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Immigrazione: prorogato lo stato di emergenza a Lampedusa e proposta la nomina di un Commissario ad hoc

Intervento del Ministro

Data: 10/11/2005

CAMERAÝ DEIÝ DEPUTATI
Seduta di giovedÏ 10 novembre 2005

Interpellanza urgente
degli on.li Violante ed altri

Signor Presidente, Onorevole Colleghi,
mi accingo a dare una risposta non breve, ma la delicatezza dellíargomento e la serietý delle considerazioni svolte dagli Onorevoli interpellanti mi impongono di essere chiaro e pi˜ possibile esauriente.

Líisola di Lampedusa Ë oggi il principale approdo degli immigrati clandestini che arrivano in Italia via mare.

Azzerati i flussi da Albania e Turchia verso Puglia e Calabria, gli sbarchi avvengono ormai da tempo solo in quellíisola e sulle coste siciliane. Per avere un idea dellíandamento del fenomeno vi dico che nel 2002 gli arrivi illegali sono stati quasi 24.000, nel 2003 erano scesi di oltre il 40% e nel 2004 si erano ridotti ulteriormente.

Ma proprio líanno scorso, e molti colleghi lo ricorderanno, io ritenni doveroso avvertire il Parlamento e líopinione pubblica che i flussi migratori verso il nostro Paese sarebbero inesorabilmente aumentati.

Si profilava, infatti, una concomitanza di fattoriÝ (carestie, calamitý naturali, instabilitý politica) che, sommandosi agli tassi alti di natalitý, avrebbero ulteriormente aggravato le giý penose condizioni di vita di intere popolazioni africane, specialmente quelle del Sub-Sahara e del Corno díAfrica.

Parlai cosÏ di moltitudini pronte a tentare la traversata del deserto e del Mediterraneo, ma raccolsi poca attenzione e qualche ironia.Ý
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Non molti mesi dopo, dal Sub-Sahara e dal Corno díAfrica ha cominciato ad alzarsi una ondata migratoria cosÏ ampia e tumultuosa da travolgere le limitate capacitý di contenimento di alcuni paesi nord-africani e, per quanto pi˜ direttamente ci riguarda, da mettere a durissima prova quelle della Libia.

Da qui la recrudescenza degli sbarchi a Lampedusa e sulle coste siciliane; da qui anche i disperati assalti alle doppie muraglie di filo spinato che difendono Ceuta e Melilla, le due enclaves spagnole in Marocco.Ý
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Ma negli ultimi mesi non abbiamo assistito soltanto ad una ripresa quantitativa del fenomeno. Eí emersa anche una pi˜ spregiudicata capacitý di manovra delle organizzazioni criminali nella gestione del traffico di esseri umani, cosÏ che, cambiando i luoghi di sbarco, le modalitý di approdo e la grandezza delle imbarcazioni sono anche cresciuti i prezzi di trasporto e, purtroppo, i rischi di vita dei migranti.

Questo scenario Ë reso ancor pi˜ inquietante da altre due circostanze: la prima Ë che gli immigrati clandestini vengono accuratamente istruiti dalle bande criminali presenti anche in Libia e spesso indotti a comportamenti aggressivi o comunque illegali; la seconda circostanza Ë che cresce continuamente il numero dei minori non accompagnati (questíanno siamo giý oltre 500, quasi tutti egiziani) e ciÚ fa temere un fenomeno di tratta su vasta scala.
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Lo sfruttamento dei clandestini, insomma, si fa sempre pi˜ spietato e disumano.

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Il Centro di Lampedusa rappresenta líestremitý meridionale del nostro sistema di controllo dellíimmigrazione.

Costituito nel luglio del 1998 come Centro di Permanenza Temporanea e Assistenza, nel 1999 esso ricevette in tutto 356 persone; nei primi dieci mesi di questíanno ne ha giý accolte oltre 11.000, ma sarebbe il caso di dire Ë stato invaso da oltre 11 mila persone.

La gestione della struttura Ë affidata alla Confraternita delle Misericordie díItalia, con cui la Prefettura di Agrigento stipula apposite convenzioni biennali, sulla base di ìlinee-guidaî definite dal Ministero dellíInterno, linee guida che sono state via via nel tempo migliorate in direzione della pi˜ adeguata accoglienza dei immigrati.

Nel Centro opera anche líorganizzazione ìMedici Senza Frontiereî, che a questo fine ha stipulato un protocollo díintesa con la stessa Prefettura.Ý Si figuri, dunque, Onorevole Collega, se noi vogliamo escludere il controllo di organizzazioni internazionali, anche come in questo caso private, che si occupano di questi problemi. Ma sullíargomento tornerÚ anche pi˜ avanti.

Il vertiginoso aumento degli arrivi ha fatto sÏ che oggi il Centro svolga principalmente funzioni di soccorso e prima accoglienza, oltre ad essere utilizzato per le procedure di identificazione e per lo smistamento degli immigrati clandestini verso altre destinazioni. La sua capacitý ricettiva Ë di sole 186 persone. E poichÈ sullíisola non vi sono altri edifici disponibili, se gli sbarchi crescono rapidamente e a dismisura, líintero apparato entra ovviamente in crisi, pregiudicando il rispetto delle condizioni ordinarie in fatto di igiene, di sicurezza e gestione amministrativa.

In questi casi, quando cioË nel giro delle 24-48 ore líafflusso supera la capienza massima anche di cinque e sei volte, il Centro puÚ funzionare soltanto come un ricovero di fortuna, con gravi inconvenienti per i migranti, per gli operatori sociali e per le Forze dellíordine.

Voglio tuttavia sottolineare, ancora una volta, che nonostante le ripetute situazioni di emergenza verificatesi negli ultimi anni, a Lampedusa, come altrove, ma soprattutto a Lampedusa, líazione amministrativa nei confronti degli immigrati Ë stata sempre condotta con umanitý e considerazione attenta per ogni situazione giuridica soggettiva.

Fino ad oggi, neppure nei momenti di peggiore sovraffollamento, nessuno, nÈ tra gli immigrati nÈ tra gli operatori del Centro, ha mai segnalato, dico mai segnalato, in maniera circostanziata atti di violenza o abusi di qualsiasi genere; situazioni di disagio sÏ, atti di violenza no.

Dopo il noto servizio del settimanale ìLíEspressoî ho disposto severi accertamenti: non Ë emerso nulla che possa configurarsi come atto di violenza. Ora cíË solo da attendere serenamente il giudizio della magistratura che, a quanto mi risulta anche in queste ore, sta andando avanti nei suoi lavori. Attendo anchíio con estremo interesse le conclusioni del magistrato, ma sono anche convinto che esseÝ non saranno lontane dalle conclusioni a cui, con indagini diverse, sono arrivati il prefetto di Agrigento e un alto ufficiale dellíArma dei Carabinieri.

Restano comunque, lo ripeto, i disagi gravissimi e umanamente inaccettabili dovuti al sovraffollamento; ma, come dirÚ pi˜ avanti, a quelli giý da due anni abbiamo cercato di porre riparo.

Egualmente inaccettabili mi appaiono i giudizi sommari e infamanti sul conto degli operatori delle nostre Forze dellíordine e del volontariato i quali, spesso in condizioni difficilissime, prestano servizio presso i Centri di permanenza temporanea.

Ancor meno accettabili sono le accuse di insensibilitý rivolte ad un paese come il nostro che ogni anno salva migliaia di vite umane spingendo i suoi mezziÝ navali ad oltre settanta miglia dalle proprie coste, mentre altri non vedono e non sentono.

Con serena coscienza posso affermare, rispondo ad un altro degli appunti che con tanto garbo mi sono stati mossi or ora, posso affermare che a tutti i migranti vengono assicurati assistenza medica, vitto, vestiario, altri beni di prima necessitý, compresa una tessera telefonica, e informazioni in pi˜ lingue sui diritti previsti dalle nostre leggi e dalla Convenzione di Ginevra. I gruppi familiari vengonoÝ ricongiunti. A tutti Ë data la possibilitý di esporre la propria situazione personale e di chiedere asilo politico facendo conoscere le persecuzioni eventualmente sofferte nel paese di origine. Ricordo a braccio allíOnorevole Collega che di tutti i richiedenti asilo il 60% si dileguano subito dopo la presentazione della richiesta che del rimanente 40% solo lí8-9 %, ed Ë una media non italiana ma europea, risulta avere titoloÝ per ottenere líasilo mentre gli altri ottengono altre forme di protezione umanitaria.
Voglio cioË sottolineare che le richieste strumentali di asilo sono molto frequenti e che servono in realtý da pretesto agli immigrati per poi scappare.

E allora, chi si ostina a denunciare fantomatiche ìespulsioni collettiveî, o a lamentare inesistenti compressioni del diritto di asilo o di protezione umanitaria, deve sapere che, cosÏ facendo, non solamente causa un danno morale al nostro Paese, ma alimenta un clima di ostilitý nei confronti degli operatori sociali e delle Forze dellíordine. Un clima del quale approfittano anche, con allarmante frequenza, i clandestini pi˜ aggressivi, come dimostra, per citare líultimo esempio, il tentativo di fugaÝ sullíautostrada Palermo-Catania che ha comportato il ferimento di numerosi poliziotti e il danneggiamento grave di alcuni mezzi della stessa Polizia.

Voglio, in ogni caso, ribadire che líItalia, a differenza di altri grandi paesi europei, non Ë mai, mai stata condannata dalla Corte di Strasburgo per violazione della Convenzione sui diritti dellíuomo e, in particolare, delle norme che proteggono gli stranieri soggetti ad espulsione.

La Corte ha invece sospeso, ho ben presente questa denuncia, con una pronuncia badate bene di carattere interlocutorio, i provvedimenti di allontanamento da noi adottati nei confronti di undici immigrati irregolari sbarcati a Lampedusa. Ma quella sospensione Ë tuttíaltro che una condanna, perchË, come Ë noto, per instaurare il giudizio vero e proprio davanti alla Corte, i ricorrenti devono prima esperire tutte le vie previste dallíordinamento nazionale, in questo caso dallíordinamento italiano, bene, a quanto mi risulta, nessuno di questi undiciÝ ha finora fatto nulla in questa direzione.

Eppure, anche su questo episodio, vengono montate accuse false e infamanti.

Chiedo scusa per la lunga premessa ma mi sembrava doveroso svolgere queste considerazioni per inquadrare correttamente la tematica affrontata dallíOnorevole Violante. E vengo ora ai quesiti specifici che in essa mi vengono rivolti.

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A seguito delle polemiche sollevate dallíarticolo dellíEspresso, eÝ dopo aver appreso della presentazione dellíinterpellanza, lo scorso 17 ottobre mi sono recato personalmente a Lampedusa per ispezionare il Centro e incontrare il Sindaco dellíisola, il Prefetto di Agrigento e le Autoritý locali di Pubblica Sicurezza.

Due giorni dopo abbiamo ripreso il lavoro al Viminale, con una ìconferenza di serviziî alla quale hanno preso parte, oltre agli esperti del Ministero dellíInterno e della Protezione Civile, il Presidente della Regione Sicilia, Onorevole Cuffaro, líAssessore regionale al territorio e ambiente, Francesco Cascio, e il sindaco di Lampedusa, Bruno Siragusa, che hanno dato un contributo importante alla soluzione dei problemi che avevamo davanti.

Innanzitutto, abbiamo concordato alcuni interventi immediati, rivolti a potenziare e migliorare la ricettivitý dellíattuale Centro di Lampedusa.

A questo fine Ë stata disposta líacquisizione di un terreno adiacente alla struttura per costruirvi nuovi servizi igienici; ed Ë stata anche individuata uníaltra area dove istallare, nei casi di emergenza, una tendopoli destinata ai migranti clandestini in attesa di ulteriore sistemazione.

Si Ë deciso, inoltre, di ridimensionare il ruolo del Centro, trasformandolo in un ìCentro di soccorso e prima accoglienzaî, non pi˜ di assistenza e, pertanto,Ý di rinnovare la convenzione con la ìMisericordiaî. Si tratta di adeguare la configurazione giuridica del Centro alla funzione che, come ho prima detto, esso Ë venuto via via assumendo sotto la spinta della crescente ondata migratoria.

In questa ottica sarý potenziato il sistema di trasferimento degli immigrati clandestini, in modo da rispettare sempre una capienza massima di trecento persone. Sarý inoltre possibile migliorare líaccoglienza e superare anche talune criticitý della attuale gestione amministrativa, criticitý, lo sottolineo Onorevoli interpellanti, messe in luce dallíaccurato rapporto del Prefetto di Agrigento.ÝÝ

Insieme a questi interventi di urgenza verrý avviata la costruzione del nuovo centro, utilizzando líarea attualmente occupata da una caserma dellíEsercito. Questa soluzione, superate finalmente le ultime difficoltý,Ý risulta ora ben accetta alla comunitý locale, mentre prima non lo era. Líobiettivo Ë di realizzarla prima della prossima estate.

Inoltre, mentre si accentua la tendenza dei nuovi flussi migratori a differenziare gli approdi sul terreno siciliano, come rivelano anche le cronache odierne, Ë stato deciso di sviluppare la capacitý di accoglienza dellíisola-madre con tre distinte iniziative collegate tra di loro, e precisamente:
1ƒ - la realizzazione a Porto Empedocle di una tensostruttura perÝ Ýattivitý di soccorso e prima accoglienza;
2ƒ -Ý la ristrutturazione e la riapertura del Centro di Agrigento;
3ƒ - líampliamento e la razionalizzazione del centro di Caltanissetta, che diventerý cosÏ una moderna struttura polifunzionale per il controllo dellíimmigrazione clandestina.ÝÝ

Consapevole delle difficoltý esistenti e con líintento di agevolare questo articolato programma, il Governo ha prorogato lo stato di emergenza a Lampedusa accogliendo una mia specifica proposta. A seguito di ciÚ mi accingo ora a proporre la nomina di un Commissario ad hoc, nella persona del prefetto Dionisio Spoliti, uno dei maggiori esperti della materia che dovrý curarsi direttamente dellíintera operazione con poteri direttamente conferitigli dal Ministro dellíinterno.
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Ma se líimmigrazione clandestina via mare continuerý a riproporsi nei termini che sappiamo, non potremo scaricarne tutto il peso sulla sola regione Sicilia, che pure se ne Ë fatta carico con intelligenza e generositý politica.

Purtroppo il fenomeno procede, e con ben altra intensitý, anche via terra, investendo prevalentemente il centro-nord del Paese. PerciÚ tutte le regioni, tutte le comunitý locali interessate hanno il dovere di contribuire a fronteggiarlo, prestando attenzione alla dignitý umana dei migranti e, non meno, alla sicurezza degli italiani.

Qualche settimana fa, rispondendo ad una interrogazione che auspicava la chiusura dei centri di permanenza temporanea dissi, e lo ripeto, che ci sono molte ragioni per fare líesatto contrario: e cioË per aumentarne il numero, potenziarli e migliorarne la gestione.Ý

Senza i centri, infatti, noi non potremmo applicare gli accordi di Schengen; non potremmo distinguere i clandestini dai richiedenti asilo; non potremmo effettuare le espulsioni. CiÚ significherebbe far aumentare a dismisura i clandestini ed alimentare cosÏ il lavoro nero, la prostituzione e la manovalanza criminale. Significherebbe arrendersi ai ìnegrieri del terzo millennioî, che gestiscono e sfruttano líimmigrazione clandestina su scala internazionale.

Al contrario, dobbiamo impegnarci, Onorevoli colleghi, Onorevoli interpellanti, al limite delle nostre possibilitý per far funzionare al meglio il sistema dei centri di permanenza temporanea: non sarÚ certo io a negarne i limiti e i difetti, pocíanzi li ho denunciati, corrispondendo almeno in parte a valutazioni degli interpellanti, se non dovessimo riuscire, cioË se noi non dovessimo riuscire a far funzionare bene il sistema dei centri, la situazione precipiterebbe a tal punto da mettere il governo, qualsiasi governo, nella condizione di dover scegliere tra anarchia e repressione.

Nellíuna e nellíaltra ipotesi il passo verso le reazioni violente sarebbe purtroppo breve.

I rischi crescerebbero se nel frattempo non fossimo riusciti ad evitare líemarginazione sociale e líisolamento culturale degli immigrati regolari.

Dunque, il controllo dei clandestini da un lato e líintegrazione appropriata dei regolari dallíaltro sono le due facce di una stessa medaglia, due versanti di una medesima politica.

Oggi le periferie italiane non sono certo paragonabili alle banlieues francesi ma, in futuro, anche le nostre cittý avranno di che piangere se non risolveremo questo duplice problema.

Si tenga presente peraltro che giý oggi, in altri Paesi europei, líalternativa ai centri di permanenza temporanea Ë esattamente o il carcere o il posto di polizia e la scelta dei centri non Ë, del resto, soltanto italiana ma anche di Stati come la Francia, la Spagna, il Belgio, il Regno Unito, líUngheria, per citare alcuni dei Paesi di recente adesione.

In assenza di alternative concrete che nessuno ha mai, mai indicato, non ci resta dunque altro da fare che migliorare i vecchi centri e costruirne di nuovi, sempre pi˜ funzionali e accoglienti, cosa che giý da tempo abbiamo iniziato a fare.

Líintenzione del governo Ë di mantenere ferma questa linea, che Ë meditata e ragionevole, nonostante la furibonda campagna politico-ideologica condotta da associazioni e gruppi diversi che, purtroppo, hanno giý aperto la strada agli attacchi eversivi e alleÝ minacce terroristiche.

Ricordo, infatti che negli ultimi due anni si sono registrate 16 iniziative violente contro diversi centri a Torino, Milano, Gradisca díIsonzo, Modena, Bologna, Foggia, Bari, Lecce e Ragusa. Nello stesso periodo di tempo, oltre alle minacce gravissime contro le Misericordie,Ý si sono avute 25 manifestazioni ostili verso altri enti e associazioni a vario titolo collegati con la gestione dei Centri.

Dispiace sinceramente che in questa situazione molti amministratori locali continuino a rifiutare i CPT, i centri di permanenza temporanea, e perfino le proposte di dialogo avanzate dallíAmministrazione dellíInterno in ordine alla scelta delle sedi e al loro funzionamento.

Ed Ë paradossale che ciÚ accada mentre le stesse organizzazioni nazionali dei comuni e delle province rivendicano giustamente di avere un ruolo pi˜ importante nel governo complessivo dei fenomeni migratori.

Sento perciÚ il dovere di rilanciare qui, di fronte al Parlamento, líinvito al dialogo e alla leale collaborazione su questo delicatissimo problema.

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Come vede, Onorevole Violante, non sono pochi gli ostacoli cheÝ incontriamo nel tentativo di realizzare un numero di CPT adeguato alle necessitý e ai diritti umani dei migranti.

Sono comunque sempre pi˜ convinto che siaÝ indispensabile una rete nazionale di strutture per líimmigrazione, dedicate allíaccoglienza temporanea e allíespletamento delle pratiche amministrative connesse allíasilo, alla protezione umanitaria o allíespulsione dei clandestini. E penso inoltre che alla gestione di queste strutture potrebbero utilmente concorrere, oltre che le autonomie locali, anche gli organismi dotati di specifica competenza, come per esempio líOrganizzazione Internazionale per le Migrazioni o il Consiglio Italiano per i Rifugiati.

Del resto, giý oggi líANCI, cioË líAssociazione nazionale dei Comuni italiani, e líACNUR, líAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, partecipano alle nostre Commissioni territoriali per líasilo, vi partecipano per iniziativa di questo Governo e questo Ë un caso, se non unico, certamente raro in Europa.

Lo stesso Alto Commissario, Antonio Guterres, ha voluto testimoniarmi personalmente la sua soddisfazione per questa presenza e ha valutato con favore la mia proposta di installare un focal point dellíACNUR a Lampedusa.

La proposta Ë stata rivolta anche allíOrganizzazione Internazionale per le Migrazioni e alla Croce Rossa Italiana, che líhanno ugualmente accettata.

Nel recente colloquio con líAlto Commissario ho riscontrato una larga convergenza di vedute e, in particolare, ci siamo trovati díaccordo nel valutare del tutto insufficiente la mobilitazione della comunitý internazionale di fronte allíimpennarsi dei flussi migratori dallíAfrica.

Dopo il semestre di presidenza italiana dellíUnione Europea il problema Ë ormai stabilmente inserito nellíagenda dei Ministri dellíInterno e della Giustizia.

Tuttavia i risultati finora ottenuti sono piuttosto deludenti; e se vogliamo essere realisti, dobbiamoÝ prevedere che, almeno nellíimmediato, potremo fare affidamento solo sulle nostre forze per vigilare i confini nonÝ soltanto pi˜ nazionali ma europei.ÝÝÝÝÝÝÝÝÝÝÝ

Molto attivi, invece, e mi avvio alla conclusione, sono quei parlamentari europei che chiedono chiarimenti sul funzionamento dei CPT e, in particolare, di Lampedusa.

Anche su questo argomento voglio essere molto chiaro: come Ministro dellíInterno sono e mi sento innanzitutto responsabile nei confronti del Parlamento nazionale, il cui potere di indirizzo e controllo Ë per me non solo un vincolo, ma anche un riferimento insostituibile nello svolgimento della mia attivitý.

Se e quando il Parlamento europeo vorrý ascoltarmi, risponderÚ con tutto il rispetto istituzionale e politico che a quella Assemblea Ë dovuto. Ma ad una condizione: che con questa convocazione non si voglia pregiudizialmente mettere in stato díaccusa il Governo che per primo in Europa ha denunciato le tragedia dellíimmigrazione clandestina; il Governo che, soltanto questíanno, lo ripeto, ha salvato in acque internazionali almeno 5.000 migranti e ne ha accolti pi˜ del doppio solo a Lampedusa, senza alcun danno per la loro incolumitý. Mentre altrove succedeva quello che succedeva.

Non certo al collega Violante, ma ai professionisti del sospetto e dellíironia in materia di centri vorrei ribadire che a Lampedusa non abbiamo mai cercato di occultare nulla. Tantí Ë vero che dal primo gennaio ad oggi, il Centro Ë stato visitato dal Commissario europeo per i diritti dellíuomo, da 23 parlamentari europei, da 6 parlamentari nazionali, da due ministri del Governo italiano, da un ambasciatore, da 2 funzionari dellíAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e da due assessori regionali. Al seguito di queste Autoritý sono entrati nel Centro, e in taluni casi ripetutamente, pi˜ di venti accompagnatori, assistenti e interpreti.

Tutto ciÚ per confermarvi, Onorevole interpellanti, Onorevoli Colleghi, che in materia di immigrazione abbiamo molto da discutere, poco da rimproverarci ed ancor meno da nascondere.Ý Grazie