Date: 1:44 PM 8/3/98 +0200
From: Sergio Briguglio
Subject: immigrazione
Cari amici,
vi mando la bozza di un articolo scritto per
il Manifesto.
Cordiali saluti
sergio briguglio
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Il Ministro Napolitano, in un'intervista
pubblicata dal Corriere della
Sera, accusa il Manifesto di ospitare
posizioni demagogiche sulla questione
immigrazione. Fa anche menzione, a supporto
della tesi secondo la quale
solidarieta' non significa accogliere tutti,
di colloqui avuti con
Monsignor Luigi Di Liegro. Il Presidente del
Consiglio Prodi, ospite
anch'egli delle colonne demagogiche del
Manifesto (da clandestino,
probabilmente), ribadisce che l'Italia e'
paese aperto all'immigrazione, ma
che il Governo vuol difendere una linea di
demarcazione precisa tra
immigrazione regolare e immigrazione
irregolare. Non so cosa avrebbe detto
Don Luigi dei fatti di questi giorni. Non sono
il portavoce di una persona
bella che non c'e' piu', pur avendo avuto con
il suo pensiero una
frequentazione certamente piu' assidua di
quella dei nostri governanti.
Posso pero' cercare di dare qualche contributo
al dibattito.
1) Dal 1986 non e' stata data agli stranieri
alcuna possibilita' effettiva
di migrare legalmente in Italia per lavoro. La
nuova legge offre si' gli
strumenti per creare questo canale di
immigrazione legale (liste di
prenotazione nelle ambasciate e nei consolati
italiani, quote di
immigrazione ammesse in Italia per cercare
lavoro sul posto), ma finche'
questi strumenti non verranno utilizzati
l'immigrazione legale sara'
impossibile. Il documento programmatico appena
varato dal Governo
rappresenta una timida (e incerta) premessa
all'adozione delle misure
necessarie, ma non offre, al momento, alcuna
possibilita' per quanti
aspirino, dall'estero, a migrare in Italia. Se
il Governo ha bisogno di
tempo - per istituire le liste di
prenotazione, ad esempio - lo dica: avra'
la comprensione di tutti. Ma non si parli di
linea di demarcazione: non vi
e', attualmente, alcun confine che separi
comportamenti legali e illegali;
tutto e' condannato a essere illegale, e
l'unica faccenda che il Governo
sta affrontando in questo frangente e' come
trattare gli immigrati illegali.
2) Solidarieta' non significa accogliere
tutti. Bene. Lasciamo da parte la
solidarieta'. Di quanti immigrati per anno
abbiamo invece, egoisticamente,
bisogno? Golini e De Simone, demografi,
affermano che, per il prossimo
ventennio, i flussi saranno in grado di
compensare solo assai parzialmente
il forte calo della popolazione italiana
"giovane", a meno che non si
abbiano flussi straordinariamente intensi
(decisamente superiori alla quota
di ottantamila unita' per anno). Il Governo -
si badi - ha fatto propria
questa conclusione allegando lo studio dei due
demografi al documento
programmatico. Coerentemente, lo stesso
Governo dovrebbe adoperarsi per
garantire un flusso di immigrati di almeno -
diciamo - centomila unita' per
anno. Se costringiamo, invece, questo flusso a
percorrere vie di ingresso
illegale, questo corrisponde, se so fare
ancora le divisioni, allo sbarco
di poco meno di trecento clandestini al
giorno. Conclusione: invece di
espellerli, dovremmo accoglierli con la
fanfara! Stanno solo tappando le
falle della nostra esitante amministrazione.
3) Il Governo non vuol sentir parlare di
sanatoria generalizzata. Pare che
in tedesco l'espressione suoni volgare. Il
rischio e' che dei
due-trecentomila irregolari presenti, solo
pochi possano ottenere un
permesso di soggiorno. E gli altri? Li
espelleremo? Per rimandarne indietro
duemila in Tunisia, stiamo regalando a quel
governo (non a quel popolo...)
centocinquanta miliardi. Se so fare ancora le
moltiplicazioni, e se i
governi degli altri paesi si faranno furbi, in
mancanza di sanatoria, di
miliardi dovremo regalarne quindicimila.
4) Stiamo facendo la guerra a persone che, per
lavorare da noi, sono
disposte a rischiare la pelle e a spendere
tutto quello che hanno. Non so
se siano migliori dell'italiano medio, ma
certo sono piu' intraprendenti.
La malavita, che stupida non e' mai stata, lo
sa. Non regaliamoglieli. E,
soprattutto, non ammazziamoli.