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Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
 
 
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27.04.2011

ASGI, Rete G2 e Save the Children scrivono alla FIGC in merito al divieto di tesseramento da parte delle società calcistiche dei minori stranieri non accompagnati

 
Secondo le ONG l’applicazione del divieto contenuto nelle norme del regolamento FIFA sul trasferimento internazionale dei minori calciatori appare sproporzionato e controproducente rispetto alle finalità di contrasto al trafficking poiché rischia di aggravare il disagio sociale dei minori.
 
Il testo della lettera inviata da ASGI, G2 e Save the Children alla FIGC (124.31 KB)
 

ASGI, Rete G2 e Save the Children   hanno scritto una lettera alla FIGC esprimendo una valutazione critica nei confronti del divieto imposto al tesseramento da parte di una società calcistica di un minore di nazionalità senegalese giunto in Italia senza essere accompagnato dai suoi genitori e sottoposto a tutela .

La FIGC ha adottato tale provvedimento facendo riferimento agli artt. 19 e 19 bis del regolamento FIFA sullo status e trasferimento dei giocatori. Tali norme prevedono infatti che il primo tesseramento da parte di una società calcistica di un minore straniero  di anni 18 possa avere luogo solo se questi  sia  giunto nel Paese di destinazione assieme ai genitori per motivi indipendenti dal calcio, ovvero abbia compiuto il 16° anno di età ed  il trasferimento avvenga all'interno dell'Unione europea o dell'Area economica europea (AEE) ed in questo caso la società calcistica deve assicurare  anche una formazione scolastica o professionale adeguata al minore  accanto a quella calcistica.

Tali norme del Regolamento FIFA risponderebbero alla finalità di contrastare il fenomeno del trafficking  internazionale di calciatori di minore età, in quanto succede talvolta che tali minori, una volta compiuta la maggiore età, qualora non riescano ad inserirsi nella carriera calcistica professionistica, vengono abbandonati dalle società e dunque non riescono a trovare un valido inserimento sociale alternativo per la mancanza di una formazione scolastica o professionale parallela a quella calcistica.

Le associazioni firmatarie sottolineano tuttavia che l'applicazione di tale divieto in forma così rigida ed assoluta nei confronti dei minori non accompagnati di nazionalità extracomunitaria appare sproporzionato e irragionevole in quanto finisce per impedire al minore medesimo di avvalersi della pratica sportiva quale possibile occasione di inclusione nella società italiana e dunque proprio tale divieto potrebbe costituire fonte di ulteriore marginalità  sociale del minore anziché di una sua maggiore protezione.

Per tale ragione, le associazioni firmatarie ritengono che un'applicazione rigida dell'art. 19 del Regolamento FIFA appare in contrasto con i principi costituzionali di uguaglianza e ragionevolezza, creando una discriminazione illegittima nei confronti dei minori stranieri rispetto a quelli di cittadinanza italiana nell'esercizio dell'attività sportiva, in violazione quindi anche dell'art. 43 del d.lgs. n. 286/98.

Le associazioni firmatarie hanno dunque richiesto alla FIGC di riconsiderare il proprio comportamento.


L'iniziativa di  ASGI, Rete G2 e Save the Children è stata assunta nell'ambito del progetto R.E.T.E. (Row's Emergency and Teen Emporwement), diretto alla promozione del principio di parità di trattamento sul territorio nazionale tra persone in età giovanile di diversa origine, finanziato con il contributo del Dipartimento Pari Opportunità - UNAR nell'ambito del Programma europeo PROGRESS.

 
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