Date: 11:19 AM 2/19/02 +0100
From: Sergio Briguglio
Subject: "respingimento" di profughi
curdi
Cari amici,
giro un messaggio di Dino Frisullo e un
comunicato di Alberto Maritati sulla questione dei profughi curdi
"respinti" a valle di un frettoloso diniego del riconoscimento dello
status di rifugiato.
Faccio presente che esiste la possibilita' di
chiedere l'applicazione di una misura d'urgenza (interim measure) alla Corte
europea dei diritti dell'Uomo. Se ricordo bene, la richiesta poteva essere
inviata direttamente al fax della Corte europea:
Address:
European Court of Human Rights
Council of Europe
F - 67075 Strasbourg-Cedex
Tel:
33 (0)3 88 41 20 18
Fax:
33 (0)3 88 41 27 30
Cordiali saluti
sergio briguglio
-------------
From: "dino frisullo"
<dinofrisullo@libero.it>
To: <Undisclosed-Recipient:;>
Subject: IL GIOCO DELLE TRE CARTE per
deportare i profughi da Lecce
,
forse gi oggi! Diffondi, publica, protesta!
Date: Tue, 19 Feb 2002 07:22:02 +0100
X-Priority: 3
Status:
E' INAUDITO!
Quella che segue la copia, diffusa da fonte
diretta e attendibile, di uno degli atti notificati (e non consegnati) a tutti
o a gran parte dei 205 richiedenti asilo (106 kurdi dalla Turchia, 48 kurdi
dall'Iraq, 2 pakistani, 1 bangladeshi, 2 afghani, 46 srilankesi) sbarcati a
Gallipoli il 31 gennaio, attualmente detenuti nel Cpt "Regina Pacis"
di Lecce dopo il diniego dell'asilo politico da parte della Commissione
centrale.
Abbiate pazienza, e seguite (non solo i
giuristi) i passaggi di questo orrore giuridico.
Dietro queste formule aride c' il destino di
duecento esseri umani.
(Il Questore di Lecce)
Esaminati gli atti di Ufficio dai quali
risulta che le sedicenti cittadine straniere di nazionalit turca (nomi di
dodici persone) ...
Ai suddetti stranieri, ascoltati dalla
Commissione Centrale in data 14 u.s., stato negato il riconoscimento dello
status di rifugiato. Pertanto essendo entrati clandestinamente nel territorio
dello Stato in data 31/01/02, sono stati colpiti da decreto di respingimento
alla frontiera emesso dalla scrivente in data odierna.
Considerato che non ricorrono i motivi di cui
all'art.8 comma 4, della legge 40/98;
Ritenuto che deve procedersi ai sensi
dell'art.8 comma 2 lettera A della L. 40/98;
DECRETA IL RESPINGIMENTO CON ACCOMPAGNAMENTO
ALLA FRONTIERA DELLE CITTADINE STRANIERE SUDDETTE
Informa che avverso questo decreto pu essere
presentato ricorso, entro 60 giorni dalla data della notifica al TAR di Lecce e
che, comunque la presentazione del ricorso non sospende l'efficacia del presente
decreto.
Il dirigente dell'ufficio stranieri disporr
in esecuzione del presente decreto la notifica dello stesso (...)
e l'accompagnamento alla frontiera di ROMA -
FIUMICINO;
La comunicazione alla rappresentanza
diplomatica o consolare dello Stato di appartenenza (...)
Lecce, 16/02/02"
IL QUESTORE DI LECCE (E QUINDI IL
GOVERNO) STA COMPIENDO UN ATTO ILLEGALE.
L'art. 8 della legge 40/98 prevede lo
sbrigativo respingimento, da parte della polizia di frontiera, degli stranieri
"che si presentano ai valichi di frontiera senza avere i requisiti (...)
per l'ingresso nel territorio dello Stato". Dunque, alla frontiera!
Il comma 2/A prevede un'eccezione, che gi nel
'98 la Rete antirazzista consider pericolosa: il questore pu disporre il
respingimento con accompagnamento alla frontiera nei confronti degli stranieri
che "sottraendosi ai controlli di frontiera, sono fermati all'ingresso o
subito dopo".
Ma i profughi di Lecce non si sono affatto
"sottratti ai controlli di frontiera". Anzi: si sono precipitati
incontro al personale di polizia, chiedendo aiuto e asilo. E da quel giorno, il
31 gennaio, sono passati ben diciotto giorni, nel corso dei quali hanno chiesto
asilo, se lo sono visto rifiutare, hanno espresso chiaramente la volont di far
valere il diritto a un ricorso legale.
Dunque non sono stati "fermati subito
dopo l'ingresso". Sono in Italia da un tempo cos lungo, da aver maturato
tutto il diritto di far valere le loro ragioni in giudizio. E lo
potrebbero fare, nei confronti della magistratura ordinaria e amministrativa,
nel caso che gli sia notificata l'espulsione "con intimazione a laasciare
il territorio nazionale entro quindici giorni", prevista dal successivo
articolo 11.
E' questa verifica da parte della magistratura
che si vuole evitare a tutti i costi.
Cios si sceglie di non espellerli, ma "respingerli", come se
fossero ancora sugli scogli o a bordo di una nave.
Perch contro il respingimento non prevista
dalla legge (purtroppo: la Rete antirazzista lo denunci, inascoltata, gi
nel '98) nessuna possibilit di ricorso efficace.
Proprio perch il parlamento allora si rese
conto dei possibili abusi della procedura di respingimento nei confronti dei
richiedenti asilo, inser comunque nell'articolo 8 un limite, al comma 4:
"le disposizioni del comma (...) 2 (...) non si applicano nei casi
previsti dalle disposizioni vigenti che disciplinano l'asilo politico, il
riconoscimento dello status di rifugiato ovevro l'adizione di misure di
protezione temporanea per motivi umanitari".
Ovvero: se uno chiede asilo, o comunque ha
diirtto a protezione umanitaria, non pu essere respinto alla frontiera, e
neppure "subito dopo" la frontiera.
E' proprio per questo che finora la polizia di
frontiera di Gorizia, Ancona, Trieste, Venezia, Bari e Brindisi si guarda bene
dal consentire agli stranieri che trova a bordo dei traghetti o ai valichi di
terra di chiedere asilo. Perch sanno che in quel caso non possono pi
respingerli: se mai, potranno espellerli dopo, con le garanzie previste dalla
legge.
Ma ora il questore di Lecce (e il ministero
dell'Interno) ha trovato la soluzione: dichiara che "non ricorrono i
motivi di cui al comma 4"!
Che significa? Sono o non sono richiedenti
asilo, sia pure "rigettati"? Le condizioni in cui sono sbarcati, le
circostanze che denunciano, ne fanno o no, in ogni caso, delle persone
bisognose di "protezione umanitaria"?
Si nega l'evidenza, per giustificare
l'arroganza del potere.
E' come se io dicessi: la legge mi consente di
guidare una macchina su strada, salvo che il semaforo sia rosso; ma io dichiaro
che non ricorrono i motivi per cui si applica quest'eccezione: non c' bisogno
di motivare il perch, se sono un questore posso anche affermare che il semaforo
un albero di Natale; dunque sono libero dalla legge, posso passare col rosso
e anche ammazzare un pedone...
E' un drammatico salto di qualit, che
anticipa la sostanza degli ultimi articoli del ddl Berlusconi-Bossi-Fini:
quelli che consentono di detenere nei Cpt, e di deportare oltre frontiera dopo
un sommario esame locale, chi chiede asilo in Italia.
Fra l'altro, il salto logico del questore gli
consente anche di scavalcare i limiti che la legge pone per la reclusione nei
Cpt come il Regina Pacis: gli "espellendi" possono esservi ristretti
solo se non hanno documenti, o sono considerati pericolosi per lo stato o la
societ, o si sono trattenuti in Italia oltre l'intimazione... Tutte condizioni
che non ricorrono in questo caso, cos che il giudice difficilmente avrebbe
convalidato la detenzione entro le 48 ore (da sabato scorso) previste dalla
legge.
Cos invece tutto diventa facile: sono
"respingendi", possono essere reclusi fino a quando li si verr a
prendere.
Il questore non si cura nemmeno di citare,
d'altra parte, l'articolo 17 della legge 40, tuttora in vigore, che dice che
"in nessun caso pu disporsi l'espulsione o il respingimento verso uno
Stato in cui lo straniero possa essere oggetto di persecuzione per motivi di
razza, (...) di lingua, (...) di opinioni politiche...": sfido chiunque a
dire che la Turchia, da cui provengono la maggior parte dei
"respingendi", o lo Srilanka in guerra, non rientrino in queste
categorie!
La mostruosa illegalit di questa procedura
non ne attenua la pericolosit, nel caso in questione e come precedente per
tutti i richiedenti asilo.
Credo che dovremo immediatamente denunciare
questo atto alla Corte europea dei diritti umani, chiedendone un intervento
urgente (previsto nel caso in cui un atto, anche non definitivo, comporti gravi
pericoli per l'incolumit degli interessati). Chiedo a un giurista di elaborare
immediatamente un testo, da inviare oggi stesso via fax alla Corte di
Strasburgo.
Credo anche che l'Acnur dovrebbe intervenire
immediatamente, e nel modo pi fermo, nei confronti del governo italiano. Mi
risulta che avesse gi intenzione di far presente la sommariet delle audizioni
tenute a Lecce: ma questo atto supera ogni limite!
Chiedo che si moltiplichino le prese di
posizione ed i fax di protesta alla Divisione profughi del ministro
dell'Interno (06.4741991: l'altro numero di fax precedentemente diffuso,
06.485957 corrispondente fino a due giorni fa al ministro Scaiola, stato non
casualmente disattivato). Datene notizia, per favore, alla mail <mailto:ass.azad@libero.it>ass.azad@libero.it
.
Per il pomeriggio di oggi sono gi previsti i
presdi a Roma davanti al Senato, ed a Lecce davanti alla Prefettura.
Dovrebbero moltiplicarsi in tutte le citt, anche solo nella forma di
delegazioni e petizioni da consegnare ai prefetti. Vi partecipino i
parlamentari, e chiedano con forza al ministro Scaiola di rispondere di ci che
sta facendo!
Propongo che si organizzi una forte protesta
alla frontiera da cui passeranno i profughi, che sia Fiumicino (come pare dal
foglio citato) o Malpensa (come avvenne nella scorsa estate).
SE IL QUESTORE HA DECISO DI CALPESTARE LA
LEGGE, E' PROBABILE CHE IL GOVERNO VOGLIA CHIUDERE SUBITO LA PARTITA: DUNQUE LA
DEPORTAZIONE POTREBBE AVVENIRE GIA' OGGI.
E' vero infatti che l'articolo 12 della legge
40 prevede che il pretore convalidi il trattenimento nel Cpt entro 48 ore anche
nel caso di respingimento. Ma le 48 ore, saltando la domenica, scadono oggi,
marted. E d'altra parte, illegalit per illegalit, il governo potrebbe
decidere di non attendere neppure l'atto di convalida per deportare tutti...
SE QUEI PROFUGHI SARANNO RIGETTATI NELLE
PRIGIONI TURCHE, NELLA GUERRA INCIPIENTE IN IRAQ O IN QUELLA GIA' IN ATTO IN
SRILANKA, SAREMO TUTTI MENO LIBERI!
Dino Frisullo (Associazione Azad)
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18 febbraio 2002
COMUNICATO STAMPA
MARITATI:
NEGARE IL DIRITTO D'ASILO AI KURDI OSPITI DEL
REGINA PACIS EQUIVALE A
CONDANNARLI A MORTE
"Non aver riconosciuto il diritto d'
asilo ai circa duecento kurdi
ricoverati temporaneamente nel centro Regina
Pacis di San Foca equivale ad
aver firmato una condanna, al carcere, alla
morte, alla tortura, per tutti,
uomini donne e bambini, sbarcati sulle nostre
coste e in fuga da un paese
che non riconosce diritto di esistenza alla
minoranza kurda. Un atto
gravissimo, quello della commissione
governativa, che viola la nostra
costituzione e la convenzione di
Ginevra".
Alberto Maritati, senatore dell'Ulivo, si
recato al centro Regina Pacis
stamane, per verificare personalmente la
situazione dei circa duecento
ospiti provenienti dal Kurdistan sbarcati a
Gallipoli poche settimane fa, e
subito dopo ha annunciato il ricorso ad ogni
misura parlamentare, a nome di
tutti i deputati e i senatori del centro
sinistra salentino, anche per
accertare se la commissione governativa abbia
agito nel modo previsto dalla
costituzione e in particolare rispetto
all'articolo 10 della carta
costituzionale.
"Ho parlato con i rifugiati presso il
centro. Ognuno di loro", prosegue
Maritati, " stato ascoltato dalla
commissione per un tempo non superiore a
tre minuti e spesso solo per pochi secondi. Un
tempo inimmaginabile non solo
per comprendere la situazione di ognuno, ma
insufficiente anche solo per
poter tradurre nome, paese di provenienza, e
altri dati puramente
anagrafici. Solo 25 fra loro sono stati
ammessi alla procedura in esito alla
quale verr riconosciuto o meno il diritto
d'asilo. Per tutti gli altri non
si apre neanche la procedura. E' evidente la
violazione dei diritti
fondamentali dell'uomo, quando praticamente si
condannano uomini e donne a
ritornare in un paese dove alla minoranza
kurda vengono sistematicamente
negati i diritti di cittadinanza e la stessa
tutela della vita, un paese dal
quale sono fuggiti per evitare la morte o
terribili rappresaglie politiche.
Su 200 solo 25. E tra questi altri anche donne bambini, E' lecito allora
chiedersi e chiedere: sulla base di quale
accertamento attento e minuzioso
stato negato loro il diritto d'asilo?".
"Un comportamento del genere",
prosegue Maritati, "rischia di gettare una
luce foschissima su una provincia e una
regione che si sono distinte e
segnalate in tutti questi anni per la capacit
fortissima e preziosissima di
accogliere i disperati che arrivavano sulle
nostre coste a rischio della
vita e per scampare alla morte. E se non sono
sufficienti, da parte turca,
le dichiarazioni di buona volont - ci vuole
altro per dimostrarsi paese
civile e democratico - in questa vicenda fa
una pessima figura anche l'
Italia che, con un governo di centro destra,
diviene sempre di pi simile ad
un paese dove vengono quotidianamente violati
norme e diritti".
"E comunque va immediatamente respinto
ogni tentativo di strumentalizzazione
ricorrendo a presunti imminenti pericoli di
presenza criminale: E' certo
infatti che nessuno di questi 200 cittadini
kurdi stato accusato di
appartenere a movimenti criminali o di aver
commesso atti criminali".