Date: 1:07 PM 1/26/00 +0100
From: Sergio Briguglio
Subject: lettera a Nazzarena Zorzella
(Peppino, Salvatore, l'eti
Cari amici,
vi mando, per conoscenza, una lettera che ho
inviato a Nazzarena Zorzella,
a mo' di replica (non troppo seria) al suo
articolo di venerdi' scorso sul
Manifesto.
Allego anche il testo di quell'articolo.
Potrete trovare entrambi i testi alle pagine
seguenti:
http://briguglio.frascati.enea.it/immigrazione-e-asilo/2000/gennaio/zorzella-man
ifesto.html
http://briguglio.frascati.enea.it/immigrazione-e-asilo/2000/gennaio/zorzella.htm
l
Cordiali saluti
sergio briguglio
---------------
Cara Nazzarena,
ho letto e meditato il tuo articolo sul
Manifesto di venerdi' scorso. Non
resisto alla tentazione di infliggerti qualche
dettaglio riguardo al mio
punto di vista sulla questione.
Nel tuo articolo torni sul tema delle ragioni
profonde da riconoscere alla
base di una apertura (o maggiore apertura)
delle frontiere, e inviti un
certo mondo - della sinistra e delle
associazioni - a identificare con
l'esigenza di liberta' ed equita' quelle
ragioni, che alcuni si ostinano a
identificare con la convenienza economica.
Vorrei mostrarti con un
modellino semplificato - me lo perdonerai! -
che si tratta di due categorie
di ragioni complementari, piuttosto che
antagoniste.
Immagina che il mondo sia costituito da due
soli individui - li chiamero'
Salvatore e Peppino - e che le risorse
complessivamente a disposizione dei
due ammontino - diciamo - a dieci milioni. Si
tratta di risorse
"potenzialmente" a disposizione dei
due, ma scelte poco accorte potrebbero
provocarne lo spreco totale o parziale. Usero'
un grafico per rappresentare
la situazione di Salvatore e Peppino. Puoi
ammirarlo alla pagina seguente:
http://briguglio.frascati.enea.it/immigrazione-e-asilo/2000/gennaio/Image6.gif
L'asse S corrisponde alle risorse a
disposizione di Salvatore, l'asse P a
quelle a disposizione di Peppino. Lo situazione
del mondo sara'
rappresentata da un punto in questo piano.
Quanto piu' il punto e' spostato
verso destra (rispettivamente, verso l'alto),
tanto piu' Salvatore
(rispettivamente, Peppino) se la passa bene
(dispone cioe' di molte
risorse).
Il fatto che le risorse complessivamente a
disposizione sono fissate (dieci
milioni) fa si' che il punto rappresentativo
dello stato del mondo non
possa cadere all'esterno del triangolo FOG,
per il motivo che segue. Il
punto F, sull'asse P, corrisponde a una
situazione in cui Peppino dispone
di tutti e dieci milioni (e Salvatore si
attacca...); il punto G, sull'asse
S, corrisponde alla situazione in cui e'
Peppino ad attaccarsi (e Salvatore
a spassarsela). Gli altri punti del segmento
FG corrispondono a
distribuzioni meno squilibrate delle risorse;
il punto medio, E, in
particolare, corrisponde a una distribuzione
equa. Tutti i punti del
segmento FG, pero', corrispondono a un pieno
utilizzo delle risorse
complessive. I punti che si trovano in alto e
a destra del segmento non
sono raggiungibili: servirebbero risorse
superiori a dieci milioni. Si puo'
invece restare a sinistra e in basso rispetto
al segmento se Peppino e
Salvatore lasciano parte delle risorse
inutilizzate (ad esempio, sepolte
sotto la sabbia). Una generica (realistica)
situazione corrispondera' a un
punto interno al triangolo, nel quale, cioe',
un parte delle risorse va
sprecata.
Se non hai ancora cestinato il messaggio, i
motivi possono essere due:
a) stai cercando sul menu' qual e' il comando
per cestinare i messaggi;
b) ti stai appassionando alle sorti di Peppino
e Salvatore.
In questa seconda ipotesi, proseguo.
Supponiamo che lo stato attuale del mondo sia
rappresentato dal punto A.
Due sono le caratteristiche principali di
questo stato. La prima e' che la
distribuzione e' iniqua: Salvatore ha a
disposizione piu' risorse di
Peppino. Il punto A cade infatti a destra del
segmento OE, che separa i
punti in alto a sinistra, corrispondenti a un
vantaggio di Peppino su
Salvatore da quelli in basso a destra,
corrispondenti al vantaggio di
Salvatore su Peppino.
La seconda caratteristica e' che Salvatore e
Peppino stanno sprecando
risorse (sono lontani dal segmento FG).
L'obiettivo e' quello di portare il mondo allo
stato di perfetta equita' e
uso massimamente efficiente delle risorse (il
punto E). Questo obiettivo
puo' pero' essere perseguito attraverso
strategie diverse. Ne considero,
per semplicita', due:
a) la strategia prevalentemente
"etica" richiede - e' solo una mia
definizione - che venga prima di tutto sanata
l'iniquita', poi
l'inefficienza. I sostenitori di questa
strategia cercano quindi di
spostare lo stato del mondo da A a D, e poi da
D a E.
b) la strategia prevalentemente
"economica" ribalta l'ordine degli
interventi: prima si curi l'inefficienza,
raggiungendo il segmento FG; poi
l'iniquita', muovendosi, lungo quel segmento,
verso il punto E.
La strategia etica puo' apparire piu' nobile,
a causa della scala di
priorita' che la caratterizza. Ha pero' un
difetto: il primo passo da
effettuare (lo spostamento da A a D) puo'
trovare facilmente il consenso di
Peppino (che vedrebbe incrementare, con tale
passo, le risorse a sua
disposizione), non quello di Salvatore (che le
vedrebbe diminuire). Se
l'assunzione di decisioni fosse affidata a un
pool di esperti esterni al
sistema, Salvatore potrebbe riporre le proprie
lamentele (comprensibili, ma
non giustificabili) negli anfratti piu'
reconditi del suo cuore, o altrove,
a suo piacimento. Se pero' quelle decisioni
devono essere assunte sulla
base di un voto democratico - gli elettori
essendo Peppino e Salvatore - e'
facile che Peppino faccia a tempo a morire di
vecchiaia prima che l'accordo
sia stato raggiunto.
La strategia economica parte dall'osservazione
che lo spostamento dal punto
A a uno qualunque dei punti contenuti nel
triangolo ABC migliora la
condizione di ciascuno dei due protagonisti o,
nell'ipotesi peggiore, di
uno solo di loro, ma, in ogni caso, non
peggiora quella di alcuno. Un
movimento verso il segmento FG che mantenga il
sistema all'interno di
questo triangolo, infatti, sposta il punto
verso l'alto (miglioramento
della situazione di Peppino) e verso destra
(miglioramento della situazione
di Salvatore). A rigor di logica dovrebbe,
quindi, trovare il consenso
immediato di entrambe le parti (sempre che
ciascuna delle parti sia, con
sano egocentrismo, interessata solo a
perseguire il proprio benessere,
piuttosto che il malessere dell'altra).
Nota - se sei ancora davanti al computer -
che, nell'esempio considerato
nel grafico, tra gli spostamenti che, per
questa via, portano dal punto A
al segmento FG, ci sono spostamenti come AC
che aumentano il livello di
iniquita' nella distribuzione; altri, come AB,
che lo ribaltano a favore di
Peppino. C'e' pero', tra gli altri, lo
spostamento AE che in un solo colpo
salva equita' ed efficienza. Che, in mancanza
del pool di esperti, i due
elettori si accordino su questo spostamento
ideale puo' essere pura utopia.
Tuttavia, se Salvatore rifiutasse per partito
preso ciascuno degli
spostamenti "convenienti" (quelli
che portano a un punto compreso tra B e
C), nello stesso modo in cui rifiutava lo
spostamento AD, sarebbe un
perfetto idiota autolesionista. E uno qualsiasi
di quegli spostamenti
migliora la condizione del povero Peppino.
Questo modellino e' ovviamente molto rozzo,
come ogni buon modellino deve
essere, ma mi sembra possa aiutare a capire
diverse cose della storia del
'900 (m'allargo un po'...). Per esempio, mi
sembra che spieghi il crollo
del comunismo meglio di quanto non si riesca a
fare tirando in ballo
l'avvento di un Papa polacco. Il comunismo,
nel modellino, corrisponde al
tentativo lodevolissimo di portare il sistema
da A a D; non riuscendoci
sulla base di scelte democratiche, ha avuto
bisogno di coltivare dittature
in cui le scelte sono effettuate non dai
popoli ma da chi li dirige (il
pool di esperti...).
Il capitalismo da' almeno la possibilita', in
linea di principio, di
spostare il sistema verso uno stato in cui
tutti stanno meglio. Non e'
detto che lo faccia: nel modellino, il sistema
potrebbe essere mosso verso
un punto compreso tra C e G - e in un punto
del genere la condizione di
Peppino peggiorerebbe ulteriormente -; come
pure, potrebbe muovere verso un
punto compreso tra F e B (magari molto
spostato verso F), nel quale sarebbe
Salvatore a vedersela brutta.
Quand'anche, poi, il capitalismo operi con
razionalita' e moderazione -
migliorando, cioe', il benessere di tutti -,
non e' affatto detto che
ristabilisca la giustizia (leggi, nel
modellino: non e' affatto detto che
si raggiunga il punto E). L'approccio etico,
quindi, non e' affatto
superato; e' solo ricondotto a un ruolo di
controllo (che non si esca dal
triangolo ABC) e di successivo aggiustamento
(che ci si muova verso il
punto E). Quello che l'etica non deve fare - a
mio parere - e' di impedire,
in nome dell'equita' (che da sola non
significa giustizia), i cambiamenti
che migliorano l'efficienza del sistema a vantaggio
di TUTTI.
C'entra tutto questo sproloquio con il
dibattito sul Manifesto? Credo di
si': il senso delle affermazioni contenute nel
mio era riassumibile in
questi termini: per chiudere i centri di
"permanenza temporanea" dobbiamo
far aprire le frontiere; per far aprire le
frontiere possiamo muoverci
lungo percorsi di persuasione sul piano etico
o sul piano economico. Se
questi secondi esistono (e non e' ovvio: vanno
cercati!), hanno il
vantaggio dei tempi rapidi e del consenso
ampio. Anche in mancanza - ahime'
- di persone capaci di fare "scelte di
vita incompatibili con il profitto,
per tutelare i deboli". Anche in mancanza
- grazie al cielo - di pool di
esperti...
Ciao
sergio
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Condividere ogni diversit
NAZZARENA ZORZELLA *
V ari elementi, ultimo e visibile il rapporto
dell'Onu sulla necessit di
forza lavoro immigrata, sembrano suggerire un
dibattito sui
valori che il fenomeno dell'immigrazione
provoca e sposta nei Paesi di
arrivo. Gli interventi di Dino Frisullo, di
Silvia Boba e di Sergio
Briguglio, pur nella diversit delle
impostazioni, convergono verso la
soluzione di consentire agli immigrati
l'ingresso in Europa, ma
divergono quanto alla legittimazione di
siffatta "apertura". E' bene allora
affrontare questo tema non solo dal punto di
vista di chi arriva
ma anche dal nostro, di noi cittadini italiani
ed europei, noi "sinistra",
noi "addetti ai lavori", perch solo
se questi valori sono chiari e
condivisi l'immigrazione non sar pi motivo
di allarme sociale ma diverr
una effettiva risorsa umana.
Molti tra noi hanno tirato un sospiro di
sollievo leggendo, il fondo del 9
gennaio di Eugenio Scalfari "Immigrati,
future ricchezza
d'Europa", contenti nel verificare che
anche da quell'autorevole
opinionista provenisse un inequivoco invito
all'apertura
all'immigrazione in quanto supportata da
ragioni economiche. Anche il
rapporto Onu sembrato inaspettata
"manna dal cielo", perch
legittima - seppur non per le stesse ragioni -
ci che da tempo affermiamo
e pratichiamo in termini di accoglienza,
assistenza e tutela
degli immigrati. Ma, passato l'iniziale
conforto, dobbiamo renderci conto
dell'illusoriet dell'emozione e affrontare
una questione che
non possiamo pi disattendere: parlo e mi
rivolgo all'associazionismo e
alla sinistra anche istituzionale
disaffezionata ai temi della
solidariet e dei valori della persona e
ignara che su questi temi potrebbe
cercare un'identit non pi riconoscibile e
per la quale non
basta uno slogan congressuale.
Allora: perch ci prendiamo cura degli
immigrati e facciamo scelte di vita
incompatibili con il profitto per tutelare
persone "deboli"? Non
abbiamo tutti le stesse motivazioni, alcune
sono di tipo etico, altre
religiose o sociali o pi politiche. Ma con il
passare del tempo si
insinuata una tendenza - non prevalente ma non
per questo meno rischiosa -
a cercare di legittimare il fenomeno
dell'immigrazione con
motivazioni economiche: chi di noi non ha mai
citato gli articoli di
Cipolletta sul Sole 24 Ore, quando rivendicava
la necessit per
l'industria di avere frontiere umane aperte?
Avere un simile "alleato" non
guastava di certo! Come oggi il rapporto Onu.
Cos facendo
abbiamo avuto, e abbiamo, timore a rivendicare
una legittimazione della
mobilit umana con ragioni che trovano fonte
in principi di
libert ed uguaglianza, di equit nella
distribuzione delle risorse e nel
trattamento giuridico, di rispetto e
condivisione della diversit,
temi non facilmente opponibili non solo alle
istituzioni bens alla societ
che l' unico soggetto che ha potere di
indurre reali ed effettive
modificazioni sociali.
Non dico che abbiamo dimenticato o ignorato
queste motivazioni
nell'attivit di tutti i giorni, ma che
l'abbiamo accantonato nelle
richieste pubbliche, negli interventi presso i
centri di decisione, spesso
preoccupati di trovare punti di mediazione che
inevitabilmente
erano un compromesso al ribasso. Chi non si
prestato a questo ruolo
stato estromesso dai centri di decisione, senza
grande clamore!
Dico anche che non siamo stati capaci (non
ancora) di costituire insieme un
progetto unitario ove fare convergere
finalit, azioni e
discussioni da proporre/imporre all'esterno,
con il risultato che Dino
Frisullo pu bacchettarci per non essere
ampiamente partecipativi
(se non assenti) e dunque scarsamente incisivi
nella battaglia sui centri
di detenzione amministrativa.
E' vero che sarebbe solo velleitario trovare e
diffondere motivazioni per
l'accettazione degli immigrati prescindendo dalla
ricerca di
compatibilit e dall'effettiva capacit
recettiva delle societ di arrivo,
sotto tutti i profili. Cercare i termini e i
contorni di questa
compatibilit dovrebbe essere, dunque,
l'impegno da affrontare, ricordando
che la storia e il buon senso ci insegnano che
le persone si
muovono, a prescindere dalle leggi, verso
luoghi ove vi sono reali
possibilit occupazionali e un livello minimo
di rispetto della dignit.
Non lasciamoci ingannare dalle sirene
dell'economia, ma tentiamo percorsi
che da essa si differenzino, per fondare nuovi
- o riprendere
vecchi - valori da consegnare alle generazioni
che ci seguiranno: questa ,
secondo me, la vera scommessa umana.
L'economia - dalla
quale, vero, non possiamo prescindere - ha
un valore autoreferenziale,
prende o lascia, apre o chiude per ragioni che
nulla hanno a che
vedere con le libert. Noi no.
* associazione studi giuridici sull'immigrazione