Date: 3:21 PM 6/8/00 +0200
From: Sergio Briguglio
Subject: Pugliese
Cari amici,
ricevo da Enrico Pugliese, e trasmetto con
piacere, questo commento
al messaggio "Italia-Germania 3 a
3".
Mi sento ora come Violetta alla fine della
Traviata ("E' strano:
cessar gli spasimi del dolore."). Non
dovessero arrivarvi piu' miei
messaggi, chiedete a Cofferati.
Cordiali saluti
sergio briguglio
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X-Sender: epugliese@mbox.micanet.it
(Unverified)
Date: Thu, 08 Jun 2000 15:08:34 +0200
To: briguglio@frascati.enea.it
From: Enrico Pugliese
<epugliese@micanet.it>
Subject: ingressi e salari
Caro Sergio, eccomi.
Non ho risposto prima non perch non avessi
tempo. Non ne avevo, ma questa
un'altra questione. E' che ho a lungo riflettuto (come credo molti
altri) sul tuo documento. Non sono per niente
pronto a "impallinarti"
per
vari motivi. In primo luogo perch sono in
larga misura d'accordo. Poi - e
questa la cosa pi importante - perch non
ho la pi vaga idea di cosa si
possa fare di serio e definitivo su questo
specifico aspetto della
questione della immigrazione (che poi tanto
specifico non ). In terzo
luogo perch - puoi stare ben tranquillo -
nessuno di quelli che contano ti
prender sul serio su questo. Perci non ci
saranno ingressi tali da
comportare un significativo abbassamento dei
salari: la classe operaia
nazionale sar ben difesa dalle Turche e dai
Bianchi di turno, che gi da
ora si occupano di proteggerala da una
invasione che non c'.
Per inciso, vengo da un convegno di noti
intellettuali internazionali in
una localit termale dove ne ho sentito una
davvero interessante su quelli
che, come te, si affannano nella difesa dei
"diritti deboli" degli
immigrati. Ti chiederai cosa vuol dire, cosa
diavolo sono, "i diritti
deboli". Non chiaro neanche a me.
In inglese - la lingua parlata
nei
convegni termali - l'espresione era "defence of weak rights"
(cos mi
dembra di ricordare). Questa difesa dei
diritti deboli (facilitazioni per i
permessi di soggiorno, regolarizzazioni et
similia, da quanto ho capito) si
contrapporrebbe alla difesa dei "diritti forti" (come quello del
voto) da
garantire agli immigrati regolari,entrati
grazie a un meccanismo di
programmazione e controllo degli ingressi.
Ti chiederai "cosa c'entro io?".
Suppongo infatti che - come me - tu
sia tanto per la difesa dei diritti deboli che
per la difesa di quelli
forti, voto compreso. Ma c'entri...c'entri!
Secondo la summenzionata
teoria, i fautori della difesaa dei diritti
deboli sarebbero "in primo
luogo le organizzazioni del volontariato
cattolico".
Questo per dirti che tra quelli che contano
ora - e ancor meno tra quelli
che conteranno tra qualche mese (che in parte
sono gli stessi) - non c'
alcun rischio che n la prima, n la seconda,
n la terza delle tue
proposta siano prese davvero in
considerazione: intendo prese sul serio
nella loro forte e innovativa portata. Questa
mia preventiva dichiarazione
di pessimismo-realismo serve a introdurre il
mio ragionamento e a spiegare
il perch della mia totale assenza di
irritazione. Insomma ti impallinerei
a vuoto e saremmo privati delle trasmissioni
da radiofrascati inutilmente.
Entriamo perci nel merito. Io non vedo le tre proposte (apertura totale,
regolarizzazioni in itinere e apertura con
limitazioni) in radicale
alternativa. Per la precisone la terza, la tua
( della "scuola salernitana"
mi sembra) simile alla prima con alcuni - ancorch radicali -
emendamenti,
con i quali, per altro, sarei d'accordo. Sarei
d'accordo non perch li
trovi umanamente, moralmente o
scientificamente(su questo torner fra un
p) giusti, ma semplicemente perch
politicamente opportuni. Per la
precisione tra la prima e la terza proposta
c' una differenza di fondo che
consiste nel carattere complementare, per cos
dire, degli ingressi liberi
nella proposta n.3. Questa differenza poi
diventa fondamentale e la
proposta - per altro comunque giusta e buona -
perde larga parte della sua
forza innovativa quando aggiungi che gli
ingressi liberi (che gi tanto
liberi non sono) devono rientrare nel numero
programmato. Ma vedo che tu
stesso hai riserve su questo punto. Questa
terza proposta allargherebbe le
maglie della situazione attuale. E mi va bene.
La seconda (Asgi etc. sulle regolarizzazioni
in itinere), per me,
complementare a questa. La tua (la terza)
una proposta che assume
comunque una situazione di chiusura. Le
chiusure sono pi o meno crudeli,
pi o meno inefficienti, pi o meno rigide. La
tua proposta intende rendere
la chiusura giustappunto un po' meno rigida, un po' meno
inefficace, un
po' meno crudele, insomma un po' meno
liviaturchica.
Ma procediamo. La prima proposta - quella
degli ingressi liberi - non va
bene neanche a me. E ci per diversi ordini
motivi. Il primo che essa
astratta nella sua stessa formulazione. Il
modellino teorico a mio avviso
troppo lontano dalle stesse formulazioni degli
economisti marginalisti
(quelli pi astratti) che si occupano di
migrazioni internazionali.Le
variabili che mettono in moto i movimenti
migrtatori sono diverse e
complesse di quanto un modello basato sui
semplici differenziali salariali
non implichi. Come ha scritto Alejandro
Portes, il sociologo pi competente
in materia di migrazioni internazionali, gli
emigranti non vanno tutti dal
paese pi povero al paese pi ricco, come i
differenziali salariali
suggerirebbero: alcuni sono troppo poveri per
poter emigrare, altri vanno
dove pi facile entrare, altri vanno dove
costa meno entare, altri vanno
dove meno difficile rientrare un volta
usciti, altri ancora seguono la
catena migratoria (e vanno in un posto anche
quando un calcolo
economicistico suggerirebbe di andare in un
altro), etc. Pensa un po' alle
filippine laureate e diplomate che sono venute
qui a fare le domestiche.
Il tuo modello della prima ipotesi (apertura
delle frontiere) - stiamo
ragionando accademicamente - vale solo se
riferito a un mondo di due paesi:
quello di emigrazione e quello di immigrazione.
Ma , come appena detto, la
gente va da diversi posti a diversi altri
posti. E sarebbe buffo che ce ne
fosse solo uno con le froniere aperte in
entrata. E comunque, prima ancora
di una radicale (dico radicale) riduzione
generalizzta dei salari per
effetto della immigrazione in massa sarebbe
gi successo il pandemonio.
Ma anche qualora il primo modello (apertura) in termini
astratti
funzionasse, occuparsene sarebbe spreco di
tempo: non esiste e - puoi stare
sicuro - non esister alcun paese sviluppato a
froniere completamente perte
all'immigrazione. D'altronde non mai
esistito. Lo stata per un po'
l'America; e quando dico "per un po"
intendo per qualche raro anno - almeno
a partire dalla fine della Guerra Civile.
Infatti nell'800, anche quando a
New York poteva sbarcare chiunque, le
limitazioni contro gli asiatici,
(cinesi e giapponesi) che arrivavano
direttamente sulla costa californiana,
venivano emanate, disattese, cancellate e
ri-emanate continuamente.
E poi, come diceva il compagno Trotzky, non si
pu fare la libera
circolazione della mano d'opera in un paese
solo (lui veramente parlava
della costruzione del socialismo, ma vale lo
stesso).
Vorrei insistere su questa questione del
"paese solo". Gicch siamo entrati
in Europea - come si dice con espressione di
dubbia logica: io ero convinto
di esserci, come sono convinto di essere in
Italia - non pensabile una
politica migratoria radicalemnte alternativa a
quella europea generale . Ma
c' di pi: credo che rispetto a temi cos
radicali come l'apertura delle
frontiere giusto e necessario muoversi a
livello europeo). E qui sorge un
problema grosso. Come si fa? Cosa significa
muoversi a livello Europeo?. Io
non credo molto a micro-reti antirazziste pi
o meno competenti, pi o meno
estremiste. Credo tuttavia che in Europea
possa svilupparsi un complessivo
orientamento pi solidaristico di quello
attuale e si possa ridurre
l'allarme sulla questione dell'immigrazione.
Da questo punto di vista chiarezza e
competenza sono condizioni necessarie
di base. Non amo n palingenetiche prospettive
di invasione, n misure
draconiane di restrizione, che sono cos
diffuse. Lascio le prime ai
rivoluzionari - e Dio ce ne scampi - i secondo
invece hanno fin troppi
adepti. La tua terza ipotesi (che comunque
una ipotesi realistica di
apertura parziale) mi piace appunto per questi
motivi:perch basata su
competenza. Ma - ripeto - trattandosi di una
ipotesi di parziale apertura (
e quindi di parziale chiusura) essa implica
comunque l'esistenza di
irregolari, clandestini e quant'altro:
esistenza che si accompaga sempre
alle
chiusure.
Non credo che l'ASGI o Magistratura
Democratica intendano la loro proposta
come ideale. Io vedo le regolarizzazioni in
itinere come una pratica che
serve a rimediare situazioni pregresse di
irregolarit. O mi sbaglio? Forse
sarebbe il caso di chiedere a MD e all'ASGI di
esprimersi pi
dettaglitamente su questo punto, intervenendo
in questo dibattito.
Insomma siamo d'accordo credo su tutta la
linea, almeno credo. Non mi
neanche balenato il sospetto che la tua
proposta intendesse barattare pi
bassi salari (non avremmo la forza con
maggiori ingressi). D'altro canto
Nigel Harris nel suo splendido volume "I
nuovi intoccabili" se la prende
con chi come la nostra Zincone predica che gli
immigrati ("fuori da una
seria programmazione e rigorosi
controlli")causano l'estensione
dell'economia informale (del lavoro nero,
cio) nonch un abbassamento dei
salari.
Parlando dell'America - ma il commento vale
altrettanto bene per la
situazione di Frosinone - Nigel Harris scrive
che per evitare tutto questo
bisogna regolarizzare subito i clandestini,
talch locali e clandestini
insieme possano difendere meglio i loro salari
e i loro diritti. Perci
Harris suggerisce agli studiosi e ai
tecnocrati americani di schierarsi
dalla parte di chi vuole le regolarizzazioni.
Infine, veramente stupefacente la
convinzione diffusa che chi vuole le
regolarizzazioni vuole anche l'irregolarit,
la balla che ci sono i
clandestini perche ci sono le sanatorie, balla
per il 90% perch per l'1% e
per il 9% non so) falsa quanto atroce. Ma
queste cose tu e i
brigugliodipendenti di internet gi le sapete.
A questo punto mi fermo, inutile farla
troppo lunga. Ho commentato solo
la parte finale del tuo testo, quella con le
proposte, tralasciando l'altra
pur significativa sulle contradditoriet e le
situazioni paradossali create
dalla normativa attuale e dalle sue
dettagliate specificazioni. Su quello
che tu scrivi sono totalmente d'accordo e
credo che bisogna fare una
battaglia matura per le semplificazioni. Se
proprio gli ingressi devono
continuare ad essere cos rigidamente
controllati e le norme per i
soggiorni cos restrittive, ci facciano almeno
il piacere di evitare
aggiuntive irrazionali complicazioni
burocratiche.
Questo tutto. Puoi distribuire nell'etere
questi miei pensamenti.
Cari saluti, Enrico Pugliese.