che non
era rivolta verso gli Zingari. Noi non abbiamo
alcun problema con loro come
razza. Ce l'abbiamo solo con i criminali. Sono
le organizzazioni Rom che
tentano di presentare l'accaduto come un
conflitto etnico, per screditare
il Paese all'estero"
Anche oggi le autorita' locali talvolta negano
ai Rom di vivere nel
villaggio o di ricostruire le case distrutte.
Le vittime, fuggite dai
villaggi in cui hanno subito le violenze, non
ricevono alcun aiuto dalle
autorita' e spesso incontrano ostilita' nei
villaggi in cui si recano.
Persino quando le forze dell'ordine erano
presenti al momento delle
violenze, non sono intervenute in difesa dei
Rom: nel giugno 1996 la
polizia di Maguerele, un sobborgo di Bucarest,
non ha garantito protezione
contro la violenza razzista ad alcuni Rom e
alle loro proprieta',
nonostante fossero stati preventivamente
avvertiti che si stava preparando
un attacco alla comunita'. Il capo della
polizia e una decina di agenti
sono rimasti a guardare senza intervenire
mentre la folla rompeva vetri e
porte e incendiava le case dei Rom.
Violenza da parte delle istituzioni
Negli ultimi anni le autorita' risultano non
solo colpevoli di omissione,
ma anche di un vero e proprio atteggiamento
persecutorio nei confronti dei
Rom. Con l'ovvia conseguenza di legittimare
l'odio razzista da parte della
popolazione, preparando nuove esplosioni di
violenza.
Raids: Frequentemente la polizia compie raids
nelle comunita' Rom,
assalendo all'alba le loro abitazioni spesso
senza alcun mandato: con
percosse e con i morsi dei cani i Rom (anche
donne, bambini, anziani)
vengono buttati gi dal letto, picchiati e
umiliati. Molti vengono portati
nelle stazioni di polizia e li' nuovamente
picchiati e torturati. Questo
tipo di azione non viene condotta invece
contro i rumeni non Rom.
In alcuni casi la polizia non porta alcuna
giustificazione al raid, come ad
esempio nel caso del raid nel villaggio di
Acis nel 1995: la polizia fece
irruzione, sequestro' i documenti e porto'
alla stazione di polizia 30-40
Rom, che furono duramente picchiati. Per
questo raid non era stato emesso
nessun mandato e resta a tutt'oggi privo di
spiegazioni. Un testimone
rumeno che denuncio' il fatto fu intimidito
dalla stessa polizia.
In altri casi la giustificazione consiste nel
"domicilio illegale". Nel
1996, ad esempio, sono stati effettuati
quattro raids contro la comunita'
Rom di Colentina, ove essi si erano installati
durante il regime di
Causescu: la polizia, dopo avere circondato
l'area, e' entrata nelle case e
ha portato alla stazione di polizia uomini,
donne e bambini. I Rom sono
stati percossi e costretti a pagare una multa
per "domicilio illegale". La
polizia affermo' che i raids sarebbero
continuati finche' i Rom non si
fossero trasferiti in un'altra area.
La definizione dei diritti di proprieta' dei
Rom che furono forzatamente
collocati in determinate aree durante il
regime comunista o che ricevettero
la propriet dallo Stato rappresenta un
complesso problema, spesso
utilizzato come pretesto per violenze e multe
contro i Rom .
Infine in numerosi altri casi le autorita' di
polizia e giudiziarie hanno
affermato pubblicamente che i raids hanno una
funzione preventiva per
"combattere il crimine" da parte
delle comunit Rom. Ad esempio il capitano
Vintileanu dell'Ispettorato Generale di
Polizia rumeno ha affermato:" Noi
raccogliamo dati nelle aree in cui e' alto il
numero di crimini. [...] La
polizia organizza i raids per identificare i
criminali e far sapere agli
altri membri della comunit che noi siamo in
grado di combattere la
criminalita' ".
Il "Programma di prevenzione contro la
violenza comunitaria" sviluppato dal
Ministero degli Interni rumeno a partire dal
1994 e' stato paradossalmente
distorto nell'interpretazione e applicazione
da parte delle forze di
polizia. Gli incidenti di violenza comunitaria
contro i Rom, infatti,
vengono riferiti a reazioni spontanee
risultanti dalla frustrazione della
popolazione maggioritaria a causa del
"comportamento antisociale" della
minoranza Rom: per evitare l'esplosione della
violenza comunitaria, dunque,
vengono messe in atto azioni preventive per
combattere il crimine da parte
dei Rom, affinche' la popolazione non Rom non
sia tentata di farsi
giustizia da se'.
Ad esempio nel 1996 la polizia compi' un raid
contro i Rom della citta' di
Balteni, accusandoli di aver rubato del grano:
i poliziotti strapparono le
ricevute che alcuni Rom presentarono per
dimostrare di aver acquistato il
grano e lo confiscarono come merce rubata. Nel
1997 un raid nel villaggio
di Ivesti, compiuto da dozzine di poliziotti
con cani, era finalizzato a
"controlli di contabilita' " .
Sparatorie: Altro aspetto molto preoccupante
e' l'abuso delle armi da fuoco
da parte delle forze dell'ordine, abuso che ha
portato alla morte o al
grave ferimento di numerosi Rom, disarmati e
unicamente sospettati di
piccoli furti o colpevoli di non aver obbedito
all'intimazione di fermarsi.
Nel 1996, ad esempio, un giovane Rom fu ucciso
da un colpo di arma da fuoco
sparato da un agente di polizia che lo aveva
inseguito dopo che con la sua
carrozza a cavalli non si era fermato ad uno
stop: la versione della
polizia fu che l'azione dell'agente era stata
di legittima difesa, mentre
il referto medico dimostr che il proiettile
aveva colpito la vittima alla
schiena.
Durante il periodo tra aprile e giugno 1996 si
sono verificati ben tre casi
in cui la Polizia ha aperto immotivatamente il
fuoco contro appartenenti
alla comunita' Rom, rispettivamente nella
regioni di Olt, Maramures e
Brasov .
Molti casi simili sono stati registrati negli
ultimi tre anni, ma le
indagini sono state sospese perche' la legge
26/1994 permette l'uso di armi
da fuoco "per arrestare persone sospette
e colte in flagranza di reato che
tentino di fuggire e che non obbediscano
all'intimazione di fermarsi".
Detenzioni illegali e maltrattamenti: Si registrano numerosi casi di
detenzione illegale: ad esempio nel 1994 due
Rom furono imprigionati solo a
causa della loro origine etnica. Frequenti sono anche i casi di
maltrattamenti durante la detenzione, che in
diversi casi hanno determinato
la morte della vittima. Le indagini e i
processi, quando vengono iniziati,
procedono molto lentamente: ad esempio il
processo per l'uccisione di un
Rom detenuto da parte del capo della polizia
di Valcele nel 1996 non
ancora giunto a termine. Persino i minorenni subiscono gravi
maltrattamenti.
Intimidazioni: Le vittime e i testimoni
vengono intimiditi, con l'ovvia
conseguenza che le denunce vanno sempre pi
diminuendo.
Discriminazioni
I Rom continuano a subire discriminazioni sui
posti di lavoro, nel sistema
scolastico, e sotto l'aspetto abitativo.
Malgrado la significativita' della
minoranza Rom, non vi e' alcuna legislazione
che ne garantisca il diritto
all'istruzione e alla partecipazione alla vita
culturale del paese.
I mass media riflettono e al contempo
consolidano i pregiudizi presenti
nella popolazione: quasi sempre le notizie
riguardanti i Rom sono connesse
a criminalita', malattie e poverta'
I Rom rumeni giunti recentemente a Torino
provengono in maggioranza dai
villaggi di Fetesti e Tandarei, nella regione
di Ialomita. In queste zone
si sono verificati, anche recentemente, numerosi incidenti ed episodi di
violenza a danno delle comunita' Rom: possono
citarsi come esempi, con
riferimento al Rapporto e ai documenti
ufficiali citati nelle note, i casi
di Ogrezeni, Medgidia, Colentina, Balteni e
quelli verificatisi nei
sobborghi di Bucarest.
Il presente rapporto e' stato redatto a cura:
- della "Rete d'Urgenza",
coordinamento di associazioni e enti, cui hanno
aderito:
AIZO (Associazione Italiana Zingari Oggi),
A.Me.Cu (Associazione per la
Mediazione Culturale), Alma Terra, ASAI
(Associazione Salesiani
Interculturale), ASGI (Associazione Studi Giuridici
sull'Immigrazione),
Associazione Gente della Citta' Nuova,
Associazione IRES Lucia Morosini,
Centro Frantz Fanon, Centro Studi Sereno
Regis, Cerchiamo La Pace, Comitato
Oltre il Razzismo, Comitato per la Laicita'
della Scuola, Comunita' Madian
dei Padri Camilliani, Cooperativa Crescere
Insieme, Cooperativa Ercole
Premoli, Cooperativa Sanabil, Coordinamento
Immigrati CGIL, Dipartimento
Politiche Sociali CGIL, Gruppo Abele, Gruppo
Insegnanti Elementari, Informa
Gay, LOC (Lega Obiettori di Coscienza), MIR
(Movimento Internazionale di
Riconciliazione), Rete Antirazzista di Torino,
Servizio Migranti della
Chiesa Evangelica Valdese
- di CGIL, CISL e UIL
- Opera Nomadi
I Rom della Romania: un problema umanitario
1.I fatti di cui siamo a conoscenza
1.1 Sono arrivati e continuano ad arrivare
gruppi di Rom dalla Romania a
Torino: a tutt'oggi sembrerebbero essere 200 /250
1.2 Gli ultimi arrivati volevano andare in
Francia per ottenere l'asilo, ma
per il Trattato di Dublino sono stati respinti
alla frontiera.
1.3. A Torino solo 5 capifamiglia su una
cinquantina hanno ottenuto di
chiedere l'asilo
1.4 Le zone della Romania da cui
provengono, sono zone dove
prevalgono
forti sentimenti di ostilita' e sussistono
condizioni di pericolo per la
loro incolumita' personale
2 Come sono stati accolti a Torino.
2.1 E' iniziata una campagna dei media a
Torino sulle pagine locali
soprattutto de La Stampa ma anche del tg
regionale sulla comparsa ai
semafori di bambini rom che sarebbero
sfruttati o schiavizzati a fini di
accattonaggio ; si e' anche insinuato che i
bambini siano malati di
scabbia, candida, e siano denutriti. malgrado
nessun medico li avesse
ancora visitati.
2.2 In tutte le operazioni di polizia svolte
non sono mai state attivate
iniziative a tutela delle donne e dei bambini
presenti nel campo, (visite
mediche, pediatriche) come speriamo fosse
nell'intenzione delle procure del
Tribunale dei Minori e della Pretura che le
hanno promosse. Sempre per
iniziativa delle due procure stata ordinato
un sopralluogo
dell'assistente sociale e di un'educatrice
dell'Ufficio Minori a distanza
dai due interventi di identificazione. (per il
secondo vedi il punto 2.7)
2.3 Ci risulta che in tutto siano stati emessi
una trentina di
provvedimenti di espulsione: 18 (10 uomini e 8 donne) durante le
operazioni di polizia all' alba di marted 30 giugno, 10
consegnate agli
interessati al momento in cui costoro erano
andati in questura per chiedere
l'asilo. Solo 5 hanno avuto la possibilit di
fare la domanda d'asilo e di
ottenere un permesso di soggiorno provvisorio.
2.4 Da quanto detto sopra si profila una violazione dell'art.17
della
legge 40/98 che al comma 1 testualmente dice:
"In nessun caso pu disporsi
l'espulsione o il respingimento verso uno
Stato in cui lo straniero possa
essere oggetto di persecuzione per motivi di
razza, di sesso, di lingua, di
cittadinanza, di religione, di opinione
politiche, di condizioni personali
o sociali, ovvero possa rischiare di essere
rinviato verso un altro Stato
nel quale non sia protetto dalla
persecuzione."
2.5 A tutti i bambini al di sopra dei 7/8 anni
e in qualche caso anche al
di sotto, sono state prese le impronte
digitali. Il che non sembra in linea
con una politica di tutela dei minori .
2.6 Sono stati sequestrati documenti validi
durante la fotosegnalazione da
parte della Polizia Municipale che ha anche
consegnato diffide ad alcuni
Rom in relazione alla possibilita' di
consumare il reato di sfruttamento
dei minori.
2.7 La stessa operazione si e' ripetuta ad una
settimana di distanza;
questa volta con la Polizia Municipale c'erano
i Carabinieri che con le
armi spianate e con l'elicottero che
volteggiava sul campo hanno
ripetuto
le stesse operazioni di identificazione della
settimana precedente.
(fotosegnalazione e raccolta delle impronte
digitali, compresi i bambini al
di sopra dei 7/8 anni).
3 Che cosa si chiede al Governo
3.1 Da quanto detto prima nel rapporto sulla
violazione dei diritti umani
emerge che i Rom in Romania subiscono ancora persecuzioni e
discriminazioni e se rimpatriati si
troverebbero in condizioni di pericolo
per la propria incolumita' personale. In
particolare va sottolineato come i
Rom,
non essendo nomadi, abbiano dovuto abbandonare i loro villaggi e le
loro case; ma rischiano di passare alla
condizione di nomadismo qualora
vengano respinti. Pertanto si chiede:
Se non sussistano gli estremi per un'iniziativa umanitaria,
cos come
prevede l'art.18, comma 1 della legge 40/98 che
testualmente dice: "Con
decreto del Presidente del Consiglio dei
Ministri, adottato d'intesa con i
Ministri degli Affari Esteri, dell'Interno,
per la Solidarieta' sociale e
con gli altri Ministri eventualmente
interessati, sono stabilite, nei
limiti delle risorse preordinate allo scopo
nell'ambito del Fondo di cui
all'art. 43, le misure di protezione
temporanea da adottarsi, anche in
deroga a disposizioni della presente legge,
per rilevanti esigenze
umanitarie, in occasione di conflitti,
disastri naturali o altri eventi di
particolare gravit in Paesi non appartenenti
all'Unione Europea. .
3.2 In relazione a ci si chiede che al
seguito di un tale provvedimento si
dia disposizione per il ritiro dei
provvedimenti di espulsione e per la
concessione di un permesso di soggiorno.