Date: 9:49 AM 2/7/01 +0100
From: Sergio Briguglio
Subject: regolarizzazione e altro; ddl asilo
Cari amici,
scusandomi con chi l'avesse gia' ricevuto e
censurando la grafomania di Dino Frisullo (il bue dice cornuto all'asino), vi
giro un suo messaggio - importante - in coda al quale potrete trovare la
convocazione di un incontro per... oggi pomeriggio alle ore 15.30.
Cordiali saluti
sergio briguglio
p.s.; domani dovrebbe andare in Aula, alla
Camera, il ddl asilo. Riusciranno ad approvarlo in tempi brevissimi? E, in caso
affermativo, sapra' il Senato approvarlo definitivamente prima dello
scioglimento delle Camere? E' indispensabile che tutti quelli che hanno voce in
capitolo si muovano...
-----------
From: "Dino Frisullo"
<dinofrisullo@libero.it>
To: "azad dino"
<dinofrisullo@libero.it>
Subject: I: manifestazione degli immigrati a
roma - per una vertenz
a
nazionale contro la clandestinità
Date: Wed, 7 Feb 2001 19:32:06 +0100
X-Priority: 3
Status:
LA MANIFESTAZIONE DI SABATO 3 FEBBRAIO...
... è stata entusiasmante.
Lo stesso giorno in cui il fascista Storace
lanciava il progetto della giunta regionale di riqualificazione del quartiere
Esquilino "per soli italiani", dal cuore del quartiere più
multiculturale di Roma, piazza Vittorio, si sono mossi due-tremila immigrati,
per ingrossarsi fino ad oltre cinquemila passando nei pressi della stazione
Termini e poi fino al centro di Roma.
Non era affatto scontato che ad otto mesi
dall'avvio parallelo, a Roma e Brescia, della vertenza "per il diritto di
esistere", ed a tre mesi dalle contrapposizioni che segnarono il corteo
conclusivo della "Carovana dei diritti", fosse ancora così forte e
diffusa la fiducia nella lotta e il senso di solidarietà.
Almeno un immigrato su tre, fra i
manifestanti, aveva in tasca il permesso di soggiorno (a Roma infatti, più che
in altre città, la lotta "ha pagato": sono già stati conquistati
circa settemila degli oltrediecimila permessi di soggiorno "sospesi"
e negati nella scorsa estate). Questo è un dato di grande rilievo: non era in
piazza soltanto chi ha bisogno (e diritto) di legalità, ma anche chi l'ha già
acquisita.
L'altro dato importante era l'apertura del
corteo, affidata agli immigrati indiani che vivono il dramma del terremoto. Lo
striscione di apertura era dedicato alle vittime del disastro, e fra le
rivendicazioni la prima era l'emissione di permessi di soggiorno straordinari
"per motivi umanitari", di visti di reingresso e di biglietti a
prezzi scontati, per consentire il rimpatrio di chi non ha più notizie dei
parenti sepolti fra le rovine. A sostegno di questa richiesta, una petizione
sottoscritta da centinaia di immigrati, compresi i pakistani, che hanno
archiviato rivalità storiche e recenti ed hanno anche rinunciato al presidio
dell'Ambasciata indiana che tengono ogni anno, il 5 febbraio, per
l'autodeterminazione della provincia contesa del Kashmir.
Tutta la manifestazione è stata combattiva e
unitaria, fino alla delegazione di dieci persone (uno per nazionalità, più
Senzaconfine e i rappresentanti dei sindacati) che ha incontrato a lungo
il nuovo prefetto Romano. Un incontro giudicato positivamente dalla
delegazione.
Al prefetto è stata consegnata una lista di
oltre 150 immigrati indiani, parenti delle vittime del terremoto (al quale si è
poi aggiunta il giorno dopo una lista di trenta pakistani, residenti nelle
province di confine anch'esse terremotate), che il prefetto si è impegnato a
trasmettere ai ministri dell'Interno e degli Esteri.
Inoltre il prefetto ha convenuto che gli
immigrati che hanno richiesto da oltre due anni il permesso di soggiorno hanno
ormai maturato "un'aspettativa legittima", quali che siano le carte
che hanno potuto poi produrre, ed è interesse non solo loro, ma della città
intera la soluzione positiva di questa assurda e interminabile trafila
burocratica. Ovviamente da questo punto di vista la decisione non spettava a
lui, ma al questore (con il quale si sarebbe comunque sentito) e al ministero
dell'Interno.
L'INCONTRO CON IL QUESTORE FINAZZO
La stessa delegazione ha quindi incontrato
questa mattina (martedì 6) il nuovo questore di Roma.
La discussione è stata abbastanza ampia, su
diverse questioni.
1. Le 2500-3000 richieste di soggiorno ancora
sospese per precedente documentazione inidonea o falsa
(per oltre metà delle quali la questura ha accettato di "integrare"
nuove certificazioni retroattive di presenza in Italia, fornite soprattutto da
Senzaconfine e dall'Associazione del Bangladesh).
Fermo restando che ora si considerano valide
le attestazioni di ambasciate (ma solo Bangladesh, Senegal e Albania hanno
accettato di emetterle) ed altri elementi (lettere ricevute, passaporti con
data anteriore al '98 etc.) prima rifiutati, non è ancora chiaro se la questura
emetterà i permessi di soggiorno su semplice attestazione della presenza
"pregressa" da parte di associazioni e sindacati. Il questore ha
proposto che si aggiungano offerte di lavoro, nelle quali il datore di lavoro
dichiari di conoscere il lavoratore già dal '98. Può funzionare per una
minoranza di lavoratori immigrati: per gli altri, si rischia di
riattivare un devastante mercato di false attestazioni.
2. Il rapporto con le associazioni.
Dopo una fase di chiusura, la questura riapre
ora un rapporto positivo con le associazioni, specialmente per segnalare e
risolvere i casi di spessore umano (lutti familiari e simili) che si vanno
moltiplicando dopo anni di attesa.
3. Il problema del rinnovo dei permessi di
soggiorno.
E' una questione bruciante: i requisiti di
lavoro richiesti per il rinnovo rischiano di precipitare nella clandestinità
decine di migliaia di immigrati, anche residenti in Italia da anni o da
decenni. Dato che la procedura di rinnovo dura diversi mesi, il questore ha
accettato il principio che in questo periodo l'immigrato possa conservare il
soggiorno valido, con la stampigliatura "in corso di rinnovo", invece
che la semplice ricevuta, e che possa chiedere il rinnovo fino a sei mesi prima
della data di scadenza. Quanto ai requisiti però, la
questura si limiterà ad avanzare "quesiti" al
ministero dell'Interno, dato che la legge Turco-Napolitano su questo punto è
molto rigida e lega strettamente il soggiorno al lavoro in corso (violando, fra
l'altro, una precisa mormativa internazionale dell'OIL). Le associazioni e i
sindacati hanno proposto il criterio dell'autocertificazione, sia per il lavoro
dipendente (così da contribuire a far emergere il lavoro sommerso), sia per il
lavoro autonomo.
4. La "carta di soggiorno".
A parte i requisiti assurdamente vincolanti
per ottenere, dopo cinque anni di soggiorno regolare, questo "soggiorno a
validità illimitata" (tipo: la cubatura dell'abitazione...!), esiste un
particolare problema per i coniugi ricongiunti da qualche anno a parenti
residenti da oltre cinque anni: spetta anche a loro la carta di soggiorno? Il
problema è acuito dalla disposizione dell'ultima Finanziaria (recepita da una
direttiva del Comune di Roma) che limita ai possessori di carta di soggiorno la
protezione sociale: è così che oltre cento donne immigrate si sono viste negare
gli assegni di maternità. Anche su questo, la questura di Roma porrà un quesito
al ministero dell'Interno.
IL SENSO POLITICO DELLA VERTENZA...
... è quello della lotta alla clandestinità,
sia quella imposta a chi è arrivato da poco (relativamente!), sia quella che
minaccia continuamente chi è anche da anni in Italia. E' evidente che la
conquista dei soggiorni già richiesti e "sospesi" è la via per
rimettere in discussione un intero sistema, che tende: 1) ad affidare
totalmente la vita degli immigrati all'arbitrio di polizia, eliminando ogni
fiducia nell'impegno e nella lotta collettiva, ma anche nei meccanismi dello
stato di diritto (apartheid giuridica); 2) ad eternizzare un doppio mercato del
lavoro, uno esplicito (le decine di migliaia di nuovi ingressi richiesti
dall'economia italiana), l'altro in nero senza via
d'uscita, con la relativa condanna all'emarginazione sociale (apartheid
sociale), utile a montare razziste campagne d'ordine.
Non si tratta dunque di una questione
settoriale. Non a caso fra gli obbiettivi della manifestazione di sabato c'era
la "legalizzazione di tutti coloro che vivono e lavorano in Italia",
cioè la richiesta di canali di emersione "a regime", non emergenziali
come le "sanatorie", per tutti coloro che il proibizionismo degli
ingressi e le convenienze delle diplomazie condannano ad entrare in Italia e in
Europa dalla finestra e non dalla porta.
La vertenza per il "diritto di
esistere" si configura come l'embrione di una vertenza generale per i
diritti di cittadinanza, a partire dal diritto più elementare: l'esistenza
legale.
Ovviamente, si tratta di una vertenza fatta da
lavoratori in carne ed ossa. Che devono vincere, per sopravvivere: non hanno
l'agio di limitarsi, come molti italiani, alla pur sacrosanta denuncia delle
responsabilità di un sistema intrinsecamente razzista. Devono vincere, per sè
stessi e per tutti: per dimostrare che con la lotta si possono cambiare
decisioni già assunte. Sulla loro pelle, e sulla pelle di tutti.
Per vincere, questo movimento ha bisogno di
costruire alleanze, consenso sociale e mediatico. E' stata questa la capacità
grande del movimento di Brescia, che però non poteva da solo raggiungere una
dimensione nazionale. E' stato questo finora (ma qualcosa comincia a cambiare)
il limite del movimento romano, stretto in un isolamento di cui non sono certo
gli unici responsabili.
L'ASSEMBLEA DI MERCOLEDI' 7 FEBBRAIO E LA
DIMENSIONE NAZIONALE
Sui diversi incontri, e in particolare quello
con il questore, il 7 febbraio alle 15.30 si terrà un'assemblea nella Sala
Fredda della Cgil (via Buonarroti 12). Sarà quella la sede per valutare le
risposte delle istituzioni, e decidere come portare avanti la mobilitazione.
Certo non solo a Roma: è vero che
già negli anni passati il movimento romano ha "trainato" quello
nazionale, ma oggi i muri sono ben più solidi (come dimostrano questi lunghissimi
mesi di lotta) e Roma non può vincere da sola per tutti.
Le cifre del resto parlano da sole. A metà
dicembre, se a Roma c'erano ancora quasi tremila pratiche sospese su 45.000
presentate (e su oltre diecimila sospese in giugno), a Brescia le pratiche
sospese erano ancora 2697 su 14.078, a Milano 2590 su 38.671, a Torino 2218 su
10.207, a Napoli 2881 su 10.644, a Genova 599 su 3964, a Foggia 1206 su 2507, a
Firenze 459 su 7636, a Vicenza 1135 su 4138, a Verona 1197 su 4849, a Venezia
432 su 1695, a Trento 652 su 988... Dopo quasi due anni e mezzo!!
La proposta che sarà discussa in assemblea,
per Roma ma anche come proposta nazionale, è quella della
"visibilità". Oggi, alla vigilia di una campagna elettorale di cui
gli immigrati sono oggetto e strumento (mentre nelle promesse del governo avrebbero
dovuto essere soggetti, anche nel voto!), una presenza visibile dei lavoratori
immigrati in lotta contro la clandestinità sarebbe dirompente, in tutte le
piazze italiane. Non una presenza disperata, non lo sciopero della fame o altre
forme di lotat estreme, nè la fiammata isolata di una manifestazione: una
presenza civile e ferma di lavoratori che rivendicano il più fondamentale dei
diritti, davanti o presso i luoghi del potere sui loro corpi e sul loro futuro.
TUTTE LE REALTA' ROMANE SONO INVITATE
ALL'ASSEMBLEA DI MERCOLEDI'.
QUESTA VERTENZA VA ASSUNTA COME UNA SFIDA
FORTE DI DEMOCRAZIA E DIRITTI, DA TUTTI. NON SOLO DAGLI "ADDETTI AL
LAVORI".
TREMILA LAVORATORI IN LOTTA PER IL DIRITTO AL
FUTURO CHIEDONO A TUTTA LA SOCIETA' CIVILE DI STRINGERSI INTORNO A LORO. E' QUI
CHE SI VEDE SE ESISTE ANCORA L'"ALTRA ROMA", O STORACE HA GIA'
STRAVINTO.
E NON SOLO A ROMA!
Dino Frisullo
Roma, 6 febbraio 2001