Date: 4:25 PM 2/26/99 +0100
From: Sergio Briguglio
Subject: appello sui rimpatri di minori
stranieri
Cari amici,
in attesa di potervi dare qualche informazione
su come procede la
regolarizzazione vi mando il testo di un
messaggio arrivatomi da Torino.
Riguarda i rimpatri di minori stranieri.
La segnalazione dei suoi contenuti al Ministro
dell'interno e' da
considerarsi - a mio avviso - benvenuta.
Cordiali saluti
sergio briguglio
--------------------------------
Torino, 25 febbraio 1999
Cari amici e care amiche,
Dopo alcune decine di rimpatri gi messi in
atto nei mesi scorsi, la
mattina del 22 febbraio l'operazione si
ripetuta, coinvolgendo una decina
di ragazzi albanesi gi avviati alla scuola e
alla formazione professionale.
Con questo appello chiediamo alle autorit
competenti di riprendere il
dialogo sulla questione dei minori soli a
Torino.
Se volete aderire al nostro appello,
comunicateci la vostra adesione (al
pi tardi entro venerd mattina), al numero:
011/83.59.39
(chiedendo di Francesco Ciafaloni, Laura
Maritano, Roberta Ricucci o Elena
Rozzi).
ASGI - Associazione per gli Studi Giuridici
sull'Immigrazione
Rete d'urgenza contro il razzismo
Servizio Migranti - Caritas
ATOMM - Agenzia Torinese Minori Migranti
ALA - Associazione di Libera Accoglienza
ASAI - Associazione Salesiana Animazione
Interculturale
Associazione Ercole Premoli
Associazione Crescere Insieme
Gruppo Abele
Associazione Frantz Fanon
Centro Studi Sereno Regis
NELL'INTERESSE DEL MINORE, NELL'INTERESSE
DELLA COLLETTIVIT ...
APPELLO PER LA SOSPENSIONE DEI RIMPATRI DEI
MINORI STRANIERI A TORINO
Da alcuni anni arrivano a Torino (come in
tutte le grandi citt italiane)
minori stranieri soli, non accompagnati dai
genitori. Spesso provengono da
zone dell'Albania, del Marocco e recentemente
anche della Romania in cui
non hanno alcuna prospettiva di istruzione, di
formazione, di lavoro;
spesso sono mandati dai loro stessi genitori
per contribuire in modo
essenziale al bilancio familiare.
Privi di permesso di soggiorno, privi di
figure adulte di riferimento, si
trovano esposti all'emarginazione ed allo
sfruttamento nell'ambito di
attivit che vanno dall'accattonaggio alla
vendita ambulante, fino allo
spaccio ed alla prostituzione minorile.
Per affrontare questa situazione sono
possibili diverse strade,
essenzialmente riconducibili a tre diverse
politiche: la politica delle
espulsioni, la politica dei rimpatri, la
politica dell'integrazione.
In passato si progressivamente superata la
logica delle espulsioni, una
logica repressiva di gestione della questione
immigrazione (anche di
minori) come problema di ordine pubblico:
questo superamento stato
sancito dal Testo Unico delle disposizioni
sull'immigrazione e la
condizione dello straniero n.286/98, che
prevede l'inespellibilit del
minore (salvo motivi di ordine pubblico e
sicurezza dello stato, e salvo il
diritto a seguire il genitore espulso).
A Torino gi a partire dalla prima met degli
anni '90 alla logica
repressiva andata sostituendosi una politica
di integrazione.
L'evoluzione stata il risultato di un'attiva
collaborazione (nelle
riflessioni e nelle azioni) tra i soggetti
interessati: dall'autorit
giudiziaria minorile (Tribunale per i
Minorenni e Giudice Tutelare) alla
Questura, dal Comune al volontariato, dalla
scuola statale alla formazione
professionale.
L'accordo, formalizzato nel corso degli anni
da diversi Protocolli
d'Intesa, prevede che il minore solo venga
segnalato dalla scuola
all'Ufficio Minori Extracomunitari del Comune
e all'autorit giudiziaria.
Il Tribunale per i Minorenni o il Giudice
Tutelare affidano la tutela del
minore ad un parente, ad una associazione di
volontariato o al Comune,
sulla base di un progetto di inserimento
(scuola, formazione, ecc.) che
dimostri come sia nell'interesse del minore
restare sul territorio
torinese. Quindi, il Tutore attiva la
procedura di regolarizzazione in
Questura e accompagna il minore nella
realizzazione del progetto.
Questa politica ha ottenuto rilevanti
successi: non ha rappresentato solo
un meccanismo di regolarizzazione formale
(anche se questo aspetto resta
ovviamente importantissimo), ma un vero e proprio percorso di
integrazione. Sono numerosi i ragazzini in
tutela che hanno frequentato la
scuola di italiano e, una volta acquisita una
sufficiente conoscenza della
lingua, si sono iscritti a un corso di
formazione professionale, hanno
ottenuto una borsa-lavoro e poi un contratto
di lavoro regolare.
Accompagnati, in questo percorso, da figure adulte
di riferimento con cui
si creato un rapporto di fiducia: i
volontari delle associazioni, gli
insegnanti, i mediatori culturali, ecc.
In un senso pi ampio di integrazione, va poi
sottolineato il valore di
educazione alla legalit che caratterizza
questo tipo di percorso: i
ragazzi hanno capito che conviene emergere,
recarsi all'Ufficio Minori o
alle scuole di italiano, dare il proprio vero
nome...
Ma questo circolo virtuoso rischia oggi di
spezzarsi. Sembra infatti che
si stia verificando una nuova svolta: da una
politica di integrazione a una
politica dei rimpatri.
Nelle ultime settimane, infatti, non stato
dato seguito alle richieste di
tutela avanzate da alcuni minori gi inseriti
in strutture d'accoglienza,
in corsi d'italiano e in corsi di formazione
professionale (alcuni
addirittura con un datore di lavoro pronto ad
assumerli). Dopo alcune
decine di rimpatri gi messi in atto nei mesi
scorsi, la mattina del 22
febbraio l'operazione si ripetuta,
coinvolgendo una decina di ragazzi
albanesi, anche questi gi avviati alla scuola
o alla formazione: non
sappiamo quanti siano stati effettivamente
prelevati dalla Polizia dai
centri in cui erano ospitati e quanti invece
siano fuggiti per evitare
l'esecuzione del rimpatrio.
Paradossalmente, questa svolta viene
giustificata facendo riferimento alle
innovazioni positive introdotte dal Testo
Unico n.286/98: un maggior
rigore a fronte di maggiori garanzie. Con
il difetto, per, che mentre
il maggior rigore attuato da subito,
invece le maggiori garanzie in
gran parte non sono immediatamente
applicative. Ad esempio, si d per
scontato, traendone gi le conseguenze, che
tutti i minori irregolari
otterranno il permesso per minore et,
mentre non vi ancora alcuna
certezza che questa previsione, contenuta
nell'emanando Regolamento di
attuazione, entri effettivamente in vigore.
Progressivamente, dunque, stato adottato un
maggior rigore nell'apertura
delle tutele. In primo luogo per quanto
riguarda il progetto educativo: non
risulta pi sufficiente, infatti, l'iscrizione
a scuola, ma richiesta
l'iscrizione a un corso di formazione
professionale o un lavoro; il che non
sempre possibile, dato che molti Centri di
Formazione non accettano
ragazzi senza permesso di soggiorno.
In secondo luogo vi stato un irrigidimento
nei confronti dei minori che
hanno gi compiuto i 17 anni, perch
l'autorit giudiziaria tende a
considerare che per questi minori (perch tali
sono, malgrado la vicinanza
alla maggiore et) non vi sia pi il tempo
sufficiente per un percorso di
inserimento. E anche nei casi in cui il
procedimento di tutela viene
aperto, la lentezza delle procedure fa s che,
malgrado il progetto sia
stato presentato alcuni mesi prima del
raggiungimento della maggiore et,
la tutela non giunga in tempo: ragazzi
inseriti a scuola e in corsi di
formazione, con la disponibilit dell'alloggio
e del lavoro, hanno compiuto
i 18 anni senza ricevere la tutela (e quindi
il permesso di soggiorno), e
di conseguenza sono diventati adulti
espellibili.
Questo progressivo irrigidimento nell'apertura
delle tutele raggiunge il
culmine nelle ultime indicazioni del Giudice
Tutelare, per cui le tutele
verranno disposte solo nei confronti dei
minori orfani di padre e di madre.
E per i minori che non possono avere la
tutela, previsto il rimpatrio. Il
che significa, dati gli orientamenti sulle
tutele, veri e propri rimpatri
di massa.
Il rimpatrio (o meglio, dovrebbe essere) un
provvedimento radicalmente
diverso dall'espulsione dal punto di vista dei
presupposti e delle
motivazioni, in quanto adottato
nell'interesse del minore: esso si
fonda sul presupposto che il minore si
troverebbe in condizioni migliori
nel proprio paese d'origine.
Ora, per valutare questo aspetto, necessario
prendere contatto con la
famiglia e verificare le opportunit
assistenziali, formative, lavorative
offerte nel paese d'origine.
Ma spesso risulta quasi impossibile comunicare
con la famiglia
(specialmente in Albania molte famiglie
risiedono in villaggi sperduti
sulle montagne, con i quali non vi sono
collegamenti telefonici), il che
rende discutibile il riferimento al principio
del diritto all'unit
familiare come fondamento del rimpatrio. D'altra parte in paesi quali il
Marocco, l'Albania e la Romania, i Servizi
Sociali hanno molta difficolt a
realizzare interventi efficaci, e le
possibilit di formazione e di lavoro
sono bassissime.
Sappiamo che il Ministero degli Affari Sociali,
in collaborazione con i
Servizio Sociale Internazionale, ha promosso
in Albania progetti
finalizzati ad accogliere e supportare il
ragazzo rimpatriato. Tuttavia,
non ci risulta che tutti i ragazzi rimpatriati
siano inseriti in questi
progetti, n che la loro situazione nel paese
d'origine sia effettivamente
migliore di quella in cui si trovano in
Italia. Particolarmente tragica
risulta la situazione delle ragazze albanesi
vittima della tratta: una
volta rimpatriate, queste ragazze vengono
rifiutate dalle famiglie, in
alcuni casi subiscono violenze o addirittura
vengono uccise.
Proprio in ragione della diversa natura del
rimpatrio rispetto
all'espulsione, anche le modalit di
esecuzione dovrebbero essere diverse.
Il minore dovrebbe essere accompagnato fino
alla casa della sua famiglia o
ad una struttura d'accoglienza, cosa che non
sempre avviene (vi sono ad
esempio alcuni casi in cui il minore stato
lasciato all'aereoporto di
Tirana).
Inoltre, nel caso di minore consenziente, il
rimpatrio dovrebbe essere
eseguito dai Servizi Sociali, e solo in caso
contrario dalla Questura: vi
sono stati molti casi, invece, in cui il
minore stato rimpatriato dalla
Polizia, bench pare che gli fosse stata fatta
firmare una dichiarazione in
cui richiedeva volontariamente il rimpatrio.
Il rimpatrio viene cos percepito come una
vera e propria espulsione: il
minore, senza avere alcuna possibilit di
partecipazione nel procedimento e
addirittura senza esserne precedentemente
avvertito, viene prelevato al
mattino presto dalla Polizia e messo
sull'aereo che lo riporter nel paese
d'origine.
Le stesse strutture di accoglienza,
prevalentemente gestite dal
volontariato impegnato nell'accompagnamento
dei minori in percorsi di
integrazione, si trovano in grandissima
difficolt: il loro impegno non
certamente quello di gestire centri di
accoglienza per minori in attesa di
rimpatrio.
Questo stillicidio di rimpatri sta creando una
situazione di tensione
insostenibile: nelle strutture di accoglienza,
i ragazzini vedono la
Polizia arrivare e portare via prima uno e poi
l'altro. Sono molti i
ragazzini non ancora in tutela che, spaventati
dalla prospettiva del
rimpatrio, stanno abbandonando le strutture di
accoglienza (il che
significa andare a dormire all'aperto) e la
scuola.
La fiducia nei volontari delle associazioni,
negli insegnanti, nei
mediatori culturali viene meno: Loro sapevano
e ci hanno tradito.
E, soprattutto, si fa strada un fortissimo
sentimento di ingiustizia:
Perch portano via me, che vado a scuola e al
corso di formazione, che non
ho mai rubato, non ho mai spacciato?. Se la
richiesta di legalit di
questi ragazzi viene premiata con il rimpatrio
come possiamo pensare che
essi non si volgano verso l'illegalit?
Nella maggior parte dei casi questi ragazzi
fuggiranno o, se rimpatriati,
torneranno irregolarmente.
E allora non si rivolgeranno pi ai Servizi
Sociali, alle scuole, al
volontariato ... perch dovrebbero, per essere
rimpatriati una seconda
volta, o peggio, se ormai maggiorenni,
espulsi? E, fatalmente, finiranno
nuovamente sfruttati e in molti casi facile
manodopera per la criminalit.
Torino stata un importante laboratorio per
sperimentare una politica di
integrazione dei minori che ha visto rilevanti
successi ... forse quando
vedremo nuovamente aumentare l'emarginazione e
la criminalit minorile, ce
ne renderemo conto.
E' questo che vogliamo, nell'interesse del
minore e nell'interesse della
collettivit?
*************************
Per questi motivi, chiediamo:
1. di riaprire il dialogo tra i vari soggetti
interessati (Tribunale per i
Minorenni, Giudice Tutelare, Questura, Comune,
associazioni di
volontariato, scuole, agenzie di formazione
professionale) per avviare una
seria e serena riflessione sull'attuale
situazione dei minori soli a
Torino. A tal fine ci sembra di preminente
importanza la convocazione in
tempi rapidi di una riunione che veda la
partecipazione di tutti questi
soggetti.
2. di revocare i provvedimenti di rimpatrio e
di dare seguito alle
richieste di tutela per quei minori per i
quali venga presentato un valido
progetto di inserimento, anche nel caso che
siano prossimi alla maggiore
et, tenendo in considerazione la data di
apertura della pratica e non
quella dell'effettiva nomina del Tutore
3. di chiarire le procedure relative ai
provvedimenti di rimpatrio in
relazione, in particolare, ai seguenti
aspetti:
- gli organi competenti a disporre il
rimpatrio, con particolare
riferimento al ruolo del Comitato per i Minori
stranieri previsto dal Testo
Unico n.286/98 e dal decreto legislativo attualmente all'esame delle
Commissioni parlamentari
- le modalit con cui vengono presi i contatti
con le famiglie e verificate
le opportunit assistenziali, formative,
lavorative offerte nel paese
d'origine
- le forme e i tempi di comunicazione del
provvedimento ai soggetti interessati
- le modalit di esecuzione del rimpatrio, con
particolare riferimento alle
rispettive competenze dei Servizi Sociali e
della Questura
4. di definire le condizioni di partecipazione
del minore nel corso del
procedimento (che pu eventualmente avere come
esito il rimpatrio
dignitoso e consensuale) e le forme della
sua rappresentanza legale
5. di chiarire i rapporti esistenti tra i
diversi organi e soggetti
interessati (Tribunale per i Minorenni,
Giudice Tutelare, Questura, Comune,
associazioni di volontariato, ecc.) e tra i
diversi provvedimenti di
rispettiva competenza (tutela, affidamento,
permesso di soggiorno,
rimpatrio)
*************************
Invitiamo tutti, a Torino o in altre citt
italiane, ad inviare materiali,
riflessioni, storie relative a questa
problematica.
Invitiamo altres ad inviare proposte per un
convegno internazionale di
riflessione sul tema Minori stranieri: quale
tutela?, che si dovrebbe
tenere a Torino entro aprile 1999.
Torino, febbraio 1999
ASGI
Rete d'urgenza contro il razzismo
Caritas - Servizio Migranti
ATOMM - Agenzia Torinese Minori Migranti
ALA - Associazione di Libera Accoglienza
ASAI - Associazione Salesiana
Associazione Ercole Premoli
Nova Familia
San Vincenzo
Associazione Crescere Insieme
Gruppo Abele
Associazione Frantz Fanon
Centro Studi Sereno Regis