Date: 9:53 AM 7/30/98 +0200
From: Sergio Briguglio
Subject: legge immigrazione
Cari amici,
ieri ho incontrato Guelfi per discutere su
decreto-flussi e
regolarizzazione. La situazione puo' essere
riassunta nel modo seguente:
1) in Commissione affari costituzionali e'
stata sollevata da Contento (AN)
la questione della mancanza di fondamento
giuridico per una
regolarizzazione. Naturalmente Contento ha
perfettamente ragione, dal
momento che una regolarizzazione e' un
provvedimento che contraddice le
disposizioni della legge, e l'unico modo per
fondarla e' quello di
definirla con un atto che abbia forza di
legge. Se mi permettete
un'autocitazione, sottopongo alla vostra
considerazione uno stralcio di un
messaggio che vi inviai il 16 Dicembre scorso:
"sull'Unita' di oggi appare un'intervista
a Calvisi, responsabile PDS per
l'immigrazione. Calvisi, in linea con Governo
e maggioranza al Senato,
sostiene la necessita' di blindare la legge,
affidando al regolamento il
compito di correggerne le manchevolezze. (...)
Deve essere pero' chiaro che
le sue affermazioni sono prive di (...)
fondamento (...): un regolamento di
attuazione non puo' muoversi contro le norme
stabilite dalla legge; non
puo' attenuarle; non puo' stabilire eccezioni;
non puo' sanare quello che
dalla legge e' definito irregolare. (...)
Quanto a sanatorie generalizzate
o meno, sfugge evidentemente (...) la
dimensione del bacino di
irregolarita' in Italia: non si tratta di
risolvere la posizione di
seicento curdi o di quattromila albanesi o di ventiquattro
iracheni; si
tratta di decidere se i due-trecentomila
irregolari che ci sono in Italia (grazie, in
primo luogo, alla ottusa
miopia di questo governo e di tutti - dico
tutti - quelli che l'hanno
preceduto) li dobbiamo espellere, secondo le
procedure stabilite da questa
"avanzatissima" legge
(due-trecentomila provvedimenti di custodia, con
due-trecentomila convalide del giudice), o li
dobbiamo tenere. Se li
dobbiamo espellere, buon lavoro! Se li
dobbiamo tenere, abbiamo due
possibilita': una sanatoria generalizzata (con
un emendamento o un decreto
di dieci righe) o venti-trentamila
provvedimenti che risolvano dieci casi
per volta (un curdo qui, tre iracheni la',
cinque stagionali magrebini su,
un impiegato di concetto giapponese giu').
Questa seconda ipotesi presenta
il grande vantaggio di non turbare il sonno
europeista del ministro
Napolitano. Non e' poco.".
Al di la' delle autocitazioni (Calvisi non se
ne abbia a male), cosa si
puo' fare? A mio parere, lo strumento piu'
idoneo e' un decreto
legislativo, fondato sulla delega concessa
dall'art. 47 della legge 40, che
consente al Governo di adottare, con tale
strumento, "disposizioni
correttive che si dimostrino necessarie per
realizzare pienamente i
principi della presente legge o per
assicurarne la migliore attuazione".
In alternativa, si potrebbe adottare un
decreto-legge, probabilmente
destinato a decadere dopo sessanta giorni
(difficile pensare che siriesca a
convertirlo inlegge), e, successivamente,
presentare un disegno di legge di
due righe che faccia salvi gli effetti del
decreto. Il rischio di questa
soluzione apparira' piu' chiaro dal seguito.
Ulteriore soluzione: regolarizzare per via
puramente amministrativa, con
rilascio di permessi di soggiorno ai sensi del
TULPS, come fu fatto, per
ragioni di ordine pubblico, in occasione della
primissima ondata di
albanesi, nel 1991.
Ultima possibilita': andare avanti cosi', con
un po' di prepotenza, e
stabilire che, in base alla legge 40, i
decreti di programmazione non
devono per forza limitarsi ad ammettere nuovi
ingressi nel territorio
nazionale, ma possono autorizzare al soggiorno
persone gia' presenti
irregolarmente. E' curioso: Napolitano si
appresta a sposare le idee di
Frisullo sulla sanatoria a regime...
2) Il Governo (o, per meglio dire, Guelfi)
vedrebbe bene un percorso di
regolarizzazione di questo genere (spero di
non falsare il suo pensiero):
quattro mesi circa per l'emersione
degliirregolari; rilascio di una
ricevuta che renda inespellibile iltitolare
fino a fine '99; progressiva
conversione della ricevuta in permesso di
soggiorno entro contingenti
fissati con successivi decreti di
programmazione. La mia opinione e' che la
cosa puo' funzionare con un correttivo e a una
condizione: il correttivo
sta nel consentire la conversione, senza
limiti numerici, man mano che i
titolari maturino i requisiti prefissati
(resta inteso che la ricevuta
dovrebbe abilitare ad avviare tutte le
attivita' generalmente consentite
allo straniero: studio, lavoro subordinato,
lavoro autonomo); la condizione
sta nel fatto che i requisiti non siano
restrittivi e corrispondano a molte
categorie possibili (vedi proposte
associazioni-sindacati). Andrebbero
inoltre stabiliti (e su questo Guelfi e'
d'accordo) i diritti associati
alla titolarita' della ricevuta (per esempio,
in relazione alle forme di
assistenza).
Ci si puo' chiedere: ma che differenza c'e'
tra una ricevuta e un permesso
di soggiorno? Pochissime differenze: la
ricevuta, ad esempio, non
abiliterebbe al ricongiungimento.
La cosa puo' sembrare terribilmente
farraginosa, e lo e'. Molto meglio
sarebbe dire: facciamo una sanatoria. Ma
purtroppo, qualche idiota italiano
ritiene che qualche idiota tedesco non
sopporti sanatorie. E noi facciamo
di necessita' virtu'.
Cordiali saluti
sergio briguglio