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Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
 
 
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01.10.2010

L’Avvocato generale della Corte di Giustizia dell’Unione europea chiede che la professione notarile venga consentita anche ai cittadini comunitari e non sia più riservata unicamente ai cittadini nazionali

 
L’opinione dell’Avvocato generale della CGE nel corso di un procedimento di infrazione del diritto europeo aperto dalla Commissione europea nei confronti di Belgio, Francia, Lussemburgo, Austria, Germania e Grecia.
 
Le conclusioni dell'Avvocato generale della Corte di Giustizia europea dd. 14.09.2010 (287.17 KB)
 

In data 14 settembre, l'Avvocato generale della Corte di Giustizia dell'Unione europea ha presentato le  sue conclusioni sul procedimento avviato dalla Commissione europea nei confronti di sei Stati membri per violazione delle norme sulla libertà di stabilimento (art. 49 TFUE) in relazione alla clausola di cittadinanza nazionale  in vigore nei rispettivi paesi per l'accesso alla professione notarile.

Secondo l'Avvocato generale della Corte il ricorso della Commissione europea è fondato e pertanto, l'Avvocato generale chiede che esso venga accolto e che venga dichiarato che i rispettivi Paesi hanno violato gli obblighi derivanti dal diritto dell'Unione europea non consentendo a cittadini di altri Stati membri, insediatisi nel loro paese, di esercitare la professione notarile, riservandola unicamente ai propri cittadini nazionali.

L'Avvocato generale della Corte è giunto a queste conclusioni pur accertando che la professione notarile implica l'esercizio di pubblici poteri e che, pertanto,  potrebbe far rientrare la clausola di cittadinanza nazionale entro la deroga al divieto di discriminazioni su base di nazionalità prevista dall'art. 51 del T FUE. Ugualmente, l'Avvocato generale della Corte afferma che "una discriminazione basata sulla cittadinanza costituisce una misura che, per sua stessa natura, comporta una grave ingerenza nella sfera del cittadino europeo e, che sarebbe ammissibile, dalla prospettiva degli artt. 43 e 45 primo comma del TCE, solo dopo un rigoroso esame di proporzionalità, il che implica la presenza di motivi imperativi d'interesse generale" (para 139). In quest'ottica, secondo l'Avvocato generale, il grado di intensità con cui l'attività del  notaio partecipa all'esercizio di pubblici poteri, non sarebbe tale da giustificare una discriminazione fondata sulla cittadinanza Si ricorda che nel procedimento dinanzi alla Corte di Giustizia europea, l'Avvocato generale ha il compito di analizzare nel dettaglio gli aspetti, in particolare giuridici, della controversia e propone in piena indipendenza alla Corte di giustizia la risposta che reputa si debba fornire al problema posto. La sentenza della Corte di Giustizia europea è attesa nei prossimi mesi.

 
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