Date: 11:20 AM 3/29/99 +0200

From: sergio briguglio

Subject: da sergio briguglio

 

Cari amici,

a seguito dell'assemblea indetta stamattina (Sabato 10 Aprile) dall'ICS,

e in vista dell'eventuale convocazione delle associazioni da parte del

Ministro dell'interno, vi propongo ancora alcune considerazioni in

relazione alla questione "decreto di protezione temporanea ex art. 20

del Testo unico". Provo a schematizzare il problema nel modo seguente.

 

 

Le nostre preoccupazioni:

 

a1) che i profughi attualmente nell'area di crisi (Albania, Macedonia,

Montenegro) non debbano patire danni irreparabili per la difficolta' di

prestare loro soccorso "in loco" in tempi rapidi;

 

a2) che il diritto d'asilo in Italia non sia riservato solo ai "piu'

forti" - a quelli, cioe', che riescono a raggiungere avventurosamente il

territorio italiano;

 

a3) che la definizione dei criteri di selezione per l'accoglimento in

Italia non sia di fatto delegata alla mafia (albanese, italiana, etc.);

 

a4) che non sia adottata, allo scopo di porre un argine al possibile

dilagare delle richieste, una interpretazione delle norme sul diritto

d'asilo piu' restrittiva e cavillosa dell'usuale da parte della

Commissione per l'asilo (organo certamente non sufficientemente

indipendente dal potere esecutivo).

 

 

Le preoccupazioni del Governo:

 

b1) che non risulti di fatto assecondato il piano di pulizia etnica in

Kosovo;

 

b2) che non ci si trovi a sostenere oneri spropositati per l'accoglienza

dei profughi (l'Italia e' piu' facilmente raggiungibile degli altri

paesi europei).

 

 

Le preoccupazioni degli altri governi europei (stando almeno alle

ipotesi di alcuni autorevoli osservatori):

 

c1) che l'accoglimento "facile" di profughi in Italia non si traduca in

un transito facile di questi verso altre destinazioni piu' ambite

(Germania, Francia, etc.).

 

 

Sulla base di questo elenco (ovviamente discutibile e incompleto), credo

che si debba evitare di prospettare al Governo l'adozione di un

provvedimento "di grande respiro" - un provvedimento, cioe', che

riconosca un diritto alla protezione temporanea per TUTTI coloro che

fuggono dala situazione di violenza. Un tale diritto, infatti,

formalmente e' gia' sancito dalle norme sull'asilo e dall'art. 10 della

Costituzione (il profugo potrebbe, cioe', anche in caso di diniego dello

status di rifugiato ex Convenzione di Ginevra, richiedere il

riconoscimento del diritto d'asilo costituzionale al giudice ordinario).

L'adozione di un provvedimento "generalizzato", ex art. 20 del Testo

unico, gioverebbe solo al Governo per snellire il lavoro della

Commissione per l'asilo ed eventualmente della magistratura ordinaria

(ma, in questo, il Governo e' capace di correre da se' ai ripari, e non

e' necessario che siamo noi a insistere). Per contro, il carattere

generalizzato del provvedimento metterebbe il Governo nella condizione

di non collaborare minimamente all'arrivo dei profughi in Italia (vedi

punti b1 e b2). E se la traversata dell'Adriatico potrebbe essere

compiuta, in teoria, dai profughi, avvalendosi dei vettori ordinari

(anziche' degli scafisti), valendo l'art. 10, comma 4, del Testo unico,

resterebbe appannaggio degli speculatori il trasporto dall'area di crisi

ai porti e l'accesso dei profughi ai vettori. Per di piu', se mi

consentite la considerazione un po' cinica, non sarebbe minimamente

possibile discriminare tra  veri e falsi profughi, essendo proprio la

mancanza di documenti una caratteristica dei primi facilmente simulabile

dai secondi. Il risultato potrebbe essere, in pochissimo tempo, una

pulizia etnica spontanea dell'intera Albania.

 

Una soluzione accettabile dal Governo, e compatibile con le

preoccupazioni degli altri governi europei, potrebbe essere allora, piu'

modestamente, quella di riservare l'accoglienza "ex decreto" a una quota

di profughi trasferiti (ad opera delle autorita' italiane) dai campi

dell'area di crisi a strutture di accoglienza in Italia (perfino, per un

tempo limitato, nella forma di campi chiusi, per tener conto del punto

c1), certamente piu' idonee dal punto di vista della capacita' di

erogare i servizi necessari e probabilmente meno costose dei campi in

loco. Questo renderebbe la posizione dell'Italia simile a quella della

Germania, e, tra l'altro, darebbe credibilita' all'insistenza del nostro

paese, in altre occasioni manifestata, per l'adozione di politiche di

ripartizione degli oneri in sede europea.

 

L'accoglienza potrebbe essere estesa, sempre sulla base del decreto, a

coloro che hanno appoggi da parte di familiari o amici gia' inseriti in

Italia (per questi sarebbe inappropriata la preoccupazione di cui al

punto c1).

 

La determinazione della quota dovrebbe tener conto del punto a1 (anche

sulla base delle quote ammesse dagli altri paesi), e la selezione dei

profughi da trasferire dovrebbe essere effettuata nel rispetto della

volonta' degli interessati, della loro unita' familiare (e sociale) e di

una graduatoria basata sulla vulnerabilita' dei soggetti.

 

Con successive direttive potrebbero essere stabilite le modalita' di

accesso al lavoro (quando l'impossibilita' di rimpatrio si prolunghi

oltre misura). In relazione a questo punto, potrebbe valer la pena di

tener presenti, ad esempio, le disposizioni, di cui vi ho dato notizia

nei giorni scorsi, relative al rilascio di permessi stagionali o per

lavoro subordinato (lasciarli destinati alla chiamata nominativa

dall'estero sarebbe, in questo frangente, piu' ridicolo del solito).

 

All'occorrenza, si potrebbero emanare in seguito decreti di diverso

contenuto.

 

Resterebbe impregiudicata la possibilita' (per chiunque, accolto o meno

che sia sulla base del decreto) di avanzare richiesta di asilo.

 

Cordiali saluti

sergio briguglio

 

n.b.: per la spedizione di questo messaggio (che ha luogo insolitamente

di sabato) mi avvalgo della gentile collaborazione di amici.