Date: 11:04 AM 4/21/99 +0200

From: Sergio Briguglio

Subject: profughi

 

Cari amici,

a seguito di uno scambio di idee con persone piu' competenti di me, provo a

fornirvi alcuni elementi sulla situazione dei profughi kosovari, cosi' come

li ho capiti.

 

1) La distribuzione dei profughi e' attualmente, a grandi linee, la

seguente: circa 360.000 in Albania (di cui alcune decine di migliaia nei

campi a ridosso della frontiera con il Kosovo, gli altri ospiti di famiglie

albanesi o di centi di accoglienza allestiti in fabbricati abbandonati e

simili); circa 130.000 in Macedonia (di cui circa 55.000 nei campi, circa

75.000 presso famiglie); circa 70.000 in Montenegro; circa 30.000 in

Bosnia; circa 50.000 in Serbia (non confermato).

 

2) Preoccupano, per motivi diversi,

 

a) la situazione in Macedonia: il governo macedone non sembra disposto ad

accettare la presenza dei profughi, che potrebbe compromettere i rapporti

con la Serbia;

 

b) la situazione in Montenegro: c'e' il rischio di azioni della polizia

contro i profughi, e la situazione potrebbe diventare ingestibile in un

futuro non lontano;

 

c) la situazione nei campi di frontiera in Albania: a Kukes e' in atto un

reclutamento da parte dell'UCK; la vicinanza con la frontiera fa si' che la

condizione sia comunque di pericolo; si cerca pertanto di lasciare a tali

campi il ruolo di campi di transito, con un quotidiano trasferimento dei

profughi verso sistemazioni piu' lontane dalla frontiera.

 

3) Anche la situazione di quanti hanno trovato accoglienza in Albania non

lascia tranquilli, in un'ottica di medio periodo, per via della condizione

certamente non solida del Paese: servizi pubblici - come distribuzione di

energia elettrica e acqua - insufficienti perfino per la popolazione

residente; popolazione di una citta' come Durazzo prossima al raddoppio in

seguito all'arrivo dei profughi; rischio di strumentalizzazione da parte

del potere politico della presenza dei profughi stessi.

 

4) Queste preoccupazioni (piu' ancora che quelle - in via di superamento -

relative alla gestione dei soccorsi minimali ai profughi) inducono a

ritenere necessari provvedimenti che rendano possibile un alleggerimento

della presenza nelle zone critiche, fermo restando il criterio generale di

un rispetto della volonta' (ove questa sia effettiva e nei limiti del

possibile) dei profughi stessi di restare nei territori confinanti con il

Kosovo. A questo fine, le disponibilita' dei paesi europei sono state solo

parzialmente utilizzate (fino al 19 Aprile, poco meno di 16.000

trasferimenti). Non sono state ancora utilizzate le disponibilita' offerte

da Stati Uniti, Canada e Australia.

 

5) E' opinione diffusa che il governo italiano debba essere sollecitato ad

adottare un provvedimento per l'accoglimento di profughi, anche senza

rinunciare all'obiettivo di una erogazione di assistenza primariamente "in

loco". In particolare, non sembra che un trasferimento equivalga in alcun

modo all'assecondamento della strategia di pulizia etnica del Kosovo,

giacche' nulla impedirebbe un rapido rimpatrio dei profughi accolti, ove si

realizzassero le condizioni di sicurezza necessarie a tal fine.

 

6) La semplice previsione di una pur piena applicazione delle norme

ordinarie sul diritto d'asilo non sembra sufficiente, almeno per i seguenti

motivi:

 

a) la prassi comunemente adottata dalla polizia di frontiera (obbligo di

rimpatrio del respinto a carico del vettore) fa si' che ai potenziali

richiedenti sia impedito l'imbarco verso l'Italia a causa della mancanza di

documenti di viaggio e di regolere visto, e che quindi i profughi debbano

rivolgersi al consueto "servizio" degli scafisti;

 

b) una applicazione formalmente inattaccabile della normativa risolverebbe

il problema precedente (oneri e sanzioni a carico del vettore sono esclusi,

ai sensi dell'art. 10 del Testo Unico, nei casi previsti dalle disposizioni

vigenti che disciplinano il riconoscimento dello status di rifugiato), se

non fosse che la richiesta d'asilo del tipico profugo potrebbe essere

considerata comunque inammissibile per via del periodo trascorso, senza

chiedere asilo, in un "paese sicuro" come l'Albania;

 

c) il superamento dei problemi precedenti con la scelta, di natura

politica, di un atteggiamento "aperto" riguardo all'accoglimento delle

domande di asilo potrebbe provocare un esodo di massa dei profughi, con la

ovvie conseguenze relative al raggiungimento dei vettori da parte dei

potenziali richiedenti, e con un rischio piu' marcato di assecondamento

della strategia di pulizia etnica.

 

7) Sono in corso riflessioni in relazione ai possibili contenuti di un

decreto (ex art. 20 del Testo Unico) per l'accoglimento temporaneo di

profughi.

 

Cordiali saluti

sergio briguglio