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Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione
 
 
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26.05.2013

Un mondo sempre pił pericoloso per rifugiati e migranti

 
E' quanto emerge dal Rapporto annuale di Amnesty International 2013, che descrive la situazione dei diritti umani in 159 paesi e territori, nel periodo tra gennaio e dicembre 2012.
 
 
I diritti di milioni di persone in fuga da conflitti e persecuzioni, o in cerca di lavoro e migliori condizioni di vita per se stesse e le loro famiglie, sono stati violati da governi che hanno mostrato di essere interessati più alla protezione delle frontiere nazionali che a quella dei loro cittadini o di chi quelle frontiere oltrepassava chiedendo un riparo o migliori opportunità.
La scusa che i diritti umani sono “una questione interna” è stata usata per bloccare ogni azione internazionale sulle emergenze dei diritti umani, come quella della Siria. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, cui è affidata la sicurezza globale e che è accreditato ad avere leadership, ha ancora una volta mostrato di non saper svolgere un’azione politica unitaria e concertata.
Chi ha cercato, nel corso del 2012, di fuggire da conflitti e persecuzione attraversando i confini internazionali ha trovato di fronte a sé incredibili ostacoli. È stato più difficile per i rifugiati varcare le frontiere che per le armi alimentare la violenza nei luoghi dai quali cercavano di allontanarsi. Tuttavia, l’adozione nell’aprile 2013 di un Trattato delle Nazioni Unite sul commercio di armi ha fatto nascere la speranza che le forniture di armi che possono essere usate per commettere atrocità saranno fermate.
L’Unione europea ha posto in essere misure di controllo alle frontiere che mettono a rischio la vita dei migranti e dei richiedenti asilo e non garantiscono la sicurezza delle persone che fuggono da conflitti e persecuzione. In varie parti del mondo, migranti e richiedenti asilo finiscono regolarmente nei centri di detenzione e persino in container per la navigazione o gabbie metalliche.

I diritti di un’ampia parte dei 214 milioni di migranti non sono stati protetti né dai loro governi né dagli stati in cui si sono trasferiti. Milioni di essi hanno lavorato in condizioni che possono essere definite di lavoro forzato o assimilabili alla schiavitù, poiché i governi li hanno trattati da criminali e le grandi aziende si sono mostrate interessate più ai profitti che ai diritti dei lavoratori. I migranti privi di documenti sono stati maggiormente a rischio di sfruttamento e di violazioni dei diritti umani.

La situazione in Italia

Qui la sezione del rapporto sull'Italia

Durante la presentazione del Rapporto annuale 2013, il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi ha commentato il capitolo relativo all’Italia.

“Anche quest’anno, il capitolo dedicato all’Italia testimonia di una progressiva erosione dei diritti umani, di ritardi e vuoti legislativi non colmati, di violazioni gravi e costanti se non in peggioramento” – ha dichiarato Marchesi. “Una situazione con molte ombre, tra cui l’allarmante livello raggiunto dalla violenza omicida contro le donne, gli ostacoli che incontra chi chiede verità e giustizia per coloro che sono morti mentre si trovavano nelle mani di agenti dello stato o sono stati torturati o maltrattati in custodia, la stigmatizzazione pubblica sempre più accesa di chi è diverso dalla maggioranza per colore della pelle o origine etnica”.

“La situazione dei diritti umani nel nostro paese ci ha spinto, all’inizio del 2013, a lanciare un vero e proprio ‘pacchetto di riforme’, l’Agenda in 10 punti per i diritti umani in Italia, sottoponendola ai leader delle coalizioni in corsa per le elezioni politiche e a tutti i candidati. I leader di quattro formazioni politiche che compongono l’attuale governo (Berlusconi, Bersani, Monti e Pannella) hanno aderito all’Agenda così come 117 attuali deputati e senatori. È stato un risultato importante, ma ora è arrivato il momento di mantenere le promesse: ci aspettiamo che coloro che hanno firmato l’Agenda, in tutto o in parte, tengano fede agli impegni specifici presi con Amnesty International e con coloro che si sono informati, durante le elezioni, sulle loro posizioni in materia di diritti umani” – ha aggiunto Marchesi.

“È più che mai giunto il momento di fare riforme serie nel campo dei diritti umani. Non ci sono alibi. Non regge l’alibi della crisi, ammesso che considerazioni economiche possano valere a fronte della necessità di proteggere valori fondamentali. Anche le violazioni dei diritti umani costano, e spesso di più della loro tutela. Né rappresenta un'obiezione valida la presunta limitazione dell'agenda del governo. Il parlamento è stato eletto e il governo è in carica: entrambi sono tenuti a svolgere le rispettive funzioni nell'interesse generale e a garantire l'attuazione delle convenzioni internazionali che il nostro paese si è impegnato a rispettare” – ha concluso Marchesi.

Qui il comunicato stampa di Amnesty International

Consulta online il Rapporto annuale 2013 

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348-6974361, e-mail press@amnesty.it
 
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