Date: 5:31 PM 8/21/98 +0200
From: Sergio Briguglio
Subject: legge immigrazione
Cari amici,
stamattina abbiamo visitato (Dino Frisullo,
Alessia Montuori, Alfonso
Perrotta, Fulvio Vassallo, Giovanni Ciccazzo -
spero di non trascriverne
malamente il cognome - ed io) il centro di
"permanenza temporanea" di Ponte
Galeria. Successivamente abbiamo tenuto una
conferenza stampa presso la
sede di Senzaconfine. Provo a riportarvi
sinteticamente la mia opinione in
materia, grosso modo nella forma che ho
adoperato durante la conferenza
stampa. Mi astengo dal riportarvi quella di
Dino Frisullo e di Fulvio
Vassallo, che pure hanno rilasciato
dichiarazioni, perche' non sarei un
interprete fedele del loro pensiero (libero di
divergere dal mio).
La questione delle procedure di respingimento
e di espulsione e' la piu'
delicata e pericolosa della nuova legge. E' da
quasi due anni che lo
diciamo, e non c'e' alcun motivo per cambiare
idea. Lo e' per due ragioni:
a) si da' troppa enfasi alla ricerca di
soluzioni repressive al problema
dell'immigrazione irregolare, dimenticando di
creare invece gli opportuni
spazi di immigrazione regolare; b) si rischia
- vuoi per fretta, vuoi per
eccesso di rigore - di allontanare persone
aventi diritto a protezione,
ovvero di mettere a repentaglio, proprio in
virtu' dell'allontanamento, la
sicurezza degli interessati.
Per porre rimedio a questi due aspetti si
dovrebbe
a) ammettere quote sufficientemente ampie
all'immigrazione per "ricerca di
lavoro" (art. 23, Testo Unico),
attingendo da liste di prenotazione da
istituirsi (al piu' presto) nei consolati, ed
evitando di porre, da
regolamento, ulteriori condizioni barocche
sull'ingresso;
b) garantire l'informazione piena dello
straniero da allontanare e, ove
necessario, la giurisdizionalizzazione dei
provvedimenti di allontanamento
e l'accesso alle procedure per il
riconoscimento dello status di rifugiato
o della protezione temporanea.
Riguardo al primo di questi punti, il banco di
prova sara' costituito dal
decreto sui flussi (imminente), giacche' il
documento programmatico
triennale e', in proposito, ancora troppo
vago. Se il Governo ha bisogno di
tempo per creare effettive vie di immigrazione
legale, lo dica, e godra'
della comprensione di tutti; a condizione che
definisca chiaramente una
"scaletta" di impegni in merito. Per
inciso, una ragione seria per
differire ancora di un anno l'avvio di una
seria politica dei flussi
potrebbe essere quella di sanare, per il
momento, il bacino di immigrazione
irregolare attualmente presente...
Riguardo al secondo punto, il banco di prova
si e' avuto in questo mese di
Agosto. Gli avvenimenti dei primi giorni
(rivolte, feriti, un morto,
condizioni logistiche talvolta intollerabili,
etc.) evidenziano - purtroppo
- la fondatezza delle preoccupazioni espresse
da associazioni e sindacati
per un anno intero.
La gestione del centro di Ponte Galeria offre
pero', a mio personale
parere, alcune indicazioni che potrebbero
guidare una piu' corretta
attuazione della legge (ferma restando la
critica piu' sopra espressa). Il
centro e' infatti gestito dalla Croce Rossa, e
sorvegliato dall'esterno
dalla polizia (che evita di entrare nel
perimetro del centro). All'arrivo,
ciascuno straniero e' informato (stando almeno
a quanto ci e' stato detto
dal responsabile, il Sig. Ungaro) dei propri
diritti, anche in materia di
asilo, da un avvocato, con l'ausilio di un
interprete. Ne e' prova il fatto
che alcuni degli stranieri trattenuti hanno
chiesto e ottenuto di parlare
con un legale di fiducia e hanno presentato
domanda di asilo. Anche sotto
il profilo logistico-sanitario il centro
sembra adeguatamente attrezzato.
Mi pare che, in queste condizioni, si possa
fare decentemente salva la
possibilita' di ciascuno di chiedere
protezione. Un rafforzamento di questo
meccanismo di garanzia si potrebbe avere se
fosse consentito l'ingresso nel
centro agli organismi di tutela dei diritti
dell'Uomo. Oggi non ci e' stato
consentito di prendere contatto diretto con
gli stranieri trattenuti, e si
tratta di una caduta di stile
dell'amministrazione: nessuno di noi e' un
sobillatore, e le visite agli stranieri
trattenuti sono garantite dalla
legge, salve le esigenze (non messe da noi in
pericolo) di ordine pubblico
e di corretta gestione della struttura.
Un'ordine del giorno del Senato (il
n.5, della Commissione), accolto dal Governo,
impegna lo stesso Governo a
garantire questa possibilita' di contatto con
lo straniero trattenuto. E'
ovvio che gli organismi di tutela tenderanno a
prospettare allo straniero
tutte le possibilita' che la legge offre; ma
se la legge le offre, cosa
vuol fare l'amministrazione? occultarle forse?
Non posso crederci...
L'altra faccenda delicata e' quella relativa
alle identificazioni
finalizzate al rimpatrio. E' stato segnalato
da piu' parti (anche da chi
scrive) come ci sia il rischio che la fretta
induca, o addirittura
consigli, identificazioni sommarie. In materia
vanno distinte le seguenti
situazioni:
a) straniero privo di documenti, che dice di
essere - poniamo - marocchino,
per il quale il Marocco da' il nulla-osta per
il rimpatrio;
b) straniero privo di documenti, che dice di
essere - poniamo - marocchino,
per il quale la Tunisia - poniamo ancora -,
anziche' il Marocco, da' il
nulla-osta per il rimpatrio;
c) straniero privo di documenti, che dice di
essere - poniamo - senegalese,
per il quale il Marocco - poniamo - da' il
nulla osta al respingimento
riconoscendo che lo straniero stesso e'
arrivato dalle coste marocchine.
Il caso a) non desta, a mio parere,
preoccupazioni (salvo il diritto di
chiedere asilo): se lo straniero e il
consolato marocchino stessero
malauguratamente mentendo entrambi, sarebbe
affar loro...
Il caso b) e' evidentemente delicatissimo e
meriterebbe sempre un
approfondimento di indagine. Deve essere pero'
chiarito allo straniero che,
se il respingimento, trascorsi i trenta
giorni, ha da trasformarsi in un
provvedimento di espulsione, lo straniero
stesso si vede gravato di un
divieto di reingresso (in Italia e nell'area
Schengen) per cinque anni
(nessun divieto gravando invece sul respinto).
Il caso c) e' anch'esso delicatissimo e
andrebbe evitato (preferendogli un
rimpatrio diretto in Senegal), stante la
difficolta' di garantire il
rispetto del principio di non refoulement
(art. 19, Testo Unico) - il
divieto di respingere lo straniero verso un
paese a rischio, o dal quale
possa essere inviato in un paese a rischio.
Piu' in generale, ed e' una
delle proposte che dovremmo fare a Governo e
Parlamento, a garanzia del
"non refoulement", dovrebbe essere
stabilito un monitoraggio delle
condizioni di rimpatrio di tutti gli stranieri
allontanati. Tale
monitoraggio dovrebbe costituire parte
integrante degli accordi di
riammissione.
Per il momento, in ogni caso, sarebbe cosa
ottima se il Governo fornisse
dati precisi su quanti respingimenti sono
stati effettuati, e quanti, in
dettaglio, per ciascuno dei casi a), b) e c)
sopra descritti.
Concludo - certo di aver dimenticato qualcosa
di fondamentale -
ricordandovi che la settimana entrante sara'
decisiva per quanto riguarda
decreto flussi (e regolarizzazione annessa) e
regolamento. Fate vedere a
tutti come le ferie hanno ritemprato le vostre
forze...
Cordiali saluti
sergio briguglio