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Liberalizzazione dell'immigrazione

Consideriamo innanzitutto la strategia diametralmente opposta a quella di completa chiusura delle frontiere - quella, cioe', di piena liberalizzazione dell'immigrazione. Una scelta di questo genere, producendo un abbassamento dei salari, ha ovviamente effetti positivi sulla condizione dei datori di lavoro ed effetti negativi su quella dei lavoratori nazionali. Quanto ai lavoratori stranieri, essi passano da una condizione di esclusione dal mercato ad una condizione di inclusione. Non e' difficile comprendere come questo corrisponda, inizialmente, ad un miglioramento della loro situazione. Qualora tuttavia il livello di apertura delle frontiere superi un certo limite, il salario di equilibrio viene a cadere al di sotto del valore necessario alla sopravvivenza del lavoratore. Una situazione del genere e', ad esempio, quella rappresentata in Fig. 1, dove il punto di equilibrio in presenza di immigrazione corrisponde a valori del salario inferiori a quello minimo di sopravvivenza. Piu' precisamente, il profitto ottenuto da ciascuna categoria e' dato, nelle unita' introdotte in precedenza, dalle seguenti espressioni.

\begin{eqnarray*}
p_D & = & \frac{ab^2(f+1)^2}{[a(f+1)+1]^2}, \\
p_N & = & \frac{b^2}{[a(f+1)+1]^2}, \\
p_S & = & \frac{f b^2}{[a(f+1)+1]^2}.
\end{eqnarray*}


Notiamo come, nelle unita' adottate, il livello di sopravvivenza per i lavoratori nazionali corrisponda al valore pN=1, quello per i lavoratori stranieri a pS=f.

Figure 2: Andamento del profitto (normalizzato al profitto minimo necessario alla sopravvivenza dei lavoratori nazionali) con il rapporto f tra lavoratori immigrati e lavoratori nazionali, per le tre categorie considerate: datori di lavoro (pd), lavoratori nazionali (pn) e lavoratori stranieri (ps). In assenza di correzioni alle condizioni di mercato libero, il profitto dei datori di lavoro cresce con f; il profitto dei lavoratori diventa inferiore a quello necessario per la sopravvivenza per f>f1.
\begin{figure}
\epsfxsize=0.7\textwidth
\begin{center}
\epsfbox{plot04.eps} \end{center} \end{figure}

L'andamento del profitto in funzione del livello di apertura delle frontiere (f) e' mostrato, in Fig. 2, a titolo di esempio, in corrispondenza ai valori b=3 e a=1.3. Si vede come il profitto dei datori di lavoro cresca monotonamente con f. Quello dei lavoratori nazionali, invece, decresce, e cade al di sotto del valore di sopravvivenza per f>f1, con

\begin{displaymath}f_{1}\equiv \frac{b-(a+1)}{a}.\end{displaymath}

Il profitto dei lavoratori stranieri, infine, cresce monotonamente se considerato globalmente; quando invece si consideri il profitto individuale del singolo lavoratore straniero ammesso nel mercato, si vede che esso cade al di sotto del valore di sopravvivenza nelle stesse condizioni in cui questo avviene per il lavoratore nazionale (non vi e' infatti alcuna discriminazione, in quest'ambito, tra lavoratori stranieri e lavoratori nazionali). In termini di profitto globale questa situazione corrisponde, come detto, alla condizione pS<f.


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Sergio Briguglio
1999-06-04