Date: 9:18 AM 4/26/00 +0100
From: Sergio Briguglio
Subject: panettoni pasquali
Cari amici,
avendo proceduto a radicali pulizie di Pasqua
sul mio computer, lascio
accanto al cassonetto delle immondizie le
accluse riflessioni.
Cordiali saluti
sergio briguglio
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Due fatti mi sconcertano di fronte alla caduta
del governo D'Alema. Il
primo ha a che fare con le questioni
istituzionali. Tutti oggi invocano una
maggiore stabilita' di governo. E' difficile
dar loro torto; un po' per
questioni di inferiorita' numerica, un po'
perche' ad ogni cambiamento di
governo l'unico dato di rilievo sembra essere
la possibilita' che qualche
nuova e riconosciuta nullita' si trovi ad
essere ministro o
sottosegretario. Quale che sia il meccanismo
elettorale invocato a sostegno
di una futura maggiore stabilita', e' evidente
che questa non puo'
corrispondere ad una maggiore stabilita' -
incontrollabile, per definizione
- degli umori dell'elettorato. Deve piuttosto
essere ottenuta nonostante
l'instabilita' di quegli umori. Le leggi
elettorali maggioritarie, ad
esempio, consistono proprio - o vorrebbero
consistere - nel premiare in
modo eccessivo - non proporzionale, appunto -
il momentaneo sbilanciamento
del consenso elettorale da una parte o
dall'altra. Tanto piu' forte e' il
premio, tanto meglio si mette il governo al
riparo di successivi mutamenti
di umore e della conseguente tentazione dei
singoli rappresentanti del
popolo di negare la fiducia fino a quel
momento accordata all'esecutivo.
Non per nulla, il piu' stabile dei meccanismi
e' rappresentato
dall'elezione diretta del capo del governo,
che, sulla base di questa
investitura, non ha bisogno di ricorrere alla
fiducia parlamentare.
L'esempio piu' familiare di queto estremo e'
dato dal presidenzialismo
americano: il presidente eletto rimane a capo
dell'esecutivo per tutti i
quattro anni del mandato, anche quando le
elezioni di medio termine
dimostrino che il Paese gli ha voltato le
spalle.
Se la stabilita' garantita da un sistema come
quello presidenziale sia un
bene o un male puo' essere materia di
discussioni interminabili. La cosa
che lascia sorpresi, in Italia, e' che, mentre
si proclama l'esigenza
imprescindibile di stabilita', si chiede da
una parte - e si concede
dall'altra - la caduta di un governo per il
fatto che in un'elezione di
medio termine - una delle tante - l'elettorato
mostra di aver modificato il
proprio umore. Circostanza che, in un contesto
piu' marcatamente
maggioritario, si vorrebbe mettere in non
cale.
Il secondo fatto e' legato alla questione
dell'immigrazione. Il governo
D'Alema ha gestito - bene - l'avvio della
politica dei flussi di
immigrazione per lavoro. Non e' questa, ne'
sara', la soluzione di tutti i
problemi, ma lascia intravedere la
possibilita', per gli immigrati, di
percorrere vie di immigrazione legale, senza
essere costretti ad affidarsi,
da clandestini, a scafisti e trafficanti. Il
percorso e' ancora pieno di
ostacoli: mancano le liste di prenotazione nei
consolati (o qualcosa di
equivalente e centralizzato in Italia), la
pubblica sicurezza e gli uffici
provinciali del lavoro guardano con sospetto
ogni tentativo di
semplificazione amministrativa, i criteri
fissati per l'ingresso legale di
lavoratori stranieri sono ancora troppo
restrittivi e difensivistici. C'e'
pero' - ed e' la prima volta in tredici anni -
uno sforzo di
sperimentazione.
C'e' stato anche, su un versante
complementare, un lavoro non trascurabile
per dare risposta ai diritti fondamentali dei
cittadini stranieri: oggi la
tutela sanitaria e' garantita alla persona
straniera, come a quella
italiana, a prescindere dalla regolarita' del
soggiorno. E questo e' a
beneficio di tutti. Lo stesso vale per
l'istruzione obbligatoria dei minori
o per la protezione sociale di persone che
vogliano salvarsi dallo
sfruttamento criminale.
A fronte di questo - che non e' poco, e che e'
molto di piu' di quanto non
sia stato fatto negli anni scorsi -
l'opposizione, patologicamente avversa
al fenomeno migratorio - sa solo opporre
banalita' sciatte e sgrammaticate
come la proposta Bossi-Berlusconi (non e' un
caso che Fini, che sa di non
avere nulla da dire sull'immigrazione, ma che
pure non e' un tonto, non
abbia prestato il suo nome a questa
operazione). E cosa fa la maggioranza
parlamentare al cospetto di tanta pochezza?
Indietreggia smarrita e
biascica cifre irrilevanti di clandestini
rispediti in patria. Invece,
cioe', di rivendicare il merito di una
politica che, se rafforzata,
potrebbe rendere inutili, in gran parte,
espulsioni e centri di detenzione,
enfatizza il ricorso a questi strumenti -
colpo di coda di un decennio di
buio totale, auspicabilmente avviato a
sepoltura.
Si perdono anche cosi' le elezioni, e si va a
un nuovo governo. Si buttera'
via, ora, dopo i risultati conseguiti, anche
la capacita' di conseguirli?
Si lascera' passare il bulldozer del
riciclaggio delle nullita' sopra il
lavoro di persone come Maritati, Bindi, Balbo
e rispettivi staff? E tutto
in nome della stabilita' di governo?