Date: 11:24 AM 12/14/98 +0100

From: Sergio Briguglio

Subject: regolarizzazione (promemoria)

 

Cari amici,

vi mando il testo di un articolo scritto per "Riforma", con la speranza che

possa risultare utile come promemoria.

 

Cordiali saluti

sergio briguglio

 

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Il 15 dicembre e' scaduto il termine per presentare la richiesta di

regolarizzazione da parte degli immigrati privi di permesso di soggiorno.

Gia' una settimana prima di questa data le richieste avanzate ammontavano a

duecentotrentottomila, ed e' facile immaginare che complessivamente si

superera' il tetto delle duecentocinquantamila domande. Il Governo ha gia'

annunciato che tutti coloro che saranno in grado di dimostrare il possesso

dei requisiti fissati per la regolarizzazione otterranno, in tempi

ragionevoli, un permesso di soggiorno, rassicurando cosi' quanti temevano

di restare esclusi dalla quota - limitatissima - di trentottomila permessi

prevista dal decreto del 16 ottobre. Questo annuncio, sebbene benvenuto,

risolve pero' solo parzialmente il problema. Stante il carattere

decisamente restrittivo dei requisiti in questione, non e' affatto ovvio

che siano in molti a superare l'esame della documentazione presentata.

Vediamo perche'.

 

In primo luogo, la dimostrazione della presenza in Italia anteriore al

ventisette marzo (data di entrata in vigore della nuova legge). La

fissazione di un requisito del genere avrebbe avuto senso se la

regolarizzazione fosse stata avviata in quella stessa data. Oggi appare

come un capriccio privo di qualunque giustificazione. Per di piu', lo

straniero e' tenuto a produrre documenti ufficiali (permessi scaduti,

ricevute di alberghi, certificati di ricovero, e cosi' via) con i quali il

tipico clandestino non e' mai venuto in contatto. Vale, in linea di

principio, anche la documentazione rilasciata da associazioni che si

occupano di assistenza agli immigrati; non e' stato chiarito, pero', in che

cosa debba consistere tale documentazione - se basti, in particolare, una

semplice attestazione. La valutazione delle prove e' lasciata cosi', di

fatto, alle singole questure, quando non ai singoli commissariati, col

risultato di fare a pezzi qualunque forma di certezza di diritto.

 

Secondo: la dimostrazione di disponibilita' di alloggio. Opportunamente e'

stato stabilito che chi non sia direttamente titolare di un contratto di

affitto possa limitarsi a produrre la dichiarazione di ospitalita' da parte

del proprietario dell'alloggio o del titolare del contratto. Questo

potrebbe risolvere il problema di quanti usufruiscano di un semplice posto

letto in appartamenti-dormitorio. Molte volte, tuttavia, chi dispone

ufficialmente dell'alloggio rifiuta di procedere alla dichiarazione, per

timore che emergano situazioni di affitto non denunciato, o, addirittura,

di macroscopica speculazione. In questi casi, lo straniero rischia di

essere tagliato fuori, senza colpa, dalla regolarizzazione.

 

Terzo: la possibilita' di avviare un'attivita' lavorativa. Per

regolarizzarsi per lavoro subordinato e' necessario che un datore di lavoro

sia disposto all'assunzione, a tempo indeterminato o determinato (ma per un

periodo non inferiore a sei mesi). Nessuna chance e' data a chi lavori alle

dipendenze di un datore di lavoro niente affatto intenzionato a legalizzare

il rapporto, ne' a chi abbia lavorato fino ad oggi e sia stato - come

succede - licenziato in tronco sulla base della semplice richiesta di

legalizzazione.

 

E' possibile anche regolarizzarsi per lavoro autonomo. E' necessario, a

questo scopo, ottenere il nulla-osta da parte dell'organismo competente -

tipicamente la camera di commercio - per l'iscrizione nell'albo

professionale o nel registro corrispondente all'attivita' prescelta. In

alcuni casi - l'iscrizione nel registro del commercio, ad esempio - gli

adempimenti previsti sono tutt'altro che semplici (riconoscimento di titoli

di studio, frequentazione di corsi abilitanti o superamento di esami),

anche se, positivamente, e' stata data disposizione di procrastinare

l'esame delle domande quando ci si trovi di fronte a situazioni del genere.

In altri casi - l'iscrizione nell'albo delle imprese artigiane, in

relazione ad attivita' quali quella del giardiniere, dell'imbianchino, del

muratore o del sarto - la cosa appare nettamente piu' semplice. Non e'

prescritto, infatti, in tali casi, alcun requisito particolare, e la

concessione del nulla-osta dovrebbe essere automatica. Questa possibilita',

purtroppo ancora scarsamente nota agli immigrati, potrebbe trasformare una

regolarizzazione estremamente selettiva in un provvedimento ampio ed

efficace, tanto piu' che, in base alla legge, nessuno potrebbe impedire al

titolare di un permesso per lavoro autonomo di iscriversi, all'occorrenza,

nelle liste di collocamento ed instaurare rapporti di lavoro subordinato.

Si affaccia pero' un ultimo problema: formalmente, per ottenere il permesso

di soggiorno per lavoro autonomo lo straniero deve dimostrare di disporre

di un reddito pari a quello previsto per l'esenzione dal ticket sulle

prestazioni sanitarie. Si tratta di circa un milione e trecentomila lire al

mese. Nessuno ha finora chiarito come debba essere dimostrata tale

disponibilita'; e' ovvio pero' come non si possa pensare, per stranieri

irregolari, all'esibizione della dichiarazione dei redditi....

 

Il Governo e' ora di fronte a un bivio: nascondere la testa sotto la sabbia

del formalismo o assumere decisioni piu' coraggiose di quelle assunte dal

governo Prodi. Nel primo caso dovra' spiegare come intende espellere quei

duecentomila stranieri - poniamo - cui manca vuoi la prova di presenza,

vuoi la dichiarazione di ospitalita', vuoi il contratto o il 740. Nel

secondo, dovra' stabilire che della data di ingresso si curi pure

Napolitano, che sulla disponibilita' di alloggio si puo' autocertificare e

che il reddito minimo e' dimostrato ... dalla semplice esistenza in vita

dello straniero. Scelga.