Date: 2:35 PM 2/5/01 +0100
From: Sergio Briguglio
Subject: appello minori stranieri
Cari amici,
vi giro un messaggio di Elena Rozzi
(scusandomi con coloro che l'avessero gia' ricevuto). Contiene un appello
importante sulla questione "minori stranieri".
Ovviamente ho aderito.
Caldeggio l'adesione di tutti voi, che va
comunicata, entro il 9 febbraio, direttamente ad Elena (elena.rozzi@libero.it).
Cordiali saluti
sergio briguglio
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Date: Sun, 04 Feb 2001 12:12:24 +0100
From: Elena Rozzi <elena.rozzi@libero.it>
Subject: appello minori stranieri
Status:
Carissime/i,
vi inviamo un appello riguardante i minori
stranieri non accompagnati, nel quale si chiede di modificare le disposizioni
che a) non consentono a questi minori di lavorare; b) prevedono che, al
compimento dei 18 anni, il permesso di soggiorno venga revocato ed essi siano
quindi espulsi; c) prospettano il rimpatrio dei minori come soluzione
tendenzialmente generale, trasformandolo di fatto in unespulsione mascherata.
Lappello intende sottolineare sia le
conseguenze assai negative di tali disposizioni dal punto di vista della tutela
dei minori e dal punto di vista sociale; sia la loro illegittimit dal punto di
vista giuridico.
Lappello promosso da: Rete durgenza contro
il razzismo, ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sullImmigrazione),
Caritas Servizio Migranti di Torino, CTP Parini.
Chi voglia aderire allappello (sia come
associazioni o altri soggetti collettivi, sia in quanto singoli) pregata/o di
inviare ladesione - indicando la citt e, per i singoli, eventuali
"appartenenze" - allindirizzo: elena.rozzi@libero.it
Vi preghiamo di inviare ladesione, se
possibile, entro il 9 febbraio, data in cui terremo a Torino (v. Matteo
Pescatore 7, ore 14,30) una conferenza stampa su tale questione, insieme a
soggetti di altre citt italiane: durante la conferenza stampa sar infatti
presentato lappello, e naturalmente pi firme ci sono, pi impatto potr
avere.
Lappello verr poi consegnato alla Ministra
per gli Affari Sociali, ai rappresentanti del Ministero dellInterno e del
Ministero degli Affari Esteri, e al Presidente del Comitato per i minori
stranieri in occasione del convegno nazionale "Minori stranieri non
accompagnati" che si terr a Torino il 10 marzo (invieremo a breve il
programma del convegno).
Vi preghiamo inoltre, naturalmente, di
"girare" lappello a tutti gli altri soggetti che ritenete possano
essere interessati (ad es. alle sezioni locali di associazioni nazionali ecc.).
Speriamo davvero di ricevere molte adesioni!
... un appello con poche firme perfettamente inutile...
Grazie a tutte/i e a presto,
per la Rete durgenza contro il razzismo,
Elena Rozzi
"Per i minori stranieri, e per noi
tutti"
Da alcuni anni arrivano in Italia (come negli
altri paesi europei) minori stranieri non accompagnati dai genitori, che
immigrano nel nostro paese per trovarvi lavoro e contribuire a sostenere la
loro famiglia, o per sottrarsi a situazioni insostenibili nei paesi di origine.
Talvolta sono completamente soli, in altri casi vengono accolti da fratelli o
zii gi regolarmente soggiornanti in Italia. Arrivano senza permesso di
soggiorno, soprattutto a causa della inadeguatezza dei canali regolari di
ingresso per lavoro, per ricongiungimento familiare e per motivi umanitari: ad
es. i minori, anche se in et lavorativa, non possono ottenere un visto per
lavoro, n possono chiedere il ricongiungimento a fratelli o zii.
Provengono soprattutto dal Marocco,
dallAlbania e dallEuropa dellEst, da zone di campagna o di montagna o dalle
periferie delle grandi citt: aree assai povere, nelle quali le opportunit di
studio e di lavoro sono molto scarse e lassistenza dei servizi sociali
pressoch inesistente, e nelle quali vi sono talvolta situazioni di degrado
sociale tali da comportare il rischio della vita.
Cercano un futuro migliore per s e per la
loro famiglia.
Negli anni passati sono stati sperimentati con
successo progetti di accoglienza e percorsi di integrazione di questi minori stranieri,
in ottemperanza alle Convenzioni internazionali e alle leggi italiane, che
stabiliscono il diritto allassistenza, alla salute, allistruzione per tutti i
minori, anche stranieri. Molti di questi minori, infatti, seguiti da educatori,
insegnanti, volontari delle associazioni, sono andati a scuola e hanno imparato
litaliano; hanno frequentato corsi di formazione professionale; sono stati,
infine, assunti con regolare contratto di lavoro, riuscendo a mantenere se
stessi e la loro famiglia.
I minori che hanno seguito questi percorsi
positivi hanno potuto ottenere il permesso di soggiorno e, una volta compiuti i
18 anni, hanno potuto rinnovarlo e restare regolarmente in Italia, continuando
a lavorare e a studiare.
Questa intelligente politica di integrazione
ha consentito a questi ragazzini stranieri di non cadere vittime di sfruttatori
e delinquenti, e di inserirsi invece in modo positivo nel tessuto sociale ed
economico italiano. Andando spesso a svolgere, tra l'altro, mansioni per le quali non vi sono pi giovani
italiani disponibili.
Inoltre, questa politica ha avuto un
importante valore di educazione alla legalit: i ragazzini hanno capito che
meglio uscire dalla clandestinit, dire il loro vero nome, dare i documenti,
rispettare la legge.
Questi percorsi di integrazione, malgrado gli
ottimi risultati raggiunti, sono stati per completamente bloccati da recenti
disposizioni del Ministero dellInterno, che mirano esplicitamente ad impedire
in ogni modo lintegrazione dei minori stranieri non accompagnati.
In base a tali disposizioni, infatti, ai
minori stranieri non accompagnati, cui viene rilasciato il permesso di
soggiorno "per minore et", viene impedito di lavorare con un
contratto di lavoro regolare. Inoltre, una volta compiuti i 18 anni, anche se
hanno unofferta di lavoro o stanno frequentando la scuola o un corso di
formazione, viene loro revocato il permesso di soggiorno: ridiventano cos
improvvisamente clandestini, e possono essere in qualsiasi momento espulsi.
Questi ragazzini, che sono venuti in Italia
soprattutto per lavorare e per aiutare la propria famiglia, si trovano cos
costretti, non potendo lavorare regolarmente, a lavorare in nero, esposti al
peggiore sfruttamento; o, peggio ancora, rischiano fortemente di essere
sfruttati da delinquenti italiani e stranieri come manodopera nellambito di
attivit illegali. In ogni caso, a 18 anni, malgrado tutti gli sforzi fatti per
studiare e imparare un mestiere , sanno che li aspetta lespulsione.
In queste condizioni i percorsi di inserimento
(scuola, formazione professionale, lavoro) finora sperimentati con successo
diventano inattuabili e perdono completamente di credibilit agli occhi dei
ragazzini: se non possono lavorare, se comunque a 18 anni verranno espulsi,
perch alzarsi al mattino presto per andare al corso di formazione
professionale, e poi correre per fare lo stage in azienda, e poi ancora a
scuola fino a sera inoltrata...? Perch rispettare le leggi, se queste ti
impediscono in ogni modo di lavorare onestamente e di integrarti nella societ
italiana?
Dato che si vuole impedirne laccoglienza e
lintegrazione, che cosa si pensa di fare nei confronti di questi minori? La
soluzione che da molte parti viene prospettata per affrontare la problematica
dei minori stranieri non accompagnati quella del rimpatrio nel paese
dorigine.
Ora, il rimpatrio si differenza
dallespulsione perch non finalizzato a punire chi entrato
clandestinamente in Italia, bens deve fondarsi unicamente sulla valutazione
che meglio, per quel minore, tornare nel suo paese e presso la sua famiglia
dorigine. E dunque necessaria una valutazione caso per caso della situazione
di ogni singolo minore, in Italia e nel paese dorigine. In tale valutazione si
dovrebbe anche tenere conto del consenso del minore al rimpatrio, e della
possibilit e disponibilit della sua famiglia a riaccoglierlo.
Per i bambini pi piccoli limportanza di
vivere con i propri genitori prevale in genere su ogni altra considerazione.
Anche per gli adolescenti, vi sono certamente molti casi in cui per il
ragazzino davvero meglio tornare nella propria famiglia, e allora, con il
consenso del minore e della sua famiglia, deve essere disposto il rimpatrio
assistito.
Ma vi sono molti altri casi in cui le
condizioni nel paese dorigine sono davvero durissime, e il ragazzino
adolescente rifiuta nettamente il rimpatrio, cos come la sua famiglia, che
spesso ha venduto tutti i beni posseduti per pagare il viaggio: allora
legittimo sostenere che il rimpatrio
sia finalizzato al bene del
minore?
Purtroppo, per, c oggi una forte tendenza a
distorcere listituto del rimpatrio per altre finalit, diverse dal bene del
minore, trasformandolo in unespulsione mascherata espulsione che per i
minori vietata dalla legge. Se il rimpatrio attuato coattivamente, contro
la volont del minore e della sua famiglia; se il ragazzino viene preso con la
forza dalla Polizia allalba e portato allaeroporto; se il fine reale del
rimpatrio non di perseguire linteresse del minore bens di "dare un
segnale" per scoraggiare limmigrazione irregolare dei minori... che cos
questa se non unespulsione mascherata?
La paura di questo tipo di rimpatrio coatto fa
s che molti ragazzini si allontanino dalla rete di accoglienza (servizi
sociali, scuola, volontariato) e cerchino di rendersi il pi
"invisibili" possibile, restando nella clandestinit e quindi
rischiando di finire nelle mani di adulti sfruttatori. Lesperienza, inoltre,
mostra che molti dei minori rimpatriati coattivamente tornano nuovamente in
Italia, clandestinamente, con la differenza che, avendo ormai perso la fiducia
nella rete di accoglienza, tendono appunto a restare "invisibili".
Se si ritiene, con questa politica, di
garantire la sicurezza dei cittadini italiani e lordine pubblico, sia ben
chiaro che leffetto sar invece esattamente il contrario: vi sar un aumento
dellemarginazione, dello sfruttamento, e della devianza dei minori stranieri
presenti nel nostro paese, e quindi anche un aggravamento del disagio e
dellinsicurezza allinterno della societ italiana.
Questo orientamento non solo insensato dal
punto di vista politico e sociale: essa anche totalmente illegittima dal
punto di vista giuridico, in quanto viola le Convenzioni internazionali e le
leggi vigenti.
La Convenzione di New York sui diritti del
fanciullo, infatti, ratificata e resa esecutiva dallItalia con legge n.176/91,
stabilisce che tutte le azioni e le decisioni riguardanti i minori (non solo
italiani, ma anche stranieri) devono tenere in preminente considerazione il
"superiore interesse del minore", cio devono fondarsi sulla
valutazione di ci che meglio per il minore stesso. Il principio del
"superiore interesse del minore" prevale dunque sulle altre
considerazioni, anche su quelle relative al controllo dellimmigrazione
clandestina.
Gli attuali orientamenti nei confronti dei
minori stranieri non accompagnati
impedirne in ogni modo lintegrazione, condannarli allemarginazione ed
allo sfruttamento, distorcere il significato positivo del rimpatrio fino a
ridurlo ad unespulsione mascherata
sono evidentemente pensati non per perseguire ci che meglio per il
minore, bens per cercare di contrastare limmigrazione clandestina.
Se lo Stato italiano non vuole violare la
Convenzione di New York di cui proprio questanno lAssemblea Generale delle
Nazioni Unite valuter lapplicazione nei diversi paesi deve trattare i
minori stranieri prima di tutto come minori, e fondare quindi le politiche che
li riguardano non su finalit di repressione dellimmigrazione irregolare, ma
sul principio del "superiore interesse del minore".
Per rispettare tale principio, dunque, i
minori non accompagnati andranno ricongiunti alla loro famiglia mediante il
rimpatrio assistito, solo nei casi in cui si valuti che questo sia
effettivamente meglio per il singolo ragazzino, e, in generale, vi sia il
consenso del minore stesso e della sua famiglia. In tutti gli altri casi, si
dovr favorire laccoglienza e lintegrazione di questi minori nel nostro
paese: per il bene del minore, ma anche della societ italiana.
Chiediamo dunque che:
Ai minori attualmente gi inseriti in
percorsi che prevedevano il rilascio del permesso per motivi familiari (come ad
es. nel caso delle "tutele civili") si continuino ad applicare le
regole vigenti all'inizio del percorso, e quindi sia loro rilasciato il permesso
di soggiorno per motivi familiari, e sia consentita la conversione del permesso
al compimento dei 18 anni.
Ai minori affidati di fatto a parenti entro
il quarto grado idonei a provvedervi (per i quali la legge italiana non
richiede laffidamento formale) sia rilasciato il permesso per motivi familiari
come ai minori affidati con affidamento formale.
Il permesso di soggiorno per minore et
consenta al minore di lavorare regolarmente e, al compimento dei 18 anni, possa
essere convertito in permesso di soggiorno per lavoro o per studio, qualora ne
sussistano le condizioni.
Sia rispettato senza ambiguit il principio
in base al quale il rimpatrio deve essere disposto unicamente nellinteresse
del minore, e non come strumento di controllo dellimmigrazione clandestina.
Siano chiariti i criteri e le procedure con
cui deve essere deciso se il minore debba restare in Italia o debba essere
rimpatriato, e in particolare:
- si stabilisca chiaramente che nella
valutazione dellinteresse del minore si deve tenere conto della volont del
minore e della sua famiglia;
- si definiscano tempi rapidi per la
procedura, in modo che il minore non resti per mesi e mesi "sospeso"
senza sapere quale sar il suo destino.
Siano resi pi ampi e pi efficienti i
canali di ingresso regolare in Italia, sia per lavoro (prevedendo, per i minori
in et lavorativa, la possibilit di ingresso per lavoro), sia per
ricongiungimento familiare (ad es. prevedendo la possibilit di ricongiungersi
a parenti entro il terzo grado, come fratelli e zii), sia per motivi umanitari,
in modo da ridurre progressivamente gli ingressi clandestini di minori,
favorendo invece gli ingressi regolari.
Si sostengano progetti di cooperazione allo
sviluppo nella aree da cui provengono i minori stranieri presenti in Italia, in
modo da migliorare significativamente le condizioni di vita dei minori e delle
loro famiglie.