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Appendice

Rappresentiamo il mercato del lavoro in termini di due variabili: il salario (S) e la quantita' di lavoro (Q). La quantita' di lavoro offerta da ciascuno dei lavoratori presenti nel mercato e' rappresentata, in modo schematico, dalla retta o in Fig. 6. A ciascun valore del salario corrisponde una certa quantita' di lavoro che il lavoratore e' disposto a svolgere. L'esatto valore di tale quantita' e' determinato dal fatto che la fatica compiuta per effettuare una quantita' di lavoro elementare (nel seguito indicata come unita' cresce al crescere della quantita' gia' effettuata. Per un fissato valore del salario, il lavoratore sara' disposto quindi a lavorare finche' l'aggiunta di un'ulteriore unita' non gli costi una fatica equivalente alla remunerazione che gliene deriva.

Figure 6: Andamento dell'offerta di lavoro del singolo lavoratore al variare del salario. Per un dato valore del salario di mercato, il lavoratore e' disposto ad effettuare una quantita' di lavoro tale che l'ultima unita' effettuata ha un costo, in termini di fatica, pari alla remunerazione ricevuta. L'offerta di lavoro cresce al crescere del salario perche' la fatica compiuta per effettuare una unita' di lavoro cresce al crescere della quantita' gia' effettuata. Nella figura e' indicato anche il valore del salario di sopravvivenza: quello, cioe', al quale corrisponderebbe una quantita' di lavoro tale da produrre, al netto della fatica, un profitto pari al minimo vitale.
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Per quanto detto, la curva dell'offerta puo' essere interpretata come la curva del costo - dal punto di vista del lavoratore - delle successive unita' di lavoro. Dal momento che, per un dato valore del salario, il lavoratore giudica il costo dell'ultima unita' effettuata esattamente compensata dalla remunerazione ricevuta per essa, e' evidente che tutte quelle effettuate precedentemente risultano, a suo giudizio, convenienti. Il profitto per ciascuna di esse sara' proporzionale alla differenza tra il compenso ricevuto (che e' il medesimo per ciascuna unita' di lavoro) e il costo equivalente dell'unita' considerata. Si riconosce allora facilmente come, per il lavoratore, nella situazione rappresentata in Fig. 6, l'area AOBE, pari al prodotto tra il salario orario e il numero di ore di lavoro effettuate, rappresenti il reddito percepito, l'area AOE il profitto, e l'area OBE (pari alla differenza tra le prime due) il costo sostenuto, in termini di fatica, nell'attivita' lavorativa.

Per completare l'analisi del mercato del lavoro dal punto di vista dei lavoratori e' necessario considerare il problema del minimo vitale. Ciascun lavoratore deve raggiungere almeno il pareggio nel bilancio quotidiano tra le risorse che ottiene dall'esterno e quelle consumate per vivere. Fanno parte delle entrate le risorse ricavate dal lavoro, quelle eventualmente provenienti da sussidi pubblici e quelle ottenute mediante prestiti. Le uscite sono costituite, oltre che dalla fatica fatta per lavorare, dalla spesa di riposo (l'energia, cioe', consumata - sotto forma di alimentazione, riscaldamento, etc. - per il semplice fatto di vivere) e dagli eventuali interessi passivi - quelli, cioe', che devono essere pagati sulle risorse ottenute in prestito. Si e' appena visto come, considerando unicamente le risorse ricavate dal lavoro e la fatica compiuta per lavorare, il bilancio del lavoratore risulti in attivo a prescindere dal valore del salario e da quello della corrispondente quantita' di lavoro effettuata. In realta', parte del profitto ottenuto e', appunto, consumata dal lavoratore per vivere (spesa di riposo) e per pagare gli interessi sui debiti contratti in precedenza. E' possibile individuare un valore di soglia del salario - salario di sopravvivenza, Ss - tale che il profitto che il lavoratore otterrebbe ove lo percepisse effettuando la quantita' di lavoro corrispondente (area COD) bilanci esattamente spesa di riposo e interessi sui debiti.

Se il valore del salario supera Ss (come in figura) il lavoratore ottiene dal lavoro risorse sufficienti non solo a compensare pienamente la fatica compiuta, ma anche a coprire, con i profitti, la spesa di riposo e gli eventuali interessi sui debiti. In caso contrario il lavoratore non riesce a ottenere il pareggio tra entrate e uscite. Un individuo per il quale le uscite sopravanzino le entrate e' costretto a contrarre nuovi debiti per pareggiare il conto. Questo si tradurra' in un aggravio della voce interessi passivi e in una crescita esponenziale del debito contratto. Rapidamente la posizione del lavoratore sotto soglia diventa, in mancanza di intervento esterno (sotto forma, ad esempio, di finanziamenti a fondo perduto), insostenibile.

Figure 7: Andamento della domanda di lavoro del singolo datore di lavoro. Per un fissato valore del salario, il datore di lavoro e' disposto ad acquistare una quantita' di lavoro tale che l'ultima unita' acquistata ha utilita' pari alla remunerazione corrisposta. L'andamento decrescente della domanda di lavoro al crescere del salario e' dovuto al fatto che l'utilita' di ciascuna unita' di lavoro decresce al crescere della quantita' accumulata.
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La quantita' di lavoro richiesta dai datori di lavoro (rappresentata schematicamente dalla retta d in Fig. 7) ha, al contrario dell'offerta, andamento decrescente col salario . Infatti, a fissato capitale - fissati, cioe', gli strumenti disponibili per la produzione -, l'utilita' di un ulteriore apporto di manodopera decresce (almeno al di sopra di una certa soglia, la cui esistenza qui trascuriamo) al crescere della quantita' di lavoro gia' impiegata, dal momento che tale apporto ulteriore finisce per insistere, in modo inefficiente, su strumenti gia' pienamente utilizzati. A fissato salario, quindi, in analogia con quanto succede per i lavoratori, il profitto che deriva ai datori di lavoro da ciascuna unita' di lavoro e' proporzionale alla differenza tra il salario che, per quella particolare unita', i datori di lavoro sarebbero stati disposti a pagare e quello effettivamente corrisposto ai lavoratori. Con riferimento alla Fig. 7, la soddisfazione sara' misurata dall'area AFE.

Riportando in uno stesso grafico (Fig. 1) le curve di domanda e di offerta complessive di tutti i datori di lavoro e, rispettivamente, i lavoratori presenti nel mercato, e' possibile determinare il punto di equilibrio tra domanda e offerta in una situazione di libero mercato (un mercato, cioe', in cui non giochino un ruolo rilevante fattori esterni rispetto alle esigenze dei datori di lavoro e dei lavoratori). La determinazione del punto di equilibrio consente poi di conoscere il salario e la quantita' di lavoro concretamente effettuata. Nel caso considerato in Fig. 1 l'equilibrio corrisponde al punto E (salario=SE, quantita' di lavoro=QE) in cui le due curve si incrociano.

Al crescere della domanda di lavoro, la curva corrispondente si sposta verso l'alto e verso destra nel grafico (curva d'), e, a fissata offerta di lavoro, sia il salario, sia la quantita' di lavoro all'equilibrio crescono. Al crescere dell'offerta di lavoro, invece, e' la curva o a spostarsi (verso il basso e verso sinistra: curva o'); a fissata domanda, la quantita' di lavoro di eqilibrio cresce, mentre il salario decresce.

Nel grafico e' indicato anche il valore del salario di sopravvivenza - supposto, per semplicita', uguale per tutti i lavoratori. E' evidente come un ampliamento eccessivo dell'offerta di lavoro possa condurre a valori del salario di equilibrio piu' bassi del valore di sopravvivenza.


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Sergio Briguglio
1999-06-04