Date: 10:50 AM 6/13/00 +0200
From: Sergio Briguglio
Subject: asilo, f. pastore, minori, giubileo,
scuola dell'obbli
Cari amici,
vi informo poi che il ddl asilo (ve lo
ricordate?) e' tornato all'attenzione della Commissione Affari Costituzionali
della Camera, dopo essere stato esaminato dal Comitato Ristretto. Mi risulta
che il Relatore, Soda, intenda proporre alla Commissione alcuni emendamenti. Vi
daro' notizie piu' dettagliate appena possibile.
Giro poi le riflessioni inviatemi da Ferruccio
Pastore a commento di "Italia-Germania 3 a 3"
(http://briguglio.frascati.enea.it/immigrazione-e-asilo/2000/maggio/mail-strategie-2.html)
e della risposta di Enrico Pugliese (vedi messaggio di pochi giorni fa).
Vi segnalo anche, alla pagina di giugno 2000
del mio sito, un monumentale documento di Elena Rozzi sulla condizione dei
minori stranieri. Elena scrive, nel mail che lo accompagna, "Spero che
possa essere uno strumento utile, sempre considerando che non sono un'esperta
giurista, e che quindi cio' che scrivo va preso con le molle!".
Alla stessa pagina troverete un documento
prodotto dall'Agenzia Romana per il Giubileo su "MIGRAZIONI - UNA AGENDA
PER IL 2010".
Ho ricevuto diverse risposte alla domanda
posta ieri sui rigetti delle istanze di regolarizzazione. Ringrazio coloro chje
me le hanno inviate. Con altro messaggio le mettero' a disposizione di tutti.
Infine, Maura Pazzi mi segnala che nelle
pagine del sito del servizio Immigrazione del comune di Bologna, all'indirizzo
http://www.comune.bologna.it/iperbole/immigra/legge/h_norma.htm,
e' stato inserita una sezione intitolata
"La scuola italiana e i bambini
stranieri", che raccoglie buona parte
delle norme (circolari, direttive, decreti, ecc.) sull'inserimento dei bambini
stranieri nella scuola dell'obbligo.
Cordiali saluti
sergio briguglio
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Caro Sergio,
ecco alcune riflessioni sparse stimolate da
"Italia-Germania 3-3".
Intanto, condivido gli obiettivi centrali
della tua piattaforma politica: cio, se ho capito bene:
A) favorire l'incontro tra domanda di
lavoro autoctona (o domanda autoctona di beni e servizi, nel caso del lavoro
autonomo) e offerta di lavoro (o di beni e servizi) straniera. Siamo d'accordo,
mi pare, sul fatto che l'incontro tra tale domanda e tale offerta sia un valore,
in quanto sfrutta le complementariet che esistono (accanto a tante divergenze
di interessi, potenzialmente fonte di conflitti) tra Nord ricco e Sud povero,
contribuendo a fare del mondo un posto un po' meno ingiusto;
B) ridurre il pi possibile le sacche di
irregolarit. L'irregolarit diffusa un disvalore perch, senza soggettivit
politica e giuridica, l'individuo completamente in bala dei rapporti di
forza (fisica ed economica), e la sua dignit viene annientata (potenzialmente
o attualmente: dal punto di vista teorico questo importa poco; l'importante
che ci pu accadere). L'irregolarit un disvalore, inoltre, perch, in
misura crescente, il risultato dell'operato di imprenditori illegali, che
arricchendosi accumulano un potere non proprio democratico. Fin qui, credo,
siamo d'accordo.
Io aggiungerei un terzo obiettivo:
C) impegnarsi affinch, in un futuro
magari distante, l'emigrazione (un fatto che io considero normale, certo, ma
non auspicabile in s) non sia pi necessit (e non parlo solo delle cosiddette
"migrazioni forzate"), ma puro sfizio di una minoranza di spiriti
inquieti. Questo richiede che, in una fase di transizione verso il mondo
ideale, si lavori per fare dell'emigrazione una scelta possibile, ma con determinati
costi, a fronte di un'altra opzione possibile, sebbene costosa anch'essa, che
quella di rimanere, per costruire qualcosa a casa. Se invece l'emigrazione
l'unica opzione che appare conveniente (per la durezza dei push factors e/o per
un "eccesso" di libert di circolazione) il miraggio migratorio
tender a dominare la societ di partenza, frenando qualsiasi processo di
sviluppo, che necessariamente investimento di massa sul futuro l (questo non
esclude che l'emigrazione stessa, in una certa misura, possa essere volano di
sviluppo). Su questo terzo ordine di obiettivi, credo, siamo un po' meno
d'accordo e, un giorno, mi piacerebbe discuterne seriamente.
Detto questo sugli obiettivi, vengo brevemente
agli strumenti.
Non capisco molte delle cose che scrive Pugliese:
per esempio, dove sostiene "non mi neanche balenato il sospetto che la
tua proposta intendesse barattare pi bassi salari con maggiori ingressi";
ma non proprio cos, laddove ipotizzi un "salario d'ingresso" per
immigrati e non?
Sono invece d'accordo con lui, quando sostiene
che le tre vie (quella tradizionale, quella dell'ASGI, detta
"torinese", e quella "salernitana") non si escludono a
vicenda.
In particolare, rigettando idealmente per
sempre la prima via, rifletterei sull'utilit di combinare la seconda e la
terza. Mi sembra ragionevole, infatti, avere da un lato canali di ingresso pi
ampi e meno rigidi (ma non troppo ampi, n troppo "facili", in
considerazione dell'obiettivo C) e, dall'altro lato, una valvola di
riassorbimento per coloro che continueranno a filtrare irregolarmente e
clandestinamente.
Tu obietti alla via torinese che vola la
riserva di legge dell'articolo 10 Cost..
A me sembra un argomento fallace. La riserva
di legge infatti stabilit per ragioni di tutela, e cio per impedire
trattamenti discrezionali sfavorevoli e discriminatori. Non preclude, invece,
l'esercizio di una discrezionalit amministrativa che operi a vantaggio dello
straniero. E' un po' come in campo penale: la riserva costituzionale di legge
in materia incriminatoria non rende illegittimo l'istituto della grazia.
Sulla dottrina della Scuola salernitana,
infine.
Questa mi appare come uno straordinario motore
per l'economia sommersa: uno entra per 3 mesi + 3 + 3; indi cerca e trova
lavoro in nero; dopodich si ferma tranquillamente in condizione irregolare; e
che gli importa se la polizia ha le sue impronte? Tanto, domani come oggi, non
sar mai possibile, finch dura la democrazia, detenere n deportare le decine
di migliaia di turisti-lavoratori che tu pensi di importare all'anno.
Tutto ci, a meno che la strategia salernitana
sia accompagnata da forti incentivi alla regolarizzazione del lavoro immigrato.
Tu fai l'ipotesi (se ho capito la parte finale
del tuo documento) di un salario d'ingresso non discriminatorio, in quanto non
destinato solo agli immigrati, ma rivolto a tutti i lavoratori con scarsa
anzianit.
Tutto o gran parte del tuo complesso ragionamento
si riduce, allora, a questo: possiamo (e vogliamo) convincere Cofferati che la
Confindustria ha ragione quando - come fa da anni senza molto successo - chiede
proprio il salario d'ingresso (insieme alle gabbie salariali, all'abolizione
dei due livelli di contrattazione, etc.)?
La domanda troppo complicata per me, e
quindi te la rivolgo.
Mi chiedo solo una cosa: in una fetta ampia
del mercato del lavoro italiano, quella delle imprese sotto i 15 dipendenti,
vige gi (senza bisogno di referendum liberisti) la cosiddetta
"flessibilit in uscita", cio la sostanziale libert di
licenziamento. Se si creasse un salario di ingresso, si genererebbe un
formidabile incentivo a licenziare dopo il periodo corrispondente (come di
fatto accade, spesso, al termine del contratto di formazione).
Questo sarebbe un esito grave per gli
italiani; ma sarebbe gravissimo per gli stranieri, perch si formerebbe un
circuito creatore di "irregolarit di ritorno" su larga scala, cio
proprio quello che volevamo evitare. O no?
...
Ciao,
Ferruccio