Date: 9:56 AM 10/6/98 +0200

From: Sergio Briguglio

Subject: regolarizzazione, rifugiati e altro

 

Cari amici,

 

vi ricordo che oggi dovrebbe riprendere l'esame del decreto flussi in

Commissione affari costituzionali alla Camera. Invito chi puo' a farsi

sentire da Maselli, Jervolino, Boato, Gardiol e Moroni per rammentare che

la nostra posizione non coincide affatto con quella approvata dalla

Commissione del Senato.

 

Scusandomi con chi l'avesse gia' ricevuto, vi invio un messaggio dell'ICS

sulla situazione in Kosovo.

 

Infine, Sergio Ferraiolo mi segnala che National geographic (il numero di

ottobre dedicato al fenomeno migratorio) sta conducendo su internet un

"sondaggio" sulla mobilitˆ delle persone. L'indirizzo e' il seguente:

 http://survey2000.nationalgeographic.com/survey2000/index.html

 

Il sondaggio e' basato su un questionario in inglese, che lo rende ideale

per Nazzarena Zorzella.

 

Cordiali saluti

sergio briguglio

 

---------------------

 

 

I.C.S.

 

 

 

Italian Consortium of Solidarity

 

 

 

Consorzio Italiano di Solidarietˆ

 

 

 

Ufficio Rifugiati - Refugee Office

 

 

 

34133 TRIESTE (Italy) - via G. Marconi, 36/b

 

 

 

Telefax.: 040 515.72 - Tel.: 040 52.248

 

 

 

e-mail: icsts@tin.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Trieste, 7 ottobre 1998

 

 

 

 

 

 

 

A tutti gli enti, associazioni ed organismi interessati

 

 

 

LORO SEDI

 

 

 

 

 

 

 

oggetto: accoglienza e tutela dei richiedenti asilo dal Kosovo

 

 

 

Da pi parti il Servizio Rifugiati dell'ICS ha ricevuto  segnalazioni di

arrivi di profughi che fuggono dalla situazione di guerra e di  violenza

generalizzata attualmente in atto nel Kosovo.

 

 

 

Tali arrivi non avvengono per gruppi di grandi dimensioni,  facilmente

visibili, ma per gruppi piccoli, famiglie, singole persone. Tuttavia

l'afflusso costante e soprattutto destinato ad aumentare sensibilmente

con l'approssimarsi dell'inverno a meno che non interverranno mutamenti

rapidi  in una direzione di pacificazione. La drammaticitˆ della condizione

della  popolazione del Kosovo ben documentata da tutti i rapporti

internazionali, ed in particolare dall'ACNUR.

 

 

 

Si invia in allegato alla presente nota (vedi attachment) copia  della

posizione recentemente espressa dall'ACNUR sul trattamento dei richiedenti

asilo dal Kosovo. Si tratta di un documento estremamente dettagliato e

prezioso,  come materiale di lavoro, per coloro che, a diverso titolo si

occupano della  delicata materia dell'asilo. Nel documento l'ACNUR

evidenzia l'assoluta  necessitˆ di procedere ad una puntuale e rigorosa

applicazione delle  normative vigenti in materia di accoglimento delle

domande di asilo presentate  da richiedenti asilo provenienti dal Kosovo.

Infatti

 

 

 

 

 

 

"... la guerra civile, provocata dalla recrudescenza  generalizzata della

violenza, non nega la sussistenza di ragioni che la  Convenzione del 51

prevede come giustificative della fuga dei rifugiati....gli  sfollati a

causa di guerre o conflitti possono legittimamente temere  persecuzioni. La

guerra anzi, pu˜ rappresentare il metodo scelto dai  persecutori, siano

essi parte dell'apparato dello Stato o no, allo scopo di  reprimere o

eliminare interi gruppi umani a causa della loro appartenenza etnica  o di

altri tipi di affiliazione ..."

 

 

 

 

 

 

Il documento infine richiama l'attenzione su alcuni gruppi che  incorrono

in particolari rischi di persecuzione (tra cui renitenti alla leva e

disertori, popolazione civile abitante nelle aree dove sono in corso i

massacri  compiuti dall'esercito serbo, intellettuali, attivisti per le

organizzazioni dei  diritti umani et.)

 

 

 

 

 

 

Come ricorda lo stesso documento ACNUR la situazione in Kosovo  tale che

gli stati dell'Unione Europea debbono valutare con estrema  attenzione le

richieste di asilo che vengono presentate ovvero offrire ai  profughi del

Kosovo protezione umanitaria.

 

 

 

Purtroppo al Servizio Rifugiati dell'ICS sono giunte numerose e

preoccupanti segnalazioni che indicano che alcune questure italiane si

rifiuterebbero illegittimamente di assumere le domande di asilo da parte

dei  profughi del Kosovo. La motivazione che viene fornita a base di tale

comportamento consiste nel sostenere che non vi una norma specifica che

stabilisca l'accoglienza dei profughi dal Kosovo, pari ad esempio a quella

che  rimasta in vigore per i profughi durante il lungo periodo (dal 92 al

95) della precedente guerra in ex Jugoslavia. Certamente corrisponde a

veritˆ il fatto che non vi al momento alcuna norma di protezione

straordinaria specificamente rivolta ai profughi del Kosovo; tuttavia,

anche se  pu˜ sembrare del tutto scontato, va ricordato che pieno diritto

di coloro che fuggono dal Kosovo presentare domanda di asilo in base alla

legislazione vigente sull'asilo, la quale norma di carattere generale

non legata affatto all'esistenza delle singole situazioni di crisi. In base

alla  vigente normativa le richieste di asilo, ad eccezione di alcuni casi

molto  limitati, indicati nell'art. 1 co. 4 della L. 39/90 debbono venire

recepite  dalle autoritˆ di PS (questure e polizia di frontiera) e

trasmesse senza  indugio alla competente Commissione centrale per il

riconoscimento dello status  di rifugiato, unico organo competente

all'esame di merito delle domande stesse.  Le forze di PS non hanno facoltˆ

alcuna di operare una valutazione di  merito delle stesse istanze di asilo.

Contestualmente, il richiedente asilo che  sia privo di mezzi di

sostentamento ha diritto di richiedere alla competente  Prefettura

l'erogazione del contributo di prima assistenza per richiedenti asilo  di

cui all'art. 1 co. 7 L. 39/90.

 

 

 

In applicazione di quanto disposto dall'art. 17 co. 1 e  dall'art. 5 co. 5

e 6 della L. 40/98 l'eventuale misura di protezione umanitaria  potrˆ

infine venire riconosciuta da parte della citata commissione  centrale a

coloro che, pur non avendo i requisiti per ottenere lo status di  rifugiato

ai sensi della Convenzione di Ginevra, non possono in alcun caso fare

rientro nel paese di origine per gravi e fondate ragioni umanitarie.

 

 

 

Chiunque entri in contatto con situazioni riguardanti la tutela  di persone

che fuggono dal Kosovo pertanto invitato a vigilare,  nell'ambito del

proprio lavoro e della propria competenza, affinchŽ  vengano rigorosamente

rispettate le normative vigenti in materia di accesso alla  procedura di

asilo e a fornire aiuto agli stessi richiedenti.

 

 

 

Il Servizio Rifugiati dell'ICS a disposizione per ogni  aiuto e

chiarimento, nonchŽ per ricevere segnalazioni di eventuali  irregolaritˆ ed

abusi.

 

 

 

 

 

 

per il Servizio Rifugiati ICS

 

 

 

Gianfranco Schiavone

 

 

--------

 

 

DOCUMENTO SULLA POSIZIONE DELL’ACNUR RIGUARDANTE IL TRATTAMENTO DEI

RICHIEDENTI ASILO PROVENIENTI DAL KOSOVO

NEI PAESI DI ACCOGLIENZA

 

 

Linee-Guida Nella Valutazione Delle Domande Di Asilo Degli Albanesi

Del Kosovo Da Parte Dei Governi

 

 

Gruppi a rischio

 

1.         Già prima dell’esplosione della violenza nei primi mesi del 1998,

esistono fonti di informazione attendibili circa la repressione subìta

dagli albanesi del Kosovo e delle serie violazioni dei diritti umani a loro

carico sulla base di motivazioni etniche e politiche[1]. La guerra civile,

provocata dalla recrudescenza generalizzata della violenza, non nega la

sussistenza delle ragioni che la Convenzione del ‘51 prevede come

giustificative della fuga dei rifugiati. Infatti, le specifiche ragioni che

inducono i richiedenti asilo a fuggire, sono, in alcuni casi, rafforzate

dal conflitto. I due tipi di motivazioni giustificative dell’abbandono del

luogo di origine - repressione per ragioni di appartenenza etnica e fuga

dal conflitto, non si escludono a vicenda. Sfollati a causa di guerre o

conflitti possono legittimamente temere persecuzioni. La guerra, anzi, può

rappresentare il metodo scelto dai persecutori - siano essi parte

dell’apparato dello Stato o no - allo scopo di reprimere o eliminare interi

gruppi umani a causa della loro appartenenza etnica o di alti tipi di

affiliazione.

 

2.         Alcuni gruppi incorrono in particolari rischi di persecuzione:

Uomini di etnia albanese, abili alla leva militare sono generalmente

considerati, dalle autorità, almeno sostenitori dell’Esercito di

Liberazione del Kosovo (KLA – Kosovo Liberation Army), se non proprio

militanti attivi, soprattutto se provengono da zone delle province colpite

dal conflitto. Queste persone sono state sottoposte a interrogatori,

detenzione, percosse e altri maltrattamenti a volte fino alla morte;

La popolazione civile di etnia albanese residente nelle aree dove il KLA è

attivo, viene considerata dalla autorità come sostenitrice del KLA stesso.

Le abitazioni civili e altre proprietà sono perciò destinate alla

distruzione allo scopo di impedire al KLA di trarne vantaggio. Questo si

traduce, per i civili, in persecuzioni generalizzate fino anche alla morte;

Parenti di combattenti certi o presunti del KLA, presi dome bersaglio dalle

forze di sicurezza serbe;

Precedenti combattenti del KLA (che potrebbero tuttavia non essere

considerati rifugiati, se rientrano nelle clausole di esclusione previste

nell'art. 1 F della Convenzione del ’51);

Dipendenti dei paralleli servizi medici kosovari – molti di loro sono stati

molestati e, in alcuni casi, detenuti per sospetto aiuto medico e sanitario

fornito al KLA);

Membri di comunità di emergenza organizzate per l’assistenza degli sfollati

sono stati a loro volta presi di mira per gli stessi motivi dei dipendenti

sanitari;

Intellettuali albanesi (compresi giornalisti, attivisti di organizzazioni

per la tutela dei diritti umani, avvocati o politici) che vengono

considerati simpatizzanti del KLA o della causa albanese. Il redattore capo

del quotidiano in lingua albanese “Bjuku” è stato recentemente fermato e

continua ad essere agli arresti.

3.         Naturalmente questo elenco non esclude che altri individui o gruppi

possano essere riconosciuti come particolarmente a rischio. Quelli qui

riportati sono i gruppi che fino a questo momento sono stati individuati

dall’ACNUR.

 

 

Renitenti alla leva e Disertori

 

4.         Mentre è ormai generalmente riconosciuto che la renitenza alla leva

e la diserzione non costituiscono valide basi per il riconoscimento dello

status di rifugiato, renitenti alla leva e disertori provenienti

dall’Esercito Jugoslavo (VJ) possono, in realtà, dimostrare la sussistenza

di un fondato timore di persecuzione a causa del loro rifiuto di sottoporsi

al servizio militare. Il fondamento del riconoscimento, in queste

circostanze particolari, è da rinvenire in valide ragioni di coscienza, nei

casi in cui:

sottoporsi al servizio militare è contrario a genuine convinzioni

politiche, religiose o morali, in assenza di un servizio alternativo;

tale rifiuto e da mettere in relazione ad un'azione militare che è stata

condannata dalla comunità internazionale come contraria alle fondamentali

norme di trattamento degli esseri umani[1].

Si renderà necessaria, perciò, una seria valutazione condotta sulle ragioni

del rifiuto, sulla genuinità delle dichiarazioni del richiedente e sulle

conseguenze che potrebbe subire (sia legali che extra-giuridiche). Rispetto

a questa seconda serie di motivazioni – viste le modalità con cui il

presente conflitto viene condotto (vedi i dati relativi e i rapporti

provenienti dalle organizzazioni per la tutela dei diritti umani) e le

reazioni della comunità internazionale – dovranno essere fornite serie

motivazioni alla base del rigetto della domanda fondata sulla avversione a

partecipare ad azioni contrarie alle fondamentali regole della condotta

umana.

 

 

Altri Potenziali Gruppi a Rischio

 

5.         Nonostante lo scopo di questo documento sia quello di fornire linee

direttive nella valutazione delle richieste di asilo provenienti da

albanesi del Kosovo, è necessario considerare che membri di altre comunità

possono rischiare persecuzioni, a volte per mano di agenti non statali. Il

KLA, da parte sua, è anch’esso coinvolto in rapimenti, sottrazione di

ostaggi e anche uccisione di persone di origine serba e rom, così come di

albanesi sospettati di simpatizzare con le autorità serbe nelle zone sotto

il loro controllo. Si sono verificati rapimenti e sparizioni all’interno

della comunità serba, albanese, rom e di altre etnie, per sospetto sostegno

alle autorità serbe.

 

 

Rientro dei Casi Respinti

 

6.         Il 9 marzo 1998, l’ACNUR ha esortato i Governi Europei a sospendere

il rinvio dei richiedenti asilo kosovari respinti verso la Repubblica

Federale di Jugoslavia, per ragioni umanitarie, almeno fino a quando la

situazione nella provincia non si sia stabilizzata. Verso la fine di

aprile, l’ACNUR ha rinnovato la sua richiesta, affermando che nell'attuale

esplosiva situazione, l’ACNUR ritiene che il rientro dei richiedenti asilo

respinti dagli Stati europei, può comportare rischi per l’incolumità dei

rimpatriati, per la possibilità di esporli a trattamenti vietati dagli

strumenti internazionali di tutela dei diritti umani”. L’Ufficio ha dunque

raccomandato di sospendere temporaneamente le misure di rimpatrio, fino a

che non si verifichi un “chiaro ed evidente progresso verso il dialogo e la

tensione si sia allentata”.

 

7.         Dal momento di questo rinnovato appello, la situazione in Kosovo è

peggiorata in modo significativo. Nel suo ultimo Rapporto al Consiglio di

Sicurezza, il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha rilevato che “il

crudo diffondersi della violenza e l’evidente uso eccessivo della forza da

parte delle autorità contro i civili, come parte della strategia del

Governo contro il KLA, sono causa di allarme e preoccupazione[1]”. Si impone

all’ACNUR l’esigenza di rinnovare l’appello agli Stati affinché sospendano

temporaneamente il rimpatrio in Kosovo dei richiedenti asilo respinti sulla

base di ragioni umanitarie. Tale richiesta è motivata dalla evidente

recrudescenza del conflitto, dai rischi per la sicurezza dei rimpatriati e

il rischio ulteriore che tali rimpatri possano oltremodo destabilizzare la

situazione.

 

 

Status Umanitario

 

8.         Data la situazione attuale di violenza, i profughi dal Kosovo che,

in base a una rigida interpretazione, non soddisfano i criteri della

Convenzione del ’51 per il riconoscimento dello status di rifugiato,

possono, nondimeno, necessitare protezione poiché vittime di conflitti e

violenza. Per queste ragioni, non dovrebbero essere rimpatriati nell’area

in questione. Nell’interesse di evitare un’indesiderata instabilità sociale

ed economica, l’Ufficio richiede agli Stati che ancora non lo fanno, di

prendere in considerazione in questi casi una qualche forma di permesso di

soggiorno per motivi umanitari per il tempo necessario ad assicurare

protezione.

 

 

Sicurezza all’interno della Repubblica Federale di Jugoslavia

 

9.         Si tratta di una questione essenzialmente pratica e concreta,

relativa alla efficacia e alla ragionevolezza di uno spostamento verso

un’altra località allo scopo di trovare protezione all’interno del paese.

Le circostanze considerate nel caso specifico saranno di importanza

capitale. Per quanto riguarda la larga maggioranza delle richieste di

albanesi del Kosovo – le quali sono basate su fondati timori di

persecuzione condotta da agenti dello Stato che possono agire su tutto il

territorio della Repubblica Federale di Jugoslavia (facendo parte della

polizia, delle forze di sicurezza o militari jugoslave), si ritiene che non

sia possibile offrire protezione all’interno della stessa RFJ. Inoltre, la

natura fluida e non prevedibile del conflitto in Kosovo, ha condotto a

successivi spostamenti di persone dentro e fuori i confini del Kosovo, e

indica una situazione chiaramente instabile e in rapido cambiamento nella

regione. Violenza e persecuzioni interessano un’area geografica via via

sempre più estesa, esplodendo imprevedibilmente fino a varcare i confini

della vicina Albania. Tale continua recrudescenza delle circostanze, la

loro fluidità e la loro diffusione geografica, ma soprattutto la loro

imprevedibilità, comporta che, al momento attuale, ricercare protezione

duratura all’interno della RFJ non può essere considerata una valida

alternativa.


10.       Per quanto riguarda le richieste di asilo non basate su un timore

verso le autorità dello Stato, ma, al contrario, nei confronti del KLA o di

suoi simpatizzanti, la prima delle argomentazioni su riportate non preclude

la presa in esame di alternative di ricollocamento all’interno del paese.

La seconda serie di considerazioni continua a trovare applicazione. E’

importante ricordare che l’analisi relativa alla ragionevolezza di tali

trasferimenti risiede anche nelle circostanze esistenti nel luogo di

accoglienza. Per quanto riguarda Serbia e Montenegro – per quelle richieste

basate su persecuzioni provenienti da agenti non statali – l’analisi sulla

ragionevolezza degli spostamenti in queste località deve tenere in

considerazione non solo le condizioni degli individui coinvolti, ma anche

quelle che si incontrano in loco. Ciò includerebbe fattori come la limitata

capacità di accoglienza e di assorbimento delle strutture, considerazioni

relative a ricostituzione ed equilibrio di gruppi etnici, riferimenti alla

stabilità politica e all’atteggiamento della popolazione locale.

 

11.       Per quel che riguarda il Montenegro, la capacità di accoglienza e

assorbimento delle sue strutture è al limite, dal momento che sta già

ospitando una popolazione di sfollati provenienti dal Kosovo, stimata

intorno alle 31.000 unità, in aggiunta a qualcosa come 30.000 rifugiati da

Bosnia Erzegovina su una popolazione totale di 644.000 persone. Sono sorte

difficoltà nelle forniture di cibo e nel reperimento dei luoghi di

accoglienza per gli sfollati, come denunciano le autorità montenegrine

nelle recenti settimane, sottolineando l’impossibilità di assorbire

ulteriormente altra popolazione, nonostante il paese abbia tentato di

conservare una politica aperta verso i nuovi arrivi.

 

12.       Il Segretario Generale ha puntualizzato che il crescente numero di

sfollati e rifugiati nella regione “può essere all’origine di ulteriore

instabilità”, e ha individuato in tali spostamenti che allontanano dalla

necessità di ricercare un compromesso sulla base di una comunità

multi-etnica come “un elemento particolarmente pericoloso” nella situazione

del Kosovo. Lo Stato del Montenegro conta una popolazione stabile di 40.000

persone di etnia albanese, e il numero degli sfollati al momento attuale

ammonta a quasi il doppio. Ospitare un numero maggiore di persone potrebbe

alterare gli equilibri interni e condurre ad instabilità politica in

Montenegro, destabilizzando ulteriormente l’intera regione. L’ACNUR ritiene

che nell’attuale situazione, i principi di solidarietà internazionale e di

condivisione richieda da parte dei paesi ospiti un’analisi sulla

“ragionevolezza” di ulteriori spostamenti verso il Montenegro, alla luce

delle considerazioni appena fatte. Imporre di sopportare altri oneri che

potrebbero causare instabilità nella regione, non è, nell’opinione

dell’ACNUR, né appropriato né ragionevole.

 

 

Ritorno dei richiedenti asilo in Albania

 

13.       L’esperienza attuale ci dimostra che i richiedenti asilo di etnia

albanese provenienti dal Kosovo non saranno rimpatriati dalle autorità

albanesi né in Kosovo né in qualche altra regione della Repubblica Federale

di Jugoslavia, né i loro diritti umani saranno deliberatamente violati

dallo Stato. In realtà, l’ACNUR ritiene che le autorità in Albania stiano

facendo del loro meglio per accogliere e proteggere coloro che hanno

cercato rifugio nel paese. Comunque, per una serie di ragioni esposte nei

paragrafi che seguono, i richiedenti asilo non potranno essere rimpatriati

in Albania.

 

14.       Non è possibile che le infrastrutture legali a tutela dei diritti

dell’uomo e dei rifugiati siano adeguate, nonostante i sinceri sforzi delle

autorità. L’Albania è firmataria sia della Convenzione del ‘51 relativa

allo status di rifugiato sia della Convenzione Europea sui Diritti

dell’Uomo e le Libertà Fondamentali del ‘50. Tuttavia la Convenzione del

‘51 non è stata resa effettiva attraverso l’adozione di una legislazioni

specifica o tramite procedure o altre prassi amministrative. La legge

sull’immigrazione contiene numerosi articoli relativi ai rifugiati ma si è

ancora lontani da un quadro normativo di riferimento completo e coerente.

E’ all'esame un nuovo disegno di legge sull’asilo ma ancora deve essere

approvato dal Parlamento e non si prevedono ancora coerenti piani di

attuazione. In breve, non è riscontrabile una procedura per la

determinazione dello status di rifugiato e dunque non è contemplato dalla

legge uno status per i rifugiati del Kosovo. In effetti, la loro presenza è

tollerata in Albania, ma non potendo godere di uno status specifico, la

loro situazione è precaria. Questa assenza di una specifica tutela legale

assume un significato ancora maggiore nelle attuali circostanze così

>mutevoli e incostanti.

 

15.       L’Albania è uno dei paesi più poveri d’Europa. Poco più di un anno

fa il paese è stato scosso da cambiamenti radicali che hanno portato al

collasso il governo e al prevalere del caos con conseguente distruzione di

elementi significativi delle infrastrutture, saccheggio dei depositi di

armi militari e la diserzione in massa dell’esercito. Al momento attuale il

paese sta tentando di risollevarsi da questa situazione difficile, mettendo

mano alla ricostruzione delle infrastrutture, fisicamente, economicamente e

socialmente. Il conflitto nel vicino Kosovo preoccupa le autorità in modo

significativo e i recenti rapporti di incursioni nel territorio e nello

spazio aereo albanese da parte di forze della RFJ rischiano di travolgere

la stessa Albania nel conflitto. Già la capacità delle autorità di fornire

accoglienza, cibo, lavoro e protezione alla popolazione nativa albanese è

estremamente limitata senza dover considerare il nuovo afflusso di albanesi

dal Kosovo. Le stesse autorità sono le prime a riconoscere i loro limiti in

questo senso.

 

16.       In particolare, la situazione delle regioni settentrionali

dell’Albania, dove i kosovari si sono rifugiati, è notoriamente instabile e

in crescente militarizzazione. In un tale contesto, i diritti umani

fondamentali non possono essere adeguatamente assicurati sia per i

cittadini stessi che per chiunque altro, inclusi i kosovari e gli operatori

umanitari che intervengono per assisterli, nonostante i migliori sforzi del

Governo albanese. Infatti, i luoghi di accoglienza del nord, per quanto

inadeguati, sono disponibili appunto perché i precedenti residenti hanno

preferito abbandonare la regione a causa della sua instabilità e mancanza

di infrastrutture. La situazione si fa particolarmente difficile per quelle

categorie maggiormente vulnerabili, come gli anziani, le donne o i bambini

non accompagnati da un membro del gruppo familiare, i quali sono esposti ad

abusi e sfruttamenti fisici e sessuali. Per gli uomini abili alla leva, il

rischio di reclutamento coatto nelle fila delle forze combattenti del KLA

diventa sempre più concreto con il permanere del conflitto. Anche in altre

regioni dell’Albania dove l’ACNUR sta attualmente tentando di trasferire

alcuni rifugiati particolarmente vulnerabili, la capacità di fornire

protezione e assistenza alla popolazione rifugiata è seriamente

compromessa, vista la carenza di adeguate infrastrutture fisiche per

assorbire tale popolazione, la scarsità di ufficiali di polizia o altre

autorità governative o militari adeguatamente preparati.

 

 

Ritorno dei richiedenti asilo in Bosnia Erzegovina

 

17.       La Bosnia Erzegovina è un paese che sta risorgendo da un conflitto

e si sta fortemente impegnando nel trovare la capacità di assorbire il

rientro dei precedenti residenti fuggiti a causa del conflitto dei primi

anni ‘90. Poiché il disegno di legge sull’asilo è ancora all’esame del

Governo, ancora non è stata predisposta una procedura di riconoscimento

dello status di rifugiato. Anche se l’ACNUR cerca attivamente di persuadere

le autorità in loco ad accogliere i richiedenti asilo kosovari e fornire

loro protezione e assistenza, non ritiene che la capacità di assorbimento e

le strutture legali della Bosnia Erzegovina siano sufficienti anche per le

esigenze di coloro che stanno rimpatriando da altri potenziali paesi di

accoglienza.

 

18.       L’ACNUR riconosce che esiste una limitata capacità da parte della

Bosnia Erzegovina nell’assicurare la tutela dei diritti umani dei

richiedenti asilo e dei rifugiati, e sottolinea che la comunità

internazionale ha richiesto al paese di votare la proprie forze

all’attuazione, in primo luogo, delle previsioni dell’Allegato 7

dell’Accordo di pace di Dayton, relative al reinsediamento dei rifugiati e

degli sfollati nazionali. Deviare l’attenzione delle autorità da questo

obiettivo allo scopo di accogliere un seppur minimo numero di richiedenti

asilo che potrebbero essere indirizzati verso altri paesi, potrebbe

provocare un significativo rallentamento nel processo di rimpatrio della

popolazione nazionale che è obiettivo non solo del Governo bosniaco ma

dell’intera comunità internazionale e particolarmente dei paesi dell’Europa

occidentale che hanno accolto per la maggior parte coloro che sono in

attesa di poter tornare nel proprio paese.

 

 

La posizione dell’ACNUR

 

19.       Sulla base della suddetta analisi e delle informazioni a

disposizione, l’ACNUR esprime la conclusione che la situazione nell’intero

Kosovo è a rischio e instabile, che persecuzioni sulla base

dell’appartenenza etnica sono un risultato di tale situazione - fenomeno,

questo, per la verità in crescita – che non è possibile assicurare

protezione alla maggior parte degli sfollati dentro i confini della

Repubblica Federale di Jugoslavia, che la prognosi prevede un ulteriore

deterioramento della situazione e che l’Albania sta rapidamente giungendo

al limite delle sue capacità di paese ospite in termini di possibilità di

accoglienza, e per ciò che riguarda tolleranza e sicurezza. Di conseguenza,

i paesi ospiti si confrontano con un gruppo di richiedenti asilo, di

proporzioni ancora accettabili, la cui situazione è precaria e che non

possono e/o non devono essere rinviati in patria. Tra loro vi saranno

alcuni che presenteranno domande di asilo inequivocabili. L’ACNUR lancia un

appello perché gli Stati di accoglienza si facciano carico delle loro

responsabilità verso i rifugiati e perché la loro azione nei loro confronti

si conformi a principi umanitari e di protezione.

 

 

 

 

 

 

 

Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati

(ACNUR)

25 agosto 1998

 

 

 

[1] Vedi vari rapporti delle Nazioni Unite redatti dal Relatore Speciale

della Commissione dei Diritti Umani, Mr. T. Mazowiecki, Ms. E. Rehn e Mr.

J. Dienstbier.

[1] Vedi paragrafi 167-174 del Manuale ACNUR sulle Procedure e Criteri per la

Determinazione dello Status di Rifugiato.

[1] Rapporto del Segretario Generale redatto a seguito della Risoluzione

1160(1998) del Consiglio di Sicurezza, S/1998/712, par. 17.

 

 

-----------

 

 

Roma, 18 settembre 1998

 

 

 

Oggetto:          Posizione dell'Alto Commissariato sul trattamento dei

richiedenti asilo provenienti dal Kosovo.

 

 

            Si invia in allegato la traduzione in italiano di un documento che

esprime la posizione dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i

Rifugiati (ACNUR) rispetto al trattamento dei richiedenti asilo in

provenienza dal Kosovo. Il documento è stato preparato dall’ACNUR allo

scopo di fornire informazioni e suggerimenti a coloro che si occupano delle

domande di riconoscimento dello status di rifugiato presentate da

richiedenti asilo che fuggono il conflitto in atto in Kosovo, provincia

della Repubblica Federale di Jugoslavia. Vengono fornite anche

raccomandazioni circa il trattamento dei nuovi arrivati. L’intero documento

è concepito ad uso delle autorità dei paesi di accoglienza, particolarmente

dei funzionari incaricati di delineare la politica di asilo e di

determinare lo status di rifugiato. Lo scopo generale è quello di

incoraggiare i paesi di accoglienza a ricevere i richiedenti asilo dal

Kosovo - assicurando che le loro necessità siano valutate in modo equo e

corretto attraverso il ricorso a procedure appropriate - e ad ospitarli

fino a che la situazione lo richieda.

 

            Nell’intento di assistere gli Stati in questo compito, il presente

documento fornisce informazioni recenti sulla sicurezza interna in Kosovo,

delinea le prospettive di protezione all’interno della regione e nei paesi

limitrofi e richiama l’attenzione su alcuni gruppi di persone

particolarmente vulnerabili. L’Appendice contiene un resoconto

dell’evoluzione del conflitto in Kosovo, dalla fine di febbraio 1998 al

mese di agosto 1998, il suo sviluppo e le reazioni della comunità

internazionale.

 

Coloro che, sfuggendo il conflitto in Kosovo, inoltrano domanda di asilo,

dovrebbero, alla pari di altri richiedenti, poter accedere alle procedure

regolari di determinazione dello status di rifugiato affinché le loro

domande siano valutate sulla base di un criterio individuale, “caso per

caso”. Nel prendere in considerazione tali richieste, è bene tenere

presente che l’attuale esodo appare, in gran parte, causato dalla minaccia

di seri danni per cause riconducibili all’appartenenza etnica e alle

opinioni politiche. Alla luce di tali circostanze, si può ragionevolmente

presumere che un buon numero di profughi abbiano fondati timori di

persecuzione per i motivi previsti nella Convenzione del ’51.

 

../..

2

 

 

            L’intenzione è quella di fornire uno strumento informativo utile

per coloro che dovranno valutare le domande di asilo inoltrate dagli

albanesi del Kosovo. La parte centrale del documento analizza una serie di

questioni pertinenti e utili al fine dell’analisi delle domande di asilo e

fornisce suggerimenti sul trattamento dei casi singoli. E’ necessario

leggere quanto segue con l’avviso che la situazione in loco è, al momento,

molto fluida. Dunque la presente trattazione, certamente utile, non può

essere considerata definitiva e deve essere sempre letta alla luce delle

più recenti informazioni provenienti dal paese.

 

            Confidando che queste osservazioni possano essere utili e trovare

un'appropriata considerazione nel contesto del lavoro di tutti coloro che

sono confrontati al problema, l'ACNUR rimane a disposizione per qualsiasi

ulteriore chiarimento e si avvale dell'occasione per rinnovare i migliori

saluti.

 

 

 

 

 

 

 

Delegazione ACNUR in Italia


Destinatari

 

 

Del Mese

Mone

Mustilli

Veca

Troise Zotta

Siracusano

CIR

CIR Lecce

CIS Roma

CIS Trieste

ASGI

Caritas

Amensty

Questore Bari

Questore Brindisi

Questore Trieste

Questore RC

Questore Ancona

Questore Siracusa

Questore Ventimiglia

Questore Lecce

Questore Como

Compagnucci

Vincenzi

Valeri

Polmare Bari

Polmare Brindisi

Sonia Sirtori (CIR MI)

Dirigente Linate

Dirigente Fiumicino

Sandro Appa Vice Questore Trieste

 

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NATIONS UNIES                 UNITED  NATIONS

HAUT COMMISSARIAT                 HIGH  COMMISSIONER

POUR LES REFUGIES                     FOR  REFUGEES

 

NAZIONI UNITE

ALTO COMMISSARIATO

PER I RIFUGIATI

 

Ufficio per l’Italia,

Malta, San Marino e

la Santa Sede

 

 

Délégation pour l’Italie,

Malte, Saint Marin et

le Saint Siège

 

Telex : 6224301

Tel: (06) 807.7119/807.8155

Fax: (06) 808.2338

Email: itaro@unhcr.ch

 

Premio Nobel per la Pace (1954 e 1981)

 

 

Branch Office for Italy,

Malta, San Marino

and The Holy See

 

Via Caroncini, 19

l-00197  Roma